martedì 18 novembre 2008

Obama & PD/ Almeno imparare qualcosa

Tra una festa per Obbbama e una bega interna, una lotta sulla RAI e il solito nulla cosmico, forse gli intelligentissimi vertici del PD, nel tepore del loro loft, potrebbero imparare un paio di cose dai loro colleghi americani. Certo, non è divertente come tradurre uno slogan in "se po' ffà".

1) Il territorio.
Per chi per anni ha creduto nel partito leggero e virtuale, la vittoria dei Democratici dev’essere un brusco risveglio. Gli USA sono simili all’Italia per il fatto che in entrambi i Paesi, la sinistra è una minoranza strutturale. La crisi dell’economia e di Bush non sarebbe stata sufficiente a chiudere il gap di consensi. Obama non ha vinto soltanto nella sua Tosco-Emilia-Romagna, ma ha saputo conquistare anche territori ostili come Virginia, North Carolina, Indiana che sono conservatori all’incirca come i nostri Piemonte (non-Torino) e Veneto.
I Democrats sono, è vero, un partito leggero. Ma la campagna elettorale, per le primarie (vere) e le presidenziali, impone ai partiti di assumere una forte presenza sul territorio per circa due anni. La struttura degli Obamisti è stata formidabile e meticolosa, per partecipazione e strategia. Volontari dal Texas e dalla California venivano spediti regolarmente in Stati incerti come Ohio e Nevada.
Per capire questo, in realtà, bastava studiare i risultati della nostra Lega Nord, abile a farsi percepire presente nelle classi operaie del Nord. Adesso, dopo Obama, non ci sono più scuse per il PD.

2) Il cambiamento.
Perché il tuo messaggio di novità sia credibile, non basta la retorica, capito Walter? In Italia non abbiamo una questione razziale, quindi tingersi la pelle di nero non ti aiuterà. Come neanche “avere più donne”, se queste tanto non contano nulla. Gli Italiani sono talmente disillusi con la politica che basterebbero due cose perché un partito sia credibile nel presentarsi come nuovo. Uno svecchiamento della classe dirigente e una linea chiara di azione, ossia niente litigiosità interna.
Il cambiamento di Obama, ovviamente, è più ampio del suo colore. E’ anche la promessa di una politica meno rissosa e meno dinastica, dopo venti anni di bushistas e clintonistas. In America ha soprattutto significato tornare a parlare del potere d’acquisto, sotto la forma del “ridiamo slancio al sogno americano”. Dunque, una componente emozionale, ma fortemente legata a problemi concreti vissuti ogni giorno dalle persone.

In Italia, il PD finora non ha promesso né una politica concreta, né la fine delle dinastie politiche. Ci è rimasto solo il sogno di Walter di volerci tutti più bene. Ma evidentemente, questo non basta a nessuno.

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