mercoledì 16 maggio 2007

Benigni/ TuttoDante


Trascinato da mia madre insieme ad altri 10.000 al palatenda di piazzale Clodio, mi sono dovuto ricredere davanti alla strabiliante performance di Roberto Benigni. Quest'uomo a teatro raggiunge la sua forma migliore.

Un'ora di politica strepitosa, non potevo non ridere ogni 30 secondi. Riassunto di un anno di governo, dal partito democratico alle liberalizzazioni arrivando fino al family day e al famoso striscione romanista esposto a san siro "Quando voi stavate ancora sugli alberi, noi eravamo già froci". La Chiesa demolita insieme ai pruriti ipocriti del centrodestra. Tutto in un mare infinito di battute che se riportassi qui, rovinerei.

E poi una mezz'ora di introduzione alla Divina Commedia e al V Canto (quello di Paolo e Francesca, sulla lussuria). Il pubblico è vasto ma Benigni raggiunge tutti. Beh, quasi tutti. Dietro a me una ragazza chiede al fidanzato chi è Erode, poi Barabba, infine sentendo "Semiramìs, che libito fé licito per torre il biasmo ..." si chiede Ma è italiano?. Eppure Benigni incanta.

Un'ora di lettura del canto, spiegazione parola per parola. Un amore smisurato per la poesia e la vita trasuda da ogni sua parola, è impossibile non esserne inondati. A parte qualche patriottica svista (l'Italia, secondo lui, sembrerebbe aver inventato qualsiasi cosa, dalla retorica all'architettura all'io poetico), il discorso è perfetto. Con solenne semplicità spiega la storia, la Storia, le contraddizioni, inquadra, devìa, si allontana si avvicina, ritorna, va: è un fiume in piena che porta Dante e la sua attualità alle orecchie di ogni ascoltatore.

Ripenso alla mia professoressa di Italiano, Marisa Scognamiglio, quanto ha saputo trasmettermi quelle stesse emozioni! Penso quanto sono stato fortunato, che forse la maggioranza dei presenti si avvicina a Dante soltanto per la prima volta con passione. Penso che se tutti gli Italiani avessero avuto questa opportunità, l'Italia sarebbe un posto migliore. "Amor ch'al cor gentile ratto s'apprende". Amore che veloce prende il cuore educato all'amore. E così, anche l'amor civico.

A conclusione, Benigni recita senza testo l'intero canto. E' puro teatro. La sua voce arrochita dal lungo spettacolo risuona nell'enorme tenda silenziosa. Riscopro quanto è melodiosa la nostra lingua. Arriva a farmi commuovere insieme a Paolo, del suo amore dannato per Francesca. Possente, mai avrei pensato di intenerirmi con Dante.

Le luci si accendono. La catarsi ha funzionato. Esco all'aria fresca rinvigorito e felice. E allo stesso tempo dubbioso. Come è possibile che questo sia il paese del TuttoDante e del Family Day?

1 commento:

Anonimo ha detto...

Chi va a teatro è una minoranza colta. Gli altri crescono con le veline, il Grande Fratello, Cristiano Malgioglio e Platinette. Tette e culi (in senso ampio) a volontà. Tranne poi romperci i coglioni con i veri valori e il Family Day.
Consolati sapendo che tu sei minoranza in Italia, ma maggioranza in Europa.