venerdì 29 giugno 2007

Bertolt Brecht/ Gli affari del signor Giulio Cesare


Insolitamente per Brecht, questo è un romanzo. Postumo.
Non avvicinatevi al libro pensando di avere tra le mani un altro Io, Claudio di Graves, perché non è così. La scrittura è asciutta, scarnificata all'osso. Come nel teatro brechtiano, la parola veicola idee, non emozioni. Significato, non sfumature.

Alcuni anni dopo la morte di Giulio Cesare un giovane storico incontra il banchiere Mumlio Spicro, il quale custodisce in biblioteca i preziosi diari di Raro, il segretario personale di Cesare.
La scelta stilistica del diario permette a Brecht di ricostruire in modo minuzioso l'ascesa politica del futuro dittatore, evitando di appesantire eccessivamente la lettura grazie all'espediente di Raro, innamorato perdutamente di Cebione, disoccupato arruolato nell'esercito di Catilina.

In una Roma sudicia e arrogante, gli optimates non sono altro che la City, pronti a tessere alleanze con i democratici per trasformare in senso mercantilistico l'economia latifondista dell'antica aristocrazia repubblicana. Un giovane Cesare diventa potente affastellando debiti sempre più grandi. "E' il grande debitore che ha il potere. Se cade, trascina con sé i creditori, i quali faranno di tutto per non lasciarlo precipitare nel fango" si dirà nel libro.

Questa ricostruzione tanto secca, quanto verosimile, permette di scrollare dai nostri vestiti la polvere degli indottrinamenti scolastici. Altro che guerre di difesa o di onore romano!, it's the economy, stupid. Ma quale mos maiorum!, interessi privati e affaristici determinavano, allora come oggi, l'evoluzione politica della città.

E così la schiavitù, i ludi, le corporazioni, il cursus honorum, tutto assume un significato più chiaro, alla luce di una revisione materialistica della storia. Nella penombra dei vicoli della Suburra, tra ville patrizie e corse clandestine di cani.

Un'opera, seppur non agevole, che invita a leggere una società nel suo profondo.

Titolo originale:
Die Geschaefte des Herrn Julius Caesar

Portogallo, la Balia sulla Culla

Tra due giorni Angela Merkel passerà il testimone della presidenza UE a José Sòcrates, il primo ministro portoghese.
Per il giovane socialista, non sarà un lavoro semplice portare a compimento la CIG, ossia la conferenza intergovernativa che trasformerà in trattato le decisioni negoziate la settimana scorsa durante il Consiglio Europeo. Già, perché Jaroslaw Kaczynski (il primo ministro, quello più stronzo) ha già annunciato che la Polonia vuole rimettere le carte in tavola e negoziare ancora, su quello che resta dell'abortita Costituzione UE.
Riconoscendo l'euroentusiasmo del popolo polacco, mi ripeto defilippicamente che ha da passà a nuttata. Certo è che i gemelli Kaczynski sanno risvegliare istinti xenofobi anche nel più moderato degli Europei.
Il placido Portogallo, in Europa da 21 anni, si spera possa essere un esempio per la Polonia, nonostante le attuali (gravi) difficoltà economiche. Un Paese agricolo, conservatore, fortemente cattolico, che faticosamente vede consolidarsi la propria democrazia dopo gli anni della dittatura. Che lentamente assiste all'evoluzione liberale della propria società. Che ha saputo ritagliarsi un proprio spazio nella diplomazia europea con umiltà e sapienza, nonostante le piccole dimensioni. Nonostante soli 24 seggi parlamentari a fronte dei 54 polacchi.
E che ha compreso che i propri interessi nazionali non possono che coincidere con quelli dell'intero continente.

lunedì 25 giugno 2007

Ginevra/ Ready To Go

Missione compiuta: il contratto è stato concluso e ora posso tornare a casa. Tra 25 ore saliro sull'aereo, e da quel che leggo sui giornali italiani, mi aspetta un caldo africano.

Ginevra mi saluta con molta uggia. Cielo grigio, pioggerellina spray ininterrotta, 20 gradi, jeans bagnati fino al ginocchio.

Devo ammettere che questa mia trasferta in cerca di un tetto si è svolta nel migliore dei modi. La casa l'ho trovata in una mattinata, ho fatto nuove conoscenze riuscendo a limitare la solitudine. Certo, ingozzarsi di kebab a pranzo perchè non sai con chi parlare, non è mai divertente.

L'ostello è ormai invaso da tredicenni che urlano dei suoni gutturali a qualsiasi ora del giorno e della notte; non è chiaro se sono tedeschi o olandesi, solo che sono insopportabili e molesti. I miei compagni di stanza sono partiti. Del gruppo "storico" della stanza 35 rimane solo "mysterious Guinea", ossia un nero del Bissau che parla francese con forte accento portoghese, sostiene di vivere a Ginevra ma se ne sta in ostello, si veste come i peggiori fighetti milanesi, dorme di giorno e di notte non c'è mai. Stanotte siamo stati allietati da un punkabestia scandinavo, capelli lunghi e russata poderosa.

Insomma, l'ostello ha veramente scocciato: dai rubinetti da premere ogni 3 secondi ai fusilli (?) scotti senza alcun condimento, dall'odore di animale morto con cui abbiamo appestato la stanza, alla simpatia dei receptionist, una settimana di auberge de la jeunesse è piu che sufficiente.

Au revoir, Suisse. Nous nous voyons en septembre.

domenica 24 giugno 2007

Ginevra/ Tra casa e ostello

E' domenica e i Ginevrini sembrano essere stati risucchiati dagli alieni. In ostello tra le 10 e le 14 non si puo entrare in stanza, nè andare in bagno.. mi ritrovo in una sorta di limbo, contando le ore che non passano mai.
Tanto piu che aspetto con ansia di firmare il contratto d'affitto, in programma per lunedi sera con il padre di Leila, la mia futura coinquilina. Mi sono innamorato della casa da subito. Tra i vicoli del centro che ricordano la Francia, in un vecchio palazzo al sesto piano. Mansarda col tetto di legno, una terrazza tra i tetti di Ginevra. Doccia privata, salottino e soprattutto, coinquilina che sembra simpatica e piacevole.
L'unica incognita resta questo padre misterioso con diritti di veto sul contratto, essendo lui il proprietario dell'immobile. Spero che non se ne esca con delle pretese a sorpresa, a rovinare quello che io e Leila abbiamo già deciso.
Per il resto, la solitudine dell'esilio è a volte scomoda, ma non quanto pensavo. Sia ieri che venerdi sera, sono uscito con Leila (la quale ha capito che altrimenti avrei dato le craniate alle pareti dell'ostello). Ieri sera ho fatto amicizia con due compagni di stanza, con i quali abbiamo cenato alla kebabberia d'ordinanza e poi raggiunto gli amici di Leila alla Festa della Musica. La Festa ha reso Ginevra simile all'Italia (almeno per un weekend): giovani ovunque per le strade, barbecue nei parchi, concerti ad ogni angolo. Noi abbiamo optato per un concerto techno nel cortile del liceo Calvino. Devo dire che la città vecchia di Ginevra è davvero carina.
E' bello anche scoprire quanto multiculturale questa città sa essere. Ieri eravamo un italiano (io), un americano del new mexico, un singaporino-metà neozelandese, una svizzera francese e una svizzera alemanna, una libica. Sul tram sembra di stare a Londra, a contare i colori delle facce.
Certo, resta sempre la diligenza inflessibile (e a volte ottusa) degli Svizzeri. Non credo riuscirà mai a piacermi tutto quest'ordine immacolato che avvolge la città, rendendola un po' impersonale e prevedibile. Ossia noiosa e poco stimolante. Forse le cose cambieranno quando a settembre avro qualcosa da fare tra le mani. Non come ora, ad aspettare che il tempo passi, leggendo il leggibile e desiderando tanto di tornare a Roma da chi mi aspetta.

giovedì 21 giugno 2007

Ginevra/ Il primo impatto

Le valige sono arrivate prima di me all'aeroporto e per le strade non si vedono cartacce (evviva lo stereotipo). Le persone sono gentilissime. Un signore era salito sul bus pensando di poter pagare il biglietto con le monete a bordo. Un ragazzo ha detto all'autista di fermare il bus alla fermata per permettere all'uomo di comprare il biglietto. Ogni fermata ha un distributore di biglietti, ovviamente. Una signora sulla 50ina è scesa per aiutare lo straniero a comprare il ticket.

A parte questo siparietto, l'impatto con la città non mi ha convinto. Sarà che sono solo e mi sento cosi straniero..parlo male francese e questo si fa sentire. L'ostello è pulito, anche se un po' squallido. Dormo in una stanza da sei, nel letto a castello di sotto. Devo trovare un modo per nascondere i soldi e il cellulare, la fotocamera rubata a Torino mi scotta ancora, ma questa volta nel portafoglio c'è la mia vita.

Alcuni tizi degli annunci online di stanze in affitto non rispondono alle email e questo mi sconforta molto. Domani ho due appuntamenti, spero che ne venga fuori qualcosa di buono.

Il ragazzo alla reception dell'ostello mi ha ghignato "se sei qui open, alla ricerca di un flat, allora starai con noi anche per un po' di mesi". Spero davvero che si sbagli, e gli ho augurato che il suo appartamento, tornando a casa, lo trovi incenerito da un meteorite.

Non è vero che fa freddo, c'è il sole (sta tramontando ora) e caldo, solo un po' meno di Roma. Essere ospite di un ostello mi permette di viaggiare su tutti i mezzi pubblici gratis per tutta la durata del mio soggiorno. Ottimo. Internet costa 4chf all'ora, calcolate voi che io sono stanco di questa moneta inutile.

Sulla tastiera francese la y è al posto della z, e viceversa. E che cayyo!

mercoledì 20 giugno 2007

Riproviamo


ore 14:50. Esco di casa.
ore 15.10. Imbocco il Grande Raccordo Anulare (e nelle soste faremo l'amore) dall'Aurelia
ore 15.15. Percorsi i primi 10km, uscita per A12, Fiumicino. Il traffico rallenta.
ore 15.40. Siamo nel blocco totale, il termometro segna 37 gradi. Camion, pullman ovunque. Abbiamo percorso solo 4km in mezz'ora.
ore 15.45. Faticosamente rientriamo nell'EUR dall'uscita Pontina. Tra 40 minuti il check-in di Ciampino si chiuderà.
ore 16.00. Superiamo facilmente l'EUR e via di Vigna Murata. Imbocchiamo via di Tor Carbone. L'ultimo ostacolo prima dell'Appia.
ore 16.15. Entriamo sull'Appia, dopo aver camminato a passo d'uomo sulla Tor Carbone, simpatica mulattiera ad una corsia. Ricca di catacombe appie e di semafori rossi.
0re 16.23. Prendiamo lo svincolo per l'aeroporto di Ciampino.
ore 16.25. Sono al check-in. Sì, ma l'orologio di easyjet segna le 16.27, check-in chiuso.

Si parte domani, con 52euro in meno per il cambio di volo e tanta, tantissima rabbia per Roma.

Ore 5:5

Allacciate le cinture.

lunedì 18 giugno 2007

Primi Contatti Telefonici con la Francofonia

Io:
Bongiù, je suì en nuvò etiudiàn de l'Ash-E-I.. Je resiù ojurduì mon attestassiòn d'immatrichiulassiòn.. mé duaj vu mandé la copì diu diplòm mentenòn u puj la porté a settambr?
Université de Genève:
tiù più più patatìn patapòn alassòn bim bum, d'accord?
Io:
Uh.. la copì origginàl? ...uuuuu?
Université de Genève:
uggiuggiù pompér oui plablablì blonblon bien sur usciurevuré piripì, d'accord?
Io:
ehm, mon français... très pas bon...encore.. puvé vu repeté trè trè lantemant?? Please.. :(

domenica 17 giugno 2007

Roma Pride 2007/ Considerazioni: quale strategia per il movimento LGBT?

Il corteo può avere percorso 5 km per le strade di Roma, ma la strada verso i diritti civili è ancora molto lunga.
E' vero, la storica dimensione numerica del gay pride 2007 è eclatante: segnala che le manifestazioni LGBT crescono sempre di più, di anno in anno, e mostra con chiarezza che lo scarto tra politica e società italiana è abissalmente enorme.

Tuttavia, citando Mr Wolf di Pulp Fiction, è troppo presto per farci i pompini a vicenda. Uno sguardo alla scaletta politica italiana lo conferma:
Il governo di centrosinistra non ha la maggioranza parlamentare per varare il minimo sindacale, ossia i DiCo. Per questo dobbiamo ringraziare una legge elettorale particolarmente ingrata (ma anche il popolo italiano che si è scisso in un fifty fifty incredibile, nonostante 5 anni di governo Berlusconi). Nei sondaggi, il gradimento della coalizione si sgretola di mese in mese. A meno che non avvenga un miracolo, al più tardi nel 2011 il Paese tornerà nelle mani del centrodestra. E la destra italiana si sa bene quanto sia sensibile alle esigenze LGBT. Sebbene indugiare nelle previsioni a lunga sia quantomeno azzardato e un po' fantascientifico, possiamo ipotizzare che la sinistra non tornerà al potere prima del 2016. Tra nove anni. Prima di allora, è piuttosto improbabile che avvengano conquiste politiche per il movimento LGBT.

Se le prospettive politiche sono così sconfortanti, il buon attivista LGBT non deve arrendersi, ma trarre giovamento da questa analisi. E capire dove è necessario volgere l'attenzione. Partiamo da due dati:
Nonostante il pessimismo intermittente, il movimento omosessuale in Italia compie dei progressi enormi in tempi relativamente stretti. E' sufficiente pensare come l'omosessualità, fino a 5 anni fa, fosse un tabù della sfera privata; ora è un tema che fa tremare (e cadere) i Governi. La polarizzazione politica e mediatica che si verifica in questi anni è la naturale conseguenza dell'emersione di una scomoda verità nascosta. Il grande insegnamento del Pride 2007 è che, pur facendo di tanto in tanto un passo indiestro, la richiesta di diritti LGBT avanza inesorabilmente, segnando record storici di partecipazione popolare. Altra lezione è che il Gay Pride sembra, al momento, l'unica iniziativa che riesca ad attrarre una grande platea, se confrontata con il fallimento del Coraggio Laico, e il quasi fallimento del DiCo Day di febbraio (50.000 persone, anche se in crescita rispetto al Kiss2PACS 2004).
Il secondo dato da prendere in considerazione deve essere, ancora una volta, l'orientamento della società nel suo complesso. Il sondaggio condotto da Eurobarometro nel 2006 per conto dell'UE, segnala che soltanto il 31% degli Italiani è favorevole al matrimonio gay e un 24% alle adozioni, contro una media UE-25 rispettivamente del 44 e del 33%. Confrontando i dati italiani con quelli dei Paesi che si sono già dotati di partnership registrate, unioni civili o addirittura matrimonio, è chiaro che il sostegno della popolazione deve essere rinforzato.
Nel prossimo decennio di esilio dalla politica, l'attivismo LGBT deve porre la società italiana al centro di ogni strategia, deve saperla sedurre e conquistare. E' la condizione sine qua non per non giungere impreparati all'appello del 2016.

Resta dunque moltissimo da fare. I diritti civili saranno garantiti quando sapremo battere i vescovi in piazza per 3-1, come in Spagna alla vigilia del matrimonio gay, quando a fronte del milione di partecipanti al locale family day, gli omosessuali spagnoli ne portarono tre (e la Spagna ha venti milioni di abitanti in meno dell'Italia). Nel frattempo occorre continuare con le piccole battaglie quotidiane:
Dal coming out individuale che sensibilizza man mano l'ambiente circostante, ad un maggiore coinvolgimento dei media e dei settori più vitali dell'Italia.
Sarà poi utile portare il Gay Pride nazionale nelle realtà più bisognose di sostegno del nostro Paese: Napoli, la Sicilia, Bari. Ma anche Veneto e Lombardia profonda.
A livello politico, occorrerà insistere a livello comunale e/o regionale sui simbolici Registri delle Unioni Civili, in modo da creare un effetto a macchia di leopardo che crei la spinta propulsiva per le politiche di livello nazionale.

In breve: Mr Wolf ha ragione, il grosso deve ancora arrivare. Ma siamo pronti ad accoglierlo con la giusta serenità e l'entusiasmo, che la conoscenza del presente e del recente passato italiano devono necessariamente infonderci.

Roma Pride 2007/ Foto (3)

Pastori sardi à la mode

quanto sei bella Roma..
ovviamente, un futuro cittadino immorale
ci vorrebbe un occhio di pesce..

Roma Pride 2007/ Foto (2)


Niente DiCo? Dico niente PD! (mannaggia alla testa di questo tizio!)




Roma Pride 2007/ ....e Colombia

E mentre in una folla splendida, coloravamo San Giovanni nella manifestazione LGBT più grande della storia italiana (eravamo proprio un milione!)..


.. venivano legalizzate le unioni civili gay in Colombia, per la prima volta a livello nazionale, nell'intera America Latina!

Colombia: oltre la coca c'è di più..

venerdì 15 giugno 2007

Foto/ Banksy, London

Palestina, muro di Israele



Banksy, anonimo genio dello stencil dei muri di Londra. Sui muri di Roma, deiezioni troglodite.

giovedì 14 giugno 2007

Italia vs Turchia, un confronto tra due popoli



In questi giorni di lontananza dal blog, ho gironzolato per le strade di Roma con un mio amico di Istanbul, che non vedevo da 8 anni. Tra giri notturni in motorino intorno al Colosseo, dolce vita di San Lorenzo e Trastevere, bagni di folla nella calca di turisti del centro, ecco un bilancio del confronto tra i nostri due paesi:


Costume & Società:

-in Italia basta un mazzo di fiori per fare visita a casa di amici, in Turchia si fa un regalo per ogni membro della famiglia. Il raki che mi ha regalato il mio amico è delizioso.

-i Turchi si tolgono le scarpe entrando nelle case, piene di tappeti

-noi Italiani mangiamo troppo velocemente (e il raki lo beviamo troppo lentamente)

-"gli Italiani mangiano tantissimo durante i pasti, a casa e al ristorante."

-i Turchi sono più affettuosi degli Italiani.

-i tovaglioli di stoffa (che in casa mia si cambiano una volta a settimana) sono un po' antiigienici: in Turchia si usano solo per le grandi occasioni; altrimenti, si usano di carta.

-in Turchia, Italia vuol dire Serie A; in seconda posizione, mafia. In Italia, Turchia vuol dire uomini baffuti, mamma li turchi, fumo di tabacco e musulmani feroci.


Roma vs Istanbul:

- per la prima volta sento dire che Roma è protesa verso il passato e il futuro.

- per la prima volta sento dire che a Roma le strade non hanno poi tante buche.

- per la prima volta sento dire che il traffico è ordinato e non si rischia la vita in motorino.

- il mio amico riuscirebbe a vivere solo a Barcellona e Roma. Noi siamo metà europei e metà mediterranei. Europa, per i Turchi, vuol dire gente fredda ed efficiente.

- a Roma bere acqua dal nasone di una fontanella è così buono e ubiquo, da diventare inevitabile come una dipendenza chimica.

- Roma ha 3 milioni di abitanti, come Istanbul nel 1980. Oggi Istanbul ne conta 15 milioni. I problemi di integrazione con i Turchi anatolici, poveri, ignoranti e islamici, sono enormi.


Politica:

- "gli Italiani non fanno altro che parlare di politica, i vostri giornali ne sono pieni."

- eravamo d'accordo a non volere la Turchia nell'UE. Io perché temo che, al momento, farla entrare equivalga a dire addio per sempre all'integrazione politica. Lui perché ritiene che la Turchia ha bisogno innanzitutto di standard comuni di vita al proprio interno, con un ovest moderno e un est arcaico. E poi, un po' anche perché, a furia di sentirsi rifiutati dall'Europa, la popolazione prova parecchio risentimento verso di noi. Come un grande amore respinto, del resto. "Avete fatto entrare la Bulgaria, ma noi no."

- per i Turchi laici e kemalisti, un'impiegata pubblica non deve portare il velo, perché il velo è la manifestazione di un'interpretazione politica dell'Islam e un ufficiale pubblico deve essere neutrale. Io sostenevo che il velo è brutto e antiestetico, ma che chi vuole lo porti pure. Tutto sommato, lui ha ragione, però.

-i Turchi si sentono vittime delle potenze straniere, che nell'arco della storia hanno cercato di approfittare di qua e di là delle debolezze dell'impero Ottomano.

-"i Greci sono come noi e adesso li consideriamo amici, gli Armeni sono insopportabili e il genocidio lo hanno esagerato, i Curdi erano nostri alleati nella guerra e non capisco cosa vogliono ora. Cipro fa schifo".


Per concludere:

- "L'Italia, Roma, mi fa pensare che se la Turchia fosse nell'UE, non perderemmo per forza la nostra identità, ma potremmo mantenere la nostra mediterraneità, senza rinunciare alla modernità. Saremmo come voi. Qui a Roma, in Europa, il cittadino è protetto, lo Stato ci tiene a lui; non come da noi dove il cittadino deve fare tutto da sé."


E' una cosa che ho pensato anch'io tante volte. Ma dell'Italia.

venerdì 8 giugno 2007

Film/ La Vie en Rose

Permettetemi la superficiale considerazione: Edith Piaf era davvero una sfigata, oltre che insopportabile.

Sono andato a vedere il film non sapendo che fosse, 3 euro in un cinema d'essai sono un investimento tollerabile che si è rivelato piacevole.La vie en rose ripercorre la vita della cantante francese, dalla sua nascita alla morte, in un gioco di flashback che può disorientare chi sia a totale digiuno (come me) di chansons e di anni '50.Come la maggior parte delle biografie cinematografiche, il film tende a santificare la vita della protagonista, indugiando un po' troppo nel melenso.

Tuttavia, la pellicola è nel complesso interessante. Apre una pagina di storia sull'evoluzione dello star system nell'intervallo tra le due guerre mondiali. Ma soprattutto, esplora in modo non banale il tema dell'artista maledetto. Ancora una volta, sembra confermata l'impressione che la creatività non possa che nascere dal dolore, e dall'emarginazione.

Voto: 6,5

giovedì 7 giugno 2007

Metro C/ Informazioni nascoste e cattiva gestione


La terza metropolitana di Roma, la linea C, attualmente in costruzione, attraversa il centro storico permettendone la futura pedonalizzazione. Nodo fondamentale per questo progetto è la stazione di largo Torre Argentina. Lo snodo dovrebbe servire una delle zone più importanti e trafficate della città: il largo omonimo con il teatro e le librerie Feltrinelli, il capolinea del tram 8, il ministero della giustizia di via Arenula, il Pantheon e piazza Navona, Campo de Fiori e il ghetto. Questo è ben evidenziato dalla foto in alto che mostra in azzurro chiaro, la posizione degli accessi alla stazione rispetto alla planimetria urbana.
Eppure, cosa succede? Sui giornali comincia a trapelare la notizia che la stazione Argentina non si farà più. Il motivo? La Soprintendenza sembra orientata a bocciare il progetto a causa dei reperti rinvenuti nello scavo preventivo di Sant'Andrea della Valle. Come leggete dal link, le motivazioni non sembrano sufficienti. Non vi è alcuna conferma ufficiale della bocciatura, della quale se ne parla soltanto nelle interviste con i principali responsabili dell'opera. Nè il Comune di Roma, nè la società appaltante RomaMetropolitane, né la Soprintendenza hanno emesso un comunicato ufficiale che chiarisca la situazione. E' evidente l'interesse ad insabbiare il caso.
Ammesso che l'archeologia sia la causa reale di questo veto, mi viene da pensare che i nostri beni culturali siano in mano a persone ottuse, che preferiscono salvaguardare quattro muretti sotto terra (che tanto nessuno vedrebbe mai) piuttosto che procedere con la pedonalizzazione del centro storico, che salverebbe innumerevoli monumenti di inestimabile valore, dalle vibrazioni e dai gas di scarico di auto e bus. Per sempre.
L'ipocrisia è tanto più insopportabile, dato che la costruzione della metro C si avvarrà di una tecnica innovativa che minimizza le interferenze con gli strati archeologici: una volta scavati i tunnel con le talpe, si scava la stazione da dentro al tunnel, anziché sbancare tutta la superficie in corrispondenza delle stazioni. In superficie, restano da scavare solo le discenderie, ossia le scale mobili e gli ascensori che permettono l'accesso al piano banchine sottostante. Questo permette un facile riorientamento degli accessi, in presenza di reperti.
Oltretutto, per il Giubileo del 2000, andò distrutta un'enorme Domus per far posto ad un parking all'interno del colle Vaticano, che avrebbe dovuto ospitare gli autobus turistici e che oggi è sottoutilizzato e male reclamizzato. Forse il veto dipende solo da chi è committente..con un po' di malignità.
Il dato certo è che la gestione da parte di Walter Veltroni dei progetti infrastrutturali si sta rivelando assai carente, sul piano della trasparenza. Come è stato già mostrato in una puntata di Report, a proposito dell'improvvisa cancellazione di un'altra fermata, Nomentana, sulla costruenda linea B1.
Walter, dacci spiegazioni. E lascia a noi la fermata Argentina.

martedì 5 giugno 2007

Muppet Show - Swedish Chef - making cake

"Le langage est source de malentendus.."

sabato 2 giugno 2007

L'Euro verso Est/ I nuovi membri

I 12 Paesi che sono entrati nell'Unione Europea tra il 2004 e il 2007 hanno l'obbligo istituzionale di aderire all'euro non appena soddisfatte alcune condizioni. I criteri (di Maastricht) che devono rispettare sono cinque:
1) inflazione non superiore dell'1,5% alla media dei tre Paesi dell'UE con l'inflazione più bassa
2)tassi di interesse non superiori del 2,5% al tasso della zona euro
3)deficit pubblico inferiore al 3% del PIL
4)debito pubblico inferiore al 60% del PIL, o in discesa stabile verso questa soglia
5)24 mesi all'interno dello SME-2, il meccanismo che ancora i tassi di cambio all'euro.

Il 1° gennaio 2007 la Slovenia* è stata il primo Paese a farcela ed ha quindi sostituito il tallero con la moneta comune europea. Lo scorso 16 maggio, la Commissione Europea ha dato il via libera anche a Malta* e Cipro*, affinché aderiscano il 1° gennaio 2008. Nel 2009 dovrebbe essere il turno della Slovacchia*.

Estonia, Lettonia e Lituania, pur rispettando tutti i criteri di Maastricht, presentano un'inflazione molto alta dovuta alla loro rapidissima crescita economica. Polonia e Repubblica Ceca, invece, campioni di euroscetticismo, non intendono risanare le finanze pubbliche, per poter rimanere al di fuori dell'euro il più a lungo possibile. L'Ungheria desidera entrare, ma presenta una situazione finanziaria insostenibile che permetterà l'adesione non prima del 2012-2014. Per adesso, infine, parlare di Romania e Bulgaria nell'euro è pura fantascienza, viste le condizioni di profonda arretratezza delle due economie.

Al momento, dunque, l'allargamento della zona euro è un processo graduale, che sta coinvolgendo solo dei Paesi molto piccoli, con un livello di reddito pro capite analogo a quello di Grecia e Portogallo, che sono già membri dell'euro. La gestione dell'allargamento risulta saggia. Una moneta unica richiede una certa convergenza nelle strutture economiche dei paesi che condividono la stessa valuta. La ricaduta principale è la politica dei prezzi.

Un Paese povero, investito da un boom economico, vedrà crescere il livello degli stipendi, ossia del reddito nazionale. Ciò si traduce in maggiore inflazione, in quanto i prezzi, partendo da basi relativamente basse, si adeguano al livello dei Paesi più ricchi, man mano che il Paese in questione converge verso di questi. Ma il maggior livello di prezzi e salari può intaccare la competitività di tale Paese (es: se i lavoratori romeni arrivano a guadagnare quanto gli Italiani, perché continuare a spostare le imprese in Romania, ceteris paribus?) e dunque aumenta la pressione politica alla svalutazione della moneta locale.

Nell'euro, questo non è possibile, e noi Italiani lo stiamo imparando amaramente. E' dunque un bene che i nuovi membri dell'UE aderiscano all'euro non prima di aver avviato delle politiche economiche volte ad aumentare la produttività, parallelamente alla crescita. E non prima che il loro tenore di vita si sia sensibilmente avvicinato alla media europea.

*
ai link trovate i disegni dei nuovi euro nazionali, con cui dovremo familiarizzare.

venerdì 1 giugno 2007

Tulipan Condom/ Pedagogia

Mai fermarsi alle apparenze

Il Caso Visco/ Le lettere del Giornale

Cercherò di essere imparziale e non comincerò ricordando che il Giornale è di proprietà della famiglia Berlusconi.
Detto questo, le lettere che il quotidiano pubblica con l'intento di accusare Vincenzo Visco, viceministro dell'Economia, non riesco a capire cosa stanno a significare.

Che ad ogni elezione il politico di turno rimpasti i vertici della burocrazia statale, è un fatto di per sé sgradevole, ma che in Italia è un'abitudine dura a morire. Ma che Visco abbia rimosso alcuni alti funzionari della Guardia di Finanza per insabbiare il caso Unipol è un'affermazione che non trova riscontro in queste lettere. Certo, il sospetto può essere legittimo, ricordando come Fassino non riuscisse a capire la distinzione tra operazioni di partito e operazioni di mercato, nell'estate dei furbetti. Se dovessero emergere nuovi particolari inquietanti, sarò il primo a chiedere a Visco di dimettersi, schifato e deluso. Ma appare pretenzioso e poco professionale da un punto di vista giornalistico, montare un caso sulla base di informazioni inconsistenti.

L'unica certezza che emerge da queste lettere è che la Guardia di Finanza ama scrivere in un italiano burocratese di ridicola lettura. E poi ci si chiede perché le istituzioni sono lontane dai cittadini... anche per questo!