lunedì 12 marzo 2007

Turkmenistan/ Morte di un Turkmenbashi


L'antica via della seta, dopo aver attraversato Tehran, si lascia il mar Caspio alle spalle e si inoltra nella steppa sconfinata in direzione di Samarcanda. La prima terra che solca è il Turkmenistan.

Una terra di turchi nomadici, poco inclini all'islamismo e in parte russificati dopo un secolo di zar e soviet. Per i Turkmeni il comunismo non è mai finito, ha solo cambiato pelle. Si chiama Turkmenbashi. Saparmurat Niyazov, quando a Mosca è caduta l'Urss, ha mantenuto il potere, erigendo un culto della personalità orwelliano. Gradualmente, grazie al gas di cui il suo Paese è ricco, e che noi compriamo per il riscaldamento l'inverno.
Il suo nome è Turkmenbashi, "Padre dei Turkmeni", forse sul calco del più celebre Ataturk, ma meno benevolo. La capitale, Ashgabat, è disseminata di monumenti sontuosi e magniloquenti quanto inutili e kitsch. L'arco della neutralità è una torre sormontata da una statua dorata del Turkmenbashi, che ruota allo spostarsi dal sole in modo da poter sempre scintillare sopra la città. I mesi dell'anno sono stati sostituiti dai nomi dei parenti del dittatore. Pane, in lingua turkmena, ora si dice Gurbansoltanedzhe; il nome di sua madre. "Vorrei del latte e due Gurbansoltanedzhe, grazie".

Niyazov ha scritto un libro di precetti e folklore epico, la Ruhnama. Tutti i cittadini devono imparare a memoria il testo. Conoscerlo è necessario per superare il "test di moralità" richiesto per una patente di guida. Gli insegnanti sono tenuti a conoscerlo e diffonderlo, pena il licenziamento. Sono anche invitati a scrivere periodicamente sui giornali, elogi filologici della Ruhnama. I medici giurano non su Ippocrate, ma su Turkmenbashi. Nessun uomo deve portare la barba, nessun cane può trovarsi ad Ashgabat, perché puzza. Nel deserto del Karakorum, dove d'estate si toccano i 50 gradi, è in costruzione un' enorme pista di pattinaggio sul ghiaccio.

Ma anche i Turkmenbashi muoiono. Un infarto ha stroncato Niyazov lo scorso dicembre. Un oscuro ex primo ministro, forse figlio illegittimo del presidente, Gurbanguly Berdimuhammedov, ha assunto il potere. Ha convocato elezioni, ottenendo l'89% dei voti. E' proprio vero che morto un Turkmenbashi, se ne fa un altro.

Sotto, alcune immagini di Ashgabat e dei deliranti progetti di Niyazov.

2 commenti:

L. ha detto...

Pensavo che il Turkmenistan potesse essere citato solo grazie al confine con il Kazakhstan e la conseguente menzione in Borat.
Un occhio per capire ciò che succede nel mondo è sempre gradito, sono storie che spesso non verremmo mai a sapere, per pigrizia o ignoranza.
Navigare poi nel mondo di questi stati dell'es Urss è sempre estremamente interssante, sfido qualunque lettore a ricordarsene i nomi o ad avere un'idea della loro collocazione geografica. E per fortuna noi siamo italiani, e - qualcuno - un po' di ste cose le sa. Pensate essere in America e non sapere neanche se "England is that stuff around Paris"...

[bravo f., bel post]

F ha detto...

Grazie.. gli "Stan" sono una miniera d'oro di aneddoti e situazioni paradossali, tanto che qualcuno è arrivato a chiamarli anche Assurdistan..che non è assiro..
Purtroppo per quella gente, aggiungo.