martedì 24 giugno 2008

Svizzera vs Italia/Il Contratto d'Affitto


Il primo anno di master è finito e purtroppo si è presentato il problema di cambiare sistemazione. Il mercato immobiliare di Ginevra è saturo. Nonostante un feroce viavai di persone dovuto alla presenza delle banche, delle organizzazioni internazionali e il CERN della fisica, gli affitti sono monopolio delle potentissime régies, sorta di ibrido tra l'amministratore di condominio e un'agenzia immobiliare. Per via della crescente popolazione e la decisione di non costruire nuove case nelle ultime aree verdi del cantone (i nuovi palazzi vengono ormai costruiti per i pendolari nella vicina Francia) i prezzi volano.

Arrivano a chiedere 500 euro al mese per una microstanza dotata di letto singolo e nient'altro. Per la serie, mi alzo e mi sveglio dando una ginocchiata al muro. Il prezzo medio per una stanza accettabile è di 700 euro. Tuttavia, qualsiasi bolletta è inclusa nel prezzo.
La cosa che più mi ha colpito nella mia ricerca di un affitto è che nessuno mi ha mai chiesto di farlo in nero. Credo che qui il nero sia associato a un pericolo per il locatore, il quale teme che l'inquilino possa danneggiare o impadronirsi dell'appartamento senza adeguate garanzie.

La legge svizzera inoltre favorisce nettamente il locatario (l'inquilino), dunque il locatore cerca di tutelarsi come può. Chiedendo ad esempio un deposito di tre mesi, generalmente sui 2000 euro. Tuttavia, la somma non deve fare spavento. Tutte le banche svizzere offrono un deposito vincolato, garantie de loyer, che l'inquilino apre a nome suo. L'inquilino però non può prelevare dal deposito senza la firma del padrone di casa. Alla fine del contratto, se non ci sono stati danni, l'inquilino si riappropria del deposito. E' ovvio che le banche chiedono una copia del contratto all'apertura del conto.

Ma cosa succede se il padrone di casa fa il furbo e si rifiuta di firmare la fine del deposito? Ad esempio, potrebbe sostenere che ci sono stati dei danni. Niente paura. C'è la ASLOCA, l'associazione dei locatari svizzeri. Iscrivendosi a questo sindacato per soli 55CHF all'anno (poco meno di 40euro), si ha diritto ad assistenza giuridica gratuita. Ossia, se devi fare causa e hai ragione, ti offrono gli avvocati, pensano loro a cominciare la causa e chiedono i risarcimenti per le spese giuridiche quando vinci. Dunque, a costo zero.

Inoltre, il tribunale del lavoro cantonale di Ginevra impiega in media 90 giorni per una sentenza di primo grado e altri 3 mesi per il grado successivo.
Tutto questo mi fa sentire sicuro e ben tutelato. Anche in un normale clima di sfiducia e sospetto reciproci, come tra padrone e inquilino.

Non avendo mai vissuto da solo in Italia, mi chiedo come sia la situazione media aldilà delle Alpi. O in altri Paesi europei e non. Quindi, se avete del tempo, sarebbe interessante confrontare la vostra esperienza con la mia nei vostri commenti. Il clima qui fa schifo, ma almeno un bel po' di incertezze si fermano alla porta di casa!

giovedì 19 giugno 2008

Tassi di Interesse

I tassi sono animali assai mansueti e graziosi, diffusi in tutta Europa grazie alle continue attenzioni dei banchieri centrali. Il centro più famoso per l'allevamento dei tassi si trova a Francoforte, alla Banca Centrale Europea.
Centinaia di tassi affollano una grande stanza. Questi tassi vengono cambiati ogni notte, da cui il nome di tasso overnight. I tassi si trovano su un grande ripiano, posto, diciamo, a un livello naturale. Naturale perché è l'altezza che i tassi trovano ottimale per scendere e salire dal tavolo, per mangiare dormire e fare i loro bisogni.
Ogni mese, i gestori dell'allevamento, i banchieri centrali d'Europa, si riuniscono nella stanza per osservare i tassi con interesse. Da cui, tassi d'interesse.
Si ritiene infatti, che alzare o abbassare i tassi (ossia, il tavolato su cui vivono) abbia delle ricadute positive o negative sul resto del mondo, in particolare sull'economia europea.
Alcuni studiosi ritengono che alzare i tassi è uno spettacolo assai gradevole, motivo per cui gente da tutto il mondo accorre in Europa per vedere i tassi più alti, e per comprare i biglietti aerei per Francoforte, vende dollari per euro, e l'euro si rafforza.
Tuttavia, le imprese odiano i tassi, specialmente quando sono alti e possono fare la pipì sulla loro testa. I tassi mettono in fuga incredibilmente degli animali predatori, come i Tori di Borsa, i quali sono allevati da ogni imprenditore che si rispetti. I tassi alti saltano facilmente sulle corna dei tori, i quali, in preda al panico più atroce, fuggono o muoiono.
Eppure, i tassi non mangiano i tori. Come potrebbero? Sono così piccoli! Questi tassi d'allevamento, i tassi d'interesse, da bravi vegetariani vanno ghiotti per un tipo speciale di arbusto che cresce molto velocemente, i ceppi d'inflazione. Queste piante sono coltivate nella stessa stanza a Francoforte e i loro germogli più dolci crescono in cima agli steli. Per cui, appare evidente che più i tassi sono in alto, più riescono a mangiare e contenere i ceppi di inflazione. Mentre se i tassi sono in basso, i ceppi non vengono mangiati e nella stanza si forma una grande giungla. Col pericolo di soffocare i tassi, anche.
Il delicato equilibrio di vita dei tassi è studio della cosiddetta economia monetaria (ossia della mona). Richiede anni di intensi studi che possono mandare il cervello in pappa, proprio come è appena andato il mio..

martedì 17 giugno 2008

La Costituzione del Kosovo

La Costituzione del Kosovo è entrata in vigore il 15 giugno. E', sorprendentemente, un testo molto bello. Non stupiscono i riferimenti alle istituzioni euro-atlantiche, all'economia di mercato, ai trattati ONU sui diritti dell'uomo. D'altra parte, il Kosovo nasce con l'obiettivo dell'integrazione europea.
Non mi aspettavo, però, un così chiaro riferimento al rispetto del diritto internazionale, fatto che in parte mette a tacere molte delle accuse contro gli Albanesi.

L'art. 1 ribadisce che "il Kosovo non ha rivendicazioni territoriali, nè cerca l'unione con altri Stati (NdR Albania) o parte di altri Stati (minoranze albanofone di Macedonia e Serbia, valle del Preshevo)". Dunque, no all'irredentismo.
L'art.5 tutela le minoranze. Lingue nazionali sono l'albanese e il serbo (parlato da meno del 10% della popolazione). Il bosgnacco, il rom e il turco hanno diritto a protezione municipale.
L'art. 8 dice che "è uno Stato secolare e neutrale in termini religiosi".
L'art. 7 pone sullo stesso piano giuridico tutte le etnie. E tutela la parità della donna nei confronti dell'uomo.
L'art.9 che il patrimonio artistico e culturale deve essere salvaguardato (Ndr i Serbi temono che gli albanesi musulmani distruggano i medievali monasteri ortodossi che si trovano in Kosovo).

Ma veniamo ai diritti umani.
L'art. 22 pone al di sopra della legge nazionale ben 8 convenzioni ONU ed UE.
L'art. 24 è uno dei più moderni e liberali al mondo. "Nessuno deve essere discriminato per razza, colore, genere, lingua, religione, opinione, origine nazionale e sociale, rapporto con qualsiasi comunità, proprietà, condizione economica e sociale, orientamento sessuale, nascita, disabilità e altri status personali".
L'art. 25 e i seguenti vietano la pena di morte, la tortura, la schiavitù e altri abusi.

Infine, articolo che interesserebbe alla Binetti, il #37 "diritto al matrimonio e alla famiglia".
"In base alla libera volontà, tutti godono del diritto di sposarsi e fondare una famiglia, nelle modalità regolate dalla legge"
comma 2. "Il matrimonio e il divorzio sono regolati dalla legge e si basano sull'ugugaglianza dei coniugi" (non avevo mai visto il divorzio in una costituzione prima d'ora!).

Vuoi vedere che, con una costituzione del genere, il Kosovo, Stato poverissimo e musulmano, legalizza il matrimonio gay prima dell'Italia?

lunedì 16 giugno 2008

Appeasement/ Dall'Economist del 14 giugno (un giornale sempre più bolscevico)

Roma.

Walter Veltroni rischia di essere troppo gentile verso Silvio Berlusconi.

Nel suo primo discorso al parlamento italiano, Silvio Berlusconi ha dichiarato che lui e i suoi colleghi "respirano un'aria nuova". Il Primo Miniistro non si riferiva alla sua grande maggioranza di governo, ma all'impegno costruttivo del leader dell'opposizione, Walter Veltroni.
La legislatura emersa dalle elezioni di aprile ha un aspetto più ordinato, più britannico. A destra si trova l'alleanza di Mr Berlusconi PDL, collegata alla Lega Nord e un piccolo partito siciliano. A sinistra si trova il PD di Mr Veltroni, congiunto con un piccolo partito anti-corruzione. Al posto dei Liberaldemocratici inglesi ci sono i Cattolici dell'UDC. Mr Veltroni ha addirittura formato un "governo ombra" in stile Westminster.

Eppure l'idea veltroniania di opposizione non è british affatto. Ha perso una serie di opportunità per imbarazzare l'esecutivo, contribuendo a spingere la popolarità di Mr Berlusconi, che è cresciuta dalle elezioni in poi. Una possibilità si era presentata quando un giornalista, Marco Travaglio, Renato Schifani, aveva ricordato agli spettatori televisivi che l'uomo scelto da Berlusconi come presidente del Senato, era stato un tempo socio in affari con persone più tardi condannate per legami con la mafia. Anziché esigere maggiori dettagli, la capogruppo PD del Senato, Anna Finocchiaro, ha definito l'intervento di Travaglio "inaccettabile".

E poi c'è Alitalia. Mr Berlusconi aveva promesso di trovare una cordata italiana per salvare la compagnia aerea. Oltre due mesi più tardi - e di 300mln € più povero dopo un prestito ad Alitalia - il Paese è ancora in attesa. Eppure, tutto ciò è stato a malapena menzionato dal PD. Il partito si è allo stesso modo contenuto nell'attaccare le dure misure varate dal governo a proposito di immigrazione e sicurezza. Misure che hanno sollevato più di un sopracciglio a Bruxelles (e in Vaticano). Nè il PD ha fatto storie sul piano di Mr Berlusconi per vietare la maggior parte delle intercettazioni telefoniche fatte dalla polizia.

Che sta succedendo? Mr Veltroni dice di essere "aperto al dialogo". I vantaggi per Mr Berlusconi sono chiari: può mutare la sua immagine di parte e riemergere come un uomo del consenso, forse un candidato per la Presidenza della Repubblica. Ma i benefici per la sinistra sono meno evidenti. Già prima delle elezioni, Mr Veltroni aveva detto di voler cooperare con Mr Berlusconi per fare delle riforme elettorali e costituzionali e rendere l'Italia più facile da governare. Un nobile obiettivo, peccato che era già stato provato in passato, con conseguenze disastrose.

Negli anni '90 all'insistenza di Massimo D'Alema, leader del maggiore partito di sinistra, il centrosinistra evitò di passare leggi che rompessero il monopolio virtuale di Berlusconi sulla televisione privata. Mr D'Alema sperava di ottenere il sostegno di Berlusconi per le riforme politiche. Ma Mr Berlusconi affondò il progetto - e tornò al potere nel 2001 con il suo impero mediatico intatto.

Eppure, l'appeasement (appacificazione) ha un forte fascino per Mr Veltroni, che si trova in una posizione vulnerabile. Una delle ragioni per cui il governo Prodi cominciò a traballare, fu che il leader del PD cercava di distanziarsi il più possibile da Prodi dopo aver vinto le primarie dello scorso autunno. La sua strategia elettorale ha ampiamente fallito: ha rifiutato un'alleanza con i partiti alla sua sinistra, insistendo che il PD corresse da solo. E la sua scelta del candidato sindaco di Roma si è rivelata deplorevolmente sbagliata. Francesco Rutelli, che aveva già amministrato la città due volte, è riuscito a ridurre il voto per il centrosinistra dal 62 al 46%.

Il dialogo, con il suo proposito di costruire una nuova Italia, preclude l'agonizzante post-mortem che un partito sconfitto di solito affronta. Eppure, ciò può essere proprio quel che serve alla sinistra. Radicati in un dubbio credo, l'Eurocomunismo, e un dubbio movimento, la Democrazia Cristiana, i leader del PD - Veltroni, D'Alema e Rutelli - sono stati sconfitti dagli elettori, superati in intelligenza da Berlusconi o entrambe le cose. Il rischio è che l'Italia non si ritrovi con un governo ombra, ma con un'opposizione fantasma.

venerdì 13 giugno 2008

Alemanno/ Il primo mese di un sindaco incompetente


Questo blog aveva tifato per Gianni Alemanno come nuovo sindaco di Roma. Forse perché avevo 5 anni quando è finita la Guerra Fredda, forse perché ritengo odioso ancorarsi alle ideologie del passato (clericalismo, comunismo, fascismo), la gioventù fascista di Alemanno non mi aveva spaventato. Anzi, la trovavo meno pericolosa dell'allineamento clericale di Rutelli, il candidato del centro(sinistra).

Non sono mancate le occasioni in cui gli istinti conservatori di Alemanno si siano rivelati deprecabili (campi nomadi, gay pride-gay village, questione prostitute), ma questo me lo aspettavo. Quello che invece salta agli occhi è la totale ingenuità dell'amministratore Alemanno. Pensavo: sarà fascista, ma magari è un sindaco capace. I primi 30 giorni di governo suggeriscono il contrario, mostrano una persona incapace di avanzare delle proposte nuove, ma tutta intenta a demolire i progetti (o le opere) della giunta precedente.

Per cominciare, in una città intelligente e moderna, come in Europa, le decisioni prese dalle amministrazioni uscenti si rispettano. Non perché gli Europei sono più buoni o più coglioni, ma proprio perché distruggere non ha senso economico. Ogni opera pubblica richiede tempo e denaro. Progettazione, realizzazione, sono dei costi perduti se non si attende che l'investimento dia i suoi ricavi. Ma soprattutto, una capitale come Roma, che aspira(va) ad essere una città globale non può permettersi il lusso di indugiare nel passato, ma deve continuamente progettare il proprio futuro. Come una bicicletta che cade se non viene pedalata.

Alemanno non la pensa così. Il Museo dell'Ara Pacis di Richard Meier può non piacere e il progetto è stato assegnato in maniera dubbia, ma ormai è lì, ed è il terzo monumento più visitato di Roma. Alemanno lo vorrebbe demolire. La Festa del Cinema voluta da Veltroni può rappresentare un investimento intellettualistico ed elitista, ma è ormai un fatto che genera introiti, posti di lavoro e reputazione globale. Perchè rimetterla in dubbio?

Alemanno, infatti, si è rimangiato questi propositi distruttivi (forse ha qualche consigliere leggermente avveduto o si è fatto due conti in tasca), ma ha svelato un'inquietante miopia di fondo.
Sulla politica del traffico, le idee di Alemanno risultano velleitarie ma devastanti. Roma è una città assediata dalle macchine. Circa 800 per 1000 abitanti, il più alto tasso d'Europa in una capitale con un enorme centro storico e poche larghe arterie.

Ma Alemanno è l'incarnazione del romano che quando esce dall'Italia, visita un'altra città, vede le cose ma non capisce come gli stranieri vivono, anzi, li depreca e si ripete, come Pangloss del Candido di Voltaire, che "Roma è la migliore delle città possibili".

I cordoli delle corsie per gli autobus? Abroghiamoli, perché i motorini che fanno zigzag tra le auto (illegale di per sè) si potrebbero fare male. Un parcheggio sotterraneo da 700 posti al Pincio che permetterebbe la pedonalizzazione del Tridente? Non controlliamo la qualità del progetto, fermiamolo tout court. Le minicar (microauto dei figli della Roma bene di Parioli e Vigna Clara - feudi della destra) cacciate dalla Zona a Traffico Limitato? Ma no, che tornino nel centro storico, sono la soluzione al traffico! e chissenefrega se i loro standard di sicurezza sono peggiori di una falsa fiat made in China.

Ma la decisione più strampalata ha delle gravi ricadute economiche e diseducative. Il classico piccolo Romano di destra è convinto di due cose: A) che i parcheggi a pagamento (strisce blu) si devono fare solo quando il trasporto pubblico è efficace. Non capisce affatto che l'efficacia del TPL è direttamente proporzionale a quante meno auto circolano. In tutte le città del mondo sviluppato, i sindaci regolano duramente non solo la sosta, ma anche il possesso delle auto, per rendere il TPL profittevole, efficiente nelle frequenze e nei tempi. B) la società che gestisce le strisce blu, la STA, è presieduta dalla moglie di Rutelli (scelta orribile, condivido)..ma perciò, tutte le multe se le intasca la sig.ra Palombelli Rutelli! Il sillogismo del Romano de noantri mostra chiari segni di cedimento nel distinguere concetti come "management" e "appropriazione indebita di fondi pubblici".

Sullo sfondo, il nuovo governo Berlusconi abroga l'ICI sulle prime case. Ci guadagnano i cittadini, ma ci perdono i Comuni. E quello di Roma è il più colpito: -300 milioni di euro all'anno. Ma Alemanno il Naif non ci pensa. Appellandosi a una discutibile sentenza del TAR (tribunale amministrativo regionale), il sindaco SOSPENDE indefinitamente il pagamento della sosta sulle strisce blu! Ossia, -47 milioni di euro all'anno per il Comune (pardon, la moglie di Rutelli), oltre al taglio dell'ICI. Ma soprattutto, qual è il messaggio per la cittadinanza? Che in una città già assediata dal traffico, dai cantieri di due linee metropolitane, di una nuova stazione ferroviaria e una nuova tangenziale, si potrà continuare a usare impunemente l'automobile come prolungamento del proprio culo.. Evviva le esternalità negative!

In conclusione, può essere che Alemanno col tempo acquisti confidenza con il suo nuovo ruolo di amministratore, dove non c'è posto per le ripicche ideologiche né tempo per rivedere decisioni già avviate. Dopotutto, AN è un partito che a Roma non ha mai avuto esperienza di governo e deve imparare. Ma se i segnali sono questi, resta un forte scetticismo che i prossimi 5 anni per Roma non saranno un periodo di sviluppo.

Carmen Consoli - Orfeo

Vorrei che la cantasse qualcuno..

mercoledì 11 giugno 2008

La Norvegia legalizza il Matrimonio Gay


Nonostante centinaia di persone dimostrassero contro il matrimonio gay all'esterno del parlamento norvegese (i retrogradi esistono anche tra i fiordi, evidentemente), oggi pomeriggio lo Storting ha reso la Norvegia il quarto paese d'Europa (sesto nel mondo) a equiparare l'unione omosessuale a quella eterosessuale.
Gay e lesbiche norvegesi, già dal 1993 potevano godere di unioni civili che garantivano diritti pressoché identici al matrimonio etero. L' importante differenza è che però le adozioni congiunte erano precluse alle coppie gay, così come le lesbiche non potevano ricorrere alla fecondazione assistita.
Tuttavia, il governo laburista di Jens Stoltenberg ha ritenuto che il mantenimento di un contratto ad hoc per le coppie gay fosse ingiusto e discriminatorio e, seguendo le orme di Olanda, Belgio e Spagna, ha aperto il matrimonio civile alle coppie LGBT.
L'iniziativa dei Laburisti è stata appoggiata dai partner di governo dei Socialisti, ma non dal partito agrario di centro. Ciò ha reso necessario un appoggio esterno dall'opposizione di centrodestra. Mentre i Democristiani e il Partito del Progresso (maggiore partito del paese, destra populista) hanno negato il loro sostegno, i Conservatori e i Liberali hanno votato a favore del primo matrimonio LGBT di Scandinavia.
C'è da scommettere che la mossa di Oslo avrà particolare risonanza nel resto della regione. Già adesso il parlamento di Islanda ha istituito una commissione per studiare gli effetti dell'omoparentalità, mentre il governo di centrodestra della Svezia vorrebbe passare il matrimonio gay ma è tenuto in ostaggio dai Cristianodemocratici, partner junior della coalizione. La Danimarca, che fu il primo paese al mondo a introdurre le unioni civili (1989), potrebbe seguire in caso di vittoria dei Socialdemocratici, così come la Finlandia. Ma in entrambi i paesi le elezioni si svolgeranno tra non prima di 3 anni.

lunedì 9 giugno 2008

Riflessioni/ Sui Gay Pride in Italia

Quest'anno non ho potuto partecipare al Pride di Roma, perché mi trovo all'estero. Ma leggendo i giornali e altri blog, mi sembra che sia stato un vistoso flop rispetto all'anno passato. Il contesto ovviamente era diverso. Un anno fa si sperava ancora di arrivare ad una legge per le unioni civili, l'attenzione mediatica era al massimo, occorreva dare una forte risposta al rigurgito reazionario del Family Day, al potere era un governo di centro(sinistra). Oggi, i gay italiani vivono un momento di sfiducia, impotenza e delusione. C'è la prospettiva di un quinquennio clerical-fascista al governo che dei diritti LGBT ci si fa uno spumone.

Ma soprattutto, come Luxuria ha intelligentemente notato, dopo 14 anni di pride e rivendicazioni ci si strugge ancora nell'amletico quesito "pride sì, pride no". Trans sì, trans no. Cravatta sì, cravatta no. O forse. Tutto questo mi ricorda il Moretti indeciso se andare alla festa in Ecce Bombo.
Tra due giorni la Norvegia diventerà il quarto paese europeo (e il sesto nel mondo) a legalizzare adozioni e matrimonio per i gay. Le stesse richieste sollevate dai nostri pride. Ma come ci sono arrivati gli altri Paesi?

Io vorrei che i nostri gay italiani aprissero gli occhi. Che capissero che per avere questi diritti, non basta andare in una piazza con i trans o un sit-in con i professionisti in giacca e cravatta (gli "insospettabili" delle chat). Cosa se ne fa un gay italiano del matrimonio omosessuale, se si vergogna di essere gay? Cosa fa? Si sposa in gran segreto e lo nasconde alla mamma e ai colleghi di lavoro? E poi? Adotta un bambino e lo nasconde in cantina? Questo forse lo farebbero in Austria.

Spero che con questi 5 anni di Berlusconi, i gay italiani non si lascino andare nella sfiducia ma prendano coraggio e forza in se stessi. Combattano quotidianamente. Facciano la politica di ogni giorno. Siano se stessi, non ostentino ma neanche nascondano la loro omosessualità ovunque si trovino: tra amici, in famiglia, al lavoro.
E, dall'altra parte, che le associazioni LGBT si concentrino su 3 obiettivi più realistici del matrimonio gay, ma che gettino le basi per la battaglia di domani:

1) aumentare la presenza dei circoli (e dei locali) sul territorio. Ce ne vorrebbe uno per ogni capoluogo.
2) spingere perché aumenti il numero di istituzioni locali (comuni, province, regioni) che riconoscano le coppie di fatto, anche se a livello simbolico.
3) con la destra al potere, lottare per avere una legge anti-omofobia, anti-hate crime. Questo sarà tanto più facile quando il Trattato di Lisbona entrerà in vigore (Irlandesi permettendo), dato che darà protezione costituzionale all'orientamento sessuale.

Coraggio! Non arrendiamoci! Ma soprattutto, non vergognamoci!

domenica 8 giugno 2008

Incubo

Andavamo a vivere da nonna al piano di sotto, e il grande appartamento all’ultimo piano rimaneva chiuso e abbandonato. Ero piccolo, ma in realtà ero il me di adesso. E non c’erano né mia madre né mia nonna. Dormivo nella stanza del letto matrimoniale dove in realtà non avevo mai dormito. Nella notte sentivo dei rumori, passi nella stanza di sopra. Mi alzavo e vedevo che nel muro di fronte colava dell’acqua come una cascata, come se qualcuno avesse tirato la catena del bagno e il fiotto filtrasse dal soffitto lungo la parete.

Ero solo ed era buio. Ma poi appare Margherita la polacca, che all’epoca (quando davvero abitavo sopra nonna, veniva a fare le pulizie da noi, mentre ora siamo buoni amici) e mi aiuta perché voglio vedere cosa succede di sopra. Ho paura ma voglio scoprire che succede. Sfondiamo la porta e rivedo le tessere colorate che filtrano luce dalle finestre, i faretti sul soffitto. Percorro il corridoio vuoto e buio, mi accorgo che sono solo di nuovo, raggiungo la stanza dalla quale provenivano i passi. C’è un libro antico che non c’era quando ci eravamo trasferiti una settimana prima. È scritto in pergamena, con dei caratteri strani ma è italiano antico. Sul dorso c’è la firma di Leonardo da Vinci. Parla della morte di Cristo e di altre cose mistiche. Scappo, sento che il fantasma di Leonardo è lì. (Forse c’entra qualcosa che quel palazzo si chiama condomio Leonardo da Vinci e che nel giardino dove giocavo da bambino, c’era una statua di Leonardo). Salto temporale.

Mi ritrovo di notte a parlare con un vecchio professore che ricorda il personaggio con la barba bianca del cartone Siamo fatti così. Ci sono altre persone, forse un paio di miei amici, sul grande tavolo soltanto luce di candela. Ricordo che il Maestro diceva molte cose, tra cui che Leonardo parlava moltissime lingue e che il suo fantasma era uno spirito inquieto, portava con sé un bisogno di assoluzione divina perché era omosessuale. Per questo faceva delle ricerche sulla natura di Cristo.

Altro salto temporale. Non mi davo pace, avevo paura che nessuno mi credesse. Visito Silvio Berlusconi, perché penso che deve fare qualcosa e lui è il Primo Ministro. Interrompo un consiglio dei ministri, ma mostro a Berlusconi un articolo dell’Economist dove si parla dei libri perduti di Leonardo, affinché mi creda. Per ingraziarlo, gli sussurro all’orecchio che sempre sullo stesso numero dell’Economist raccontano di una nuova terapia staminale per far ricrescere i capelli per sempre. Mi crede.

Altro salto. Teo mi racconta che mentre dormiva sentiva un citofono suonare e una voce femminile che diceva “come stai? Dai mi apri?”. La cosa andava avanti per minuti e minuti finché lui non chiese chi fosse “sono Francesca e ho 30 anni, dai apri”. Lo spirito batteva sulle ante degli scuri alla finestra. Mi immagino di essere al posto suo e mi chiedo cosa farei se gli scuri fossero aperti e lo spirito entrasse.

Mi ritrovo al posto suo e lo spirito entra volando dalla finestra, è lungo e sottile, non ha un aspetto umano, è solo una lunga striscia bianca e consistente come l’acqua. Mi ripeto di non avere paura, è un morto e se io sono con Dio non mi farà nulla. Apro gli occhi e guardo lo spirito e grido con le mani giunte a croce che Dio mi protegge. Ma la difesa non funziona e lo spirito entra nella mia bocca. Ad ogni respiro che faccio, lo spirito entra un po’ più giù. Provo a tossire ma non esce dai miei polmoni, anzi si intrufola un po’ di più dentro me. Sono terrorizzato, ho paura di perdere di me stesso, di diventare posseduto. Non respiro, mi manca l’aria. Mi sveglio.

Sono molto scosso da questo complicato incubo senza senso.