mercoledì 28 febbraio 2007

Dittature/ Fasci di Ismi

analfabetismo buonismo cerchiobottismo decisionismo elefantismo fancazzismo gugolismo hotmailismo italismo jetsettismo kukluxklanismo laicismo migliorismo nascondismo oblomovismo populismo qualunquismo ribaltonismo satanismo trasformismo ulivismo velinismo walterismo xamaminismo yesmanismo zambrottismo.

Sìgur Ròs/ Viðrar vel til loftárása

"..siamo corsi alla fine del mondo, abbiamo corso alla ricerca, abbiamo scalato grattacieli, che poi sono esplosi.."

lunedì 26 febbraio 2007

Ricordi/ Fine degli Esami

Raggiante sul motorino, come un re che si fa largo nel traffico. L’ultimo esame nella tasca. Rivivevo questi ultimi 4 anni e mezzo, e per poco non mi schiantavo contro una jeep. Altro che re.

Ricordo quel pomeriggio di dicembre, il mio primo esame. Studiavo fisica. Avevo paura ma Montefusco comprese la mia ansia davanti alle equazioni differenziali e sorridendo con le guance perennemente rosse, mi diede un 26 di incoraggiamento. Il primo voto. Poi l’inverno, la broncopolmonite e 3 settimane a letto che tagliarono le gambe al mio sogno da fisico. L’intervento provvidenziale del prof Bachelet. Senza il suo aiuto non mi sarei mai ripreso. Quando sentivo tutto precipitare, ha tirato fuori di me il coraggio di cambiare e passare ad economia. La primavera a lavorare, in attesa del nuovo inizio a settembre. L’estate più turbolenta della mia vita. Capelli biondi e nuovi sentimenti da esplorare. Autunno, economia politica. Solo tra 1600 persone, tentativi di amici che mi frustravano ancora di più, mi sentivo così solo. La burocrazia massacrante. I baroni dietro le cattedre. L’operazione ad aprile. Temevo di rivivere l’incubo dell’anno precedente, mentre i giorni scivolavano fuori dei vetri dell’ospedale. Non sapevo più se amavo l’economia. Non sapevo più che fare, avevo già lasciato la fisica a malincuore. Agosto, l’amore mi ha trascinato a Londra. Inaspettatamente mi ritrovo alla London School of Economics, a studiare di Europa circondato da sterline. Londra, spartiacque. Capisco che Sapienza non vuol dire economia. Che c’è altro. Fiducioso.
Secondo anno. Gli studenti si assottigliano, i corsi si fanno interessanti. Gli amici. Tanti, belli, finalmente un motivo per alzare il culo e andare a lezione. L’anno più bello della mia università. E poi il terzo, perdo il ritmo e non ricordo nemmeno perché. Scopro che molte persone sono meglio per una birra lontano dai banchi, piuttosto che per essere davvero compagni. Scivolo ancora, provo un senso di tradimento. I professori continuano a non voler mai sapere cosa penso, come reinterpreto. E’ recitare un copione senza il palco. Non sono capace, disgusto, nausea. Senso di inadeguatezza che sale, mentre vedo gli altri correre avanti. Quella che per me è merda che mi fa sanguinare, loro riescono a deglutirla senza sforzo. Mi trascino stancamente, ormai la mia vita e i miei sogni sono sempre più lontani dall’astronave (la mia facoltà, un mostro di cemento atterrato vicino al cimitero del Verano). Come chiazze di luce, alcuni esami mi ridanno piacere. Ma è più l’affastellamento di crediti, saltare gli ostacoli in uno stadio senza fine, il pubblico che sbadiglia. Bulimia di nozioni.
Alla fine del tunnel, la luce. La rincorsa è finita. Guardavo oggi la mano del professore, disegnare sul foglietto il mio ultimo lasciapassare. Un paio di mesi a scrivere la tesi e poi sarò davvero fuori. Non credevo! La Sapienza è stata un incubo per me. Ora posso finalmente usare il verbo al passato. Non so cosa mi aspetta il futuro, dove andrò, ma sono emozionato e sento quante opportunità ci sono, lì davanti a me. Tutte per me, aspettano solo di essere colte...

domenica 25 febbraio 2007

Città del Vaticano/ Il divino dimezzato

Ho apprezzato Ezio Mauro quando ha sostenuto che il dio di Ruini è diventato un dio di destra. Ancor più, quando ha difeso le sue tesi in una puntata di Otto e mezzo. In poche parole, Mauro sostiene che si sta formando una silenziosa alleanza politica tra gerarchie ecclesiastiche e partiti di centrodestra, in quanto avvicinati da comuni obiettivi. Inoltre, la destra, mancando di un pensiero forte, trova conveniente adottare quello della chiesa accanto ad altri ideali come il nazionalismo e il facciamounpocomecazzociparismo.
Mauro non vede di buon occhio il nuovo dio di destra.
Io sì.
Ogni volta che l'Italia è di fronte a un importante tentativo di riforma proveniente dall'esterno, puntualmente escono allo scoperto quelli che sostengono "che l'Italia è diversa", "le sue condizioni uniche" (e deduco, implicitamente immutabili). Uno di questi particolarismi è il consenso di cui la Chiesa ha goduto (e gode) nel nostro paese, tra tutte le forze politiche. Con l'eccezione dell'aborto e del divorzio (che ormai possiamo considerare sfortunati incidenti di percorso), in Italia la Chiesa è stata una presenza super partes per più di 50 anni che ha dettato norme di condotta morale e politica, nel bene e nel male. Ok, esisteva la Dc, ma il Vaticano era la Chiesa sia delle teste fasciate che degli hippy cattocomunisti. Pur in lento declino, la Messa delle 12 è tanto italiana quanto un piatto di pasta, nell'immaginario dei più.
Chi si stupisce o prende a modello la catolicìsima Spagna, dimentica un fatto cruciale, ossia la collaborazione decennale delle gerarchie con il regime di Franco. Chi era contro Franco, era contro il Vaticano. Oggi essere socialista in Spagna significa essere anticlericale. E come potrebbe essere altrimenti se i tuoi genitori dissidenti venivano incarcerati e torturati con la benedizione dei vescovi?
La strategia di Ruini è piuttosto miope. Nel lungo periodo, porta ad una polarizzazione della fede. Il che vuol dire anche la perdita di un consenso generalizzato. Tra 20 anni ricorderemo con un sorriso sarcastico questi primi anni del nuovo millennio come quelli delle grandi ingerenze papali e della morte del dio di sinistra.
Tutto sommato, sarà più semplice diventare un paese normale con un dio a metà.

sabato 24 febbraio 2007

Libertines/ Time for heroes

Giovane Pete Doherty.. quando ancora non c'era Kate Moss, ma l'amica eroina sì.

A volte vorrei una vita senza freni, così.

Italia/ Il Prodi bis

E non c'è due senza tre.

The Smashing Pumpkins/ Tonight tonight

In perfetto stile anni '20. Una delle mie canzoni preferite.

giovedì 22 febbraio 2007

Internet/ Handtasche

Demenziale humour tedesco per risollevarsi un po' da queste ultime ore..

La mia proposta

La mia soluzione meno peggio:
una Grande Coalizione, con DS, Margherita, Forza Italia e AN. Obiettivo, fare qualche altra liberalizzazione, ma soprattutto una legge elettorale fortemente maggioritaria. Alle urne ad aprile 2008. Un capo di governo qualsiasi, necessariamente non Prodi. Una figura bipartisan di transizione, uno come Monti. Che non piace davvero a nessuno, ma può essere digerito da tutti.
Perché?
1 (tattico) - Sono gli unici partiti che possono comprendere la necessità di fare fuori i "piccoli". Gli unici che sono stati scottati dalle loro intemperanze e che hanno l'interesse di creare un vero bipolarismo.
2 (strategico) - Creare un Prodi Bis (o un maggioranza bis) sapendo che tra un anno si voterà, equivale a creare un governo altamente impopolare che verrà stracciato alle urne. L'impopolarità del governo di transizione mi pare scontata, quindi tanto vale condividerla con i principali avversari, ossia FI e AN. Ne godrebbero i rifondaroli e l'UDC (e tutti quelli senza responsabilità di governo), ma se contemporaneamente si fa la legge elettorale, si potrà neutralizzare l'ascesa dei piccoli.
3 (corollario) - Fare il grande centro adesso, oltre a produrre una legge elettorale inutile, farebbe sentire gli elettori di sinistra traditi e ingannati. Perché non ci sarebbe un compromesso morale per un bene superiore (il maggioritario). Apparirebbe al grande pubblico come un attaccamento alla poltrona senza obiettivi di medio-lungo periodo. Paradossalmente, la soluzione più drastica (PD+AN+FI) darebbe una percezione di inevitabilità e quindi risulterebbe più condivisibile (sebbene, come ho detto, complessivamente impopolare).

mercoledì 21 febbraio 2007

Deluso 2

Non credevo che Grillo potesse scrivere delle coglionate così grandi.

Good Bye Left

Domani arriverà un nuovo governo, con una nuova maggioranza. Niente più sinistra radicale autolesionista. Intrat Casini. Triumphat Mastella. Grosse grosse Koalition.
Ma ad alcune cose possiamo dire addio.
Addio futuro.
Tra un anno, con una nuova legge elettorale, toneranno le destre di Berlusconi. Per 5 anni.
E tutto sarà 2001.
Addio legge sul conflitto di interessi, addio riforma delle comunicazioni.
Il sistema che non ha impedito lo sviluppo del berlusconismo non è stato ancora riformato.
Addio DiCo, a tra 10 anni. Forse.
Al vostro posto si terranno messe a Montecitorio. A officiare, Andreotti.
Addio liberalizzazioni.
Rivivono le grandi intese, gli accordi di centro. Back to the 70's.
Addio politica estera. Torni l'americanismo e l'antieuropeismo. I problemi economici saranno solo colpa dell'euro.
Addio Prodi. Con tutti i tuoi difetti, mi dispiace che vieni sempre trombato dai tuoi alleati e mai da te stesso. Vivi sempre un solo giorno, come le rose.
E anche addio, o dirigenti dell'Unione, e di questo non mi dolgo. Un altro anno. Ridateci un po' di maggioritario. E poi andatevene. Non affannatevi, adesso, a puntare indici, a setacciare le cause e le colpe. Guardiamo già a domani. Se nel 2008 voteremo, potremo sperare di vincere soltanto senza di voi.
Spero presto di scoprire che mi sbaglio. Che non andrà così. Che qualcosa si salverà. Cosa?
Ora vedo solo nero.

Italia/ 14:47

Governo battuto al Senato sulla politica estera. E ora?

Irlanda/ Civil Unions Bill 2006


Oggi alle 20 la Camera bassa irlandese, il Dàil, voterà questa proposta di legge, presentata a dicembre dal Labour Party, partito di opposizione. In caso di esito positivo, la legge passerà all'esame del Senato. Di fatto, è un matrimonio a tutti gli effetti, con piena equiparazione dei diritti, anche del diritto all'adozione.
------------------------------------------ EDIT ore 22
Il disegno di legge del Labour è stato messo in minoranza dal governo di centrodestra. Hanno presentato un emendamento procedurale che ritarda di sei mesi il voto parlamentare. Ma tra sei mesi ci saranno state le elezioni e si sarà formato un nuovo parlamento. Che non può discutere i vecchi disegni di legge. Tutto da rifare, dunque.
Schadenfreude, oggi più che mai.
Le fonti qui.

Eighties/ Depeche Mode - Enjoy The Silence

48 Ore


Un ultimo sforzo. La fine dista 48 ore.

martedì 20 febbraio 2007

Patrick Wolf/ Teignmouth (live)

Testo e traduzione:
http://dl8.ohshare.com/v/1854668/teignmouth.txt.html

Personaggi/ I terribili gemelli Kaczyński

Di solito, se un primo ministro e un presidente della repubblica appartengono allo stesso partito, si storce il naso. Se sono familiari, si grida allo scandalo. La Polonia ha fatto di meglio: ha piazzato ai più alti vertici dello Stato due gemelli omozigoti, Lech e Jarosław Kaczyński, i leader del Prawo i Sprawiedliwość (Legge e giustizia). La resistibile ascesa del duo ha inconsapevole inizio nel 1962, quando i due interpretano O dwóch takich, co ukradli księżyc (I due che rubarono la luna), film tanto amato in patria, quanto ignorato oltre l’Oder-Neisse.
Quarant’anni più tardi la Polonia è libera (e può vedere anche più film, forse migliori), ma la transizione politica è un disastro. Gli ex-comunisti scendono e salgono al potere, la Solidarność di Wałesa è allo sbando, la burocrazia e la giustizia appaiono ai Polacchi irrimediabilmente corrotte. Il Paese entra nell’UE nel 2004, ma oltre gli scintillanti grattacieli di Varsavia il paese resta profondamente rurale, ancorato alla tradizione e alla religione cattolica, con i giovani emigrati a Roma e Londra, i vecchi a coltivare appezzamenti di terra troppo piccoli per resistere alla globalizzazione.
Nel frattempo il piccolo Jarosław è diventato sindaco di Varsavia, si fa notare per il suo populismo ma anche per la sua “integrità morale”. Dopo aver escluso la possibilità di un gay pride, alcuni manifestanti sono massacrati di botte da attivisti di destra, sotto lo sguardo di una polizia inerte. Commenti? “Se la sono cercata”. Alla Polonia profonda, però, questo piace.
Nel 2005 gli ex-comunisti crollano sotto il 10% dei voti e gli elettori mandano al governo Legge e Giustizia, in una coalizione con SamoObrona (Autodifesa…) e la Lega delle Famiglie Polacche. I Bossi e Buttiglione de noantri. I gemelli non perdono tempo. Scatta la caccia alle streghe nella Pubblica amministrazione. I servizi segreti, covo di spie rosse, vengono abrogati e ricostituiti. I Kaczynski (la cui vera mente si dice sia Jaroslaw, il Primo ministro) attaccano la Germania ogni due per tre, annullano incontri bilaterali, richiedono risarcimenti bellici. Licenziano il Governatore della banca centrale migliore dell’Europa orientale, perché troppo “indipendente”. Propongono un emendamento costituzionale sull’esempio del Texas che sottolinei che il “matrimonio è l’unione di un uomo e una donna”. Si attirano le critiche del Parlamento UE per violazioni dei diritti umani di gay e rom, altra minoranza molto amata sulla Vistola. Già, l’UE. Inutile dire che i gemelli sono anche i governanti più euroscettici d’Europa. Scusate se ogni anno vi diamo decine di miliardi di euro in fondi di coesione.
Si stuferanno i Polacchi? Per ora sono ancora in luna di miele con Jaroslaw (che, tra l’altro, a 50 anni suonati vive ancora con mammà e i maligni dicono che per capire la sua omofobia non è necessario Freud..). Come diceva Montanelli, per ogni paese il suo miglior vaccino è la malattia.

Altri 20 anni e una Polonia più giovane e prospera, in pace con se stessa e con l’Europa, forse avrà meno paranoia al potere.

sabato 17 febbraio 2007

Libano/ Beirut

Spencer Platt. World Press Photo Award 2006.

Calzolai


venerdì 16 febbraio 2007

Harvard/ Hasty Pudding 2007

Ogni anno gli studenti del gruppo di teatro dell'università di Harvard assegnano un "budino pronto" (hasty pudding) a un attore/attrice particolarmente meritevole. Particolare: gli studenti devono vestirsi da drag il giorno della consegna. Quest'anno il premio va a Scarlet Johansson, "Tutto ciò che ho sempre sognato da quando ero piccola si sta avverando in questo momento. Questa è probabilmente la cosa più simile che avrò a una laurea di Harvard".

..non so se è più facile ottenere la laurea o il budino di Harvard..

Personaggi/ Ségolène Royal

Populista retorica, montatura mediatica, tentacolo del suo compagno. L’accoglienza riservata a Ségolène Royal, per la sua candidatura alle elezioni presidenziali francesi del prossimo aprile, non è stata ovunque calorosa. Ma se è vero che l’infanzia costruisce una persona, la storia di questa bella donna di 54 anni è una grande testimonianza in favore della sua intelligenza e determinazione.
“Segò”, come la chiamano i media, è nata a Dakar in Senegal, figlia di un militare francese dei Vosgi. Un uomo che in nove anni ha fatto sfornare alla moglie “5 figli e 3 femmine”, tanto per dare l’idea. Conservatore e cattolico quanto solo un reazionario della Vandea potrebbe essere, era violento con la moglie e si opponeva a che le sue femmine studiassero. Segolene aveva altri piani però. Studia duro e riesce ad essere ammessa alla Sciences Po, una delle università più elitarie di Parigi. Fa causa al padre, perché non voleva concedere né il divorzio alla moglie né il mantenimento per gli studi dei figli. Uscita di casa, Segolene non avrebbe mai più rivisto la faccia del padre, morto di cancro nell’81.
Dopo scienze politiche, la giovane Segolene entra all’ENA, la scuola nazionale d’amministrazione che sforna politici francesi dai tempi di Napoleone. Là conosce il suo compagno, François Hollande, l’attuale presidente del Partito Socialista Francese. Nei circoli politici parigini si fa notare ben presto e nell’82, appena trentenne, diventa consigliere di Mitterrand, l’allora presidente della repubblica. Da allora il suo cursus honorum non si è più fermato e attualmente è la presidente della regione del Poitou-Charentes. Ma l’imprevedibile deve ancora arrivare.
Un anno fa, forte dei sondaggi che la acclamano tra i politici più popolari di Francia, Segolene scavalca il suo partito, va in tv e si candida alle presidenziali del 2007, prima donna a farlo. Hollande la aiuta nell’ombra, vince la ritrosia dell’ala dura e pura del PS e organizza le prime primarie della storia francese, che, ovviamente, Segolene stravince.
Amata nelle campagne della provincia profonda (le stesse che affossarono la Costituzione UE nel 2005), la Royal non è molto amata dai tecnocrati e soprattutto dalla frangia sinistra del suo partito. Da più parti le è stato chiesto gentilmente “di far posto”, ché “le donne hanno di meglio da fare”.
Effettivamente, le sue idee a volte sono un po’ confuse. Strizza l’occhio a Blair e al modello svedese, invoca i lavori forzati per i teppisti delle banlieues e giurie popolari che inquisiscano i parlamentari. In economia e politica estera la sua ambiguità è notevole. Si trova più a suo agio nel sociale, nelle politiche per le famiglie e per i diritti civili (vuole legalizzare il matrimonio gay con adozione inclusa). Incalzata e sopravanzata nei sondaggi dal peso massimo della destra, Nicolas Sarkozy, Segolene ha pubblicato qualche giorno fa il suo manifesto elettorale. Annuncia una rivoluzione nel welfare, riposizionandosi fortemente a sinistra, ma non chiarisce bene come intende pagare la pioggia di assegni e sussidi pubblici che promette. Un boomerang?
Non sappiamo. La Francia di oggi, è un paese stanco, voglioso di rinnovamento e di liberarsi dai suoi dinosauri dirigenti. Le idee di Segò a volte lasciano un po’ a desiderare e “Sarkò” ha lanciato una controcampagna molto furba e preparata. Ma come noi Italiani ben sappiamo, a volte la gente vota non in base alla sostanza e ai fatti. Sogni, sorrisi e novità hanno un grande fascino.
La revolution, quest’anno, corre in tailleur.

Bandabardò - Fine delle Danze

giovedì 15 febbraio 2007

DS


Iran/ Donne di Tehran





Se l'America o Israele non perdono la testa con Ahmadinejad, è solo questione di tempo perché la democrazia fiorisca in Iran. Sotto il regime, si nasconde la società forse più dinamica e pulsante di tutto il Medio Oriente.

Italia/ Ospedali

Ieri sera mia nonna ha avuto un infarto.
L'ambulanza del 118 è arrivata in 10 minuti.
Al Pronto Soccorso del Santo Spirito è rimasta 2 ore e mezza.
Il pavimento era sporco di sangue, un barbone fumava in corridoio e dormiva in sala d'aspetto.
Un eroinomane salvato da overdose, urlava e bestemmiava sotto adrenalina.
Si aggirava con la flebo attaccata tra i pazienti, nessuno lo ha sedato se non dopo un'ora.
Mia nonna è quasi morta in quella sala, perché aveva urgentemente bisogno di un posto in un'UTIC (Unità Terapia Intensiva Cardiologica).
In tutta Roma nessun ospedale rispondeva alla richiesta del letto.
Dopo 2 ore e mezza di attesa, un'ambulanza l'ha portata a Tor Vergata, splendido ma lontano 40 minuti di macchina dal S.Spirito.
A Tor Vergata abbiamo constatato che erano molti i posti letto vuoti.

Conclusione: non è vero che tutto era pieno. Qualcuno (molti) non stava semplicemente rispondendo a uno stupido fottuto beep proveniente da un lontano pronto soccorso.

Poteva morire per questa stupida ragione. Che schifo.

mercoledì 14 febbraio 2007

Azis/ Mila moja

Azis, bandiera della Chalga bulgara

Bulgaria/ Chalga


Un Paese in transizione. L’entrata nell’UE il 1° gennaio 2007 non è stata una rivoluzione istantanea per i 10 milioni di bulgari che si attendevano un cambiamento rapido e radicale. I negoziati di adesione, cominciati nel 2000, si sono protratti fino al 2005. Se i nuovi 10 membri dell’est (del 2004) sono trattati come europei di serie B, il trattamento giuridico riservato a Romania e Bulgaria si può dire di serie C. Niente libertà di lavoro all’ovest, niente abolizione dei passaporti (Schengen), niente euro per i prossimi 10 anni, numerose “clausole di salvaguardia” nei dossier Giustizia e Mercato interno. Il motivo principale è l’arretratezza del sistema politico di questi Balcani orientali. Ma mentre la Romania, con il nuovo governo Basescu, ha fatto della lotta alla corruzione e del rinnovamento della classe dirigente la sua bandiera, in Bulgaria tutto è fermo. Nel Paese delle rose, la corruzione è dilagante, il sistema giudiziario lontano anni luce dagli standard europei. La mafia bulgara è tra le più potenti organizzazioni criminali d’Europa e controlla vaste fette della società e dell’economia bulgare. Il popolo è disilluso. Da quando l’adesione all’UE non è stata più in discussione, i politici hanno rallentato le riforme, e il quadro politico rimane oscuro. Ex-comunisti non del tutto riformati, nazionalisti guidati da un erede al trono, forti minoranze turche e rom. L’alternanza riporta al potere sempre i soliti noti (questo un po’ come da noi). E’ così che la gente fugge o dal Paese (la Grecia è la meta più ambita) o si rifugia lontano dalla politica: nella Chalga. La Chalga è un fenomeno interessante. Accanto allo slivovitz (un liquore simile al raki turco), è folklore nazionale. La nuova chalga è cafona, sessocentrica. Miscela di elettropop, sonorità mediorientali e simbolo di successo economico facile. Oppio, direbbe Marx. E’ interessante, perché come spesso accade nell’ex impero ottomano, ogni popolo balcanico cova un senso di superiorità e unicità rispetto a tutti gli altri. Eppure, da Belgrado a Istanbul, le facce, i suoni, i sapori sembrano ai nostri gusti occidentali un po’ tutti uguali. Cambia solo la lingua. Cambia solo il nazionalismo.


Nel prossimo post, vi farò ascoltare la stella indiscussa della Chalga: Azis, un travestito bulgaro di etnia rom.

martedì 13 febbraio 2007

Ricordi/ Dublino

Il 2000, il mio anno zero. Dublino. Se non rimani troppo poco, qualcosa in te cambierà per sempre. Ho smesso di essere bambino e cominciato a diventare uomo, sotto quel cielo che d’estate cambia ad ogni levata di sguardo. I primi baci, i primi amori, la voglia di essere grande e libero, e tre maglioni nello zaino, per ogni evenienza. Salici e prati di incredibile verde nascondono l’amore dai passanti. Verde Saint Stephen, verde il trifoglio, verde il fiume e il mare che tocca quasi le rotaie del trenino, mentre sferraglia verso nord e vedi la lunga e magra ciminiera rossa, che àncora i gabbiani alla costa. Chilometri in autobus a due piani tra case tutte uguali e confortevoli, nei loro piccoli recinti. La calma pigra e noiosa della periferia, fatta di parchi e case, e case e birrerie e newsstand e case e giocatori di hurley e squash, contro i muri di mattoncini rossi. Il mio burbero daddy che citava Wilde sul caffelatte la mattina, la mia tenera mummy, capelli fini e dorati come spighe, nel suo maglione rosa ogni sera a messa. “Ci vediamo da Molly Malone”, la puttana in carriola. Non c’è appuntamento che non la riguardi. Ti infili tra i bar del Tempio, pigiati contro il fiume e nella folla. Di notte gli Irlandesi sorridono sempre. E poi scivoli nei pomeriggi di sole sul vero fiume, Grafton. Una vasca di mattonelle rosse, un sentiero netto come nel mondo di Oz. Vetrine, i bar alla finestra, le fioraie all’angolo piene di colore. I violinisti la domenica e gli Hare Krishna a cantare giù in fondo, immancabilmente.

Dublino offre rumore e silenzio, il mondo e il borgo, calore cattolico e riservatezza britannica. Ogni cosa ha la sua dimensione a Dublino. Puoi trovare anche la tua.

lunedì 12 febbraio 2007

Aborto/ Referendum Portogallo - risultati

Una settimana fa avevo scritto del referendum portoghese in questo post.
Ieri gli elettori portoghesi hanno depenalizzato l'aborto su richiesta nelle prime 10 settimane di gravidanza. Il Sì ha ottenuto il 59,25% dei voti. Il nord del Paese, come previsto, ha votato No, con l'eccezione della provincia di Porto, l'unica città di una certa dimensione.
L'affluenza, bassa, è stata del 43%.
Sebbene il risultato non sia vincolante per via del quorum non raggiunto, il primo ministro portoghese, il socialista, José Sòcrates, ha l'intenzione e la maggioranza per trasformare il voto di ieri in legge.
Con questo, gli ultimi Paesi europei con leggi restrittive sull'aborto sarebbero soltanto Irlanda, Polonia e Malta.
Bem-vindo na liberdade, Portugal..
per saperne di più: http://en.wikipedia.org/wiki/Portuguese_abortion_referendum%2C_2007

domenica 11 febbraio 2007

Franco Battiato - Yo quiero verte danzar

Un giovanissimo Battiato in una traduzione spagnola ipermaccheronica della sua "Voglio vederti danzare". Geniale.

sabato 10 febbraio 2007

Noah takes a photo of himself every day for 6 years.

Raccolgo il suggerimento di un mio "lettore" a proposito di Noah Kalina. .. che strano modo di fermare il tempo..

per vedere tutte le foto: http://everyday.noahkalina.com

venerdì 9 febbraio 2007

Diritti gay/ Le leggi nel mondo



Olanda (2001), Belgio (2003), Spagna e Canada (2005) e Sudafrica (2006) sono gli unici Paesi ad aver legalizzato il matrimonio tra persone dello stesso sesso.
All'altro estremo, in Iran, Arabia Saudita, Yemen, Emirati Arabi Uniti, Sudan e Mauritania l'omosessualità è reato ed è punibile con la pena di morte.

Confronto/ PACS vs DICO

A parte la mancata firma congiunta, forse i DiCo sono anche meglio..

giovedì 8 febbraio 2007

The Internet Is For Porn

Uomini e donne hanno idee diverse su internet

Attentati alla famiglia



Personaggi/ Francesco Rutelli


Ripercorrere la vita di Rutelli è facile, le tappe sono 3:
- dal 1980 al 1989 è nei Radicali, ne diventa anche segretario, e non esita a esporre in Parlamento striscioni anti-Vaticano, quando Craxi rinnova nel Concordato con la Chiesa i Patti Lateranensi di Mussolini.
- diventa Verde nei primi anni '90, e nel '93 sconfigge Fini diventando sindaco di Roma, fino al 2001. Organizza con successo il Giubileo cattolico e l'anno successivo sfida Berlusconi alle elezioni, perdendo
-Pur avendo perso, rimane alla guida dell'Ulivo. Mentre Prodi è lontano alla Commissione europea di Bruxelles, Rutelli scala il partito della Margherita (fondato da Prodi su linee progressiste), ottiene la leadership e spinge il partito su posizioni molto vicine alla Chiesa.
Rutelli è un uomo furbo, ha cambiato casacca più volte. Si dice che chi cambia idea è saggio, ma aggiungo io, non se rivolta totalmente se stesso come una girandola impazzita. Non credo che si possa essere clericali e anticlericali in un'unica vita. Posso capire però che il suo interesse è il potere in sé per sé. E' ambizioso, lui. Come la maggior parte dei politici.
La sua ambizione fine a sé stessa rivela superficialità nelle idee. Ora che ha raggiunto la vetta, dimostra di non aver alcun progetto di leadership, se non la continua ricerca del consenso.
Ed è qui che spiega le ali l'ottusità politica dell'uomo: convincersi che il futuro del Paese è con la Chiesa, non rendersi conto che le città, i giovani, i professionisti, insomma gli elementi più dinamici del paese, sono interessati ad altro. Vogliamo altro nel nostro futuro. Siamo oltre tutte le ideologie. Di destra, di sinistra e anche di parrocchia.
Ma Rutelli il suo potere non lo usa per persuadere e guidare. Sarebbe forte, e tipico del leader. E' un insicuro che ha solo paura di perdere.

mercoledì 7 febbraio 2007

Traffic in Shanghai

Divertente se sei un pullman

Scozia/ Indipendenza (2)


Le ragioni a favore:
- Con l'indipendenza, la Scozia spera di uguagliare il successo economico di altre "piccole patrie" dell'Unione Europea. Adesione all'euro per integrarsi più a fondo con il continente e allontanarsi dall'ombrello inglese. Libertà di attirare capitali e industrie come ha fatto l'Irlanda, godendo di costi di lavoro relativamente bassi e l'enorme vantaggio della lingua inglese.
- Anche se nessuno parla più lo Scozzese celtico, e la parlata locale è lo Scots, un dialetto derivato dall'Inglese del nord, è rimasta forte la non appartenenza al modello culturale british, percepito come monopolio degli Inglesi. Storicamente antimonarchici, l'indipendenza sarebbe un modo alternativo per fondare la repubblica.
Le ragioni contro:
- Nel momento in cui la Gran Bretagna si riscopre sicura di sé negli anni della globalizzazione, sembrerebbe paradossale desiderare di secederne. L'attuale cancelliere e primo ministro in pectore, Gordon Brown, è scozzese, quasi a dimostrare la proiezione politica internazionale di cui la Scozia gode in quanto parte del Regno Unito. Con 4 milioni di abitanti, uno dei primi effetti dell'indipendenza sarebbe la sicura marginalizzazione della Scozia e la sua trasformazione in nano politico. In un mondo dove le dimensioni contano sempre di più.
- I costi della secessione sono tutt'altro che trascurabili. Lo Stato britannico sovvenziona ogni cittadino scozzese per circa 1300 sterline all'anno in trasferimenti e servizi. Solo se l'indipendenza porterà rapidi guadagni economici, si dimostrerà conveniente dal punto di vista finanziario.

Scozia/ Indipendenza


Teste dure, i Caledoni. Dopo aver tentato per decenni la conquista dell'antica Caledonia, i Romani si arresero e costruirono il Vallo di Adriano, nel tentativo di arginarli. Secoli dopo, il re d'Inghilterra cercò di ribadire il dominio della Corona sulla Bretagna del Nord, e tutti ricordiamo Braveheart.
La Scozia si è unita all'Inghilterra solo nel 1707, con l'Act of Union. E di sua spontanea volontà. Ma 300 anni non sono abbastanza per cancellare le identità nazionali, e il 2007, tricentenario dell'Unione, potrebbe essere l'anno della dissoluzione della Gran Bretagna.
Sì, proprio così. Il 3 maggio gli Scozzesi voteranno per il loro parlamento regionale, voluto 10 anni fa da Blair nell'ambito della devolution. Ma per la prima volta il Labour del futuro primo ministro Gordon Brown (scozzese anche lui) potrebbe perdere la maggioranza in Scozia. I sondaggi dicono che l'SNP - Scottish National Party avrebbe i voti per formare un governo insieme a socialisti e verdi, tutte compagini che vogliono l'indipendenza da Sua Maestà. Il leader dell'SNP, Alex Salmond, ha dichiarato che, se eletto, indirà un referendum sulla secessione.
Per ora, due sondaggi dell'autunno 2006 danno il Sì alla Scozia indipendente tra il 52 e il 44%, mentre il No viaggia sui 39-44%. D'altra parte un sondaggio del Daily Telegraph mostra che la maggior parte degli Inglesi è favorevole a divorziare dai cugini del nord. Circa il 50% si dice d'accordo o indifferente, probabilmente a causa delle forte sovvenzioni che l'Inghilterra elargisce alla depressa economia scozzese.
Un matrimonio durato 300 anni, con la moglie in cerca di fortuna con la scusa del carattere un po' particolare, e il marito stanco e annoiato dal pagarle gli alimenti.
La prossima puntata della soap-opera a maggio.

martedì 6 febbraio 2007

Stadi evolutivi (2)



Stadi evolutivi (1)



Internet/ Numa Numa chi?


Gli ambienti più illuminati della società europea non nascondono la loro xenofobia per la gente che viene “de Moldavia”, una malcelata antipatia per chi parla la lingua “de Romània”. Eppure, sembra che per gli O-Zone e la loro canzone Dragostea din tei questi due fattori non abbiano mai contato. A tre anni dai primi passaggi in radio, il trio di Chisinau ha visto il suo brano trasformarsi da melodia simpatica quanto nonsense in un vero e proprio successo planetario, oggetto di cover, remake e casi mediatici.
Nell’estate 2004 ricordo di averla ballata in discoteca a Londra a braccetto con amici spagnoli che ne conoscevano, come me, le parole. In Italia è stata plagiata da tale Haiducii, ragazza (?) dalla voce non proprio bianca. Ma è solo l’anno scorso che il fenomeno moldavo ha raggiunto il successo globale, creando una delle dimostrazioni più eclatanti delle enormi potenzialità dei nuovi media.
Gary Brolsma, un adolescente americano obeso, si è ripreso con la webcam mentre cantava in playback la canzone. YouTube ha fatto il resto, decretando il "Numa Numa” di Brolsma uno dei video più visti nel bestiario di internet. Tanto da scomodare giornali e televisioni e far conoscere Brolsma oltre la virtualità della rete. E, ovviamente, dar vita a una serie sterminata di cloni. Ma il “nonsensical trash” non finisce qui.
In Giappone, Dragostea din tei è nota per un divertente
cartone animato in cui l’"incomprensibile" testo rumeno viene “tradotto” per associazione di suoni in parole giapponesi con relativa illustrazione grafica.
In Sudamerica, invece, pare sia diventata un must delle feste nuziali, dove è suonata nella versione più comica, gaya e pattumosa che la rete ha prodotto.


Andy Warhol aveva ragione..

Marica tu / Pluma pluma gay

..the best of trash..

Gary Brolsma / Numa Numa

Futuro caso studio dei nuovi "personal media"..

lunedì 5 febbraio 2007

Aborto/ La legge nel mondo



Spiccano in Europa le posizioni di Spagna, Portogallo, Polonia e Irlanda. Nel mondo solo il Cile, Malta, el Salvador e pochi altri si adeguano totalmente al diktat vaticano e negano l'aborto in ogni caso, anche in gravi casi di malformazioni o di pericolo per la vita della donna.. perfino l'Arabia Saudita e l'Iran sono più liberali..

11 de Fevereiro/ Aborto


L'11 febbraio il Portogallo vota per il terzo referendum della sua storia: Vuoi depenalizzare l'interruzione volontaria della gravidanza (IVG) nelle prime 10 settimane?
La stessa domanda era stata posta dieci anni fa agli elettori, ma aveva vinto il no per 51 a 49, per l'alta astensione (60%) e la mobilitazione del Nord cattolico. Oggi i sondaggi danno in testa il sì, ma ad una settimana dal voto il vantaggio si è eroso dal 65% di dicembre al 52% di 7 giorni fa.
Fa impressione ritrovare sulle pagine online dei giornali portoghesi (http://dn.sapo.pt) un Paese spaccato come forse era l'Italia del 1981 e del 1975, gli anni dei grandi referendum morali su aborto e divorzio.
In Portogallo le donne possono abortire solo se violentate o in pericolo di salute fisica e mentale se il feto è malformato. Chi è più ricca vola a Londra, chi più disperata prende l'auto e corre a Badajoz, in Spagna, la prima città dopo la frontiera, a soli 200km da Lisbona. In Spagna la legge sull'aborto è simile, ma interpretata molto liberamente: chiunque può chiedere l'aborto se è in pericolo la sua salute mentale, ossia tutte.
Credo che se lo stesso referendum si tenesse domenica in Italia vincerebbe il No. Mammane, ferri di calza, disuguaglianza tra donne ricche e povere, città e paesi, matrimoni riparatori, donne morte insieme al loro bambino abortito.....non sappiamo più nemmeno cosa siano. Rimane solo il pensiero dell'embrione, del cuoricino che batte, della vita "sopra ogni cosa". Spiegaglielo tu, poi, quando nasce, che schifo che è la vita a volte, quando nessuno ti ha voluto e sei il ricordo di una sofferenza.

Spero proprio che il Portogallo domenica voti Sì.

Onori di casa

Fine delle danze perché alla ricerca di una nuova musica.
Perché quando le maschere cadono, anche il ballo si ferma.
Perché prima che il ritmo riparta, c'è sempre un momento, una pausa, una riflessione.