martedì 18 dicembre 2007

Sorpassi/ La Spagna è più ricca dell'Italia


Nessuna sorpresa. Eravamo indecisi soltanto sul quando.


Nel 1987, un altro sorpasso: Italy was overtaking Britain.


Ma i tempi cambiano e oggi vediamo dallo specchietto retrovisore che, dopo la Spagna, ha già acceso la freccia di sorpasso la Grecia.


Ma tanto per gli Italiani l'Italia va sempre bene così.

lunedì 10 dicembre 2007

Norme omofobia/ Dalla padella alla farsa

Se quanto scritto nel post più sotto era già di per sé delirante, l'Italia sa sempre dimostrare che i pozzi italiani non hanno mai un fondo.
Il decreto sicurezza contiene un emendamento che punisce fino a 3 anni di galera tutti quelli che si macchiano di reati d'odio (hate crimes). Ossia, xenofobia, omofobia e altre forme di discriminazioni. L'emendamento non cita queste fattispecie di reato. Contiene invece un riferimento all'articolo 13 del Trattato di Amsterdam che elenca questi crimini.
Ma siamo proprio sicuri? Ho preso in mano il trattato UE e ho cercato l'articolo 13. Non potevo crederci. Da domani, se la norma passa, rischierà il carcere chiunque sosterrà o inciterà a sostenere CHE IL TRATTATO DI AMSTERDAM NON DURI PER SEMPRE. Probabilmente l'articolo si rivolge a tutti quei cittadini britannici in vacanza in Italia, pronti a sfoggiare il loro euroscetticismo ad ogni occasione.
I nostri parlamentari, con pigne nel cervello in quantità superiore alla norma, non sanno leggere? L'articolo del Trattato di Amsterdam anti-omofobia è il numero 2 comma 7!! (pag. 26 per chi segue il link).
Non era più semplice enumerare le categorie da proteggere anziché sbagliare macroscopicamente il riferimento al trattato? Come possono succedere simili errori??

sabato 8 dicembre 2007

Omofobia / Memoria ROM


Ho una memoria a breve di sola lettura? O mi pare di ricordare che il dispositivo di norme anti-omofobia fu presentato dal Ministro della Giustizia Clemente Mastella intorno alla fine di gennaio 2007? Mi pare ancora di ricordare che il tale se ne vantò in polemica anti-DiCo, proprio per dimostrare di non avere pregiudizi contro gli omosessuali.
NB:
No, non sbagliavo. Il diesgno di legge anti-omofobia (ora accorpato, tramite emendamento di RC al decreto legge sulla sicurezza) era stato presentato proprio da Mastella. Il quale, ora non riesce ad accettarlo. Guardate qui.
Sono fortunato. Sono in Svizzera. Se vivessi ancora a Roma, forse, mi farei esplodere come un kamikaze dentro Montecitorio.

sabato 1 dicembre 2007

Italia, democrazia corporativa

La notizia che a Roma si rischia di veder naufragare anche il ben timido registro delle unioni civili è piuttosto d'impatto. La scusa al parlamento nazionale, a proposito dei DiCo, era più o meno la seguente: siamo sfortunati, il governo si regge grazie a un paio di senatori cattolici, se avessimo una maggioranza più netta, avremmo potuto applicare il programma elettorale.
Peccato che al Comune di Roma, Walter Veltroni goda di un'amplissima maggioranza, con la quale non deve temere né l'opposizione di destra, né fronde riottose della sua coalizione. Nonostante questo, il Walter si rivela ancora una volta per quello che è: un pavido. O forse, più maliziosamente, un opportunista. Un populista poco "careful" (ricordate il suo I Care?) ai bisogni dei cittadini, ma piuttosto abile a captare i desiderata dei poteri forti.
Già, chi saranno mai questi poteri forti? Più o meno tutti. Dall'onnipresente chiesa cattolica. Ai gruppi De Benedetti e Caltagirone. Ovviamente, la finanza rossa made in Siena. Talvolta, non c'è bisogno di essere tanto potenti per diventare babbau dei politici italiani. Anche i tassisti spaventano. Specialmente il Walter. Oggi sono i taxi, domani i piloti Alitalia. Ieri erano le lobby degli avvocati, dopodomani saranno i professori universitari.
In questo Paese di origine tribal-feudale, l'associazionismo famiglia-lavoro-orticello non accenna a morire. Non riesce a passare l'idea che la politica deve temere soltanto l'elettorato, inteso come unicum dei cittadini e non come insieme di veti incrociati.
E' vero che ovunque nel mondo occidentale le lobby sono una forza notevole (specialmente negli USA) e non sempre salutare. Ma in Italia mettono alla luce tutta la debolezza di una classe dirigente, incapace di essere forte, incapace di riformare, incapace di creare consenso trasversale.
E' amaro confessarlo, ma l'ultimo a capire come arginare, aggirare e raggirare le corporazioni italiane è stato Benito Mussolini.
Non è ora che ci riesca un leader democratico?

martedì 27 novembre 2007

Marie-Thérèse Porchet, SOLEIL - La Leçon de Géographie

Video politicamente molto scorretto che mostra il grande amore che corre tra svizzeri francofoni e alemanni..

martedì 20 novembre 2007

Quella volta al Café Penis

Con questa foto si inaugura una nuova rubrica grottesca. E si toccano i 200 post.

Chi non vorrebbe immortalare un incontro in una location tanto romantica?

venerdì 16 novembre 2007

Orhan Pamuk/ Il mio nome è Rosso



Io sono un ritratto. Non uno qualsiasi, ma quello di Nostro Sultano Maometto II. Nonchè il primo contatto ottomano con l'arte occidentale. O meglio, veneziana, perché é Gentile Bellini che mi dipinse in onore del conquistatore di Costantinopoli.

Ma la storia che si racconta su di me, si svolge un secolo più tardi. Per colpa mia viene versato del sangue tra i miniatursti della corte imperiale. Proprio così. Stravolgo le prospettive della secolare miniatura islamica con quelle europee. Scuoto alle fondamenta un mondo dove non esistono la fama dell'artista né il suo stile né il successivo guadagno. Irresistibili vizi occidentali che creano gelosie e omicidi. Per colpa mia ci si chiederà se l'artista deve dipingere come Allah ci vedrebbe da lassù o se deve mostrare l'ordine cosmico voluto da Allah nella sua creazione. Le idee delle cose, non le cose.

Su questo sfondo, l'agitazione millenaria dei Turchi sospesi tra Occidente e Oriente, alla ricerca di una loro definizione. Istanbul, città cosmopolita, porto vibrante. Vicoli brulicanti di odori e misteri, spazzati dal vento invernale. Forse grazie a me, potrete entrare nel segretissimo Tesoro del Sultano e ammirare i doni dei sovrani europei, come anche le biblioteche persiane saccheggiate nel corso dei secoli.

Se la mia storia vi ricorda Il nome della rosa di Umberto Eco, non c'è che annuire. Ma nelle mie 500 pagine accadono meno intrighi e si toccano meno problematiche. A volte mi dilungo in ripetitivi e prolissi aneddoti di origine antica, sconosciuti a voi lettori occidentali. Ma forse questo è perché il nostro Tempo ha un significato diverso dal vostro. E anche di punti di vista, non ce n'è uno solo, ma un coro distorto e cacofonico. Di me parleranno Nero, i miniaturisti, una moneta, un cavallo e molti altri. O forse è sempre una sola unica voce.

Se il mio nome è Rosso, non vi resta che domandarvi chi sono.

lunedì 12 novembre 2007

Prospettive/ Gay di Italia, gay di Polonia



La fortuna di studiare qui è che parli con persone da tutto il mondo. Stasera Kasia mi ha raccontato che suo fratello è gay. Mi ha parlato ancora della scena di Varsavia, le nuove generazioni e i vecchi retrogradi, le campagne e le città. Mi ha ricordato molto l'Italia.

La Polonia si è appena scrollata di dosso gli omofobi gemelli Kaczynski, votando per il partito proeuropeo di Donald Tusk. Certo, Tusk è di destra e non gliene frega niente di omosessuali, ma il peggio è passato.

In Italia, nel frattempo, le associazioni LGBT sono in pausa di riflessione. Hanno portato in piazza più di un milione di persone nel corso del 2007, ma inutilmente: i politici sono rimasti impegnati nel difficile compito di fissarsi l'ombelico.

Forse in Polonia le cose sono più difficili che in Italia, ma entrambe sono indietro rispetto all'Occidente.

Eppure, un' altra discussione con persone dal mondo arabo, mi ha fatto capire che nello sconforto di oggi c'è la speranza di un domani vicino.


E' quando si creano dibattiti infuocati, proteste, lotte; è quando i media prendono nota, quando la politica se ne occupa, quando il grande pubblico si accorge di un mondo emergente dal buio, che le cose stanno per cambiare. Quello che succede oggi in Italia e in Polonia, succedeva altrove dieci-quindici anni fa. Nei Paesi arabi, dove non esiste un dibattito pubblico sull'omosessualità, qualsiasi riconoscimento giuridico è lontano anni luce. O senza scomodare, la sponda sud del Mediterraneo: Russia, Ucraina, Giappone, Corea.


Non ricordo chi disse: non importa se si parla bene o male di me, l'importante è che se ne parli. Beh: odiateci, rifiutateci ma parliamo di noi. Rompiamo il tabù, normalizziamo quello che per voi è anormale, rendendolo argomento quotidiano. Il cambiamento è vicino.

giovedì 8 novembre 2007

Nuove Danze/ Techtonik

Inventata a Parigi, miscela di hiphop e techno, la Techtonik sta invadendo le strade della Francia e della Svizzera francofona.

Mi piace quest'idea di muovere le braccia.

mercoledì 7 novembre 2007

Catherine Tate: Derek - Gay Wedding

HOW VERY DARE YOU???

martedì 6 novembre 2007

Personaggi/ Enzo Biagi


Amavi la brevità e non sarò da meno.
Hai servito il tuo Paese, hai creduto nel giornalismo. Non hai mai abbassato la testa.
Non sei un eroe, sei stato come ogni cittadino dovrebbe essere.
Poche persone hanno descritto l'Italia come te. Mi dispiace che, ciononostante, sei rimasto fino in fondo un cattolico.
Forse è questo che mi dispiace. La morte di un 87enne non dovrebbe destare preoccupazioni, la tua sì. Segno che della tua lezione di professionalità non si è imparato niente.

Alitalia/ Lasciatela Fallire

Roma ha due aeroporti: Ciampino e Fiumicino. Ciampino è piccolo, serve le lowcost, i bagagli si ritirano in fretta. Il suo problema è che irraggiungibile. Il Comune di Roma preferisce ingraziarsi i tassisti anziché i cittadini e c'è solo un autobus che collega lo scalo con la metropolitana. Va da sé che l'autobus ha una frequenza ridicola di 40 minuti e che se non hai un amico che ti accompagna, a e da Ciampino ti muovi in taxi.
Oggi però mi è toccato Fiumicino. Per un volo europeo, a Ciampino basta fare il check-in 1 ora prima dell'imbarco. Non così al Leonardo da Vinci. Illuso di essermi mosso per tempo, giungo ai metal detector nell'arco di 40 minuti dopo una fila angosciosa. Il motivo? Solo tre postazioni su 10 in funzione. Un signore timidamente protesta con un addetto, che risponde sgarbatamente "io lavoro sempre, faccia pure un reclamo, lo faccia, lo faccia". La fila era rotta da persone trafelate che cercavano di superare tutti "perdo l'aereo". Un uomo diretto come me a Ginevra risponde che il nostro aereo parte ancora prima di quello del ritardatario.
Superati i controlli, corro a perdifiato, non compro le sigarette al duty free, scopro con disperazione che devo prendere anche uno shuttle train per raggiungere il gate. L'hostess mi strappa il biglietto e dice "oggi pare che c'è tanta gente ai controlli". Già.
L'aereo si raggiunge con un pullmino, un piccolo lungo tour sulla pista. Il velivolo Alitalia è minuscolo e visibilmente invecchiato, come l'equipaggio, tutti sopra i 40 anni.
Mi siedo al mio posto, un fisico del Cern accanto a me già dorme. Qui comincia la tragicommedia.
Il volo era in programma per le 8:55 ma sono già le 9:15. Il comandante comunica:
"scusate il ritardo ma abbiamo perso tempo per trovare l'aereo, non sapevamo dove era parcheggiato". "Adesso stiamo provvedendo ad individuare il bagaglio di un passeggero non a bordo."
Si fanno le 10, siamo ancora fermi. "Mi scuso per la situazione, ma ora partiamo davvero. Il piano di volo era sbagliato e abbiamo dovuto rifarlo"
La mia vicina è italosvizzera, alza gli occhi al cielo e in due frasi sintetizza il dramma e la vergogna di una compagnia che infanga la bandiera. "Abbiate almeno la dignità di non comunicarle queste cose. Swissair è fallita e ora Swiss funziona"
Il Paese è messo davvero male.

sabato 3 novembre 2007

10 anni di paralisi

Ritorno a Roma per la prima volta da quando sono via oltralpe. La strana sensazione di non sentire più propria la propria stanza: pulita, vuota, asettica. Ospite in casa di mamma.

Rivedo il cielo azzurro dopo tanto tempo, rivedo il traffico e l'incività delle persone, rivedo anche la maestosa bellezza che fa perdonare ogni difetto. Purtroppo leggendo i giornali trovo anche un clima che non mi piace affatto. L'omicidio di Giovanna Reggiani sembra segnalare che qualcosa in Italia è cambiato. Siamo diventati anche noi un Paese più xenofobo come la Svizzera, la Francia e l'Olanda? Anche da noi l'immigrazione ha raggiunto la soglia della sopportazione? E' questo il prezzo da pagare sulla strada del multiculturalismo?

Ma la cosa che più mi addolora non sono i raid punitivi in stile fascista delle ultime ore. E' riscoprire che le polemiche sui quotidiani sono tutte piuttosto puerili, emozionali, sciocche. Non solo la folla, ma anche i partiti e i sedicenti intellettuali editorialisti sono immersi nel populismo e nelle scoperte dell'acqua calda. Non lo sapevate che molti, troppi rumeni vivono in condizioni disperate da terzo mondo nella nostra Capitale? E Veltroni scopre oggi che una stazione suburbana (Tor di Quinto) è infruibile ed è come non goderne, se per raggiungerla l'utenza è costretta ad attraversare una favela, uno sterrato non illuminato, la negligenza e l'incuranza?
Sia la sinistra terzomondista che la destra xenofoba non sanno dare una risposta concreta ad un problema che rischia di intossicare l'Italia per i prossimi anni. L'immigrazione richiede un approccio serio, e non raffazzonato. Richiede innanzitutto polso fermo da parte delle autorità. La politica della valvola di sfogo è un insulto all'intelligenza sia per i cittadini che imparano la paura, sia per quella feccia umana che viene lasciata imputridire sulle sponde dei fiumi.

Lo sapevamo già, ma scopriamo ancora una volta che in Italia il problema numero 1 è la riforma della Giustizia, ormai sempre più incapace di garantire una convivenza civile ai cittadini. E come ci vuole il bastone contro i "cattivi", così è necessaria la carota per i "buoni". Per tutti coloro che da quelle baracche tra i canneti vorrebbero uscire. Job centres, edilizia popolare, tutto questo dov'è? Tutto questo si è perso in un decennio trascorso a tifare o odiare Berlusconi. Con una sinistra vecchia, incompetente e ciarlona. In un decennio senza politiche, in 10 anni di paralisi.

martedì 30 ottobre 2007

Update/ Unioni Civili nel Mondo


Ottobre porta numerose notizie per quanto riguarda i diritti delle coppie omosessuali. Le maggiori novità arrivano dal Sudamerica. Dal 1 novembre 2007 l'Uruguay sarà il primo paese latinoamericano a garantire delle unioni civili ai propri cittadini, mentre in Colombia la Corte Costituzionale ha riconosciuto numerosi diritti alle coppie conviventi (anche omosessuali) dando vita di fatto a partnership non registrate. Sembra che il legame linguistico con la Spagna di Zapatero si rifletta anche nella legislazione LGBT, come testimoniano le unioni civili erogate a livello comunale da Città del Messico, Buenos Aires e perfino nella lusofona Porto Alegre. Un'altra dimostrazione di laicità da parte di un continente cattolicissimo.


Venendo al nostro continente, l'onda di diritti cominciata in Europa Occidentale raggiunge la Mitteleuropa. E qui la Svizzera fa da modello, avendo introdotto le unioni civili tramite referendum (unica al mondo) a partire dallo scorso 1 gennaio. Legislazione identica a quella elvetica è stata presentata dal parlamento del piccolo Liechtenstein per conto del partito progressista Freie Liste. Con la stessa ispirazione, qualche giorno fa in Austria la Grande Coalizione di democristiani e socialisti ha portato in aula una proposta di legge. Rimanendo nell'ex impero asburgico, la sinistra in Croazia ha annunciato di aggiornare le attuali partnership non registrate a vere e proprie unioni civili in caso di vittoria alle elezioni di novembre.


Tempi più lunghi per quanto riguarda, invece, i matrimoni gay. In Islanda e in Svezia i parlamenti stanno discutendo delle leggi che renderebbero "gender neutral" l'istituto giuridico del matrimonio. Attualmente le partnership domestiche assicurano tutti i diritti spettanti alle coppie eterosessuali, compresa l'adozione. Tuttavia vi è un ampio consenso che negare il nome di matrimonio a tali partnership resti una forma di discriminazione da superare. Forse più rapido l'iter di una simile legge in Norvegia, dove la sinistra gode di una maggioranza più solida. Nel frattempo il Partito Liberale di Ungheria (SZDSZ), alleato minore dei Socialisti al governo, ha presentato un progetto di legge che ritiene di poter approvare nel corso del 2008. L'Ungheria passerebbe dunque dalle unioni non registrate ai matrimoni in un colpo solo. Sono però piuttosto scettico sulla riuscita del provvedimento, considerato che solo il 18% della popolazione si dice d'accordo e che anche se il governo gode di una maggioranza larghissima, è attualmente in caduta libera nei sondaggi (dal 50 al 22%) per via dello scandalo dell'anno scorso sulle bugie del premier Gyurcsany.


Negli USA, infine, il governatore dello stato di New York ha proposto di persona il samesex marriage. La legge di Spitzer ha passato la camera bassa ma dovrà superare indenne il senato a maggioranza repubblicana, il che è improbabile. Anche la legislatura del piccolo Rhode Island sta esaminando il capitolo matrimoni.


E così mentre il mondo piano piano si muove, i diritti LGBT in Italia restano invariabilmente fermi. Non rimane che riporre le speranze nel Charter of Rights incorporato nel nuovo Trattato di Lisbona che sarà ratificato dai Paesi UE nel corso del 2008.

domenica 21 ottobre 2007

L'Università in Svizzera

Dato che un post di Titollo è sfociato in una diatriba sui sistemi universitari, racconto le miei impressioni sull'istruzione in Svizzera.

Nelle classifiche internazionali, come quella stilata dalla Shanghai University, gli unici Paesi europei che vantano degli atenei di prestigio sono l'Inghilterra, la Svizzera e la Svezia. Senza dilungarmi sui meriti (e demeriti) degli altri due Paesi, posso cominciare dicendo che in Svizzera le università costano in media meno che in Italia. Gli istituti pubblici arrivano a domandare 500 euro all'anno agli studenti più ricchi. Altrimenti, esistono delle facoltà semipubbliche, come il mio HEI, che costa 3000 euro all'anno. Alla Sapienza spendevo 1000 euro circa, ma in Italia le private come la Luiss o la Bocconi arrivano ad esigere 8000 euro. Considerando che nel mio istituto insegnano gli allievi di premi Nobel come Solow, e che a livello internazionale l'HEI gode di ottima fama (al FMI gli alumni HEI sono la comunità più grande) posso dire che la Svizzera offre un'ottima qualità a prezzi largamente accessibili.

Per quanto riguarda l'organizzazione interna dei corsi, anche qui è in vigore la Riforma di Bologna (ossia il 3+2). La differenza principale riguarda l'ordinamento degli esami. Non esistono appelli, né sessioni autunnali a settembre (retake session). Alla fine di ogni corso, qualche giorno dopo, si tiene lo scritto. La maggior parte dei professori permette di avere un esonero (midterm exam) e comunque nel voto finale rientrano anche voci quali assiduità di frequenza, risultato degli esercizi per casa, partecipazione ai dibattiti. Se il voto finale non raggiunge la sufficienza, è necessario rifrequentare il corso l'anno successivo. In ogni caso il diploma non può richiedere più di 2 anni e dunque sta allo studente decidere come organizzare i crediti nell'arco del biennio. In casi eccezionali per i quali non ci si presenta all'esame finale (es: grave malattia), è possibile che il professore conceda allo studente una data extra.


Il sistema si regge sul fatto che l'intero insegnamento si concentra sul superamento del corso da parte degli studenti. Ogni settimana ci sono 2 ore di lezione (lecture) e 2 di esercitazioni (review session). Il numero ridotto di studenti (noi siamo 13) fa sì che seguendo le lezioni e le review (entrambe obbligatorie) il grosso dello studio si faccia in classe e che si arrivi agli esami con una conoscenza assorbita gradualmente nel trimestre, senza le italianissime "chiuse" di gennaio.
Anche all'Università di Ginevra, dove la mia coinquilina studia Relazioni Internazionali, il sistema è lo stesso e gli studenti non sono mai più di 50. La differenza è che la triennale (baccalaureat universitaire) ha una soglia rigida dopo il primo anno, mentre il funzionamento dell'ultimo biennio (esami, bocciature) è identico al biennio di master. Per superare il primo anno è necessario superare i 2/3 dei crediti ECTS previsti. Altrimenti si ripete e non si possono seguire i corsi degli anni successivi. E si perdono anche gli esami superati.

L'età media dei docenti è un po' più bassa di quella italiana (50-60) ma le review session sono tenute da assistenti (TA) che in genere sono studenti del PhD. Il fatto poi che l'Università sia così prestigiosa a livello globale e che i corsi sono interamente in Inglese, attira studenti (e docenti) da tutto il mondo e questo crea un'esternalità positiva per l'apprendimento. Per me è molto buffo ascoltare micro con un TA giapponese, matematica con un indiano, macro con un'italiana e studiare accanto a una compagna thailandese, una canadese, un algerino e una greca.

Dal punto di vista della qualità dei contenuti, mi sembra ad una prima impressione, che le università italiane esprimano un ottimo livello. Il problema semmai è che sono percepite come troppo sbilanciate verso la teoria anziché la pratica. Questa considerazione fa solo rabbia, perchè significa che gli atenei italiani, con la giusta organizzazione, sarebbero di eccellenza globale. Altro handicap italiano è l'ostinazione con cui la specialistica viene impartita in italiano anche in quelle lauree dove l'inglese sarebbe preferibile (economia, fisica, ingegneria etc).

Purtroppo la sinistra italiana crede che il sistema attuale sia l'unico a garantire equità. Tuttavia, ignora terribilmente il fatto che LA MOBILITA' DI CLASSE E L'UGUAGLIANZA SONO AI MINIMI STORICI in Italia. E ciò significa che qualcosa nella nostra università si è rotto, dato che questa non assicura più una meritocrazia ugualitaria. Ma anzi, rinfocola le disparità.

Pensando al mio caso personale, credo che il problema non sia che in Italia la laurea equivalga a un pezzo di carta igienica. Per molte professioni e per fare carriera accademica è sufficiente studiare in Italia. Il problema sorge quando le ambizioni ti portano a mirare alto (organismi internazionali in economia, ricerca nelle materie scientifiche, etc). Non resta che emigrare a quel punto. E qui si capisce che il sistema universitario italiano non è più capace di portare i propri cittadini al top del mondo.

Naturalmente, l'edificio nella foto è la sede dell'HEI a Ginevra: Villa Barton, in riva al lago.

sabato 20 ottobre 2007

Astronomia/ Domande Infantili


Perché la chiamiamo "mezzaluna islamica", quando è ovvio che è una luna crescente?

giovedì 18 ottobre 2007

Nightwish - Sleeping Sun

D. mi diceva sempre che i Finlandesi ascoltano metal che inneggia a sgozzare le vergini. Ma non è vero! Mi hai ingannato!

In casa, la mia coinquilina non ascolta che questo.

mercoledì 17 ottobre 2007

Riflessioni/ Parlare la lingua di pochi

Quando ero più piccolo, mi piaceva l'inglese per le sue parole brevi, il francese perché ci sono più X e Y di un'equazione matematica, il tedesco per i pallini sulle vocali. Col tempo, sono stato incuriosito dall'islandese per la sua immobilità, dal turco per l'armonia e dal croato per la sua flessibilità. Ma in questi giorni sto realizzando cosa significa parlare italiano.
Tra le grandi nazioni europee, l'Italia è l'unica a parlare una lingua esclusiva. L'Inglese fa parlare il mondo intero, la Spagna ha il Sudamerica, il Francese ha ancora un appeal internazionale, sia come seconda lingua, sia nelle ex colonie, e il Tedesco, almeno in Europa, oltre che essere parlato da quasi 100 milioni di persone, è lingua di cultura in molti Paesi. Perfino il Russo è uno strumento di comunicazione che supera i confini nazionali. Noi Italiani, invece, siamo un buon numero (circa 60 milioni), ma parliamo una lingua purtroppo provinciale.
Nulla di male in tutto questo. Il problema è culturale. L'Italia è un Paese poco conosciuto in modo diretto dal resto del mondo. Se si escludono le esperienze vacanziere, nessuno legge i nostri libri, nessuno ascolta la nostra musica, nessuno conosce i nostri giornali. In poche parole, il nostro immaginario collettivo, tutto il nostro sistema di riferimenti, è perduto al di fuori dell'Italia. E siccome è sconosciuto, mi sto rendendo conto che per molti stranieri è come se l'Italia non producesse nulla di culturale. Appariamo come un Paese vecchio, con città piene di arte, ma in qualche modo "out", fuori dai circoli culturali internazionali. Non c'è scena in Italia, chi mai si trasferirebbe in un Paese con una lingua poco spendibile sul mercato mondiale?
Pensavo che tutto questo fosse nostro demerito. Ma ora che studio in un prestigioso istituto europeo, dunque, con delle menti che si presumono eccellenti, sto rivedendo certi nostri assunti vittimistici. A leggere uno dei miei blogger preferiti, Zarathustra, l'Italia ne esce distrutta, come un Paese di ignoranti subumani. Ma se la sua storia personale si riferisce soprattutto al nordest, alla pianura, la mia è quella di essere vissuto nella capitale, con amici a Firenze, Bologna, Milano e Torino. A Roma con i miei coetanei parlo di politica, andiamo alle mostre, si va spesso al cinema, ci si scambia dei libri. Forse non siamo dei giovani italiani medi, ma pensavo che il nostro livello fosse europeamente regolare.
Qui invece mi sembra di scoprire profonda ignoranza. E non parlo solo di Svizzeri, i miei compagni di classe vengono da tutto il mondo. Se chiedi se hanno letto un libro o visto un film, ti guardano esterrefatti appena ti allontani dal blockbuster. Molti svizzeri alemanni (cioé di lingua tedesca) giudicano la preferibilità di una città in base a parametri quali velocità dei mezzi pubblici, pulizia delle strade, accessibilità del lago. Ma di accessibilità alla cultura non ne parlano! E non sono dei vecchi decrepiti, ma ragazzi di 20 anni.
In Svizzera lo studio della storia è semiopzionale. Al liceo, ogni anno, si studia un tema diverso: es: caccia alle streghe, sviluppo dei film western. La storia antica si studia a 11 anni e poi mai più.
L'immagine dell'Italia all'estero è quella di un Paese ignorante. Se per molti aspetti è vero che è un Paese conservatore e chiuso di mentalità, è anche vero che è capace di esprimere una ottima elite culturale. Credevo che questo fosse vero di ogni Paese, ma ora non lo so più. Penso che la nostra cultura, nella nostra lingua, la parliamo tra noi e che fuori arriva ben poco. Siamo importatori netti di conoscenza.

martedì 16 ottobre 2007

Prime volte

Alitalia batte Easyjet 179 a 303 euro. Mi emoziona volare per la prima volta con Alitalia.

sabato 13 ottobre 2007

Gentilìzzera

Tra i lati buoni della Confederazione Elvetica c'è l'educazione delle persone.

Flash. Torno verso casa dalla Coop (sì, le nostre Rosse). Mannaggia ho dimenticato il pane. Mi trovo una macchina piena di vecchiette e buste della spesa con due ruote sul marciapiede. Sono costretto a circumnavigarla. Mentre giro intorno, una vecchietta sorridente mi dice "scusi signore". Aggiungo che appena mi faccio la barba dimostro 12 anni. Penso "O cazzo, mo' mi chiede delle informazioni stradali che non conosco..e qui bisogna sempre darle!". Invece no, la vecchia serafica si scusa per aver parcheggiato male la macchina. Un po' come tutti i giorni a Roma, no??
La prima sera a Ginevra ci aggiravamo con Matteo alla disperata ricerca di un parcheggio. Al semaforo un automobilista mi vede armeggiare con la mappa stradale. E ovviamente si ferma al rosso per aiutarci e suggerirci come trovare dei parcheggi gratuiti.

Una settimana fa chiedo dov'è una via ad una bella signora distinta senza due dita. Questa, in preda ad una crisi spasmodica di gentilezza, prima si dispera, poi, nonostante le due grandi buste della spesa (e un arto privo di due dita, aggiungo), si dimena alla ricerca di un negozio per chiedere informazioni. Infine mi segue per un tratto, assicurandosi che io imbocchi la direzione giusta.
Nel mio sbalordimento di fronte a questi comportamenti, che chiunque li mostrasse in Italia, verrebbe scambiato per un alieno, o peggio per un vecchio moralista o un semplice fesso, mi domando come questi Svizzeri dal cuore gentile possano poi votare un fascista come Blocher o vivere senza un sistema sanitario pubblico e non lamentarsene.
Contraddizione #1: Gentilezza senza solidarietà.

giovedì 11 ottobre 2007

Non è tutto oro quel che Svizzera


Due mesi di assenza dal blog sono giustificabili quando si tratta di trasferirsi in un'altra città e in un altro Paese. Un po' di assestamento, cambia tutto: lingua, abitudini, persone. Non mi sento ancora del tutto a posto, la solitudine si fa sentire ancora e la testa guarda sempre all'indietro, verso Roma.
Ma ora c'è Ginevra, e la Svizzera. Paese dove non mi sarei mai sognato di vivere. Ma il mio europeismo è stato vinto dall'insistenza del mio relatore perché provassi l'esperienza di studiare all'HEI. Ed eccoci qua..
Domenica prossima la Svizzera vota per il parlamento e questo, insieme a tante altre considerazioni fatte in quest'ultimo mese, mi spinge a tornare a scrivere.
C'è tanto da raccontare sulle abitudini di questa strana nazione, che per ora, mi resta assai poco simpatica.
A differenza di altri blogger che leggo, sempre pronti a fustigare l'Italia dalla loro posizione di espatriati, ora che lo sono anch'io, sono giunto a due conclusioni alternative:
1) o loro giudicano più severamente di me le malefatte italiane.
2) o i Paesi dove vivono loro sono meglio della Svizzera
E' ovvio che la Svizzera non è "peggio" dell'Italia, anzi. Per moltissimi aspetti avremmo tanto da imparare dagli Elvetici. Ma in fatto di contraddizioni interne, la Svizzera ne ha in abbondanza, forse ancora più dell'Italia. E il fatto che questi contrasti siano ben celati sotto uno spesso strato di opulenza e orologesca efficienza, rende ancora più perplessi e contraddetti.
In sintesi, non è tutto oro quel che Svizzera. Vedrete perché..

venerdì 10 agosto 2007

mercoledì 8 agosto 2007

Marketing/ Paralleli inquietanti



I poster del PD con la donna che alza l'ascella "Primarie PD: Vogliamo la tua testa" ricordano terribilmente la pubblicità Borotalco "Altolà sudore!".

giovedì 2 agosto 2007

Muse - Urban Team - 48 Hour Film Project Rome 2007

Ecco il corto che abbiamo realizzato per il 48 Hour Film Project di Roma 2007.

In 48 ore il corto doveva essere ideato, girato e montato. Includere "Carla Severi, insegnante d'arte", un oggetto "le pagine gialle" e un dialogo "Suoni qualche strumento?". Ci è toccato in sorte il genere Horror. Lo so, non fa affatto paura, ma forse un filo di angoscia la crea.

Abbiamo vinto il premio "best use of character".

mercoledì 1 agosto 2007

Stefano Benni/ Margherita Dolcevita


Poesia:


Trovato in una sacca tra costumi da bagno

L'ho letto al divano, in piscina e cagando

In due pomeriggi, ma è Benni, si sa

Un poco rifletti, sghignazzi e poi dici bah.

lunedì 30 luglio 2007

Italia/ Cosimo Mele, alla festa dell'ipocrisia


Lo ammetto. Era da tempo che attendevo un'occasione del genere. Cosimo Mele, un parlamentare dell'UDC, originario della tradizionalissima nonché cattolicissima Brindisi, è stato colto in flagrante in un Grand Hotel di Roma in compagnia di due puttane e cocaina à gogo. Una delle puttane aveva sniffato troppo e un'ambulanza si era resa necessaria. L'identità del politico, però, non era stata rivelata dai giornali. Ieri, in un insolito slancio di trasparenza, Cosimo Mele si è dimesso dalle cariche del partito, il quale ha preso le distanze da questo esemplare di meridionale libertino.
In America è fantastico quando i giornali pizzicano politici o leader religiosi intenti a contraddire con i fatti, le loro crociate verbali moralistiche. In Italia, ancora non siamo abituati. Ma è bello annotare l'ipocrisia di un partito, l'UDC, capace di mobilitare le masse per difendere i "veri valori italiani" e "la famiglia tradizionale", ma evidentemente incapace di selezionare la sua classe dirigente.
Da oggi l'UDC ci offre, insieme agli indagati per mafia della Sicilia, anche i puttanieri cocainomani. Chissà cosa ne pensa la CEI.

domenica 29 luglio 2007

Quando il calcio è favola


Iraq - Arabia Saudita: 1-0. L'Iraq, dilaniato dalla guerra civile, vince per la prima volta i campionati asiatici di calcio, l'Asian Cup 2007. La squadra è formata da sunniti, sciiti e curdi. A volte la speranza proviene da un campo di pallone.

sabato 28 luglio 2007

Personali/ Le giornate che amo

Le giornate che amo sono svegliarmi tardi e sorseggiare pigramente il caffelatte, sfogliando il quotidiano.
Sono pranzare sotto i platani con mia madre, in una pausa di lavoro, e sentirmi guardate le spalle.
Sono una visita inaspettata di N. che è sulla strada del Sud e riannodare episodi di vita lontana sotto l'aria di un ventilatore e un caffé.
Sono una passeggiata tra i vicoli del centro con C., un passato da leccare via in un gelato al pistacchio, riscoprire l'affetto nei gesti e negli sguardi e sapere che non finirà mai.
Sono in un bicchiere di Martini e in un libro con R., cercare insieme il futuro tra gli snack sul tavolino mentre la calura scende, ritrovarsi uniti per superare le distanze di domani.
Sono una cena al pesto preparata da D., vedere i suoi occhi mentre scarta i regali e ridere insieme senza troppe domande, un po' di vino bianco e qualche sigaretta.
Sono proseguire la notte insieme a L., sotto i monumenti e il fresco cielo romano, affondare e cantare idiozie dentro un cocktail e far finta che il tempo non passerà mai.
Sono leggere un fumetto, stravolto nel letto, fino ai primi rumori delle 5 e volere vedere la Corea del Nord.
Le giornate che amo sono giornate come ieri.

mercoledì 25 luglio 2007

martedì 24 luglio 2007

It's the end of the Left (as we know it)


La domanda che si poneva Giorgio Gaber in una sua celebre canzone non è mai stata più calzante: Ma cos'è la Destra e, soprattutto, cos'è la Sinistra, oggi?


In Francia la Gauche sta venendo spazzata via da Sarkozy, in Germania le possibilità di governo e l'essenza stessa della SPD sono messe in dubbio dalla nascita della Linke, in Scandinavia soffia un vento di cambiamento verso destra, in Olanda non ne parliamo, in Inghilterra e USA c'è da chiedersi cosa resta della sinistra, in Italia la parola Sinistra sarà più chiara dopo l'eventuale referendum e la fondazione del Partito Democratico.


Effettivamente, se è vero che viviamo in un mondo dove le ideologie sono morte, sostituite da "sentimenti di massa", era naturale anche la fine della Sinistra, così come la conosciamo. Uguaglianza, lavoratori, sindacati sono parole che perdono, purtroppo, appeal in una società che vive di conservatricissime ansie sul "diverso", sulla "difesa della qualità della vita" o "delle radici culturali". Una società opulenta e piuttosto menefreghista, non solo in Italia.


Lo stesso rinnovamento della Sinistra, avvenuto negli anni '70 sulla scia dei movimenti per i diritti civili, è giunto al capolinea. A parte i diritti LGBT che interessano soltanto una minoranza della popolazione, non ci sono più grandi ideali da conquistare, piuttosto vecchie vittorie da difendere da un rigurgito antilibertario di ritorno (es: aborto). Come ogni movimento che "difende", la Sinistra si scopre paradossalmente una forza di conservazione, ancorata ad un passato che non ha un futuro necessariamente garantito.


Eppure, non possiamo ridurci a pensare che "si stava meglio quando si stava peggio" o che la società "ha perso la testa". Idioti e ignoranti sono sempre esistiti e l'istruzione è notevolmente aumentata rispetto a 40 anni fa. Il cittadino medio è diventato più critico, non si accontenta di aderire idealmente ad un partito. Vuole un programma, un manifesto, una policy da verificare e giudicare. Vince chi ha la policy migliore (o più appetibile per l'elettorato) e la sa applicare meglio.


Se questo è lo sfondo del cambiamento sociale, non ha davvero più senso immaginare i partiti come apparati ideologici. Negli anni 2000, si trasformano in macchine elettorali permanenti, al servizio di una persona con il sorriso simpatico, incaricata di svolgere un mandato.


E' necessario per sopravvivere, che la Sinistra sappia captare quali sono le politiche di "urgenza sociale" che il pubblico domanda. Proporle in modo accattivante e, infine, eseguirle. Leggere il presente con il filtro del passato è forse un esercizio inutile quanto controproducente, in politica.


Non resta che deporre un garofano sulla sua tomba: riposa in pace, o lavoratore proletario!

venerdì 6 luglio 2007

Come poteva andare/ Campioni del mondo


Un'estate irripetibile. Una festa di rumori e tre soli colori celebravano la Coppa del Mondo. Niente più destra o sinistra, tutti per le strade in un ritrovato senso di unità nazionale e fratellanza. La felice conclusione a mesi di estenuante campagna elettorale, che avevano portato all'allontanamento di Berlusconi dalla scena politica. Il simbolo della polarizzazione del Paese era stato sconfitto.

Sull'onda delle celebrazioni per la squadra di calcio, il Governo Prodi seppe interpretare la richiesta di pacificazione proveniente dalle piazze italiane. Nel mese di luglio l'esecutivo varò importanti provvedimenti di liberalizzazioni a favore dei consumatori, con il consenso dell'opinione pubblica. I sondaggi premiavano il nuovo governo di sinistra. Per questo, avendo vinto di misura a causa di una sfortunata legge elettorale, i partiti di governo ritennero conveniente di aggregarsi in forze più compatte. Nacquero il Partito Democratico, la Sinistra e i Socialisti. La nuova compattezza permise di correggere le leggi ad personam di Berlusconi e di regalare al Paese, per la fine dell'autunno, moderne leggi sul conflitto di interessi e sul riordino del sistema radiotelevisivo.

Gli elettori di sinistra erano in visibilio. Il lustro di Berlusconi sembrava già un ricordo, la popolarità del Governo era alle stelle e iniziava a fare breccia anche nell'elettorato più flessibile del centrodestra. Le promesse elettorali erano state mantenute. La destra, in disarmo, si era disfatta della leadership di Berlusconi e scimmiottava la sinistra nel tentativo di costruire anch'essa un partito unico, invano.

In questo clima di euforia, non fu difficile per il Governo approvare una Finanziaria 2007 amara, ma necessaria per il rilancio delle finanze pubbliche. Ancora una volta i sondaggi premiavano l'esecutivo, che appariva sempre più concreto e fedele al mandato ricevuto dagli elettori. Prodi convocò nuove elezioni per il marzo del 2007, che vinse con percentuali del 55%, permettendo l'estromissione dell'intransigente Mastella e degli altri movimenti che non si erano aggregati nei tre nuovi grandi partiti di sinistra. Ad aprile il governo poté presentare una nuova legge elettorale che assicurasse migliore governabilità.

Mentre l'economia riprendeva fiato e i cittadini entusiasmo, il nuovo governo Prodi presentò importanti disegni di legge nell'estate 2007: Pacs e testamento biologico; sarebbero stati approvati a breve. Nel frattempo continuavano le riforme in tema di giustizia, cittadinanza per gli immigrati, pensioni. Si avviava un riordino dell'amministrazione pubblica, con la promessa di affrontare per il 2008 i nodi dell'università e del rilancio industriale.

In breve, a distanza di anni da quel lontano luglio 2006, appare chiaro che in un Paese malato di calcio come l'Italia, quell'insperata vittoria in terra tedesca giocò un'incredibile ruolo per il cambiamento e lo sviluppo della nazione.

mercoledì 4 luglio 2007

Italia/ Good and Bad. Cercasi moto di pietà

Sfoglio la Repubblica di oggi e trovo conferma alla conclusione che la classe dirigente degli anni '40 e '50 sia arrivata al capolinea. In prima pagina leggo che il risanamento dei conti pubblici è di nuovo in pericolo dopo questo DPEF. Ma come? Avete fatto una Finanziaria 2007 lacrime e sangue, ci avete detto che era necessaria per il Paese (e lo era) e ora, dilapidate quel poco raggiunto perché siete sotto con i sondaggi?? Ignorate a tal punto la scienza della comunicazione per non capire che il pubblico premia la coerenza e non la piaggeria?

Proseguo la lettura del quotidiano. Il Governo va sotto in Parlamento sotto un ennesimo emendamento trasversale, dove parte della maggioranza si allea con la destra e disfà quelle poche leggi buone volute dal Governo, aggiungendo cavilli che stravolgono il senso dei provvedimenti adottati. Stavolta si tratta di auto aziendali e IVA, ma è l'ennesima conferma che l'Italia, al momento, non ha un Governo. A quando un moto di pietà, di decenza, quando si dimetterà Prodi e questa maggioranza? Con la scusa di non ridare il Paese a Berlusconi, ci si avvinghia alla poltrona, grottescamente. Ammettete che non potete governare, vi perdoneremo: sappiamo che il 50% della colpa risiede nella legge elettorale voluta al totofinish dalla CdL. Ma cedete il passo ad un governo di tecnici, bipartisan, che faccia una nuova legge elettorale e poi chiami nuove elezioni. Il Paese ne ha bisogno, più di questa farsa.

Andiamo avanti e troviamo tre pagine dedicate alla riforma della giustizia presentata da Mastella. Questi minaccia le dimissioni se la riforma non passa, la destra e la sinistra sono d'accordo sulla legge (strano, vero?), l'unico a difendere i magistrati è Di Pietro. Qui il maggiore sconforto me lo dà la Repubblica, la quale ritiene evidentemente inutile spiegare al lettore questa riforma. Tre pagine di nulla, di resoconto delle polemiche, dei veti incrociati. Se la nostra stampa è questo, telecronaca priva di informazione, come pretendere una classe politica più attenta e una opinione pubblica più severa?

Concludo con una piccola buona notizia. Ogni martedì sera La7 manda in onda Cambio moglie, un reality dove due mogli si scambiano casa e famiglia per otto giorni, e da ciò nasce un interessante confronto antropologico sulle mura domestiche. Ieri a scambiarsi la "moglie" c'era anche una coppia gay della Liguria. Uno dei due è stato spedito in una famiglia di Napoli, al posto della mammà locale. Lo scambio è stato istruttivo per entrambe le parti e molto divertente. Un applauso a La7 per il coraggio di essere controcorrente in tempi di famiglia tradizionale sbandierata ovunque ai quattro venti. La società, forse, promette cose buone.

martedì 3 luglio 2007

Film/ The Grindhouse: Death Proof (A prova di morte)


Grindhouse sono i cinema americani che passano film di serie B: horror, thriller, western, spaccatutto. La versione originale comprende per un totale di 180 minuti due episodi scritti e diretti da due differenti registi (Planet Terror di Rodriguez e Death Proof di Tarantino). In Europa è visibile nelle sale solo il film di Tarantino.

Più che di una parodia del B-Movie anni '70, gli autori ricostruiscono fedelmente storie, luoghi e immaginario di quell'onda cinematografica. Non c'è ironia grottesca, ma un gioco intellettuale miniaturista.

Fotografia: superba

Dialoghi: brillanti

Storia: semi-inesistente

Musica: come sempre per Tarantino, ottima.

Non amo le opere fini a se stesse. Ma l'inseguimento in auto con la bionda sul cofano passerà alla storia.

Voto: 4,5

Cinema Europeo/ Film lovers will love this!

"L'Unione Europea promuove le proprie iniziative in modo immorale". Il commento di Roman Giertych, ministro dell'Istruzione polacco e presidente del partito di governo Lega delle Famiglie Polacche.

domenica 1 luglio 2007

S'i fosse/ Ministro degli Interni

Fortemente complementare alle misure già approvate dal nostro collega alla Giustizia, variamo oggi il Pacchetto Sud, un insieme di disposizioni volte a ridurre la forza della criminalità organizzata nel nostro Paese.

Dal 1°gennaio p.v., si dà il via alla legalizzazione controllata della prostituzione. Ogni Comune deciderà se e quali aree trasformare in quarteri a luci rosse, mentre l'allocazione delle licenze sarà stabilita su base provinciale dalla Prefettura, secondo linee guida stabilite da ciascuna Regione. A livello nazionale si stabiliscono le norme igieniche che devono essere soddisfatte dagli operatori e dai luoghi di lavoro. Le prostitute/i, che possono riunirsi in cooperative, sono tenute a emettere fattura e a pagare i contributi per le loro future pensioni.

Sempre dal prossimo gennaio, si legalizzerà il consumo e la vendita di marijuana. Sul modello olandese, la cannabis potrà essere venduta e consumata in appositi coffee-shop. Per venire incontro alla composita realtà del territorio italiano, si procede ad una sorta di amnistia per i malavitosi che intendono rifarsi una vita all'insegna della legalità. Avranno la precedenza per diventare gestori di coffeeshop tutti coloro che hanno dei precedenti penali per associazione a delinquere di stampo mafioso. Se questo costituisce un'indubbia carota, il bastone è la minaccia di venti anni di carcere con confisca immediata del coffeeshop, in caso di spaccio di sostanze stupefacenti illegali all'interno del locale.

Veniamo ora al Pacchetto Immigrazione:
Si stabilisce che i residenti stranieri in Italia hanno il diritto di voto attivo e passivo a livello amministrativo. Si rafforza lo ius soli: ogni bambino nato in Italia, se ha frequentato i 5 anni di scuola elementare in Italia, è eleggibile ad ottenere la cittadinanza italiana, a patto che continui a risiedere in Italia fino al momento dell'ottenimento. Può diventare cittadino italiano, qualunque straniero che risieda in modo continuativo in Italia per 10 anni, in possesso della Carta di Soggiorno, sia in regola con il fisco e superi un esame di lingua italiana e di educazione civica. I detentori di titolo universitario equipollente al nostro hanno accesso alla Carta di Soggiorno, previo riconoscimento.

Pacchetto Elezioni:
Si riordina il voto degli Italiani all'estero alle elezioni politiche. La circoscrizione Estero è sciolta. Gli Italiani residenti all'estero voteranno per l'ultima circoscrizione di loro residenza. Si introduce il voto per corrispondenza per tutti gli Italiani che risiedono o domiciliano all'estero, o per i residenti su suolo nazionale che ne fanno richiesta almeno 30gg prima della data delle elezioni.

Per il momento, è tutto.
Firmato: il Ministro degli Interni della Repubblica Italiana

venerdì 29 giugno 2007

Bertolt Brecht/ Gli affari del signor Giulio Cesare


Insolitamente per Brecht, questo è un romanzo. Postumo.
Non avvicinatevi al libro pensando di avere tra le mani un altro Io, Claudio di Graves, perché non è così. La scrittura è asciutta, scarnificata all'osso. Come nel teatro brechtiano, la parola veicola idee, non emozioni. Significato, non sfumature.

Alcuni anni dopo la morte di Giulio Cesare un giovane storico incontra il banchiere Mumlio Spicro, il quale custodisce in biblioteca i preziosi diari di Raro, il segretario personale di Cesare.
La scelta stilistica del diario permette a Brecht di ricostruire in modo minuzioso l'ascesa politica del futuro dittatore, evitando di appesantire eccessivamente la lettura grazie all'espediente di Raro, innamorato perdutamente di Cebione, disoccupato arruolato nell'esercito di Catilina.

In una Roma sudicia e arrogante, gli optimates non sono altro che la City, pronti a tessere alleanze con i democratici per trasformare in senso mercantilistico l'economia latifondista dell'antica aristocrazia repubblicana. Un giovane Cesare diventa potente affastellando debiti sempre più grandi. "E' il grande debitore che ha il potere. Se cade, trascina con sé i creditori, i quali faranno di tutto per non lasciarlo precipitare nel fango" si dirà nel libro.

Questa ricostruzione tanto secca, quanto verosimile, permette di scrollare dai nostri vestiti la polvere degli indottrinamenti scolastici. Altro che guerre di difesa o di onore romano!, it's the economy, stupid. Ma quale mos maiorum!, interessi privati e affaristici determinavano, allora come oggi, l'evoluzione politica della città.

E così la schiavitù, i ludi, le corporazioni, il cursus honorum, tutto assume un significato più chiaro, alla luce di una revisione materialistica della storia. Nella penombra dei vicoli della Suburra, tra ville patrizie e corse clandestine di cani.

Un'opera, seppur non agevole, che invita a leggere una società nel suo profondo.

Titolo originale:
Die Geschaefte des Herrn Julius Caesar

Portogallo, la Balia sulla Culla

Tra due giorni Angela Merkel passerà il testimone della presidenza UE a José Sòcrates, il primo ministro portoghese.
Per il giovane socialista, non sarà un lavoro semplice portare a compimento la CIG, ossia la conferenza intergovernativa che trasformerà in trattato le decisioni negoziate la settimana scorsa durante il Consiglio Europeo. Già, perché Jaroslaw Kaczynski (il primo ministro, quello più stronzo) ha già annunciato che la Polonia vuole rimettere le carte in tavola e negoziare ancora, su quello che resta dell'abortita Costituzione UE.
Riconoscendo l'euroentusiasmo del popolo polacco, mi ripeto defilippicamente che ha da passà a nuttata. Certo è che i gemelli Kaczynski sanno risvegliare istinti xenofobi anche nel più moderato degli Europei.
Il placido Portogallo, in Europa da 21 anni, si spera possa essere un esempio per la Polonia, nonostante le attuali (gravi) difficoltà economiche. Un Paese agricolo, conservatore, fortemente cattolico, che faticosamente vede consolidarsi la propria democrazia dopo gli anni della dittatura. Che lentamente assiste all'evoluzione liberale della propria società. Che ha saputo ritagliarsi un proprio spazio nella diplomazia europea con umiltà e sapienza, nonostante le piccole dimensioni. Nonostante soli 24 seggi parlamentari a fronte dei 54 polacchi.
E che ha compreso che i propri interessi nazionali non possono che coincidere con quelli dell'intero continente.

lunedì 25 giugno 2007

Ginevra/ Ready To Go

Missione compiuta: il contratto è stato concluso e ora posso tornare a casa. Tra 25 ore saliro sull'aereo, e da quel che leggo sui giornali italiani, mi aspetta un caldo africano.

Ginevra mi saluta con molta uggia. Cielo grigio, pioggerellina spray ininterrotta, 20 gradi, jeans bagnati fino al ginocchio.

Devo ammettere che questa mia trasferta in cerca di un tetto si è svolta nel migliore dei modi. La casa l'ho trovata in una mattinata, ho fatto nuove conoscenze riuscendo a limitare la solitudine. Certo, ingozzarsi di kebab a pranzo perchè non sai con chi parlare, non è mai divertente.

L'ostello è ormai invaso da tredicenni che urlano dei suoni gutturali a qualsiasi ora del giorno e della notte; non è chiaro se sono tedeschi o olandesi, solo che sono insopportabili e molesti. I miei compagni di stanza sono partiti. Del gruppo "storico" della stanza 35 rimane solo "mysterious Guinea", ossia un nero del Bissau che parla francese con forte accento portoghese, sostiene di vivere a Ginevra ma se ne sta in ostello, si veste come i peggiori fighetti milanesi, dorme di giorno e di notte non c'è mai. Stanotte siamo stati allietati da un punkabestia scandinavo, capelli lunghi e russata poderosa.

Insomma, l'ostello ha veramente scocciato: dai rubinetti da premere ogni 3 secondi ai fusilli (?) scotti senza alcun condimento, dall'odore di animale morto con cui abbiamo appestato la stanza, alla simpatia dei receptionist, una settimana di auberge de la jeunesse è piu che sufficiente.

Au revoir, Suisse. Nous nous voyons en septembre.

domenica 24 giugno 2007

Ginevra/ Tra casa e ostello

E' domenica e i Ginevrini sembrano essere stati risucchiati dagli alieni. In ostello tra le 10 e le 14 non si puo entrare in stanza, nè andare in bagno.. mi ritrovo in una sorta di limbo, contando le ore che non passano mai.
Tanto piu che aspetto con ansia di firmare il contratto d'affitto, in programma per lunedi sera con il padre di Leila, la mia futura coinquilina. Mi sono innamorato della casa da subito. Tra i vicoli del centro che ricordano la Francia, in un vecchio palazzo al sesto piano. Mansarda col tetto di legno, una terrazza tra i tetti di Ginevra. Doccia privata, salottino e soprattutto, coinquilina che sembra simpatica e piacevole.
L'unica incognita resta questo padre misterioso con diritti di veto sul contratto, essendo lui il proprietario dell'immobile. Spero che non se ne esca con delle pretese a sorpresa, a rovinare quello che io e Leila abbiamo già deciso.
Per il resto, la solitudine dell'esilio è a volte scomoda, ma non quanto pensavo. Sia ieri che venerdi sera, sono uscito con Leila (la quale ha capito che altrimenti avrei dato le craniate alle pareti dell'ostello). Ieri sera ho fatto amicizia con due compagni di stanza, con i quali abbiamo cenato alla kebabberia d'ordinanza e poi raggiunto gli amici di Leila alla Festa della Musica. La Festa ha reso Ginevra simile all'Italia (almeno per un weekend): giovani ovunque per le strade, barbecue nei parchi, concerti ad ogni angolo. Noi abbiamo optato per un concerto techno nel cortile del liceo Calvino. Devo dire che la città vecchia di Ginevra è davvero carina.
E' bello anche scoprire quanto multiculturale questa città sa essere. Ieri eravamo un italiano (io), un americano del new mexico, un singaporino-metà neozelandese, una svizzera francese e una svizzera alemanna, una libica. Sul tram sembra di stare a Londra, a contare i colori delle facce.
Certo, resta sempre la diligenza inflessibile (e a volte ottusa) degli Svizzeri. Non credo riuscirà mai a piacermi tutto quest'ordine immacolato che avvolge la città, rendendola un po' impersonale e prevedibile. Ossia noiosa e poco stimolante. Forse le cose cambieranno quando a settembre avro qualcosa da fare tra le mani. Non come ora, ad aspettare che il tempo passi, leggendo il leggibile e desiderando tanto di tornare a Roma da chi mi aspetta.

giovedì 21 giugno 2007

Ginevra/ Il primo impatto

Le valige sono arrivate prima di me all'aeroporto e per le strade non si vedono cartacce (evviva lo stereotipo). Le persone sono gentilissime. Un signore era salito sul bus pensando di poter pagare il biglietto con le monete a bordo. Un ragazzo ha detto all'autista di fermare il bus alla fermata per permettere all'uomo di comprare il biglietto. Ogni fermata ha un distributore di biglietti, ovviamente. Una signora sulla 50ina è scesa per aiutare lo straniero a comprare il ticket.

A parte questo siparietto, l'impatto con la città non mi ha convinto. Sarà che sono solo e mi sento cosi straniero..parlo male francese e questo si fa sentire. L'ostello è pulito, anche se un po' squallido. Dormo in una stanza da sei, nel letto a castello di sotto. Devo trovare un modo per nascondere i soldi e il cellulare, la fotocamera rubata a Torino mi scotta ancora, ma questa volta nel portafoglio c'è la mia vita.

Alcuni tizi degli annunci online di stanze in affitto non rispondono alle email e questo mi sconforta molto. Domani ho due appuntamenti, spero che ne venga fuori qualcosa di buono.

Il ragazzo alla reception dell'ostello mi ha ghignato "se sei qui open, alla ricerca di un flat, allora starai con noi anche per un po' di mesi". Spero davvero che si sbagli, e gli ho augurato che il suo appartamento, tornando a casa, lo trovi incenerito da un meteorite.

Non è vero che fa freddo, c'è il sole (sta tramontando ora) e caldo, solo un po' meno di Roma. Essere ospite di un ostello mi permette di viaggiare su tutti i mezzi pubblici gratis per tutta la durata del mio soggiorno. Ottimo. Internet costa 4chf all'ora, calcolate voi che io sono stanco di questa moneta inutile.

Sulla tastiera francese la y è al posto della z, e viceversa. E che cayyo!

mercoledì 20 giugno 2007

Riproviamo


ore 14:50. Esco di casa.
ore 15.10. Imbocco il Grande Raccordo Anulare (e nelle soste faremo l'amore) dall'Aurelia
ore 15.15. Percorsi i primi 10km, uscita per A12, Fiumicino. Il traffico rallenta.
ore 15.40. Siamo nel blocco totale, il termometro segna 37 gradi. Camion, pullman ovunque. Abbiamo percorso solo 4km in mezz'ora.
ore 15.45. Faticosamente rientriamo nell'EUR dall'uscita Pontina. Tra 40 minuti il check-in di Ciampino si chiuderà.
ore 16.00. Superiamo facilmente l'EUR e via di Vigna Murata. Imbocchiamo via di Tor Carbone. L'ultimo ostacolo prima dell'Appia.
ore 16.15. Entriamo sull'Appia, dopo aver camminato a passo d'uomo sulla Tor Carbone, simpatica mulattiera ad una corsia. Ricca di catacombe appie e di semafori rossi.
0re 16.23. Prendiamo lo svincolo per l'aeroporto di Ciampino.
ore 16.25. Sono al check-in. Sì, ma l'orologio di easyjet segna le 16.27, check-in chiuso.

Si parte domani, con 52euro in meno per il cambio di volo e tanta, tantissima rabbia per Roma.

Ore 5:5

Allacciate le cinture.

lunedì 18 giugno 2007

Primi Contatti Telefonici con la Francofonia

Io:
Bongiù, je suì en nuvò etiudiàn de l'Ash-E-I.. Je resiù ojurduì mon attestassiòn d'immatrichiulassiòn.. mé duaj vu mandé la copì diu diplòm mentenòn u puj la porté a settambr?
Université de Genève:
tiù più più patatìn patapòn alassòn bim bum, d'accord?
Io:
Uh.. la copì origginàl? ...uuuuu?
Université de Genève:
uggiuggiù pompér oui plablablì blonblon bien sur usciurevuré piripì, d'accord?
Io:
ehm, mon français... très pas bon...encore.. puvé vu repeté trè trè lantemant?? Please.. :(

domenica 17 giugno 2007

Roma Pride 2007/ Considerazioni: quale strategia per il movimento LGBT?

Il corteo può avere percorso 5 km per le strade di Roma, ma la strada verso i diritti civili è ancora molto lunga.
E' vero, la storica dimensione numerica del gay pride 2007 è eclatante: segnala che le manifestazioni LGBT crescono sempre di più, di anno in anno, e mostra con chiarezza che lo scarto tra politica e società italiana è abissalmente enorme.

Tuttavia, citando Mr Wolf di Pulp Fiction, è troppo presto per farci i pompini a vicenda. Uno sguardo alla scaletta politica italiana lo conferma:
Il governo di centrosinistra non ha la maggioranza parlamentare per varare il minimo sindacale, ossia i DiCo. Per questo dobbiamo ringraziare una legge elettorale particolarmente ingrata (ma anche il popolo italiano che si è scisso in un fifty fifty incredibile, nonostante 5 anni di governo Berlusconi). Nei sondaggi, il gradimento della coalizione si sgretola di mese in mese. A meno che non avvenga un miracolo, al più tardi nel 2011 il Paese tornerà nelle mani del centrodestra. E la destra italiana si sa bene quanto sia sensibile alle esigenze LGBT. Sebbene indugiare nelle previsioni a lunga sia quantomeno azzardato e un po' fantascientifico, possiamo ipotizzare che la sinistra non tornerà al potere prima del 2016. Tra nove anni. Prima di allora, è piuttosto improbabile che avvengano conquiste politiche per il movimento LGBT.

Se le prospettive politiche sono così sconfortanti, il buon attivista LGBT non deve arrendersi, ma trarre giovamento da questa analisi. E capire dove è necessario volgere l'attenzione. Partiamo da due dati:
Nonostante il pessimismo intermittente, il movimento omosessuale in Italia compie dei progressi enormi in tempi relativamente stretti. E' sufficiente pensare come l'omosessualità, fino a 5 anni fa, fosse un tabù della sfera privata; ora è un tema che fa tremare (e cadere) i Governi. La polarizzazione politica e mediatica che si verifica in questi anni è la naturale conseguenza dell'emersione di una scomoda verità nascosta. Il grande insegnamento del Pride 2007 è che, pur facendo di tanto in tanto un passo indiestro, la richiesta di diritti LGBT avanza inesorabilmente, segnando record storici di partecipazione popolare. Altra lezione è che il Gay Pride sembra, al momento, l'unica iniziativa che riesca ad attrarre una grande platea, se confrontata con il fallimento del Coraggio Laico, e il quasi fallimento del DiCo Day di febbraio (50.000 persone, anche se in crescita rispetto al Kiss2PACS 2004).
Il secondo dato da prendere in considerazione deve essere, ancora una volta, l'orientamento della società nel suo complesso. Il sondaggio condotto da Eurobarometro nel 2006 per conto dell'UE, segnala che soltanto il 31% degli Italiani è favorevole al matrimonio gay e un 24% alle adozioni, contro una media UE-25 rispettivamente del 44 e del 33%. Confrontando i dati italiani con quelli dei Paesi che si sono già dotati di partnership registrate, unioni civili o addirittura matrimonio, è chiaro che il sostegno della popolazione deve essere rinforzato.
Nel prossimo decennio di esilio dalla politica, l'attivismo LGBT deve porre la società italiana al centro di ogni strategia, deve saperla sedurre e conquistare. E' la condizione sine qua non per non giungere impreparati all'appello del 2016.

Resta dunque moltissimo da fare. I diritti civili saranno garantiti quando sapremo battere i vescovi in piazza per 3-1, come in Spagna alla vigilia del matrimonio gay, quando a fronte del milione di partecipanti al locale family day, gli omosessuali spagnoli ne portarono tre (e la Spagna ha venti milioni di abitanti in meno dell'Italia). Nel frattempo occorre continuare con le piccole battaglie quotidiane:
Dal coming out individuale che sensibilizza man mano l'ambiente circostante, ad un maggiore coinvolgimento dei media e dei settori più vitali dell'Italia.
Sarà poi utile portare il Gay Pride nazionale nelle realtà più bisognose di sostegno del nostro Paese: Napoli, la Sicilia, Bari. Ma anche Veneto e Lombardia profonda.
A livello politico, occorrerà insistere a livello comunale e/o regionale sui simbolici Registri delle Unioni Civili, in modo da creare un effetto a macchia di leopardo che crei la spinta propulsiva per le politiche di livello nazionale.

In breve: Mr Wolf ha ragione, il grosso deve ancora arrivare. Ma siamo pronti ad accoglierlo con la giusta serenità e l'entusiasmo, che la conoscenza del presente e del recente passato italiano devono necessariamente infonderci.

Roma Pride 2007/ Foto (3)

Pastori sardi à la mode

quanto sei bella Roma..
ovviamente, un futuro cittadino immorale
ci vorrebbe un occhio di pesce..

Roma Pride 2007/ Foto (2)


Niente DiCo? Dico niente PD! (mannaggia alla testa di questo tizio!)




Roma Pride 2007/ ....e Colombia

E mentre in una folla splendida, coloravamo San Giovanni nella manifestazione LGBT più grande della storia italiana (eravamo proprio un milione!)..


.. venivano legalizzate le unioni civili gay in Colombia, per la prima volta a livello nazionale, nell'intera America Latina!

Colombia: oltre la coca c'è di più..

venerdì 15 giugno 2007

Foto/ Banksy, London

Palestina, muro di Israele



Banksy, anonimo genio dello stencil dei muri di Londra. Sui muri di Roma, deiezioni troglodite.

giovedì 14 giugno 2007

Italia vs Turchia, un confronto tra due popoli



In questi giorni di lontananza dal blog, ho gironzolato per le strade di Roma con un mio amico di Istanbul, che non vedevo da 8 anni. Tra giri notturni in motorino intorno al Colosseo, dolce vita di San Lorenzo e Trastevere, bagni di folla nella calca di turisti del centro, ecco un bilancio del confronto tra i nostri due paesi:


Costume & Società:

-in Italia basta un mazzo di fiori per fare visita a casa di amici, in Turchia si fa un regalo per ogni membro della famiglia. Il raki che mi ha regalato il mio amico è delizioso.

-i Turchi si tolgono le scarpe entrando nelle case, piene di tappeti

-noi Italiani mangiamo troppo velocemente (e il raki lo beviamo troppo lentamente)

-"gli Italiani mangiano tantissimo durante i pasti, a casa e al ristorante."

-i Turchi sono più affettuosi degli Italiani.

-i tovaglioli di stoffa (che in casa mia si cambiano una volta a settimana) sono un po' antiigienici: in Turchia si usano solo per le grandi occasioni; altrimenti, si usano di carta.

-in Turchia, Italia vuol dire Serie A; in seconda posizione, mafia. In Italia, Turchia vuol dire uomini baffuti, mamma li turchi, fumo di tabacco e musulmani feroci.


Roma vs Istanbul:

- per la prima volta sento dire che Roma è protesa verso il passato e il futuro.

- per la prima volta sento dire che a Roma le strade non hanno poi tante buche.

- per la prima volta sento dire che il traffico è ordinato e non si rischia la vita in motorino.

- il mio amico riuscirebbe a vivere solo a Barcellona e Roma. Noi siamo metà europei e metà mediterranei. Europa, per i Turchi, vuol dire gente fredda ed efficiente.

- a Roma bere acqua dal nasone di una fontanella è così buono e ubiquo, da diventare inevitabile come una dipendenza chimica.

- Roma ha 3 milioni di abitanti, come Istanbul nel 1980. Oggi Istanbul ne conta 15 milioni. I problemi di integrazione con i Turchi anatolici, poveri, ignoranti e islamici, sono enormi.


Politica:

- "gli Italiani non fanno altro che parlare di politica, i vostri giornali ne sono pieni."

- eravamo d'accordo a non volere la Turchia nell'UE. Io perché temo che, al momento, farla entrare equivalga a dire addio per sempre all'integrazione politica. Lui perché ritiene che la Turchia ha bisogno innanzitutto di standard comuni di vita al proprio interno, con un ovest moderno e un est arcaico. E poi, un po' anche perché, a furia di sentirsi rifiutati dall'Europa, la popolazione prova parecchio risentimento verso di noi. Come un grande amore respinto, del resto. "Avete fatto entrare la Bulgaria, ma noi no."

- per i Turchi laici e kemalisti, un'impiegata pubblica non deve portare il velo, perché il velo è la manifestazione di un'interpretazione politica dell'Islam e un ufficiale pubblico deve essere neutrale. Io sostenevo che il velo è brutto e antiestetico, ma che chi vuole lo porti pure. Tutto sommato, lui ha ragione, però.

-i Turchi si sentono vittime delle potenze straniere, che nell'arco della storia hanno cercato di approfittare di qua e di là delle debolezze dell'impero Ottomano.

-"i Greci sono come noi e adesso li consideriamo amici, gli Armeni sono insopportabili e il genocidio lo hanno esagerato, i Curdi erano nostri alleati nella guerra e non capisco cosa vogliono ora. Cipro fa schifo".


Per concludere:

- "L'Italia, Roma, mi fa pensare che se la Turchia fosse nell'UE, non perderemmo per forza la nostra identità, ma potremmo mantenere la nostra mediterraneità, senza rinunciare alla modernità. Saremmo come voi. Qui a Roma, in Europa, il cittadino è protetto, lo Stato ci tiene a lui; non come da noi dove il cittadino deve fare tutto da sé."


E' una cosa che ho pensato anch'io tante volte. Ma dell'Italia.

venerdì 8 giugno 2007

Film/ La Vie en Rose

Permettetemi la superficiale considerazione: Edith Piaf era davvero una sfigata, oltre che insopportabile.

Sono andato a vedere il film non sapendo che fosse, 3 euro in un cinema d'essai sono un investimento tollerabile che si è rivelato piacevole.La vie en rose ripercorre la vita della cantante francese, dalla sua nascita alla morte, in un gioco di flashback che può disorientare chi sia a totale digiuno (come me) di chansons e di anni '50.Come la maggior parte delle biografie cinematografiche, il film tende a santificare la vita della protagonista, indugiando un po' troppo nel melenso.

Tuttavia, la pellicola è nel complesso interessante. Apre una pagina di storia sull'evoluzione dello star system nell'intervallo tra le due guerre mondiali. Ma soprattutto, esplora in modo non banale il tema dell'artista maledetto. Ancora una volta, sembra confermata l'impressione che la creatività non possa che nascere dal dolore, e dall'emarginazione.

Voto: 6,5

giovedì 7 giugno 2007

Metro C/ Informazioni nascoste e cattiva gestione


La terza metropolitana di Roma, la linea C, attualmente in costruzione, attraversa il centro storico permettendone la futura pedonalizzazione. Nodo fondamentale per questo progetto è la stazione di largo Torre Argentina. Lo snodo dovrebbe servire una delle zone più importanti e trafficate della città: il largo omonimo con il teatro e le librerie Feltrinelli, il capolinea del tram 8, il ministero della giustizia di via Arenula, il Pantheon e piazza Navona, Campo de Fiori e il ghetto. Questo è ben evidenziato dalla foto in alto che mostra in azzurro chiaro, la posizione degli accessi alla stazione rispetto alla planimetria urbana.
Eppure, cosa succede? Sui giornali comincia a trapelare la notizia che la stazione Argentina non si farà più. Il motivo? La Soprintendenza sembra orientata a bocciare il progetto a causa dei reperti rinvenuti nello scavo preventivo di Sant'Andrea della Valle. Come leggete dal link, le motivazioni non sembrano sufficienti. Non vi è alcuna conferma ufficiale della bocciatura, della quale se ne parla soltanto nelle interviste con i principali responsabili dell'opera. Nè il Comune di Roma, nè la società appaltante RomaMetropolitane, né la Soprintendenza hanno emesso un comunicato ufficiale che chiarisca la situazione. E' evidente l'interesse ad insabbiare il caso.
Ammesso che l'archeologia sia la causa reale di questo veto, mi viene da pensare che i nostri beni culturali siano in mano a persone ottuse, che preferiscono salvaguardare quattro muretti sotto terra (che tanto nessuno vedrebbe mai) piuttosto che procedere con la pedonalizzazione del centro storico, che salverebbe innumerevoli monumenti di inestimabile valore, dalle vibrazioni e dai gas di scarico di auto e bus. Per sempre.
L'ipocrisia è tanto più insopportabile, dato che la costruzione della metro C si avvarrà di una tecnica innovativa che minimizza le interferenze con gli strati archeologici: una volta scavati i tunnel con le talpe, si scava la stazione da dentro al tunnel, anziché sbancare tutta la superficie in corrispondenza delle stazioni. In superficie, restano da scavare solo le discenderie, ossia le scale mobili e gli ascensori che permettono l'accesso al piano banchine sottostante. Questo permette un facile riorientamento degli accessi, in presenza di reperti.
Oltretutto, per il Giubileo del 2000, andò distrutta un'enorme Domus per far posto ad un parking all'interno del colle Vaticano, che avrebbe dovuto ospitare gli autobus turistici e che oggi è sottoutilizzato e male reclamizzato. Forse il veto dipende solo da chi è committente..con un po' di malignità.
Il dato certo è che la gestione da parte di Walter Veltroni dei progetti infrastrutturali si sta rivelando assai carente, sul piano della trasparenza. Come è stato già mostrato in una puntata di Report, a proposito dell'improvvisa cancellazione di un'altra fermata, Nomentana, sulla costruenda linea B1.
Walter, dacci spiegazioni. E lascia a noi la fermata Argentina.