lunedì 19 gennaio 2009

Un mese a Roma

Amici miei, chi sarei senza di voi? Mi fate sentire fortunato perché conosco il vostro valore, mi fate sentire orgoglioso di avervi coltivato, ma soprattutto mi fate sentire vivo. Grazie, perché sento che ho ritrovato la strada, con voi.

Grazie mamma. Mi piace quando sorridi con gli occhi, so tutto quello che hai fatto. Mi fai sentire le spalle coperte.

Un lungo arrivederci. Grazie perché mi hai regalato le emozioni più belle della mia vita e le custodirò per sempre gelosamente nel cuore. E sorriderò quando penserò a te. Non voglio più sporcare quei momenti di purezza con le mie lacrime. Non voglio più odiare ogni nuovo giorno senza di te. Sapremo una notte tornare a guardare insieme il fiume, mentre scivola verso il mare?

Ciao mia Roma, ciao mia città eternamente mia, ciao mio passato, eternamente mio presente.

mercoledì 17 dicembre 2008

Cambiare Idea su Alemanno (e Veltroni)


Mesi fa, ero stato molto duro con Gianni Alemanno, il sindaco di Roma.

Nei suoi primi mesi di governo, Alemanno sembrava che disfacesse molte eredità positive della giunta Veltroni: strisce blu, opere pubbliche, Notte Bianca.

Eppure, con il passare del tempo, le scelte di Alemanno sono apparse più chiare, così come il lascito del centrosinistra.

Le strisce blu sono state ripristinate, su una base più equa. I progetti chiave del trasporto pubblico (linee metro B1, C e D) non sono stati né bloccati né rallentati.

Ma tutto questo sono briciole.

Le inchieste di Report sul Piano Regolatore di Roma e sulla gestione dell'immondizia hanno mostrato chiaramente che l'enorme deficit di 10 miliardi lasciato da Veltroni, non è la solita propaganda sparata dalla destra quando sale al governo. Le inchieste mostrano come la sinistra romana abbia abdicato ad essere sinistra, dando l'impressione di servire gli interessi di palazzinari come Caltagirone (pardon, Re di Roma), e altri privati come Cerroni (per i rifiuti, alias Oro di Roma) e Romeo (per la manutenzione delle "strade d'oro"), piuttosto che l'interesse pubblico collettivo.


Appalti milionari per costruire una rete di potere (forse il famoso Modello Roma?) in barba a elementari esempi di gestione economica offerti da altre capitali europee. Con quale credibilità il PD di Veltroni può parlare di "risolvere i problemi degli affitti", quando a Roma ha saputo nell'ordine:

non creare partnership pubbliche-private nella costruzione di nuovi alloggi per calmierare i prezzi; non costruire case da affittare, ma cubature da vendere; non promuovere una nuova architettura eco-sostenibile e giovani talenti (i privati costruiscono in modo identico al minor costo senza esternalità positive per la collettività); affidare tutto ai privati per incassare qualche soldo in "oneri di concessione", con l'effetto di creare nuovi quartieri in mezzo al nulla, senza infrastrutture di collegamento decenti.


Come può ergersi il PD a difensore dell'ambiente?, quando a Roma ha rinunciato a constrastare lo strapotere di un monopolista privato (!) sulla gestione dei rifiuti con evidente sfregio nei confronti dell'ambiente, la salute dei cittadini di Malagrotta e le tasche di tutti i contribuenti romani che pagano le tasse sull'immondizia molto più di quello che sarebbe necessario se il monopolio fosse pubblico anziché privato (come insegna Economics 101).


Come può Veltroni parlare di questione morale? quando a Roma la manutenzione stradale costa 80.000 euro al km contro i 5.000 di Bologna?


Nell'ultimo caso, Alemanno ha stracciato l'appalto con Alfredo Romeo, sta ripianando dolorosamente il bilancio comunale, mostrando un senso di responsabilità economica.

Intervistato da Report, ha dichiarato di volere che il Comune costruisca una discarica di sua proprietà, in modo tale da passare gradualmente ad una gestione pubblica dei rifiuti.

Alemanno si è finora mostrato molto lontano dagli interessi dei palazzinari, e all'epoca era stato molto scettico sul Piano Regolatore.


In breve, Alemanno si sta rivelando un bravo gestore della cosa pubblica. Non c'è che da augurarsi che continui così e che mantenga le promesse fatte sui rifuti e le case popolari, nonostante i vincoli di bilancio.

martedì 9 dicembre 2008

Imperialismi/ Risolvere il NIMBY all'Italiana

Penisola di Karaburun, ospiterà il parco eolico italiano


Abbiamo bisogno di fonti alternative di energia. Ma le centrali eoliche deturpano i paesaggi! E che se ne fa di tutte le ville in Toscana?
Abbiamo bisogno di nuovi gassificatori. Ma, per carità, lontano dalla mia spiaggia: Not In My BackYard!

Perché preoccuparsi? Facciamo tutto in Albania!

giovedì 4 dicembre 2008

Raphael - Les Petits Bateaux

Pourquoi le temps qui passe
nous dévisage et puis nous casse?
pourquoi tu restes pas avec moi?
pourquoi tu t'en vas?
pourquoi la vie et les bateaux
qui vont sur l'eau ont-ils des ailes?
pourquoi les avions s'envolent
bien plus haut que les oiseaux?
pourquoi que les étoiles
sont-elles là-haut suspendues?
pourquoi le ciel est-il si haut?
pourquoi alors?

Et un autre jour s'en va
tourne et tourne et ne s'arrête pas
et un autre jour s'en va
dans cette petite vie
je voudrais pas crever d'ennui

Regarde le vent emporte tout,
même ce qu'il y a de plus beau
et les sourires et les enfants
avec les petites bateaux
pourquoi même
les nuages veulent pas rester ici?
si j'étais eux je marcherais vite
je ferais pas d'économies

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Perché il tempo che passa
ci fissa con insistenza e poi ci spezza?
Perché non resti con me?
Perché te ne vai?
Perché la vita e le barche
che vanno sull'acqua, hanno le ali?
Perché gli aerei spiccano il volo
molto più in alto che gli uccelli?
Perché le stelle
sono sospese lassù?
Perché il cielo è così alto?
Perché allora?

E un altro giorno se ne va
gira e gira e non si ferma
e un altro giorno se ne va,
in questa piccola vita
vorrei non morire di afflizione.

Guarda il vento porta via tutto,
anche quel che c'è di più bello
e i sorrisi e i bambini
con le barchette di carta
Perché perfino
le nuvole non vogliono restare qui?
Se fossi in loro, camminerei svelto
non farei economie.

lunedì 1 dicembre 2008

Momenti di Pericolo in Svizzera

Due uomini urlano concitatamente, una donna cerca di trattenere il suo fidanzato dall'alzare le mani. Dei vasi rotti e della terra sul pavimento della Coop.
La situazione precipita. La fiorista Coop non sa bene che fare, muovendo passi incerti verso l'uno e verso l'altro.
E mentre la direzione adotta non chiari provvedimenti di emergenza gridandoli all'altoparlante, ecco la strategia di difesa della neutrale Confederazione svizzera.

Le cassiere non battono più alla cassa, le mamme si bloccano e i bambini che piangono si azzittiscono dentro i carrelli. Tutti quanti si dispongono in cerchio intorno ai litiganti a osservare la scena, passanti curiosi sbirciano dalla porta scorrevole all'uscita, cautamente, senza entrare.
Tutto si congela ma non si tratta di un flash mob.

Due esseri umani svizzeri litigano e gli istinti primordiali di sopravvivenza, quelli tipici dei lemuri e di altri piccoli roditori, prendono il sopravvento. Tutti immobili, a guardare, senza agire, né parlare, studiando la situazione, come tanti coniglietti spaventati. La migliore tattica, di fronte agli orsi grizzly e altri predatori, è quella di fingersi morti.

Giorni fa, in tram, stessa scena. Due ragazzi ubriachi, urlano un po' tra di loro. Si crea il vuoto intorno. La folla su due ali, a 5 metri di raggio dall'epicentro, si dispone dentro il vagone come un tappo che argina la confusione. Curiosa, in allerta. Semplicemente incredula che la pace svizzera sia stata violata.

giovedì 20 novembre 2008

Mastella strikes back! (vel De Selectione Dirigentium Piddinorum)


Riccardo Villari (Napoli, 15 marzo 1956), proveniente da una famiglia di medici, ha proseguito la tradizione laureandosi in medicina e diventando un esperto di epatite C.
Ha iniziato a fare politica nei Cristiani Democratici Uniti di Rocco Buttiglione; secondo quando raccontanto da Mastella fu l'ex ministro a convincerlo a trasferirsi nell'UDEUR, nominandolo segretario regionale del partito. Villari, dopo esser divenuto consigliere regionale, passò poi con i rutelliani e si propose come responsabile della Margherita in Campania ma venne sconfitto da Ciriaco De Mita che però, ben impressionato dal rivale, lo propose senza successo come candidato sindaco di Napoli.
Riccardo Villari fu eletto deputato alla Camera al termine delle elezioni politiche del 2001 nel collegio uninominale di Pomigliano D'Arco, confermò il suo seggio anche cinque anni dopo nella circoscrizione Campania 1 con le liste dell'Ulivo. Trasloca al Senato nel 2008, candidandosi con il Partito Democratico nella regione Campania.
Il 13 novembre del 2008 viene eletto con 23 voti presidente della Commissione Vigilanza della RAI: le preferenze gli arrivano principalmente da esponenti del PDL, mentre l'opposizione (composta dal Partito Democratico, da Italia dei Valori e dall'UDC), a cui tradizionalmente tocca la scelta dell'incaricato, si era schierata con Leoluca Orlando con la sola eccezione di due votanti.
Fonte: it.wikpiedia.org

martedì 18 novembre 2008

Obama & PD/ Almeno imparare qualcosa

Tra una festa per Obbbama e una bega interna, una lotta sulla RAI e il solito nulla cosmico, forse gli intelligentissimi vertici del PD, nel tepore del loro loft, potrebbero imparare un paio di cose dai loro colleghi americani. Certo, non è divertente come tradurre uno slogan in "se po' ffà".

1) Il territorio.
Per chi per anni ha creduto nel partito leggero e virtuale, la vittoria dei Democratici dev’essere un brusco risveglio. Gli USA sono simili all’Italia per il fatto che in entrambi i Paesi, la sinistra è una minoranza strutturale. La crisi dell’economia e di Bush non sarebbe stata sufficiente a chiudere il gap di consensi. Obama non ha vinto soltanto nella sua Tosco-Emilia-Romagna, ma ha saputo conquistare anche territori ostili come Virginia, North Carolina, Indiana che sono conservatori all’incirca come i nostri Piemonte (non-Torino) e Veneto.
I Democrats sono, è vero, un partito leggero. Ma la campagna elettorale, per le primarie (vere) e le presidenziali, impone ai partiti di assumere una forte presenza sul territorio per circa due anni. La struttura degli Obamisti è stata formidabile e meticolosa, per partecipazione e strategia. Volontari dal Texas e dalla California venivano spediti regolarmente in Stati incerti come Ohio e Nevada.
Per capire questo, in realtà, bastava studiare i risultati della nostra Lega Nord, abile a farsi percepire presente nelle classi operaie del Nord. Adesso, dopo Obama, non ci sono più scuse per il PD.

2) Il cambiamento.
Perché il tuo messaggio di novità sia credibile, non basta la retorica, capito Walter? In Italia non abbiamo una questione razziale, quindi tingersi la pelle di nero non ti aiuterà. Come neanche “avere più donne”, se queste tanto non contano nulla. Gli Italiani sono talmente disillusi con la politica che basterebbero due cose perché un partito sia credibile nel presentarsi come nuovo. Uno svecchiamento della classe dirigente e una linea chiara di azione, ossia niente litigiosità interna.
Il cambiamento di Obama, ovviamente, è più ampio del suo colore. E’ anche la promessa di una politica meno rissosa e meno dinastica, dopo venti anni di bushistas e clintonistas. In America ha soprattutto significato tornare a parlare del potere d’acquisto, sotto la forma del “ridiamo slancio al sogno americano”. Dunque, una componente emozionale, ma fortemente legata a problemi concreti vissuti ogni giorno dalle persone.

In Italia, il PD finora non ha promesso né una politica concreta, né la fine delle dinastie politiche. Ci è rimasto solo il sogno di Walter di volerci tutti più bene. Ma evidentemente, questo non basta a nessuno.

giovedì 13 novembre 2008

Annuario Istat/ Realtà e Speranza

A sfogliare l'annuario ISTAT 2008, si possono trovare tutti i motivi che fanno dell'Italia un paese anomalo a livello europeo.
Ad esempio, è chiaro che un Paese vecchio (con 1 over65 e mezzo per ogni under15), dove il 25% della popolazione ha solo la licenza elementare (! - sì, nemmeno media - e al 70% tra gli over65), è un Paese a forte deriva autoritaria, e a bassa coscienza democratica. Inoltre, poco meno di un terzo (32,5%) ha finito le scuole superiori, mentre solo il 10% è laureato.
Se questo può spiegare in parte il berlusconismo, altri dati mostrano la difficoltà di fare politica in un Paese altamente eterogeneo.
Al Sud i matrimoni religiosi sono l'80% del totale, mentre il Nord (53%) e il Centro (59%) sono ormai prossimi a diventare società a maggioranza laica, dato che il trend è in discesa. Questo la dice lunga sui rapporti tra politica e chiesa, ma anche dovrebbe suggerire al PD, che nel centronord è meglio lasciare alla destra il corteggiamento dei cattolici.
Elementi di speranza: gli under18 sono al 90% iscritti alla scuola superiore. Il 71% delle ragazze continua con l'università (i ragazzi, solo il 61%) e tra i 25enni di oggi il 24% delle ragazze sono laureate, mentre tra i maschi il dato scende al 17%. Dati più che doppi rispetto al totale della popolazione.
Insomma: forse quando tutti questi vecchi ignoranti che infestano il nostro paese saranno nella tomba, saremo anche noi un popolo più sveglio, meno pronto a farsi fregare dalla demagogia. E magari con molte più donne in posizioni di prestigio e potere.

giovedì 6 novembre 2008

Obama al test delle aspettative

Mi sto appena riprendendo dalla lunga notte elettorale, in cui il sito del NY Times diventava sempre più blu.. Sono immensamente felice. L'età Bush è finita, ma soprattutto un nero è diventato presidente. Anche se Obama non farà niente, il suo colore resterà comunque un traguardo importante, fino a ieri ritenuto irraggiungibile.
Ma il problema è che noi tutti ci aspettiamo ben più di questo. Forte di una rara doppia maggioranza alla Camera e al Senato, il mondo crede oggi che "un'altra America sia possibile", sul serio. Ci attendiamo in politica estera un'America salda, ma più multilaterale. Socialmente, un'America più giusta e solidale. Ma soprattutto sul piano interno, se il cambiamento può essere reale e duraturo, un esempio per le sinistre mondiali, occorre che Obama e il suo staff inventino una nuova ricetta economica che abbia successo, che possa davvero archiviare la Reaganomics.
Ha 4 anni di tempo. Buona fortuna e buon lavoro.

giovedì 30 ottobre 2008

Scuola/ Li Chiamavano Fascisti

Leggo preoccupazione e sorpresa in molti giornali e blog italiani a proposito dell’ascesa del movimento studentesco di destra, il Blocco Studentesco. L’usuale accostamento al Ventennio, lo squadrismo e l’immancabile etichetta “sono tutti neo-fascisti”. A volte senza il “neo”.

Dieci anni fa Berlusconi cominciò a chiamare i propri avversari politici “comunisti”, label che non ci hanno più tolto. Negli ultimi due anni, anche buona parte della sinistra ha imparato lo stesso giochino. Ricordo alle elezioni comunali dello scorso aprile, che più di un parente mi chiese se avrei mai potuto votare “un fascista come Alemanno”.

Forse occorre un chiarimento. Sono nato nell’84 e come tutti i giovani under 25 sono cresciuto nell’era berlusconiana della tv. Un’età che sarebbe sbagliato definire ideologica, perché ne è l’esatto contrario. Sono gli anni del disinteresse, del ritorno al personalismo, della sfiducia nel futuro come conseguenza della sfiducia nella società. Sono anche anni in cui la memoria storica, nei giovani e giovanissimi, è diventata sempre più evanescente, se non assente. Sono anni semmai orwelliani, in cui non sapere, fregarsene e dire “fanno tutti schifo” non ha più lo stigma del qualunquismo, ma è pensiero se non comune, “figo”.

Certo, anche a me fa uno strano effetto scoprire che tantissime occupazioni nei licei romani le hanno fatte i ragazzi del Blocco. Alla fine dei ’90 le occupazioni di sinistra si fecero sempre più rare (e duole dirlo, velleitarie). Nella maggior parte delle scuole regnava l’apatia politica. Oggi c’è un ritorno all’azione, ma da destra.

In questo video, è racchiuso tutto lo scollamento della sinistra italiana dalla società a cui dovrebbe fare riferimento. Il Blocco grida “siamo tutti studenti”, la sinistra li attacca: “fascisti!”. In una situazione in cui la scuola pubblica è in pericolo, bisogna essere alleati e non avversari. E’ ovvio che il Blocco riscuote più consenso.

Se c’è una nota positiva nella generazione dei ’90 è che il qualunquismo cova in sé anche il pragmatismo. Il Blocco piace perché parla soprattutto di cose reali, come i pannelli solari sui tetti delle scuole, più ginnastica, maggiori fondi per i laboratori scolastici. Un sindacalismo concreto, ormai dimenticato dalla sinistra, che, quando occupa una scuola, nella migliore delle ipotesi organizza il laboratorio sul Kurdistan. E’ vero ci siamo tutti divertiti con le retrospettive collettive su Stanley Kubrick. Ma non si può vivere della rendita di un ’68 ormai lontano 40 anni.
Questi ragazzi del Blocco avevano anche dei manganelli, spesso fanno il saluto romano e ripescano nell’immaginario mussoliniano. Beh, direbbe un giovane cresciuto a pane ed MTV, le magliette del Che o di quel barbuto di Marx, la Bandiera Rossa e il pugno chiuso “non so’ la stessa cosa, cioè?”.

Se vogliamo evitare di consegnare ulteriori generazioni di giovani alla nuova destra, suggerisco di smettere di chiamarli acriticamente “fascisti” o “pericolo per la democrazia”. Cominciamo ad attaccarli sui problemi reali. Su quanti risultati portano a casa, se sono efficaci nelle loro lotte. Se siamo noi più efficaci. Nell’età non-ideologica contano i fatti, il passato è ormai “senza appeal”. Se sapremo essere più concreti di loro, il loro apparato di nostalgie, coretti e “ultraviolenza” sarà semplicemente ridicolizzato come “stupido fumo senza arrosto”.

Il problema è che i ridicoli che scandiscono messaggi invecchiati e senza sostanza, oggi siamo noi. Forse per capire e contrastare i nostri nuovi avversari, bisognerebbe riguardare “Arancia Meccanica”. Stavolta, durante la proiezione, senza fumarsi le canne o trescare.