martedì 24 luglio 2007

It's the end of the Left (as we know it)


La domanda che si poneva Giorgio Gaber in una sua celebre canzone non è mai stata più calzante: Ma cos'è la Destra e, soprattutto, cos'è la Sinistra, oggi?


In Francia la Gauche sta venendo spazzata via da Sarkozy, in Germania le possibilità di governo e l'essenza stessa della SPD sono messe in dubbio dalla nascita della Linke, in Scandinavia soffia un vento di cambiamento verso destra, in Olanda non ne parliamo, in Inghilterra e USA c'è da chiedersi cosa resta della sinistra, in Italia la parola Sinistra sarà più chiara dopo l'eventuale referendum e la fondazione del Partito Democratico.


Effettivamente, se è vero che viviamo in un mondo dove le ideologie sono morte, sostituite da "sentimenti di massa", era naturale anche la fine della Sinistra, così come la conosciamo. Uguaglianza, lavoratori, sindacati sono parole che perdono, purtroppo, appeal in una società che vive di conservatricissime ansie sul "diverso", sulla "difesa della qualità della vita" o "delle radici culturali". Una società opulenta e piuttosto menefreghista, non solo in Italia.


Lo stesso rinnovamento della Sinistra, avvenuto negli anni '70 sulla scia dei movimenti per i diritti civili, è giunto al capolinea. A parte i diritti LGBT che interessano soltanto una minoranza della popolazione, non ci sono più grandi ideali da conquistare, piuttosto vecchie vittorie da difendere da un rigurgito antilibertario di ritorno (es: aborto). Come ogni movimento che "difende", la Sinistra si scopre paradossalmente una forza di conservazione, ancorata ad un passato che non ha un futuro necessariamente garantito.


Eppure, non possiamo ridurci a pensare che "si stava meglio quando si stava peggio" o che la società "ha perso la testa". Idioti e ignoranti sono sempre esistiti e l'istruzione è notevolmente aumentata rispetto a 40 anni fa. Il cittadino medio è diventato più critico, non si accontenta di aderire idealmente ad un partito. Vuole un programma, un manifesto, una policy da verificare e giudicare. Vince chi ha la policy migliore (o più appetibile per l'elettorato) e la sa applicare meglio.


Se questo è lo sfondo del cambiamento sociale, non ha davvero più senso immaginare i partiti come apparati ideologici. Negli anni 2000, si trasformano in macchine elettorali permanenti, al servizio di una persona con il sorriso simpatico, incaricata di svolgere un mandato.


E' necessario per sopravvivere, che la Sinistra sappia captare quali sono le politiche di "urgenza sociale" che il pubblico domanda. Proporle in modo accattivante e, infine, eseguirle. Leggere il presente con il filtro del passato è forse un esercizio inutile quanto controproducente, in politica.


Non resta che deporre un garofano sulla sua tomba: riposa in pace, o lavoratore proletario!

1 commento:

L. ha detto...

Proporle in maniera accattivante??