venerdì 23 marzo 2007

Film/ Paradise Now

"Se Israele ha convinto il mondo di essere allo stesso tempo vittima e oppressore, allora io non posso che essere vittima e assassino"

E' raro vedere un film così potente, dritto al cuore e alla testa, come è raro immergersi nella realtà quotidiana di Nablus, città dei territori palestinesi. Emergono quattro tratti distinti, quattro modi diversi di vivere in una terra infernale occupata. Da Israele, ma potrebbe essere un qualsiasi nemico.
I reclutatori di kamikaze, che scavano nella disperazione di giovani senza futuro. Promettono che diventeranno martiri, eroi, che "un angelo verrà a prenderti per portarti da Dio". Però loro, chissà perché, non ci pensano affatto di indossare la cintura di tritolo.
Suha, l'emigrata rientrata, moderna, senza velo, agiata. Ritiene che alla violenza di Israele non si possa rispondere con altra violenza, che bisogna trovare un modo alternativo e morale di fare resistenza.
Khaled, che passa dalla convinzione ideologica al dubbio.
Sayid, dal dubbio alla decisione di morire ed uccidere. Ed è lui il personaggio chiave che veicola il linguaggio del regista. Non si diventa kamikaze per fede né per politica. Ma per disperazione, nell'emotività. Come quella di un ragazzo scottato dalla morte di un padre che aveva collaborato con gli Israeliani. Forse desideroso di lavare via la vergogna dalla sua famiglia con un gesto eroico quanto inutile e omicida.
Sullo sfondo, appare schiacciante il contrasto nello stile di vita tra Nablus e Tel Aviv, due mondi a 20 km di distanza, separati da filo spinato. Come appare in tutta la sua follia una guerra che lacera e stravolge nel profondo le vite di due popoli. Più da una parte che dall'altra, ad essere sinceri. Ma dove la spirale di violenza impedisce a ciascuno di fare per primo un passo indietro.
Il messaggio non può che essere uno: se Israeliani e Palestinesi abbandonassero il fanatismo dei dogmi religiosi, dei principi bellici, di interrogazione della storia, allora, cercando l'umanità nel vicino, potrebbe finalmente vincere la pace.
Voto: 9.

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