sabato 17 marzo 2007

2057/ L'Unione Europea ha 100 anni

Tra meno di 10 giorni l'UE compie 50 anni. E' in crisi di mezza età. Anche se non del tutto condivisibile, in un intervento l'Economist prova ad immaginare cosa accadrà ad un'Europa centenaria. Il risultato è affascinante. (personale traduzione in italiano)

L’UE celebra il suo centesimo compleanno con una certa soddisfazione. Al compimento dei suoi 50 anni, chi prevedeva che si sarebbe ridotta all’irrilevanza in un mondo dominato da America, Cina e India è stato clamorosamente smentito. Un punto di svolta ci fu con l’esplosione della bolla speculativa nel mercato immobiliare americano e il conseguente collasso del dollaro nel 2010, all’inizio della presidenza di Barack Obama. Forse più cruciali, alla fine di quel decennio, furono gli sforzi della Germania di Angela Merkel e della Francia di Nicolas Sarkozy, a portare avanti le riforme economiche.
Queste riforme portarono a una forte caduta del tasso di disoccupazione, proprio quando l’Europa cominciava a godere di un balzo nella produttività grazie alla diffusione dell’information technology. Il risultato finale fu una crescente mancanza di forza lavoro, che venne risolta solo nel 2025 con l’adesione della Turchia e dell’Ucraina come membri a pieno titolo. Poco più tardi, l’adesione del primo paese nordafricano, il Marocco, aiutò a prolungare il boom europeo.
Naturalmente, non tutto è filato sempre liscio. La Grande Crisi Italiana del 2015, con il governo di Gianfranco Fini che abbandona l’euro (proprio quando quello britannico di David Miliband vi entra), gettò un’ombra sul futuro dell’UE. Eppure, sebbene i risparmiatori italiani fossero stati duramente colpiti dalla conseguente bancarotta del debito pubblico e l’economia italiana rapidamente superata da quella spagnola, i mercati finanziari si dimostrarono indulgenti e il successivo governo di Walter Veltroni riuscì a rientrare nell’euro piuttosto agevolmente. Da allora, nessun altro paese ha tentato di ripetere il doloroso esperimento dell’Italia.
L’altro motivo di soddisfazione è stata la politica estera dell’UE. Nel pericoloso decennio 2010-20, quando Vladimir Putin tornò al potere per servire il suo terzo mandato presidenziale ed era sul punto di invadere l’Ucraina, fu l’Europa che spinse l’amministrazione USA di Obama a minacciare una massiccia risposta nucleare. La crisi ucraina fu un trionfo per il Ministro degli Esteri UE, Carl Bildt, e scatenò un’ulteriore ondata di allargamento. Ironico che, nemmeno dieci anni dopo, la Russia stessa presentò la sua prima domanda ufficiale di adesione all’UE.
Allo stesso tempo, i politici di Bruxelles e Washington, alle prese con lo stallo del processo di pace in Medioriente, gridarono eureka. A Cipro, l’adesione all’UE aveva finalmente mostrato i suoi benefici effetti e l’isola era stata riunificata nel 2024: perché non riprovarci? Fu così che Israele e Palestina diventarono il 49° e il 50° membro dell’Unione Europea.
La grande sfida, adesso, è cosa fare con la Russia. La sua domanda di adesione pende da 15 anni. Alcuni dicono che è troppo grande e povera, troppo non europea per aderire. Ma ora che lo zar è stato simbolicamente reintrodotto, la Russia ha un governo impeccabilmente democratico. Un altro zar salvò l’Europa da Napoleone quasi 250 anni fa. Sarebbe appropriato segnare questo anniversario dicendo alla Russia “bentornata nel gruppo europeo”.

1 commento:

Anonimo ha detto...

La nostra fortuna è che l'Economist ha un duplice (ma assai poco invidiabile) primato:
1) riesce a sbagliare con spaventosa frequenza le previsioni.
2) riesce a puntare sempre sui cavalli sbagliati.

C'era un bel pezzo che spiegava questi due punti. Appena lo trovo te lo farò avere :-P