martedì 20 marzo 2007

USA/ La strana evoluzione dei diritti civili

I Neri hanno impiegato 100 anni per ottenere uguali diritti de facto in tutti gli Stati Uniti d'America. E' interessante osservare il modo in cui la società e lo Stato americano incorporano nel loro ordinamento nuovi diritti civili. E' un processo lento, dovuto ai numerosi checks and balances della democrazia statunitense. Noi Europei procediamo, invece, per grandi salti, a parte rari casi di sostegno popolare. Penso ai referendum italiani sul divorzio e l'aborto (dove, in ogni caso, si trattava di scegliere se abrogare le leggi già approvate dal parlamento). Negli USA la parte del leone la fa di solito la Corte Suprema: sono i tribunali, spesso, a imporre nuova legislazione. Per questo, la politica americana generalmente si ribella e risulta ai nostri occhi europei conservatrice e bigotta. Eppure, la natura ingarbugliata di tale processo assicura, in modo più definitivo che da noi, che quando un diritto civile arriva ad ottenere un ampio sostegno dalla politica, la questione risulta settled, ossia chiusa, per sempre. Due esempi sono chiarificatori, l'aborto e la pena di morte.

Aborto: L'aborto è stato legalizzato a livello federale nel 1973 dalla sentenza Roe v Wade della Corte Suprema. Nei paesi di common law tali sentenze si traducono in precedente e quindi in legge. Sull'onda del movimento del 68, questa decisione fu imposta dall'alto, un'elite progredita nei confronti di una maggioranza confusa e divisa. Il risultato? L'aborto è tuttora un tema delicato in America e i sondaggi di opinione mostrano che il popolo ritene che l'attuale legge è troppo permissiva. Si sono susseguiti vari tentativi in tribunale per superare in linea restrittiva la Roe v Wade. Finora la Corte Suprema, che è di nomina politica, ha retto. Perfino i Democratici non riescono ad essere pienamente pro-choice, nel timore di perdere voti al centro. Il tema non è settled.

Pena di morte: Uno dei punti per i quali disprezziamo di più gli USA. Anche qui con la sentenza federale Furman v Georgia (1972) la pena di morte venne sospesa fino al 1976, quando un'altra sentenza Gregg v Georgia la ripristinò. In Italia la pena di morte è bandita dalla costituzione. Chiedetevi cosa succederebbe in un referendum: "Vuoi introdurre la pena di morte?" vincerebbe il no. Ma se la domanda fosse "Sei favorevole alla pena di morte per alcuni reati, come la pedofilia o il terrorismo?" mi aspetterei una vittoria del sì. Questo, perché ogni società impiega decenni per far proprio un nuovo diritto. Attualmente, in America, molto molto lentamente, la pena di morte sta di nuovo scomparendo: non per iniziativa delle corti, ma dei politici locali. Solo quando una maggioranza della popolazione e degli Stati sarà contraria alla pena di morte, sarà possibile un emendamento costituzionale federale che la vieti per sempre.

Infine c'è il matrimonio per coppie dello stesso sesso: il percorso qui è simile alla pena di morte. Nessuna iniziativa federale (anzi, nel codice civile Clinton introdusse "marriage is a union of a man and a woman"), lentamente gli Stati introducono il nuovo diritto a partire dalle Hawaii con le partnership domestiche del 1996. Dove si è fatta la legge, il tema è settled. Procedendo lentamente, per tribunali e parlamenti, Stato dopo Stato il diritto avanza. A macchie di leopardo. L'inevitabile fascino dei nuovi diritti civili.

In conclusione, per quanto possiamo preferire una società guidata da un'elite più illuminata della massa, l'America è più democratica, che ci piaccia o no: solo quando un diritto è davvero percepito come un bene per tutti, esso si fa strada nei cuori e nelle leggi. Per rimanerci, però, per sempre.

2 commenti:

L. ha detto...

Esistono nel mondo reale elite più illuminate delle masse?

Anonimo ha detto...

Quanto invidio voi positivisti.