mercoledì 17 dicembre 2008

Cambiare Idea su Alemanno (e Veltroni)


Mesi fa, ero stato molto duro con Gianni Alemanno, il sindaco di Roma.

Nei suoi primi mesi di governo, Alemanno sembrava che disfacesse molte eredità positive della giunta Veltroni: strisce blu, opere pubbliche, Notte Bianca.

Eppure, con il passare del tempo, le scelte di Alemanno sono apparse più chiare, così come il lascito del centrosinistra.

Le strisce blu sono state ripristinate, su una base più equa. I progetti chiave del trasporto pubblico (linee metro B1, C e D) non sono stati né bloccati né rallentati.

Ma tutto questo sono briciole.

Le inchieste di Report sul Piano Regolatore di Roma e sulla gestione dell'immondizia hanno mostrato chiaramente che l'enorme deficit di 10 miliardi lasciato da Veltroni, non è la solita propaganda sparata dalla destra quando sale al governo. Le inchieste mostrano come la sinistra romana abbia abdicato ad essere sinistra, dando l'impressione di servire gli interessi di palazzinari come Caltagirone (pardon, Re di Roma), e altri privati come Cerroni (per i rifiuti, alias Oro di Roma) e Romeo (per la manutenzione delle "strade d'oro"), piuttosto che l'interesse pubblico collettivo.


Appalti milionari per costruire una rete di potere (forse il famoso Modello Roma?) in barba a elementari esempi di gestione economica offerti da altre capitali europee. Con quale credibilità il PD di Veltroni può parlare di "risolvere i problemi degli affitti", quando a Roma ha saputo nell'ordine:

non creare partnership pubbliche-private nella costruzione di nuovi alloggi per calmierare i prezzi; non costruire case da affittare, ma cubature da vendere; non promuovere una nuova architettura eco-sostenibile e giovani talenti (i privati costruiscono in modo identico al minor costo senza esternalità positive per la collettività); affidare tutto ai privati per incassare qualche soldo in "oneri di concessione", con l'effetto di creare nuovi quartieri in mezzo al nulla, senza infrastrutture di collegamento decenti.


Come può ergersi il PD a difensore dell'ambiente?, quando a Roma ha rinunciato a constrastare lo strapotere di un monopolista privato (!) sulla gestione dei rifiuti con evidente sfregio nei confronti dell'ambiente, la salute dei cittadini di Malagrotta e le tasche di tutti i contribuenti romani che pagano le tasse sull'immondizia molto più di quello che sarebbe necessario se il monopolio fosse pubblico anziché privato (come insegna Economics 101).


Come può Veltroni parlare di questione morale? quando a Roma la manutenzione stradale costa 80.000 euro al km contro i 5.000 di Bologna?


Nell'ultimo caso, Alemanno ha stracciato l'appalto con Alfredo Romeo, sta ripianando dolorosamente il bilancio comunale, mostrando un senso di responsabilità economica.

Intervistato da Report, ha dichiarato di volere che il Comune costruisca una discarica di sua proprietà, in modo tale da passare gradualmente ad una gestione pubblica dei rifiuti.

Alemanno si è finora mostrato molto lontano dagli interessi dei palazzinari, e all'epoca era stato molto scettico sul Piano Regolatore.


In breve, Alemanno si sta rivelando un bravo gestore della cosa pubblica. Non c'è che da augurarsi che continui così e che mantenga le promesse fatte sui rifuti e le case popolari, nonostante i vincoli di bilancio.

martedì 9 dicembre 2008

Imperialismi/ Risolvere il NIMBY all'Italiana

Penisola di Karaburun, ospiterà il parco eolico italiano


Abbiamo bisogno di fonti alternative di energia. Ma le centrali eoliche deturpano i paesaggi! E che se ne fa di tutte le ville in Toscana?
Abbiamo bisogno di nuovi gassificatori. Ma, per carità, lontano dalla mia spiaggia: Not In My BackYard!

Perché preoccuparsi? Facciamo tutto in Albania!

giovedì 4 dicembre 2008

Raphael - Les Petits Bateaux

Pourquoi le temps qui passe
nous dévisage et puis nous casse?
pourquoi tu restes pas avec moi?
pourquoi tu t'en vas?
pourquoi la vie et les bateaux
qui vont sur l'eau ont-ils des ailes?
pourquoi les avions s'envolent
bien plus haut que les oiseaux?
pourquoi que les étoiles
sont-elles là-haut suspendues?
pourquoi le ciel est-il si haut?
pourquoi alors?

Et un autre jour s'en va
tourne et tourne et ne s'arrête pas
et un autre jour s'en va
dans cette petite vie
je voudrais pas crever d'ennui

Regarde le vent emporte tout,
même ce qu'il y a de plus beau
et les sourires et les enfants
avec les petites bateaux
pourquoi même
les nuages veulent pas rester ici?
si j'étais eux je marcherais vite
je ferais pas d'économies

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Perché il tempo che passa
ci fissa con insistenza e poi ci spezza?
Perché non resti con me?
Perché te ne vai?
Perché la vita e le barche
che vanno sull'acqua, hanno le ali?
Perché gli aerei spiccano il volo
molto più in alto che gli uccelli?
Perché le stelle
sono sospese lassù?
Perché il cielo è così alto?
Perché allora?

E un altro giorno se ne va
gira e gira e non si ferma
e un altro giorno se ne va,
in questa piccola vita
vorrei non morire di afflizione.

Guarda il vento porta via tutto,
anche quel che c'è di più bello
e i sorrisi e i bambini
con le barchette di carta
Perché perfino
le nuvole non vogliono restare qui?
Se fossi in loro, camminerei svelto
non farei economie.

lunedì 1 dicembre 2008

Momenti di Pericolo in Svizzera

Due uomini urlano concitatamente, una donna cerca di trattenere il suo fidanzato dall'alzare le mani. Dei vasi rotti e della terra sul pavimento della Coop.
La situazione precipita. La fiorista Coop non sa bene che fare, muovendo passi incerti verso l'uno e verso l'altro.
E mentre la direzione adotta non chiari provvedimenti di emergenza gridandoli all'altoparlante, ecco la strategia di difesa della neutrale Confederazione svizzera.

Le cassiere non battono più alla cassa, le mamme si bloccano e i bambini che piangono si azzittiscono dentro i carrelli. Tutti quanti si dispongono in cerchio intorno ai litiganti a osservare la scena, passanti curiosi sbirciano dalla porta scorrevole all'uscita, cautamente, senza entrare.
Tutto si congela ma non si tratta di un flash mob.

Due esseri umani svizzeri litigano e gli istinti primordiali di sopravvivenza, quelli tipici dei lemuri e di altri piccoli roditori, prendono il sopravvento. Tutti immobili, a guardare, senza agire, né parlare, studiando la situazione, come tanti coniglietti spaventati. La migliore tattica, di fronte agli orsi grizzly e altri predatori, è quella di fingersi morti.

Giorni fa, in tram, stessa scena. Due ragazzi ubriachi, urlano un po' tra di loro. Si crea il vuoto intorno. La folla su due ali, a 5 metri di raggio dall'epicentro, si dispone dentro il vagone come un tappo che argina la confusione. Curiosa, in allerta. Semplicemente incredula che la pace svizzera sia stata violata.

giovedì 20 novembre 2008

Mastella strikes back! (vel De Selectione Dirigentium Piddinorum)


Riccardo Villari (Napoli, 15 marzo 1956), proveniente da una famiglia di medici, ha proseguito la tradizione laureandosi in medicina e diventando un esperto di epatite C.
Ha iniziato a fare politica nei Cristiani Democratici Uniti di Rocco Buttiglione; secondo quando raccontanto da Mastella fu l'ex ministro a convincerlo a trasferirsi nell'UDEUR, nominandolo segretario regionale del partito. Villari, dopo esser divenuto consigliere regionale, passò poi con i rutelliani e si propose come responsabile della Margherita in Campania ma venne sconfitto da Ciriaco De Mita che però, ben impressionato dal rivale, lo propose senza successo come candidato sindaco di Napoli.
Riccardo Villari fu eletto deputato alla Camera al termine delle elezioni politiche del 2001 nel collegio uninominale di Pomigliano D'Arco, confermò il suo seggio anche cinque anni dopo nella circoscrizione Campania 1 con le liste dell'Ulivo. Trasloca al Senato nel 2008, candidandosi con il Partito Democratico nella regione Campania.
Il 13 novembre del 2008 viene eletto con 23 voti presidente della Commissione Vigilanza della RAI: le preferenze gli arrivano principalmente da esponenti del PDL, mentre l'opposizione (composta dal Partito Democratico, da Italia dei Valori e dall'UDC), a cui tradizionalmente tocca la scelta dell'incaricato, si era schierata con Leoluca Orlando con la sola eccezione di due votanti.
Fonte: it.wikpiedia.org

martedì 18 novembre 2008

Obama & PD/ Almeno imparare qualcosa

Tra una festa per Obbbama e una bega interna, una lotta sulla RAI e il solito nulla cosmico, forse gli intelligentissimi vertici del PD, nel tepore del loro loft, potrebbero imparare un paio di cose dai loro colleghi americani. Certo, non è divertente come tradurre uno slogan in "se po' ffà".

1) Il territorio.
Per chi per anni ha creduto nel partito leggero e virtuale, la vittoria dei Democratici dev’essere un brusco risveglio. Gli USA sono simili all’Italia per il fatto che in entrambi i Paesi, la sinistra è una minoranza strutturale. La crisi dell’economia e di Bush non sarebbe stata sufficiente a chiudere il gap di consensi. Obama non ha vinto soltanto nella sua Tosco-Emilia-Romagna, ma ha saputo conquistare anche territori ostili come Virginia, North Carolina, Indiana che sono conservatori all’incirca come i nostri Piemonte (non-Torino) e Veneto.
I Democrats sono, è vero, un partito leggero. Ma la campagna elettorale, per le primarie (vere) e le presidenziali, impone ai partiti di assumere una forte presenza sul territorio per circa due anni. La struttura degli Obamisti è stata formidabile e meticolosa, per partecipazione e strategia. Volontari dal Texas e dalla California venivano spediti regolarmente in Stati incerti come Ohio e Nevada.
Per capire questo, in realtà, bastava studiare i risultati della nostra Lega Nord, abile a farsi percepire presente nelle classi operaie del Nord. Adesso, dopo Obama, non ci sono più scuse per il PD.

2) Il cambiamento.
Perché il tuo messaggio di novità sia credibile, non basta la retorica, capito Walter? In Italia non abbiamo una questione razziale, quindi tingersi la pelle di nero non ti aiuterà. Come neanche “avere più donne”, se queste tanto non contano nulla. Gli Italiani sono talmente disillusi con la politica che basterebbero due cose perché un partito sia credibile nel presentarsi come nuovo. Uno svecchiamento della classe dirigente e una linea chiara di azione, ossia niente litigiosità interna.
Il cambiamento di Obama, ovviamente, è più ampio del suo colore. E’ anche la promessa di una politica meno rissosa e meno dinastica, dopo venti anni di bushistas e clintonistas. In America ha soprattutto significato tornare a parlare del potere d’acquisto, sotto la forma del “ridiamo slancio al sogno americano”. Dunque, una componente emozionale, ma fortemente legata a problemi concreti vissuti ogni giorno dalle persone.

In Italia, il PD finora non ha promesso né una politica concreta, né la fine delle dinastie politiche. Ci è rimasto solo il sogno di Walter di volerci tutti più bene. Ma evidentemente, questo non basta a nessuno.

giovedì 13 novembre 2008

Annuario Istat/ Realtà e Speranza

A sfogliare l'annuario ISTAT 2008, si possono trovare tutti i motivi che fanno dell'Italia un paese anomalo a livello europeo.
Ad esempio, è chiaro che un Paese vecchio (con 1 over65 e mezzo per ogni under15), dove il 25% della popolazione ha solo la licenza elementare (! - sì, nemmeno media - e al 70% tra gli over65), è un Paese a forte deriva autoritaria, e a bassa coscienza democratica. Inoltre, poco meno di un terzo (32,5%) ha finito le scuole superiori, mentre solo il 10% è laureato.
Se questo può spiegare in parte il berlusconismo, altri dati mostrano la difficoltà di fare politica in un Paese altamente eterogeneo.
Al Sud i matrimoni religiosi sono l'80% del totale, mentre il Nord (53%) e il Centro (59%) sono ormai prossimi a diventare società a maggioranza laica, dato che il trend è in discesa. Questo la dice lunga sui rapporti tra politica e chiesa, ma anche dovrebbe suggerire al PD, che nel centronord è meglio lasciare alla destra il corteggiamento dei cattolici.
Elementi di speranza: gli under18 sono al 90% iscritti alla scuola superiore. Il 71% delle ragazze continua con l'università (i ragazzi, solo il 61%) e tra i 25enni di oggi il 24% delle ragazze sono laureate, mentre tra i maschi il dato scende al 17%. Dati più che doppi rispetto al totale della popolazione.
Insomma: forse quando tutti questi vecchi ignoranti che infestano il nostro paese saranno nella tomba, saremo anche noi un popolo più sveglio, meno pronto a farsi fregare dalla demagogia. E magari con molte più donne in posizioni di prestigio e potere.

giovedì 6 novembre 2008

Obama al test delle aspettative

Mi sto appena riprendendo dalla lunga notte elettorale, in cui il sito del NY Times diventava sempre più blu.. Sono immensamente felice. L'età Bush è finita, ma soprattutto un nero è diventato presidente. Anche se Obama non farà niente, il suo colore resterà comunque un traguardo importante, fino a ieri ritenuto irraggiungibile.
Ma il problema è che noi tutti ci aspettiamo ben più di questo. Forte di una rara doppia maggioranza alla Camera e al Senato, il mondo crede oggi che "un'altra America sia possibile", sul serio. Ci attendiamo in politica estera un'America salda, ma più multilaterale. Socialmente, un'America più giusta e solidale. Ma soprattutto sul piano interno, se il cambiamento può essere reale e duraturo, un esempio per le sinistre mondiali, occorre che Obama e il suo staff inventino una nuova ricetta economica che abbia successo, che possa davvero archiviare la Reaganomics.
Ha 4 anni di tempo. Buona fortuna e buon lavoro.

giovedì 30 ottobre 2008

Scuola/ Li Chiamavano Fascisti

Leggo preoccupazione e sorpresa in molti giornali e blog italiani a proposito dell’ascesa del movimento studentesco di destra, il Blocco Studentesco. L’usuale accostamento al Ventennio, lo squadrismo e l’immancabile etichetta “sono tutti neo-fascisti”. A volte senza il “neo”.

Dieci anni fa Berlusconi cominciò a chiamare i propri avversari politici “comunisti”, label che non ci hanno più tolto. Negli ultimi due anni, anche buona parte della sinistra ha imparato lo stesso giochino. Ricordo alle elezioni comunali dello scorso aprile, che più di un parente mi chiese se avrei mai potuto votare “un fascista come Alemanno”.

Forse occorre un chiarimento. Sono nato nell’84 e come tutti i giovani under 25 sono cresciuto nell’era berlusconiana della tv. Un’età che sarebbe sbagliato definire ideologica, perché ne è l’esatto contrario. Sono gli anni del disinteresse, del ritorno al personalismo, della sfiducia nel futuro come conseguenza della sfiducia nella società. Sono anche anni in cui la memoria storica, nei giovani e giovanissimi, è diventata sempre più evanescente, se non assente. Sono anni semmai orwelliani, in cui non sapere, fregarsene e dire “fanno tutti schifo” non ha più lo stigma del qualunquismo, ma è pensiero se non comune, “figo”.

Certo, anche a me fa uno strano effetto scoprire che tantissime occupazioni nei licei romani le hanno fatte i ragazzi del Blocco. Alla fine dei ’90 le occupazioni di sinistra si fecero sempre più rare (e duole dirlo, velleitarie). Nella maggior parte delle scuole regnava l’apatia politica. Oggi c’è un ritorno all’azione, ma da destra.

In questo video, è racchiuso tutto lo scollamento della sinistra italiana dalla società a cui dovrebbe fare riferimento. Il Blocco grida “siamo tutti studenti”, la sinistra li attacca: “fascisti!”. In una situazione in cui la scuola pubblica è in pericolo, bisogna essere alleati e non avversari. E’ ovvio che il Blocco riscuote più consenso.

Se c’è una nota positiva nella generazione dei ’90 è che il qualunquismo cova in sé anche il pragmatismo. Il Blocco piace perché parla soprattutto di cose reali, come i pannelli solari sui tetti delle scuole, più ginnastica, maggiori fondi per i laboratori scolastici. Un sindacalismo concreto, ormai dimenticato dalla sinistra, che, quando occupa una scuola, nella migliore delle ipotesi organizza il laboratorio sul Kurdistan. E’ vero ci siamo tutti divertiti con le retrospettive collettive su Stanley Kubrick. Ma non si può vivere della rendita di un ’68 ormai lontano 40 anni.
Questi ragazzi del Blocco avevano anche dei manganelli, spesso fanno il saluto romano e ripescano nell’immaginario mussoliniano. Beh, direbbe un giovane cresciuto a pane ed MTV, le magliette del Che o di quel barbuto di Marx, la Bandiera Rossa e il pugno chiuso “non so’ la stessa cosa, cioè?”.

Se vogliamo evitare di consegnare ulteriori generazioni di giovani alla nuova destra, suggerisco di smettere di chiamarli acriticamente “fascisti” o “pericolo per la democrazia”. Cominciamo ad attaccarli sui problemi reali. Su quanti risultati portano a casa, se sono efficaci nelle loro lotte. Se siamo noi più efficaci. Nell’età non-ideologica contano i fatti, il passato è ormai “senza appeal”. Se sapremo essere più concreti di loro, il loro apparato di nostalgie, coretti e “ultraviolenza” sarà semplicemente ridicolizzato come “stupido fumo senza arrosto”.

Il problema è che i ridicoli che scandiscono messaggi invecchiati e senza sostanza, oggi siamo noi. Forse per capire e contrastare i nostri nuovi avversari, bisognerebbe riguardare “Arancia Meccanica”. Stavolta, durante la proiezione, senza fumarsi le canne o trescare.

mercoledì 29 ottobre 2008

Ognuno ha i suoi Tempi

E' bello che al suo settimo anno di Governo, forse l'ha capito anche lui:

13:48 Berlusconi, portare debito sotto 100%
"Sono d'accordo con il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, noi per essere veramente presentabili dobbiamo portare al più presto il debito sotto il 100%. Teniamo presente che negli altri paesi il rapporto debito/Pil è intorno al 60%" ha detto Berlusconi, intervenendo all'assemblea di Confcommercio. Il premier ha poi sottolineato che la situazione del debito pubblico italiano ha un impatto "non solo per quanto riguarda i tassi di interesse, ma anche per quanto riguarda la presentazione dell'Italia all'estero e questo vale anche per il made in Italy e i rapporti politici"

martedì 28 ottobre 2008

Scuola/ La Romania investe sul futuro

Il governo romeno investe sull'educazione.
Una nuova legge raddoppia gli stipendi degli insegnanti, tuttavia questi si collocano su livelli molto bassi (circa 200 euro al mese). La legge inoltre prevede che lo stipendio di un insegnante scolastico sia sempre più alto del PIL pro capite medio del 35%.
L'obiettivo è far risalire il Paese nelle classifiche internazionali PISA e portare almeno 3 università entro le prime 500 del mondo.

Un chiaro contrasto con quello che succede in Italia, dove PISA è soltanto una città con una torre, scritta in maiuscolo.

venerdì 24 ottobre 2008

Nella testa di un avvocato difensore

Non è la prima volta che mi pongo questa domanda. Poi leggo questo.

E mi chiedo, come è possibile che esistano delle persone che abbiano scelto di difendere assassini come mestiere di vita? Io, lo ammetto, non so nulla di diritto penale, processuale.. ma per me la funzione sociale di un avvocato difensore non è quella di cercare un modo per salvare un criminale dalle forche della giustizia. Ho sempre immaginato il difensore come ad una figura di garanzia. Qualcuno che mostra le incongruenze delle accuse, che difende il diritto che ognuno di noi ha ad un giusto processo. Ad essere dichiarato colpevole solo quando le accuse riescono ad essere schiaccianti.
Non credevo invece che il lavoro del difensore fosse quello di rilanciare controaccuse assurde, prive di ogni buon senso. Sono stati i ladri ad uccidere Meredith, dopo averla violentata e nascosta in un piumone nell'armadio. Erano stati i vicini di casa a pugnalare Samuele, a Cogne. Erano gli Albanesi, ad Erba, a bruciare la casa con 4 persone vive all'interno.
Non saranno gli alieni, forse, la causa di questa crisi finanziaria?
Sullo sfondo, questo strano intreccio tra politica, media e giustizia. La Bongiorno, avvocato difensore di questo evidentemente facoltoso studente fuorisede pugliese. La Bongiorno, parlamentare italiana PdL, difensore di Giulio Andreotti nel processo di mafia. Taormina, difensore della Franzoni di Cogne. Taormina, avvocato di Previti.
Sono sicuro che di tutto questo, in Italia, se ne parlerà, a giorni alterni, al circo di Vespa.
Ma, nel frattempo, continuo a chiedermi: come bisogna essere per diventare l'avvocato di un diavolo?

venerdì 17 ottobre 2008

Incredibili Storie dalla Svizzera/ (Questo Paese teneramente ingenuo e irreale)

Scrivere semiseriamente una lettera di protesta ai Transports Public Genevois, perché la linea 11 arriva sempre qualche minuto in anticipo.
La mattina dopo, ricevere una telefonata di chiarimenti e scuse, con promesse di un'inchiesta interna per punire gli autisti colpevoli.

Saviano/ Perché vorrei che l'Italia finisse a Cassino

La ragione è in questo video.

La frase più bella: "Casal di Principe non è solo camorra, è anche la Madonna".

mercoledì 8 ottobre 2008

Nobel Laureate Stiglitz lectures on the Financial Crisis / Summary

Université de Genève, October 6th 2008
According to Mr Stiglitz, today’s key problems are three: liquidity shortage, financial structure and the macroeconomic context.
Finance has historically three functions: mobilize savings, allocate capital and manage risk. Thus, increasing productivity in the real economy. As theory says, private rewards (wages) are set in conformity with the social returns. Today’s mess suggests ironically that the return we get from bankers is not exactly as great as their wages.
But coming to the original functions of finance, let’s make an overall assessment.
What about savings? US households’ savings have fallen to zero. If the Ricardian equivalence is correct, hard times are looming ahead. And public debt, which is already rising, is not including all the unfunded liabilities that the US will face in the future, such as terror-war veterans’ subsidies.
Financial institutions did not manage, but created risk. Innovation had the shape of mainly circumventing legislation. Think of all the subprime packaging, splitting and unpackaging of risk. Moreover, they resisted “good” innovation. Wall Street, he recalls, was opposed to inflation-indexed bonds the Clinton administration had proposed back in the ‘90s. Same with GDP-based bonds for Argentina’s default, which would have allowed the country to pay less interest when in recession and more when growing.
Also, capital allocation was far from good. Too much capital was devoted to the housing market, which ended in failure. And we cannot forget the role Western banks played as regards the financial crisis in Asia and South America.
Mr Stiglitz defines finance as “modern alchemy”. It is an opaque world with “no information”, rather than “asymmetric information”. It turns out that banks don’t even know their own balance sheets, let alone their counterpart’s.
The reason why the crisis spreads to the real sector has to do with the mechanism of “leverage”. The higher the leverage, the higher the expected return. Banks raise their assets by lending, but deposits are sticky. Firms borrow hoping they get a return from investment. They expect to repay when investment yields its fruits. But this is an amplifying circle, which brings us further from stability.
Banks lent too many mortgages because they were expecting prices to go up and up. They expected people to be able to pay back thanks to ever-rising prices. Unluckily, economics also tell us that no such free meal exists. The mechanism was intrinsically unstable: real wages have stagnated since 2000 (dot bubble bust) in the US. With housing prices rising and stable incomes, it was maybe surprising that the game could go on for so long.
Then, securitization played a role in this crisis. Risks were correlated across banks, which makes it difficult for portfolio diversification to hold as a defense against reversals. Add to this, a range of dubious predicting models, some of them excluding past variables before World War II (and the Great Depression..?). Others, like Merton and Scholes’s, two Nobel laureates whose derivative model for hedge funds famously lost 4.6 bn $ in 1998.
But the main problem with securitization is that it brings a new source of asymmetric information. The risk originator does not bear the risk anymore, so we get a “hot potato” with risk going around from hand to hand. In this respect, rating agencies are among those to blame. Furthermore, this new development of risk management was not followed by a wave of new strict legislation, unlike insurance companies.
But let’s come to the core issue: why did people want to buy houses for so long? We need to go back to 2001, when the dot bubble went bust and the war on terror began. Financing the war required a huge fiscal stimulus, but this was mainly flowing from the US to abroad (ie, contracts to reconstruct Iraq, keep the army going, etc) with few spillovers for the US domestic economy. Nevertheless, the domestic economy needed to recover, and the FED poured a huge amount of liquidity into the economy. Ex post, this was shortsighted. Also, this echoes the South American debt crises of the ‘70’s. There, expansionary policies to boost consumption relied on heavy indebtment but all ended in implosion. “Borrow borrow borrow…boom”.
When he speaks about the rescue plans, Mr Stiglitz is gloomy. He compares them to “curing a hemorrhage with blood transfusions only”. The Paulson plan does not address the mortgage-side problems, it only provides for the buyout of bank bonds. But what will happen when house prices will fall under the threshold level and people will be forced out of their homes by mortgage contract? On the other hand, even if the plan succeeds, recession will be inevitable.
In the meanwhile, the US exported their downturn to Europe, not necessarily through financial linkages but also simply because the dollar was weak for a long time, thus depressing European exports. Mr Stiglitz calls for European governments to stand united, as decision-making fragmentation is a major problem in times of panic. Europe should grant for deposit insurance and suspend the Stability Pact in order to stimulate the economy.
In conclusion, Mr Stiglitz leaves the audience with a glimmer of hope. At the question “do we have the knowledge to avoid a Great Depression”, the answer was yes.

domenica 5 ottobre 2008

Obama può risvegliare le Sinistre dal coma


Meno di 30 giorni ad un’elezione americana che, senza esagerare, deciderà le sorti del mondo almeno per un’altra generazione.
Se vincerà Obama, dobbiamo aspettarci una trasformazione del concetto di Sinistra, in modo molto più radicale rispetto alla Terza Via di Clinton (1993).


Sono passati quasi 30 anni dalle politiche economiche reaganiane. Negli anni ’90, Destre e Sinistre di tutto il mondo hanno creduto che quella che era una mera teoria economica fosse la descrizione paradigmatica della realtà. Complice la fine della Guerra Fredda (e della Storia, secondo Fukuyama) che ha permesso per 11 anni la Pax Americana, complice l’imprevedibile sviluppo dell’informatica che ha determinato un fortissimo balzo della produttività degli States, gli anni ’90 sono stati un decennio di ottimismo, di crescita globale. Il capitalismo all’anglosassone non era più uno, ma IL modello.


La portata di questi effetti una tantum è cominciata a scemare col tempo e in questi primi 10 anni del 2000 sono apparsi i chiari sintomi dell’altra faccia della medaglia.
La disuguaglianza ha raggiunto record storici, indebolendo le nostre democrazie. La globalizzazione incontrollata (ossia, senza una politica industriale, ma al massimo finanziaria) ha portato alla stagnazione dei salari reali dell’Occidente. E il risultato lo vediamo. Dalla perdita di prosperità di tanta classe media, nasce la frustrazione, la sfiducia nel futuro, la paura, l’intolleranza. Con la Destra che cavalca queste angosce e perpetua nelle sue politiche socioeconomiche questo circolo vizioso.


Agli Americani va riconosciuto il raro dono del pragmatismo. Noi Europei, invece, ci avvitiamo nell’autodistruzione, con delle Sinistre incapaci di immaginare un futuro alternativo, se non un pensiero di destra addolcito con la saccarina. E se nel culmine di una crisi storica, dove in ballo non sono soltanto i benefit dell’alta finanza ma milioni di posti di lavoro, gli Americani sceglieranno Obama, sceglieranno per tutti noi un futuro diverso.


Attenendoci al suo manifesto di governo, il senatore dell’Illinois opera una gigantesca frattura con il pensiero Clintoniano. In territorio nazionale, rompe due tabù di quarantennale durata: alzare le tasse per i ricchi e un sistema sanitario universale. Alla faccia di Veltroni (che, forse non parlando inglese, non ha capito niente del nuovo laboratorio politico dei Democrats), Obama intende fare l’interesse della classe media e non dell’alta borghesia. Uno studio del Tax Policy Center pubblicato questa settimana sull’Economist mostra come i piani fiscali obamiani favoriranno l’80% dei cittadini meno abbienti a discapito del 20% più ricco.


Riequilibrare l’economia spostando il focus dalla finanza all’industria, rianalizzare le dinamiche del libero commercio in chiave protezionista, suonano assai più radicali dei piani di una SPD tedesca, un Labour inglese o un PD italiano. Tutto ciò discende da 10 anni di riflessione sulla storia economica dell’Occidente nel Dopoguerra. Dal ricordo che i nostri 30 anni di sviluppo economico, culturale e sociale, si sono verificati su uno sfondo di politica industriale attiva, immobilità dei capitali internazionali, conquiste sindacali.


Non tutti questi ingredienti sono oggi replicabili, sia da un punto di vista economico (è difficile immaginare il ritorno ai tassi di cambio fissi di Bretton Woods) che sociale (l’immigrazione non c’era negli anni ’50-60). Ma la visione politica della Sinistra americana segna la ripresa di coscienza della funzione storica della socialdemocrazia: assicurare l’uguaglianza, favorire la classe media, creare una società più giusta nel rispetto dei diritti sociali e civili.


Chi come me crede in questi ideali non può che sperare che a.) Obama vinca il 4 novembre, b.) mantenga le sue promesse elettorali. Se queste due condizioni saranno soddisfatte, c’è da essere abbastanza fiduciosi che anche la Sinistra europea uscirà dal suo coma esistenziale.

martedì 30 settembre 2008

martedì 29 luglio 2008

La Sinistra oggi è Conservazione

Non ho vissuto il Novecento, se non di passaggio, ma l’idea che ho di Sinistra è quella di un tentativo di creare una società migliore. Credere nel progresso sociale, economico e culturale. Proiettarsi nel futuro, non avere paura del futuro.

Oggi si è tutto rovesciato e la crisi della Sinistra europea è in gran parte dovuta alla mancanza di una nuova visione. E’ una reazione, ossia una conservazione, di fronte ad una globalizzazione in gran parte (ma non esclusivamente) figlia del pensiero neoliberale di destra. Ed è così che la visione del futuro è stata lasciata in mano alla Neodestra. La Neodestra ha un’idea dicotomica della società. Politiche attraenti per chi ha già successo o censo, che alimentano la disuguaglianza, impoveriscono la classe medio bassa. Allo stesso tempo, la Neodestra risponde alle paure dei nuovi poveri con la demagogia, ripetendo sempre più una spirale viziosa, irresponsabile, in quanto assolutamente rivolta al breve termine, cioè alla rielezione politica, ma non alla risoluzione dei problemi.

Non so ancora quale dovrebbe essere la nuova forza propulsiva della Sinistra europea. Nei Paesi europei dove la socialdemocrazia ha avuto più successo (Germania, Olanda, Scandinavia, Francia), la Neodestra si è in parte appropriata delle conquiste sociali portate dalla Sinistra. Vuole riformarle, ma non stravolgerle. Sono entrate a far parte di un patrimonio comune che va oltre le divisioni politiche. Questo rende più arduo per la Sinistra la ricerca di un autentico messaggio, di un’identità chiara, alternativa e dirompente.

L’Italia, storica patria dei fascismi, è oggi all’avanguardia nella sperimentazione della Neodestra. Il berlusconismo incorpora poi l’anarchico e miope menefreghismo italico, ingrediente chiave per la comprensione di 15 anni buttati nel water della storia.

La Sinistra italiana, più sbandata che mai, da un lato soffre di tutti quei mali che affliggono le altre sinistre. Dall’altro, proprio per il fatto che l’Italia è un Paese anomalo, “dove c’è tanto da fare”, ha il vantaggio di poter essere ancora “nuova” senza affrontare un lungo e complesso viaggio alla ricerca di un nuovo scopo.

Sono tante le rivoluzioni che altri Paesi hanno già vissuto e che la nostra Sinistra deve ancora vincere. Sono rivoluzioni silenziose, concrete, proprio per questo attraenti per quel gran numero di cittadini, stanco di demagogia e “steccati del ‘900”.

In Italia, la giustizia non è rapida, il garantismo soffocante stritola la fiducia nelle istituzioni, alimenta la disillusione e getta benzina sul fuoco della demagogia di destra. In Italia, il 40% della popolazione vive in terre dominate dalla criminalità organizzata. In Italia, il mercato del lavoro è asfittico, crea precarietà ad alcuni, disincentiva la produttività per altri, specialmente nel settore pubblico. In Italia, le università non sono più al passo con il resto del mondo, la ricerca non è premiata, quella privata è disincentivata. In Italia, l’occupazione femminile è di fatto scoraggiata, così come la maternità. In Italia, i concetti di “energia alternativa” o “riscaldamento globale” hanno la stessa risonanza di “ornitorinco”. In Italia, etc etc.

La Sinistra italiana può essere ancora nuova, può ancora vincere, deve solo restare con i piedi per terra, parlare alla testa delle persone. I messaggi sono lì, devono solo essere colti. Servono soltanto dei nuovi uomini di Sinistra.

martedì 24 giugno 2008

Svizzera vs Italia/Il Contratto d'Affitto


Il primo anno di master è finito e purtroppo si è presentato il problema di cambiare sistemazione. Il mercato immobiliare di Ginevra è saturo. Nonostante un feroce viavai di persone dovuto alla presenza delle banche, delle organizzazioni internazionali e il CERN della fisica, gli affitti sono monopolio delle potentissime régies, sorta di ibrido tra l'amministratore di condominio e un'agenzia immobiliare. Per via della crescente popolazione e la decisione di non costruire nuove case nelle ultime aree verdi del cantone (i nuovi palazzi vengono ormai costruiti per i pendolari nella vicina Francia) i prezzi volano.

Arrivano a chiedere 500 euro al mese per una microstanza dotata di letto singolo e nient'altro. Per la serie, mi alzo e mi sveglio dando una ginocchiata al muro. Il prezzo medio per una stanza accettabile è di 700 euro. Tuttavia, qualsiasi bolletta è inclusa nel prezzo.
La cosa che più mi ha colpito nella mia ricerca di un affitto è che nessuno mi ha mai chiesto di farlo in nero. Credo che qui il nero sia associato a un pericolo per il locatore, il quale teme che l'inquilino possa danneggiare o impadronirsi dell'appartamento senza adeguate garanzie.

La legge svizzera inoltre favorisce nettamente il locatario (l'inquilino), dunque il locatore cerca di tutelarsi come può. Chiedendo ad esempio un deposito di tre mesi, generalmente sui 2000 euro. Tuttavia, la somma non deve fare spavento. Tutte le banche svizzere offrono un deposito vincolato, garantie de loyer, che l'inquilino apre a nome suo. L'inquilino però non può prelevare dal deposito senza la firma del padrone di casa. Alla fine del contratto, se non ci sono stati danni, l'inquilino si riappropria del deposito. E' ovvio che le banche chiedono una copia del contratto all'apertura del conto.

Ma cosa succede se il padrone di casa fa il furbo e si rifiuta di firmare la fine del deposito? Ad esempio, potrebbe sostenere che ci sono stati dei danni. Niente paura. C'è la ASLOCA, l'associazione dei locatari svizzeri. Iscrivendosi a questo sindacato per soli 55CHF all'anno (poco meno di 40euro), si ha diritto ad assistenza giuridica gratuita. Ossia, se devi fare causa e hai ragione, ti offrono gli avvocati, pensano loro a cominciare la causa e chiedono i risarcimenti per le spese giuridiche quando vinci. Dunque, a costo zero.

Inoltre, il tribunale del lavoro cantonale di Ginevra impiega in media 90 giorni per una sentenza di primo grado e altri 3 mesi per il grado successivo.
Tutto questo mi fa sentire sicuro e ben tutelato. Anche in un normale clima di sfiducia e sospetto reciproci, come tra padrone e inquilino.

Non avendo mai vissuto da solo in Italia, mi chiedo come sia la situazione media aldilà delle Alpi. O in altri Paesi europei e non. Quindi, se avete del tempo, sarebbe interessante confrontare la vostra esperienza con la mia nei vostri commenti. Il clima qui fa schifo, ma almeno un bel po' di incertezze si fermano alla porta di casa!

giovedì 19 giugno 2008

Tassi di Interesse

I tassi sono animali assai mansueti e graziosi, diffusi in tutta Europa grazie alle continue attenzioni dei banchieri centrali. Il centro più famoso per l'allevamento dei tassi si trova a Francoforte, alla Banca Centrale Europea.
Centinaia di tassi affollano una grande stanza. Questi tassi vengono cambiati ogni notte, da cui il nome di tasso overnight. I tassi si trovano su un grande ripiano, posto, diciamo, a un livello naturale. Naturale perché è l'altezza che i tassi trovano ottimale per scendere e salire dal tavolo, per mangiare dormire e fare i loro bisogni.
Ogni mese, i gestori dell'allevamento, i banchieri centrali d'Europa, si riuniscono nella stanza per osservare i tassi con interesse. Da cui, tassi d'interesse.
Si ritiene infatti, che alzare o abbassare i tassi (ossia, il tavolato su cui vivono) abbia delle ricadute positive o negative sul resto del mondo, in particolare sull'economia europea.
Alcuni studiosi ritengono che alzare i tassi è uno spettacolo assai gradevole, motivo per cui gente da tutto il mondo accorre in Europa per vedere i tassi più alti, e per comprare i biglietti aerei per Francoforte, vende dollari per euro, e l'euro si rafforza.
Tuttavia, le imprese odiano i tassi, specialmente quando sono alti e possono fare la pipì sulla loro testa. I tassi mettono in fuga incredibilmente degli animali predatori, come i Tori di Borsa, i quali sono allevati da ogni imprenditore che si rispetti. I tassi alti saltano facilmente sulle corna dei tori, i quali, in preda al panico più atroce, fuggono o muoiono.
Eppure, i tassi non mangiano i tori. Come potrebbero? Sono così piccoli! Questi tassi d'allevamento, i tassi d'interesse, da bravi vegetariani vanno ghiotti per un tipo speciale di arbusto che cresce molto velocemente, i ceppi d'inflazione. Queste piante sono coltivate nella stessa stanza a Francoforte e i loro germogli più dolci crescono in cima agli steli. Per cui, appare evidente che più i tassi sono in alto, più riescono a mangiare e contenere i ceppi di inflazione. Mentre se i tassi sono in basso, i ceppi non vengono mangiati e nella stanza si forma una grande giungla. Col pericolo di soffocare i tassi, anche.
Il delicato equilibrio di vita dei tassi è studio della cosiddetta economia monetaria (ossia della mona). Richiede anni di intensi studi che possono mandare il cervello in pappa, proprio come è appena andato il mio..

martedì 17 giugno 2008

La Costituzione del Kosovo

La Costituzione del Kosovo è entrata in vigore il 15 giugno. E', sorprendentemente, un testo molto bello. Non stupiscono i riferimenti alle istituzioni euro-atlantiche, all'economia di mercato, ai trattati ONU sui diritti dell'uomo. D'altra parte, il Kosovo nasce con l'obiettivo dell'integrazione europea.
Non mi aspettavo, però, un così chiaro riferimento al rispetto del diritto internazionale, fatto che in parte mette a tacere molte delle accuse contro gli Albanesi.

L'art. 1 ribadisce che "il Kosovo non ha rivendicazioni territoriali, nè cerca l'unione con altri Stati (NdR Albania) o parte di altri Stati (minoranze albanofone di Macedonia e Serbia, valle del Preshevo)". Dunque, no all'irredentismo.
L'art.5 tutela le minoranze. Lingue nazionali sono l'albanese e il serbo (parlato da meno del 10% della popolazione). Il bosgnacco, il rom e il turco hanno diritto a protezione municipale.
L'art. 8 dice che "è uno Stato secolare e neutrale in termini religiosi".
L'art. 7 pone sullo stesso piano giuridico tutte le etnie. E tutela la parità della donna nei confronti dell'uomo.
L'art.9 che il patrimonio artistico e culturale deve essere salvaguardato (Ndr i Serbi temono che gli albanesi musulmani distruggano i medievali monasteri ortodossi che si trovano in Kosovo).

Ma veniamo ai diritti umani.
L'art. 22 pone al di sopra della legge nazionale ben 8 convenzioni ONU ed UE.
L'art. 24 è uno dei più moderni e liberali al mondo. "Nessuno deve essere discriminato per razza, colore, genere, lingua, religione, opinione, origine nazionale e sociale, rapporto con qualsiasi comunità, proprietà, condizione economica e sociale, orientamento sessuale, nascita, disabilità e altri status personali".
L'art. 25 e i seguenti vietano la pena di morte, la tortura, la schiavitù e altri abusi.

Infine, articolo che interesserebbe alla Binetti, il #37 "diritto al matrimonio e alla famiglia".
"In base alla libera volontà, tutti godono del diritto di sposarsi e fondare una famiglia, nelle modalità regolate dalla legge"
comma 2. "Il matrimonio e il divorzio sono regolati dalla legge e si basano sull'ugugaglianza dei coniugi" (non avevo mai visto il divorzio in una costituzione prima d'ora!).

Vuoi vedere che, con una costituzione del genere, il Kosovo, Stato poverissimo e musulmano, legalizza il matrimonio gay prima dell'Italia?

lunedì 16 giugno 2008

Appeasement/ Dall'Economist del 14 giugno (un giornale sempre più bolscevico)

Roma.

Walter Veltroni rischia di essere troppo gentile verso Silvio Berlusconi.

Nel suo primo discorso al parlamento italiano, Silvio Berlusconi ha dichiarato che lui e i suoi colleghi "respirano un'aria nuova". Il Primo Miniistro non si riferiva alla sua grande maggioranza di governo, ma all'impegno costruttivo del leader dell'opposizione, Walter Veltroni.
La legislatura emersa dalle elezioni di aprile ha un aspetto più ordinato, più britannico. A destra si trova l'alleanza di Mr Berlusconi PDL, collegata alla Lega Nord e un piccolo partito siciliano. A sinistra si trova il PD di Mr Veltroni, congiunto con un piccolo partito anti-corruzione. Al posto dei Liberaldemocratici inglesi ci sono i Cattolici dell'UDC. Mr Veltroni ha addirittura formato un "governo ombra" in stile Westminster.

Eppure l'idea veltroniania di opposizione non è british affatto. Ha perso una serie di opportunità per imbarazzare l'esecutivo, contribuendo a spingere la popolarità di Mr Berlusconi, che è cresciuta dalle elezioni in poi. Una possibilità si era presentata quando un giornalista, Marco Travaglio, Renato Schifani, aveva ricordato agli spettatori televisivi che l'uomo scelto da Berlusconi come presidente del Senato, era stato un tempo socio in affari con persone più tardi condannate per legami con la mafia. Anziché esigere maggiori dettagli, la capogruppo PD del Senato, Anna Finocchiaro, ha definito l'intervento di Travaglio "inaccettabile".

E poi c'è Alitalia. Mr Berlusconi aveva promesso di trovare una cordata italiana per salvare la compagnia aerea. Oltre due mesi più tardi - e di 300mln € più povero dopo un prestito ad Alitalia - il Paese è ancora in attesa. Eppure, tutto ciò è stato a malapena menzionato dal PD. Il partito si è allo stesso modo contenuto nell'attaccare le dure misure varate dal governo a proposito di immigrazione e sicurezza. Misure che hanno sollevato più di un sopracciglio a Bruxelles (e in Vaticano). Nè il PD ha fatto storie sul piano di Mr Berlusconi per vietare la maggior parte delle intercettazioni telefoniche fatte dalla polizia.

Che sta succedendo? Mr Veltroni dice di essere "aperto al dialogo". I vantaggi per Mr Berlusconi sono chiari: può mutare la sua immagine di parte e riemergere come un uomo del consenso, forse un candidato per la Presidenza della Repubblica. Ma i benefici per la sinistra sono meno evidenti. Già prima delle elezioni, Mr Veltroni aveva detto di voler cooperare con Mr Berlusconi per fare delle riforme elettorali e costituzionali e rendere l'Italia più facile da governare. Un nobile obiettivo, peccato che era già stato provato in passato, con conseguenze disastrose.

Negli anni '90 all'insistenza di Massimo D'Alema, leader del maggiore partito di sinistra, il centrosinistra evitò di passare leggi che rompessero il monopolio virtuale di Berlusconi sulla televisione privata. Mr D'Alema sperava di ottenere il sostegno di Berlusconi per le riforme politiche. Ma Mr Berlusconi affondò il progetto - e tornò al potere nel 2001 con il suo impero mediatico intatto.

Eppure, l'appeasement (appacificazione) ha un forte fascino per Mr Veltroni, che si trova in una posizione vulnerabile. Una delle ragioni per cui il governo Prodi cominciò a traballare, fu che il leader del PD cercava di distanziarsi il più possibile da Prodi dopo aver vinto le primarie dello scorso autunno. La sua strategia elettorale ha ampiamente fallito: ha rifiutato un'alleanza con i partiti alla sua sinistra, insistendo che il PD corresse da solo. E la sua scelta del candidato sindaco di Roma si è rivelata deplorevolmente sbagliata. Francesco Rutelli, che aveva già amministrato la città due volte, è riuscito a ridurre il voto per il centrosinistra dal 62 al 46%.

Il dialogo, con il suo proposito di costruire una nuova Italia, preclude l'agonizzante post-mortem che un partito sconfitto di solito affronta. Eppure, ciò può essere proprio quel che serve alla sinistra. Radicati in un dubbio credo, l'Eurocomunismo, e un dubbio movimento, la Democrazia Cristiana, i leader del PD - Veltroni, D'Alema e Rutelli - sono stati sconfitti dagli elettori, superati in intelligenza da Berlusconi o entrambe le cose. Il rischio è che l'Italia non si ritrovi con un governo ombra, ma con un'opposizione fantasma.

venerdì 13 giugno 2008

Alemanno/ Il primo mese di un sindaco incompetente


Questo blog aveva tifato per Gianni Alemanno come nuovo sindaco di Roma. Forse perché avevo 5 anni quando è finita la Guerra Fredda, forse perché ritengo odioso ancorarsi alle ideologie del passato (clericalismo, comunismo, fascismo), la gioventù fascista di Alemanno non mi aveva spaventato. Anzi, la trovavo meno pericolosa dell'allineamento clericale di Rutelli, il candidato del centro(sinistra).

Non sono mancate le occasioni in cui gli istinti conservatori di Alemanno si siano rivelati deprecabili (campi nomadi, gay pride-gay village, questione prostitute), ma questo me lo aspettavo. Quello che invece salta agli occhi è la totale ingenuità dell'amministratore Alemanno. Pensavo: sarà fascista, ma magari è un sindaco capace. I primi 30 giorni di governo suggeriscono il contrario, mostrano una persona incapace di avanzare delle proposte nuove, ma tutta intenta a demolire i progetti (o le opere) della giunta precedente.

Per cominciare, in una città intelligente e moderna, come in Europa, le decisioni prese dalle amministrazioni uscenti si rispettano. Non perché gli Europei sono più buoni o più coglioni, ma proprio perché distruggere non ha senso economico. Ogni opera pubblica richiede tempo e denaro. Progettazione, realizzazione, sono dei costi perduti se non si attende che l'investimento dia i suoi ricavi. Ma soprattutto, una capitale come Roma, che aspira(va) ad essere una città globale non può permettersi il lusso di indugiare nel passato, ma deve continuamente progettare il proprio futuro. Come una bicicletta che cade se non viene pedalata.

Alemanno non la pensa così. Il Museo dell'Ara Pacis di Richard Meier può non piacere e il progetto è stato assegnato in maniera dubbia, ma ormai è lì, ed è il terzo monumento più visitato di Roma. Alemanno lo vorrebbe demolire. La Festa del Cinema voluta da Veltroni può rappresentare un investimento intellettualistico ed elitista, ma è ormai un fatto che genera introiti, posti di lavoro e reputazione globale. Perchè rimetterla in dubbio?

Alemanno, infatti, si è rimangiato questi propositi distruttivi (forse ha qualche consigliere leggermente avveduto o si è fatto due conti in tasca), ma ha svelato un'inquietante miopia di fondo.
Sulla politica del traffico, le idee di Alemanno risultano velleitarie ma devastanti. Roma è una città assediata dalle macchine. Circa 800 per 1000 abitanti, il più alto tasso d'Europa in una capitale con un enorme centro storico e poche larghe arterie.

Ma Alemanno è l'incarnazione del romano che quando esce dall'Italia, visita un'altra città, vede le cose ma non capisce come gli stranieri vivono, anzi, li depreca e si ripete, come Pangloss del Candido di Voltaire, che "Roma è la migliore delle città possibili".

I cordoli delle corsie per gli autobus? Abroghiamoli, perché i motorini che fanno zigzag tra le auto (illegale di per sè) si potrebbero fare male. Un parcheggio sotterraneo da 700 posti al Pincio che permetterebbe la pedonalizzazione del Tridente? Non controlliamo la qualità del progetto, fermiamolo tout court. Le minicar (microauto dei figli della Roma bene di Parioli e Vigna Clara - feudi della destra) cacciate dalla Zona a Traffico Limitato? Ma no, che tornino nel centro storico, sono la soluzione al traffico! e chissenefrega se i loro standard di sicurezza sono peggiori di una falsa fiat made in China.

Ma la decisione più strampalata ha delle gravi ricadute economiche e diseducative. Il classico piccolo Romano di destra è convinto di due cose: A) che i parcheggi a pagamento (strisce blu) si devono fare solo quando il trasporto pubblico è efficace. Non capisce affatto che l'efficacia del TPL è direttamente proporzionale a quante meno auto circolano. In tutte le città del mondo sviluppato, i sindaci regolano duramente non solo la sosta, ma anche il possesso delle auto, per rendere il TPL profittevole, efficiente nelle frequenze e nei tempi. B) la società che gestisce le strisce blu, la STA, è presieduta dalla moglie di Rutelli (scelta orribile, condivido)..ma perciò, tutte le multe se le intasca la sig.ra Palombelli Rutelli! Il sillogismo del Romano de noantri mostra chiari segni di cedimento nel distinguere concetti come "management" e "appropriazione indebita di fondi pubblici".

Sullo sfondo, il nuovo governo Berlusconi abroga l'ICI sulle prime case. Ci guadagnano i cittadini, ma ci perdono i Comuni. E quello di Roma è il più colpito: -300 milioni di euro all'anno. Ma Alemanno il Naif non ci pensa. Appellandosi a una discutibile sentenza del TAR (tribunale amministrativo regionale), il sindaco SOSPENDE indefinitamente il pagamento della sosta sulle strisce blu! Ossia, -47 milioni di euro all'anno per il Comune (pardon, la moglie di Rutelli), oltre al taglio dell'ICI. Ma soprattutto, qual è il messaggio per la cittadinanza? Che in una città già assediata dal traffico, dai cantieri di due linee metropolitane, di una nuova stazione ferroviaria e una nuova tangenziale, si potrà continuare a usare impunemente l'automobile come prolungamento del proprio culo.. Evviva le esternalità negative!

In conclusione, può essere che Alemanno col tempo acquisti confidenza con il suo nuovo ruolo di amministratore, dove non c'è posto per le ripicche ideologiche né tempo per rivedere decisioni già avviate. Dopotutto, AN è un partito che a Roma non ha mai avuto esperienza di governo e deve imparare. Ma se i segnali sono questi, resta un forte scetticismo che i prossimi 5 anni per Roma non saranno un periodo di sviluppo.

Carmen Consoli - Orfeo

Vorrei che la cantasse qualcuno..

mercoledì 11 giugno 2008

La Norvegia legalizza il Matrimonio Gay


Nonostante centinaia di persone dimostrassero contro il matrimonio gay all'esterno del parlamento norvegese (i retrogradi esistono anche tra i fiordi, evidentemente), oggi pomeriggio lo Storting ha reso la Norvegia il quarto paese d'Europa (sesto nel mondo) a equiparare l'unione omosessuale a quella eterosessuale.
Gay e lesbiche norvegesi, già dal 1993 potevano godere di unioni civili che garantivano diritti pressoché identici al matrimonio etero. L' importante differenza è che però le adozioni congiunte erano precluse alle coppie gay, così come le lesbiche non potevano ricorrere alla fecondazione assistita.
Tuttavia, il governo laburista di Jens Stoltenberg ha ritenuto che il mantenimento di un contratto ad hoc per le coppie gay fosse ingiusto e discriminatorio e, seguendo le orme di Olanda, Belgio e Spagna, ha aperto il matrimonio civile alle coppie LGBT.
L'iniziativa dei Laburisti è stata appoggiata dai partner di governo dei Socialisti, ma non dal partito agrario di centro. Ciò ha reso necessario un appoggio esterno dall'opposizione di centrodestra. Mentre i Democristiani e il Partito del Progresso (maggiore partito del paese, destra populista) hanno negato il loro sostegno, i Conservatori e i Liberali hanno votato a favore del primo matrimonio LGBT di Scandinavia.
C'è da scommettere che la mossa di Oslo avrà particolare risonanza nel resto della regione. Già adesso il parlamento di Islanda ha istituito una commissione per studiare gli effetti dell'omoparentalità, mentre il governo di centrodestra della Svezia vorrebbe passare il matrimonio gay ma è tenuto in ostaggio dai Cristianodemocratici, partner junior della coalizione. La Danimarca, che fu il primo paese al mondo a introdurre le unioni civili (1989), potrebbe seguire in caso di vittoria dei Socialdemocratici, così come la Finlandia. Ma in entrambi i paesi le elezioni si svolgeranno tra non prima di 3 anni.

lunedì 9 giugno 2008

Riflessioni/ Sui Gay Pride in Italia

Quest'anno non ho potuto partecipare al Pride di Roma, perché mi trovo all'estero. Ma leggendo i giornali e altri blog, mi sembra che sia stato un vistoso flop rispetto all'anno passato. Il contesto ovviamente era diverso. Un anno fa si sperava ancora di arrivare ad una legge per le unioni civili, l'attenzione mediatica era al massimo, occorreva dare una forte risposta al rigurgito reazionario del Family Day, al potere era un governo di centro(sinistra). Oggi, i gay italiani vivono un momento di sfiducia, impotenza e delusione. C'è la prospettiva di un quinquennio clerical-fascista al governo che dei diritti LGBT ci si fa uno spumone.

Ma soprattutto, come Luxuria ha intelligentemente notato, dopo 14 anni di pride e rivendicazioni ci si strugge ancora nell'amletico quesito "pride sì, pride no". Trans sì, trans no. Cravatta sì, cravatta no. O forse. Tutto questo mi ricorda il Moretti indeciso se andare alla festa in Ecce Bombo.
Tra due giorni la Norvegia diventerà il quarto paese europeo (e il sesto nel mondo) a legalizzare adozioni e matrimonio per i gay. Le stesse richieste sollevate dai nostri pride. Ma come ci sono arrivati gli altri Paesi?

Io vorrei che i nostri gay italiani aprissero gli occhi. Che capissero che per avere questi diritti, non basta andare in una piazza con i trans o un sit-in con i professionisti in giacca e cravatta (gli "insospettabili" delle chat). Cosa se ne fa un gay italiano del matrimonio omosessuale, se si vergogna di essere gay? Cosa fa? Si sposa in gran segreto e lo nasconde alla mamma e ai colleghi di lavoro? E poi? Adotta un bambino e lo nasconde in cantina? Questo forse lo farebbero in Austria.

Spero che con questi 5 anni di Berlusconi, i gay italiani non si lascino andare nella sfiducia ma prendano coraggio e forza in se stessi. Combattano quotidianamente. Facciano la politica di ogni giorno. Siano se stessi, non ostentino ma neanche nascondano la loro omosessualità ovunque si trovino: tra amici, in famiglia, al lavoro.
E, dall'altra parte, che le associazioni LGBT si concentrino su 3 obiettivi più realistici del matrimonio gay, ma che gettino le basi per la battaglia di domani:

1) aumentare la presenza dei circoli (e dei locali) sul territorio. Ce ne vorrebbe uno per ogni capoluogo.
2) spingere perché aumenti il numero di istituzioni locali (comuni, province, regioni) che riconoscano le coppie di fatto, anche se a livello simbolico.
3) con la destra al potere, lottare per avere una legge anti-omofobia, anti-hate crime. Questo sarà tanto più facile quando il Trattato di Lisbona entrerà in vigore (Irlandesi permettendo), dato che darà protezione costituzionale all'orientamento sessuale.

Coraggio! Non arrendiamoci! Ma soprattutto, non vergognamoci!

domenica 8 giugno 2008

Incubo

Andavamo a vivere da nonna al piano di sotto, e il grande appartamento all’ultimo piano rimaneva chiuso e abbandonato. Ero piccolo, ma in realtà ero il me di adesso. E non c’erano né mia madre né mia nonna. Dormivo nella stanza del letto matrimoniale dove in realtà non avevo mai dormito. Nella notte sentivo dei rumori, passi nella stanza di sopra. Mi alzavo e vedevo che nel muro di fronte colava dell’acqua come una cascata, come se qualcuno avesse tirato la catena del bagno e il fiotto filtrasse dal soffitto lungo la parete.

Ero solo ed era buio. Ma poi appare Margherita la polacca, che all’epoca (quando davvero abitavo sopra nonna, veniva a fare le pulizie da noi, mentre ora siamo buoni amici) e mi aiuta perché voglio vedere cosa succede di sopra. Ho paura ma voglio scoprire che succede. Sfondiamo la porta e rivedo le tessere colorate che filtrano luce dalle finestre, i faretti sul soffitto. Percorro il corridoio vuoto e buio, mi accorgo che sono solo di nuovo, raggiungo la stanza dalla quale provenivano i passi. C’è un libro antico che non c’era quando ci eravamo trasferiti una settimana prima. È scritto in pergamena, con dei caratteri strani ma è italiano antico. Sul dorso c’è la firma di Leonardo da Vinci. Parla della morte di Cristo e di altre cose mistiche. Scappo, sento che il fantasma di Leonardo è lì. (Forse c’entra qualcosa che quel palazzo si chiama condomio Leonardo da Vinci e che nel giardino dove giocavo da bambino, c’era una statua di Leonardo). Salto temporale.

Mi ritrovo di notte a parlare con un vecchio professore che ricorda il personaggio con la barba bianca del cartone Siamo fatti così. Ci sono altre persone, forse un paio di miei amici, sul grande tavolo soltanto luce di candela. Ricordo che il Maestro diceva molte cose, tra cui che Leonardo parlava moltissime lingue e che il suo fantasma era uno spirito inquieto, portava con sé un bisogno di assoluzione divina perché era omosessuale. Per questo faceva delle ricerche sulla natura di Cristo.

Altro salto temporale. Non mi davo pace, avevo paura che nessuno mi credesse. Visito Silvio Berlusconi, perché penso che deve fare qualcosa e lui è il Primo Ministro. Interrompo un consiglio dei ministri, ma mostro a Berlusconi un articolo dell’Economist dove si parla dei libri perduti di Leonardo, affinché mi creda. Per ingraziarlo, gli sussurro all’orecchio che sempre sullo stesso numero dell’Economist raccontano di una nuova terapia staminale per far ricrescere i capelli per sempre. Mi crede.

Altro salto. Teo mi racconta che mentre dormiva sentiva un citofono suonare e una voce femminile che diceva “come stai? Dai mi apri?”. La cosa andava avanti per minuti e minuti finché lui non chiese chi fosse “sono Francesca e ho 30 anni, dai apri”. Lo spirito batteva sulle ante degli scuri alla finestra. Mi immagino di essere al posto suo e mi chiedo cosa farei se gli scuri fossero aperti e lo spirito entrasse.

Mi ritrovo al posto suo e lo spirito entra volando dalla finestra, è lungo e sottile, non ha un aspetto umano, è solo una lunga striscia bianca e consistente come l’acqua. Mi ripeto di non avere paura, è un morto e se io sono con Dio non mi farà nulla. Apro gli occhi e guardo lo spirito e grido con le mani giunte a croce che Dio mi protegge. Ma la difesa non funziona e lo spirito entra nella mia bocca. Ad ogni respiro che faccio, lo spirito entra un po’ più giù. Provo a tossire ma non esce dai miei polmoni, anzi si intrufola un po’ di più dentro me. Sono terrorizzato, ho paura di perdere di me stesso, di diventare posseduto. Non respiro, mi manca l’aria. Mi sveglio.

Sono molto scosso da questo complicato incubo senza senso.

martedì 27 maggio 2008

Ridursi Così

Stanotte ho sognato di essere sdraiato su un tetto rosso. Fissavo il cielo di Roma ed era così bello che piangevo. Era blu.

Non avevo mai sognato un cielo.

E' un segnale preoccupante che perfino il mio inconscio si è stufato del cielo perennemente grigio di Ginevra?

venerdì 23 maggio 2008

Sei Bellissimo

Se pesco chi un giorno ha detto
il tempo è un gran dottore
lo lego a un sasso stretto stretto
e poi lo butto in fondo al mare.
Sono passati buoni buoni
un paio d'anni e di stagioni,
ho avuto un paio di avventure
niente di particolare.
Ma io uscivo a cercarti
nelle strade, fra la gente,
mi sembrava di voltarmi
all'improvviso e vederti nuovamente.
E mi sembra di sentire ancora..

giovedì 15 maggio 2008

La California legalizza il Matrimonio Gay

Una coppia celebra la storica decisione

Oggi la California è diventata il secondo Stato degli USA a legalizzare il matrimonio per le coppie omosessuali (dopo il Massachusetts nel 2004).
Il Parlamento di Sacramento, a maggioranza Democratica, aveva già tentato due volte di passare la legislazione, ma il governatore Schwarzenegger (Repubblicano) aveva sempre posto il suo veto.
La Corte Suprema della California ha oggi sentenziato che "non esiste alcuna ragione di stato, nessun interesse legittimo della società, nel negare alle coppie omosessuali gli stessi diritti e doveri di cui le coppie eterosessuali godono nell'istituto del matrimonio". Inoltre, ciò discende dal fatto che "l'orientamento sessuale è una classe che deve godere di tutela statuale come il genere, la razza e la religione; per cui, ogni legge discriminatoria in tale direzione da oggi decade in quanto anticostituzionale".
Questa sentenza ha una portata storica incredibile per gli Stati Uniti. La California è infatti lo Stato più popoloso, e nella storia americana è sempre stato all'avanguardia nei diritti civili e nello sviluppo delle mentalità. La Californication, (che cantavano i Red Hot Chilli Peppers) ha inoltre una portata globale. Il cinema di Hollywood, il '68 e il movimento hippie, lo yuppismo, internet e google, gli standard ambientali che sarebbero sfociati nel protocollo di Kyoto sono tutte creazioni californiane che hanno cambiato la coscienza dell'Occidente.
Non resta da augurare che la profezia dei RHCP si avveri, e che "tidal waves cannot save the world from californication".
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Cronologia del matrimonio omosex:
- Olanda 2001
- Belgio 2003
- Massachussetts (US) 2004
- Spagna 2005
- Canada 2005
- Sud Africa 2006
- California (US) 2008
E' previsto nel giugno 2008 che il parlamento della Norvegia esamini il disegno di legge del governo sul matrimonio gay.

lunedì 12 maggio 2008

Ancora sul Bavaglio a Travaglio/ Cosa accadrebbe in Europa


Spinto dai commenti apparsi due post più sotto, ritorno sul caso Travaglio. Ecco, cosa accadrebbe nel resto del mondo Occidentale, dove con "Occidente" si intende quell'insieme di democrazie dotate di media non controllati dal potere politico:

Immaginiamo di spostare la scena Oltralpe. Travaglio accusa il presidente del Senato, Schifani, di avere dei legami con la mafia, e sostiene che siano conclamati da precedenti sentenze e che per questo dovrebbero essere pubblicamente chiariti. Schifani replica negando il tutto. Qui parte la differenza con l'Italia.
Trasmissioni pubbliche e private di giornalismo, andrebbero a scavare nella faccenda, analizzerebbero le sentenze citate, cercherebbero di ricostruire in modo storico la vicenda.
In questo Paese europeo, il risultato finale sarebbe un semplice aut-aut: il Presidente del Senato si dimetterebbe per la vergogna, rinnegato con ribrezzo da tutto il mondo politico. Oppure, se la tesi d'accusa venisse smentita, si dimetterebbe Travaglio. Nessuna testata seria che si rispetti, televisiva o giornalistica, gli donerebbe ancora un piedistallo per parlare, in quanto Travaglio avrebbe perso tutta la sua autorevolezza e verrebbe considerato da tutti un dietrologo fanfarone e diffamatore.

Questo ancora non succede in Italia. E forse, se fosse mai successo, non solo non avremo Berlusconi tra i piedi, ma nemmeno l'intera classe dirigente, di destra o di sinistra che sia.

Riflessioni/ Il Potere di Google

Poco fa dovevo scegliere un paio di paper da presentare al corso di Economia delle Interazioni Sociali come esame finale. Mi ricordavo di una scoperta letta sul giornale qualche mese fa: alcuni fisici italiani hanno scoperto la dinamica degli stormi (applicabile anche ai banchi di pesce). Come fanno gli uccelli a volare in formazione e a creare in cielo quelle impressionanti evoluzioni che segnano l'autunno? (e tramite cacca anche tante automobili romane).
La cosa più interessante è che questo modello è applicabile anche a certe dinamiche sociali umane. Pare che il movimento degli individui sui mercati finanziari ricalchi proprio il comportamento degli storni: ogni soggetto osserva sette individui fissi intorno a sé e in base a questo sceglie come muoversi. In effetti, tutti noi applichiamo delle logiche di gregge molte volte nella vita, ad esempio nei momenti di incertezza guardiamo come si comportano i nostri amici, familiari, etc.
Ma tutto questo mi ha fatto pensare ancora una volta a che miracolo che sia internet. 10 anni fa come avrei potuto preparare un argomento di esame in 10 minuti? Qual era l'alternativa a Google?
1) sarei dovuto andare in un'emeroteca e cercare di ricordare su quale giornale, in quale periodo, avevo letto questa notizia.
2) una volta trovati i riferimenti, sarei dovuto andare in biblioteca e sperare che avessero le riviste scientifiche dove sono stati pubblicati i risultati
3) una volta fotocopiato il paper, avrei dovuto ripetere la ricerca per le citazioni bibliografiche più interessanti.
E invece no, ho trovato subito dalla bibliografia del paper di Cavagna, un articolo di Bouchaud su Macroeconomic Dynamics del 2000, proprio sui mercati finanziari.
Internet può davvero rendere la nostra società un posto migliore, più democratico e colto. Ora sta alla gente svegliarsi e approfittarne.

domenica 11 maggio 2008

Travaglio e Schifani/ Ricominciano i tempi bui

Ritorna la censura in Italia, dopo due anni.
Salutate Travaglio, perché in tv non lo rivedrete più.

giovedì 8 maggio 2008

Un bridge, così mio

Katie Melua ha dato la musica alle mie emozioni degli ultimi mesi.

Il bridge che ho riportato qui sotto contiene sei versi e tre ritmi. Discendente, ascendente, chiusura. Due volte.

Discendente, negativo: senza di te.
Ascendente, positivo: ora vedo. La consapevolezza che nasce dalla perdita, benché amara.
Chiusura: quanto il mondo possa essere fragile. Il mondo di sogni e progetti costruito intorno a te, frana. Ma anche il mondo reale perde di colore, perché non può più essere condiviso con te. Tutto perde senso, tutto diventa più fragile, per primo, me stesso.
La voce si indebolisce, perde forza, per poi vibrare di dolore come una spina nel fianco, o un pensiero fisso nella testa che non se ne può andare.

Discendente, positivo: E io so. Di nuovo, un verbo della conoscenza.
Ascendente, negativo: Che sei andato via. Come un bambino che alza la voce per gridare il suo disappunto.
Chiusura: ma nel mio cuore resterai per sempre. Credimi, sarà così. E lo ripeto in un crescendo, per convincere entrambi. La sofferenza cede alla stanchezza, che diventa una calma speranza che non scalpita più e sembra trovare un po' di pace.
La voce è forte, spende le ultime energie per pronunciare il "sempre", poi scioglie il dolore in un gorgheggio finale, che sembra chiedere e portare un po' di sole su queste ferite. Nella pace di una promessa eterna.

Katie Melua - I Cried for you

..Without you
now I see
how fragile the world can be.
And I know you've gone away,
but in my heart you'll always stay..

lunedì 5 maggio 2008

Italia/ La violenza che diventa paradigma

Non riesco più a restare in silenzio davanti allo spettacolo della mia terra che si autodistrugge. Eravamo abituati che la violenza fosse confinata a zone limitate. Che la Sicilia fosse strozzata dall'omertà e la paura, che in Calabria le sentenze si firmassero con il sangue. Ridevamo con disprezzo che a Napoli le donne gettassero dalla finestra sassi contro la polizia, quando cercava di arrestare i camorristi. Ma questo oggi accade nel centro di Torino. Dove la folla non vuole essere multata per la macchina in doppia fila.
La violenza si diffonde e diventa sempre più banale. Abbiamo sempre preso in giro il mitico Nordest, ricco ma ignorante. A parole moderno, ma con lo spirito contadino infilato nella griffe da esibire con arrivismo. Ma oggi vediamo la faccia oscura di questo Veneto impigrito e senza futuro. E in una piazza di Verona un ragazzo muore senza una ragione, per una sigaretta.
Abbiamo liquidato come cronaca nera le vicende di Erba, Lombardia. Ma a Treviso due assurdi tentativi di suicidio, la poliziotta e la sua vicina di casa, ci dicono che questa depressione sociale non è isolata. E ancora, Roma. O Italia. Gli attacchi contro gay e lesbiche sono in aumento, il Coming Out e la bomba carta, il Mario Mieli svaligiato da movimenti di estrema destra. Ma come parlare di omofobia, come pretendere che esista una tutela per la minoranza omosessuale, come se fosse l'unica? E' un intero Paese che è malato di violenza, contro tutti i diversi e anche contro se stesso.
Un Paese non impaurito, ma già terrorizzato. Un Paese che al 70% ha votato partiti che vedono nella globalizzazione e nell'immigrazione le ragioni principali dell'insicurezza. Un Paese che ha un bisogno disperato di capri espiatori perché fa troppo male scoprire che il cancro siamo noi stessi.
E in un circolo vizioso che sembra perpetuarsi all'infinito, il Paese si ripiega sempre più, la legge della giungla, la legge del "penso agli affari miei", prende il sopravvento e l'illegalità diventa violenza psicologica. Mentre la rabbia sale. Dietro ai parcheggiatori abusivi, ai lavavetri ai semafori. Alla polizia incapace di reagire, alla politica che è ormai in un bozzolo di seta da 15 lunghissimi anni.
Dietro ai cumuli di immondizia che presto bruceranno e avveleneranno l'aria di Napoli.
L'ultimo spenga la luce.

lunedì 28 aprile 2008

I Romani: degli elettori maturi

Il nuovo sindaco di Roma non è Francesco Rutelli. Pur augurando al nuovo sindaco Alemanno un buon lavoro (lo avrei votato se fossi stato a Roma), bisogna ammettere che la verità è un'altra e Roma resta una città di sinistra.
Roma non ha creduto alle sirene di Berlusconi alle politiche, alla Provincia ha eletto un candidato di Sinistra, Zingaretti, i municipi rinnovati al primo turno sono andati tutti a sinistra.
Eppure..eppure, Rutelli ha perso contro un candidato che era stato sconfitto 60-40 da Veltroni due anni fa. Dell'uomo Rutelli, scrissi già piu di un anno fa. Il mio giudizio non cambia.
Aggiungo soltanto che consegnare Roma alla destra, dopo 15 anni di (buon)governo trova le sue ragioni non in una sfiducia contro il PD o Walter Veltroni (la sinistra ha vinto tutte le elezioni eccetto le comunali) ma in un semplice referendum pro o contro Rutelli. Se il PD voleva sbarazzarsi di Rutelli a tutti i costi, anche al prezzo di lasciare il Campidoglio, beh: ci sono riusciti.

Rutelli era stato un buon amministratore negli anni '90, ma come politico nazionale ha svelato tutta la sua mediocrità. Lo ha distrutto la sua assenza di coerenza ideologica ed etica. A Roma ci si ricorda bene delle sue campagne contro la laicità dello Stato, dalla fecondazione assistita ai DiCo. Inoltre, Rutelli rappresenta quella generazione di leader del centrosinistra, ormai odiata da tutti gli Italiani, perchè inamovibile dal potere. Perdono le elezioni, una, due, tre volte, ma non se ne vanno, anzi si spostano (provano a spostarsi) da una poltrona all'altra.

La lezione di maturità che Roma dà agli Italiani è che non si puo' votare un partito come si tifa una squadra di calcio, no matter what and who. Guidare e amministrare una capitale richiede candidature di peso, nonchè idee per progettare un futuro di sviluppo nell'era delle città globalizzate e interconnesse. Nè Rutelli nè Alemanno hanno mostrato di essere all'altezza del compito. Ma Rutelli, che è il vecchio che avanza, lo è stato ancor meno.

sabato 19 aprile 2008

Blur - Me, White Noise

Being Italian isn't about hate. It's about disgust.

martedì 15 aprile 2008

Pensieri sparsi di un profugo

- Coinquilina: come mai gli Italiani hanno votato di nuovo per Berlusconi?
Io: pensano che possa tirarci fuori dalla crisi economica e sociale degli ultimi 15 anni.
C: Ma è la terza volta che lui è primo ministro negli ultimi 15 anni!
Io: Lo so. Gli Italiani hanno una memoria come quella di un cd-rom: sola lettura. E la logica di un quadro di Escher.

- Se non lo fanno questa volta, un federalismo alla tedesca, non lo faranno più. Sarebbe l'unica cosa buona che può venire da questa coalizione.

- L'Italia è un Paese conservatore, al 60-65% di destra. Oggi più che mai. La discussione politica non sarà differente. Il PD più che continuare a vendere l'anima, dovrà proporre una vera alternativa culturale. Questa generazione, ormai, questo ciclo politico, è perduto.

- Idem, per i diritti gay. Le associazioni LGBT dovranno imparare a estendere il loro bacino e fare lobby anche con la destra. Aprire locali e circoli in ogni capoluogo italiano per agire sulle mentalità. In attesa di un 2020 (?).

- Nei prossimi 5 anni il Governo ha i voti per fare qualsiasi riforma: giustizia, istruzione, lavoro, pensioni, etc. Ma Berlusconi non ha mai mostrato di avere la visione né la volontà di cambiare l'Italia. Altri 5 anni di attesa, di nulla, di declino che seguirà ad aumentare, perché il resto del mondo continua ad andare avanti.

- Ma non c'è solo l'economia. Altri 5 anni, dove il paradigma resterà la furbizia, il clientelismo, il menefreghismo, l'indifferenza sociale, la distruzione delle istituzioni comuni, lo spoil system (l'assenza) dell'informazione. Tutti gli ingredienti che renderanno il Paese ancora più anormale.

Addio Italia.

lunedì 7 aprile 2008

Riflessioni/ Andare Fuori

Le lingue nascondono più di una traduzione: i modi di pensare di un popolo, una visione della vita. Per i Tedeschi fuori si dice aussen, per gli Inglesi, outside. Il lato esterno. E' chiaro che è implicito un luogo chiuso, come una casa, che abbia un lato interno dove stare.
Per noi latini non è così. Fuori, afuera, au dehors vogliono dire altro. Andare fuori non significa soltanto uscire di casa, ma andare ad forum. Per i Latini, quando si esce, non si può che andare al foro, ossia in piazza. L'ambiente esterno è l'ambiente della socializzazione, della vita politica e commerciale. Il centro del pensiero è dunque la socialità.
L'outside degli Inglesi non è soltanto una parola pragmatica per indicare una dimensione spaziale. Mostra che la casa, ossia la proprietà privata, è il riferimento della vita quotidiana.
Per noi, dunque, andare fuori è un'esperienza che richiama la vitalità. Per loro, è mettere il naso fuori della porta, magari beccarsi un po' di pioggia e di freddo, e sperare di tornare il prima possibile all'intimo tepore di una casa.
Quello che possono fare le differenze climatiche sulle mentalità..

martedì 1 aprile 2008

Riflessioni/ L'Italia era nel Comecon

Le elezioni italiane del 2008 segnano una svolta epocale per la significativa riduzione dei partiti rappresentati in Parlamento. Tuttavia, testimoniano anche la scomparsa della socialdemocrazia dal nostro Paese. Il tempo dirà se sarà stato l’inizio di un lungo letargo o se il 13 aprile sarà proprio la data della sua morte. E questo dipenderà da come si evolverà la visione del PD.

Il Partito Socialista scomparirà dal Parlamento, non tanto per colpa dell’attuale legge elettorale, quanto perché paga ancora il prezzo della sciagurata corruzione morale dei suoi dirigenti di 25 anni fa, che lo ha ridotto al rango di nanetto da giardino della politica. Per chi ancora ravvisa in Bettino Craxi delle qualità da statista, queste qualità sono più che compensate dagli inquantificabili danni che quest’uomo ha imposto all’Italia e all’ideale che il PSI incarnava.
Dall’altra parte, per 12 anni (1996-2008) il PDS prima, i DS dopo, hanno rinunciato a rendere la socialdemocrazia un’autonoma forza di governo, relegati come erano nel ruolo di mediatori tra le forze cattoliche e comuniste del centro-sinistra inventato da Prodi. Formula, va ammesso, che si è rivelata fallimentare e suicida solo a posteriori, dato che siamo stati “tutti dell’Ulivo” per tanti anni.

Ma per quale motivo la dirigenza PDS-DS ha intrapreso quel percorso che si è concluso con la nascita del PD, con la fusione di un’idea socialista con il riformismo cattolico?

Se credevate che l’Italia abbia avuto 50 anni di governi cattolici con la DC, vi sbagliavate. L’Italia era un Paese del Comecon, il Patto di Varsavia, il blocco comunista. In nessun altro Paese occidentale, i post-comunisti hanno dovuto vergognarsi così tanto di quello che erano stati. Hanno creduto anche loro alla propaganda di Berlusconi e hanno creduto di essere eredi di Stalin, e non di Berlinguer. Dei gulag, e non degli asili di Reggio Emilia. In Repubblica Ceca e in Ungheria, in Estonia e in Romania, nessun partito socialista ex-comunista ha smesso di aspirare a governare e di chiamarsi PDS o PS. Nonostante i regimi dittatoriali da cui provengono, una volta reinventati non hanno più chiesto scusa. La socialdemocrazia è scomparsa solo in Polonia. E in Italia.

Noi ci siamo arrivati con la demonizzazione di Berlusconi (per il quale motivo, era necessario governare “a tutti i costi”, con i Mastella e i Bertinotti, motivando intere campagne elettorali per negativo, contro Berlusconi e non per un ideale di miglioramento sociale) e con lo scarso coraggio delle dirigenze D’Alema, Fassino e Veltroni a presentare la propria faccia alle elezioni per correre da soli (1996, 2001, 2006) e diventare l’unico referente maggioritario della sinistra di governo.
Nel frattempo, i nostri mostri reali, i Cattolici, non hanno mai abiurato alle bassezze etiche della lunga, cinquantennale, epoca democristiana: i fini machiavellici, l’ipocrisia morale, le alleanze con la criminalità organizzata, il clientelismo reso istituzionale. Nessuno, a sinistra, ha mai ritenuto opportuno insistere per tagliare i ponti con la Prima Repubblica. Nessuno ha mai chiesto a qualcuno di rendere conto di quella lunga stagione, dove sono germogliate tutte le odierne anomalie italiche. La parola d’ordine era corteggiare i voti moderati cattolici, essere “presentabili”, con chi presentabile non lo era mai stato. E mentre il centrosinistra rifioriva di galateo, la ricostruzione del nostro passato recente è stata lasciata nelle mani dei media di Berlusconi, con le sue chiacchiere, bugie (la sinistra che è miseria e morte) a diventare incontrastate verità storiche nell’immaginario collettivo di buona parte d’Italia.

Veltroni si è svegliato in ritardo e prova con il PD quel che il PDS doveva provare 12 anni fa. Ma il prezzo che l’Italia paga e pagherà per questi ritardi, queste scelte sbagliate, è altissimo.
Il mancato ricambio della classe dirigente (perché nelle megacoalizioni è facile nascondersi dietro a foglie di fico quando si perdono le elezioni, sono deresponsabilizzanti), la perdita della laicità come caposaldo dell’alternativa alla destra, lo smarrimento di un’etica forte e della giustizia sociale.

La scomparsa della socialdemocrazia.

sabato 29 marzo 2008

Loredana Bertè - Non sono una signora (1982)

Sono una foglia d'argento/nata da un albero abbattuto qua/e che vorrebbe inseguire il vento/ma che non ce la fa..

Ventisei anni fa Loredana Berté era già più Madonna di Madonna. Oggi si sa che fine hanno fatto.

giovedì 27 marzo 2008

Sanità/ Vedi Svizzera e ci Muori

Conosco solo due Paesi al mondo senza una sanità pubblica: gli Stati Uniti e la Svizzera.

Posseduto ormai da parecchi giorni da una sostanza giallo-verdastra che mi aveva otturato ogni poro di respirazione, mi decido a chiamare il medico della mutua per una visita a domicilio. Il dottore arriva, mi infila una torcia in gola, mi ausculta la schiena, mi prescrive una serie di farmaci, mi diagnostica una sinusite acuta e se ne va. Per combattere l'evasione fiscale, in Svizzera il pagamento a un medico non è immediato. Riceverò un bolletino postale nei prossimi giorni: 250 franchi (160 euro). Per 5 minuti.

Vado in farmacia, compro l'antibiotico, uno spray nasale (che si rivelerà essere acqua salata), un antiantibiotico per la flora intestinale, un analgesico (??? ma perchè?) e un fluidificante del muco. Quando inserisco il bancomat nel lettore, sto per svenire, ma non è per la pressione bassa dopo una settimana di febbre: 168 franchi (105 ero), di cui 88 per il solo antibiotico.

Vergognoso, eh? Il sistema funziona così: l'assicurazione privata è obbligatoria per tutti. Uno studente paga 200CHF al mese. Un lavoratore medio di 35 anni sui 300CHF. Dunque più di 3000CHF all'anno. Spese come quelle che ho affrontato io non sono affatto rimborsate. Esiste una franchigia annuale di 800CHF!! Ossia, se stai male e spendi fino a 800CHF, quei soldi non li vedi più. Oltre gli 800 CHF invece non paghi più nulla. E' chiaro che un giovane lavoratore spende in media meno di 800CHF all'anno per la propria salute. E che dunque i soldi che spende li perde per sempre, perché ogni anno la franchigia viene resettata.

Per fortuna, però, sono cittadino dell'Unione Europea, la quale, nella forma del Ministero della Salute italiano, mi assicura contro malattie e infortuni. Con la preziosa tessera TEAM che sostituisce il modulo E111, cercherò di ottenere un rimborso dallo Stato svizzero. In ogni caso, pensavo di consultare un dermatologo per un problema minore, ma ho deciso che attenderò giugno per farmi visitare in un Paese, che forse difetterà di diritti civili per gli omosessuali, ma che ha conquistato una libertà ben più importante: la sanità pubblica.

Abissale l'ignoranza di questi Svizzeri che non capiscono come il sistema deresponsabilizzi le case farmaceutiche che gonfiano i prezzi dei farmaci ("tanto pagano le assicurazioni!") e da qui, i premi delle assicurazioni stesse. Incredibile come gli stessi giovani preferiscano un sistema come questo, dove spendono 3000CHF all'anno, ma sono convinti di pagare meno tasse. Forse non sanno che come studenti, nell'UE, non pagherebbero alcunchè. Ancora più assurdo, che trovino crudele e illiberale l'idea che in una società, per la salute, il motto sia "Pay according to your means, get according to your needs".

Disumano e barbaro, che non capiscano che quando sei malato, hai diritto di pensare soltanto a guarire. E non di preoccuparti se hai i soldi, per guarire.