mercoledì 17 dicembre 2008
Cambiare Idea su Alemanno (e Veltroni)
martedì 9 dicembre 2008
Imperialismi/ Risolvere il NIMBY all'Italiana
Abbiamo bisogno di fonti alternative di energia. Ma le centrali eoliche deturpano i paesaggi! E che se ne fa di tutte le ville in Toscana?
Abbiamo bisogno di nuovi gassificatori. Ma, per carità, lontano dalla mia spiaggia: Not In My BackYard!
Perché preoccuparsi? Facciamo tutto in Albania!
giovedì 4 dicembre 2008
Raphael - Les Petits Bateaux
Pourquoi le temps qui passe
nous dévisage et puis nous casse?
pourquoi tu restes pas avec moi?
pourquoi tu t'en vas?
pourquoi la vie et les bateaux
qui vont sur l'eau ont-ils des ailes?
pourquoi les avions s'envolent
bien plus haut que les oiseaux?
pourquoi que les étoiles
sont-elles là-haut suspendues?
pourquoi le ciel est-il si haut?
pourquoi alors?
Et un autre jour s'en va
tourne et tourne et ne s'arrête pas
et un autre jour s'en va
dans cette petite vie
je voudrais pas crever d'ennui
Regarde le vent emporte tout,
même ce qu'il y a de plus beau
et les sourires et les enfants
avec les petites bateaux
pourquoi même
les nuages veulent pas rester ici?
si j'étais eux je marcherais vite
je ferais pas d'économies
-------------------------
Perché il tempo che passa
ci fissa con insistenza e poi ci spezza?
Perché non resti con me?
Perché te ne vai?
Perché la vita e le barche
che vanno sull'acqua, hanno le ali?
Perché gli aerei spiccano il volo
molto più in alto che gli uccelli?
Perché le stelle
sono sospese lassù?
Perché il cielo è così alto?
Perché allora?
E un altro giorno se ne va
gira e gira e non si ferma
e un altro giorno se ne va,
in questa piccola vita
vorrei non morire di afflizione.
Guarda il vento porta via tutto,
anche quel che c'è di più bello
e i sorrisi e i bambini
con le barchette di carta
Perché perfino
le nuvole non vogliono restare qui?
Se fossi in loro, camminerei svelto
non farei economie.
lunedì 1 dicembre 2008
Momenti di Pericolo in Svizzera
La situazione precipita. La fiorista Coop non sa bene che fare, muovendo passi incerti verso l'uno e verso l'altro.
E mentre la direzione adotta non chiari provvedimenti di emergenza gridandoli all'altoparlante, ecco la strategia di difesa della neutrale Confederazione svizzera.
Le cassiere non battono più alla cassa, le mamme si bloccano e i bambini che piangono si azzittiscono dentro i carrelli. Tutti quanti si dispongono in cerchio intorno ai litiganti a osservare la scena, passanti curiosi sbirciano dalla porta scorrevole all'uscita, cautamente, senza entrare.
Tutto si congela ma non si tratta di un flash mob.
Due esseri umani svizzeri litigano e gli istinti primordiali di sopravvivenza, quelli tipici dei lemuri e di altri piccoli roditori, prendono il sopravvento. Tutti immobili, a guardare, senza agire, né parlare, studiando la situazione, come tanti coniglietti spaventati. La migliore tattica, di fronte agli orsi grizzly e altri predatori, è quella di fingersi morti.
Giorni fa, in tram, stessa scena. Due ragazzi ubriachi, urlano un po' tra di loro. Si crea il vuoto intorno. La folla su due ali, a 5 metri di raggio dall'epicentro, si dispone dentro il vagone come un tappo che argina la confusione. Curiosa, in allerta. Semplicemente incredula che la pace svizzera sia stata violata.
giovedì 20 novembre 2008
Mastella strikes back! (vel De Selectione Dirigentium Piddinorum)
Ha iniziato a fare politica nei Cristiani Democratici Uniti di Rocco Buttiglione; secondo quando raccontanto da Mastella fu l'ex ministro a convincerlo a trasferirsi nell'UDEUR, nominandolo segretario regionale del partito. Villari, dopo esser divenuto consigliere regionale, passò poi con i rutelliani e si propose come responsabile della Margherita in Campania ma venne sconfitto da Ciriaco De Mita che però, ben impressionato dal rivale, lo propose senza successo come candidato sindaco di Napoli.
Riccardo Villari fu eletto deputato alla Camera al termine delle elezioni politiche del 2001 nel collegio uninominale di Pomigliano D'Arco, confermò il suo seggio anche cinque anni dopo nella circoscrizione Campania 1 con le liste dell'Ulivo. Trasloca al Senato nel 2008, candidandosi con il Partito Democratico nella regione Campania.
martedì 18 novembre 2008
Obama & PD/ Almeno imparare qualcosa
Per chi per anni ha creduto nel partito leggero e virtuale, la vittoria dei Democratici dev’essere un brusco risveglio. Gli USA sono simili all’Italia per il fatto che in entrambi i Paesi, la sinistra è una minoranza strutturale. La crisi dell’economia e di Bush non sarebbe stata sufficiente a chiudere il gap di consensi. Obama non ha vinto soltanto nella sua Tosco-Emilia-Romagna, ma ha saputo conquistare anche territori ostili come Virginia, North Carolina, Indiana che sono conservatori all’incirca come i nostri Piemonte (non-Torino) e Veneto.
I Democrats sono, è vero, un partito leggero. Ma la campagna elettorale, per le primarie (vere) e le presidenziali, impone ai partiti di assumere una forte presenza sul territorio per circa due anni. La struttura degli Obamisti è stata formidabile e meticolosa, per partecipazione e strategia. Volontari dal Texas e dalla California venivano spediti regolarmente in Stati incerti come Ohio e Nevada.
Per capire questo, in realtà, bastava studiare i risultati della nostra Lega Nord, abile a farsi percepire presente nelle classi operaie del Nord. Adesso, dopo Obama, non ci sono più scuse per il PD.
Perché il tuo messaggio di novità sia credibile, non basta la retorica, capito Walter? In Italia non abbiamo una questione razziale, quindi tingersi la pelle di nero non ti aiuterà. Come neanche “avere più donne”, se queste tanto non contano nulla. Gli Italiani sono talmente disillusi con la politica che basterebbero due cose perché un partito sia credibile nel presentarsi come nuovo. Uno svecchiamento della classe dirigente e una linea chiara di azione, ossia niente litigiosità interna.
Il cambiamento di Obama, ovviamente, è più ampio del suo colore. E’ anche la promessa di una politica meno rissosa e meno dinastica, dopo venti anni di bushistas e clintonistas. In America ha soprattutto significato tornare a parlare del potere d’acquisto, sotto la forma del “ridiamo slancio al sogno americano”. Dunque, una componente emozionale, ma fortemente legata a problemi concreti vissuti ogni giorno dalle persone.
In Italia, il PD finora non ha promesso né una politica concreta, né la fine delle dinastie politiche. Ci è rimasto solo il sogno di Walter di volerci tutti più bene. Ma evidentemente, questo non basta a nessuno.
giovedì 13 novembre 2008
Annuario Istat/ Realtà e Speranza
giovedì 6 novembre 2008
Obama al test delle aspettative
giovedì 30 ottobre 2008
Scuola/ Li Chiamavano Fascisti
Dieci anni fa Berlusconi cominciò a chiamare i propri avversari politici “comunisti”, label che non ci hanno più tolto. Negli ultimi due anni, anche buona parte della sinistra ha imparato lo stesso giochino. Ricordo alle elezioni comunali dello scorso aprile, che più di un parente mi chiese se avrei mai potuto votare “un fascista come Alemanno”.
Forse occorre un chiarimento. Sono nato nell’84 e come tutti i giovani under 25 sono cresciuto nell’era berlusconiana della tv. Un’età che sarebbe sbagliato definire ideologica, perché ne è l’esatto contrario. Sono gli anni del disinteresse, del ritorno al personalismo, della sfiducia nel futuro come conseguenza della sfiducia nella società. Sono anche anni in cui la memoria storica, nei giovani e giovanissimi, è diventata sempre più evanescente, se non assente. Sono anni semmai orwelliani, in cui non sapere, fregarsene e dire “fanno tutti schifo” non ha più lo stigma del qualunquismo, ma è pensiero se non comune, “figo”.
Certo, anche a me fa uno strano effetto scoprire che tantissime occupazioni nei licei romani le hanno fatte i ragazzi del Blocco. Alla fine dei ’90 le occupazioni di sinistra si fecero sempre più rare (e duole dirlo, velleitarie). Nella maggior parte delle scuole regnava l’apatia politica. Oggi c’è un ritorno all’azione, ma da destra.
In questo video, è racchiuso tutto lo scollamento della sinistra italiana dalla società a cui dovrebbe fare riferimento. Il Blocco grida “siamo tutti studenti”, la sinistra li attacca: “fascisti!”. In una situazione in cui la scuola pubblica è in pericolo, bisogna essere alleati e non avversari. E’ ovvio che il Blocco riscuote più consenso.
Se c’è una nota positiva nella generazione dei ’90 è che il qualunquismo cova in sé anche il pragmatismo. Il Blocco piace perché parla soprattutto di cose reali, come i pannelli solari sui tetti delle scuole, più ginnastica, maggiori fondi per i laboratori scolastici. Un sindacalismo concreto, ormai dimenticato dalla sinistra, che, quando occupa una scuola, nella migliore delle ipotesi organizza il laboratorio sul Kurdistan. E’ vero ci siamo tutti divertiti con le retrospettive collettive su Stanley Kubrick. Ma non si può vivere della rendita di un ’68 ormai lontano 40 anni.
Questi ragazzi del Blocco avevano anche dei manganelli, spesso fanno il saluto romano e ripescano nell’immaginario mussoliniano. Beh, direbbe un giovane cresciuto a pane ed MTV, le magliette del Che o di quel barbuto di Marx, la Bandiera Rossa e il pugno chiuso “non so’ la stessa cosa, cioè?”.
Se vogliamo evitare di consegnare ulteriori generazioni di giovani alla nuova destra, suggerisco di smettere di chiamarli acriticamente “fascisti” o “pericolo per la democrazia”. Cominciamo ad attaccarli sui problemi reali. Su quanti risultati portano a casa, se sono efficaci nelle loro lotte. Se siamo noi più efficaci. Nell’età non-ideologica contano i fatti, il passato è ormai “senza appeal”. Se sapremo essere più concreti di loro, il loro apparato di nostalgie, coretti e “ultraviolenza” sarà semplicemente ridicolizzato come “stupido fumo senza arrosto”.
Il problema è che i ridicoli che scandiscono messaggi invecchiati e senza sostanza, oggi siamo noi. Forse per capire e contrastare i nostri nuovi avversari, bisognerebbe riguardare “Arancia Meccanica”. Stavolta, durante la proiezione, senza fumarsi le canne o trescare.
mercoledì 29 ottobre 2008
Ognuno ha i suoi Tempi
13:48 Berlusconi, portare debito sotto 100%
"Sono d'accordo con il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, noi per essere veramente presentabili dobbiamo portare al più presto il debito sotto il 100%. Teniamo presente che negli altri paesi il rapporto debito/Pil è intorno al 60%" ha detto Berlusconi, intervenendo all'assemblea di Confcommercio. Il premier ha poi sottolineato che la situazione del debito pubblico italiano ha un impatto "non solo per quanto riguarda i tassi di interesse, ma anche per quanto riguarda la presentazione dell'Italia all'estero e questo vale anche per il made in Italy e i rapporti politici"
martedì 28 ottobre 2008
Scuola/ La Romania investe sul futuro
venerdì 24 ottobre 2008
Nella testa di un avvocato difensore
venerdì 17 ottobre 2008
Incredibili Storie dalla Svizzera/ (Questo Paese teneramente ingenuo e irreale)
Saviano/ Perché vorrei che l'Italia finisse a Cassino
La frase più bella: "Casal di Principe non è solo camorra, è anche la Madonna".
mercoledì 8 ottobre 2008
Nobel Laureate Stiglitz lectures on the Financial Crisis / Summary
Finance has historically three functions: mobilize savings, allocate capital and manage risk. Thus, increasing productivity in the real economy. As theory says, private rewards (wages) are set in conformity with the social returns. Today’s mess suggests ironically that the return we get from bankers is not exactly as great as their wages.
But coming to the original functions of finance, let’s make an overall assessment.
What about savings? US households’ savings have fallen to zero. If the Ricardian equivalence is correct, hard times are looming ahead. And public debt, which is already rising, is not including all the unfunded liabilities that the US will face in the future, such as terror-war veterans’ subsidies.
Financial institutions did not manage, but created risk. Innovation had the shape of mainly circumventing legislation. Think of all the subprime packaging, splitting and unpackaging of risk. Moreover, they resisted “good” innovation. Wall Street, he recalls, was opposed to inflation-indexed bonds the Clinton administration had proposed back in the ‘90s. Same with GDP-based bonds for Argentina’s default, which would have allowed the country to pay less interest when in recession and more when growing.
Also, capital allocation was far from good. Too much capital was devoted to the housing market, which ended in failure. And we cannot forget the role Western banks played as regards the financial crisis in Asia and South America.
Mr Stiglitz defines finance as “modern alchemy”. It is an opaque world with “no information”, rather than “asymmetric information”. It turns out that banks don’t even know their own balance sheets, let alone their counterpart’s.
The reason why the crisis spreads to the real sector has to do with the mechanism of “leverage”. The higher the leverage, the higher the expected return. Banks raise their assets by lending, but deposits are sticky. Firms borrow hoping they get a return from investment. They expect to repay when investment yields its fruits. But this is an amplifying circle, which brings us further from stability.
Banks lent too many mortgages because they were expecting prices to go up and up. They expected people to be able to pay back thanks to ever-rising prices. Unluckily, economics also tell us that no such free meal exists. The mechanism was intrinsically unstable: real wages have stagnated since 2000 (dot bubble bust) in the US. With housing prices rising and stable incomes, it was maybe surprising that the game could go on for so long.
Then, securitization played a role in this crisis. Risks were correlated across banks, which makes it difficult for portfolio diversification to hold as a defense against reversals. Add to this, a range of dubious predicting models, some of them excluding past variables before World War II (and the Great Depression..?). Others, like Merton and Scholes’s, two Nobel laureates whose derivative model for hedge funds famously lost 4.6 bn $ in 1998.
But the main problem with securitization is that it brings a new source of asymmetric information. The risk originator does not bear the risk anymore, so we get a “hot potato” with risk going around from hand to hand. In this respect, rating agencies are among those to blame. Furthermore, this new development of risk management was not followed by a wave of new strict legislation, unlike insurance companies.
But let’s come to the core issue: why did people want to buy houses for so long? We need to go back to 2001, when the dot bubble went bust and the war on terror began. Financing the war required a huge fiscal stimulus, but this was mainly flowing from the US to abroad (ie, contracts to reconstruct Iraq, keep the army going, etc) with few spillovers for the US domestic economy. Nevertheless, the domestic economy needed to recover, and the FED poured a huge amount of liquidity into the economy. Ex post, this was shortsighted. Also, this echoes the South American debt crises of the ‘70’s. There, expansionary policies to boost consumption relied on heavy indebtment but all ended in implosion. “Borrow borrow borrow…boom”.
When he speaks about the rescue plans, Mr Stiglitz is gloomy. He compares them to “curing a hemorrhage with blood transfusions only”. The Paulson plan does not address the mortgage-side problems, it only provides for the buyout of bank bonds. But what will happen when house prices will fall under the threshold level and people will be forced out of their homes by mortgage contract? On the other hand, even if the plan succeeds, recession will be inevitable.
In the meanwhile, the US exported their downturn to Europe, not necessarily through financial linkages but also simply because the dollar was weak for a long time, thus depressing European exports. Mr Stiglitz calls for European governments to stand united, as decision-making fragmentation is a major problem in times of panic. Europe should grant for deposit insurance and suspend the Stability Pact in order to stimulate the economy.
In conclusion, Mr Stiglitz leaves the audience with a glimmer of hope. At the question “do we have the knowledge to avoid a Great Depression”, the answer was yes.
martedì 7 ottobre 2008
domenica 5 ottobre 2008
Obama può risvegliare le Sinistre dal coma
Se vincerà Obama, dobbiamo aspettarci una trasformazione del concetto di Sinistra, in modo molto più radicale rispetto alla Terza Via di Clinton (1993).
Sono passati quasi 30 anni dalle politiche economiche reaganiane. Negli anni ’90, Destre e Sinistre di tutto il mondo hanno creduto che quella che era una mera teoria economica fosse la descrizione paradigmatica della realtà. Complice la fine della Guerra Fredda (e della Storia, secondo Fukuyama) che ha permesso per 11 anni la Pax Americana, complice l’imprevedibile sviluppo dell’informatica che ha determinato un fortissimo balzo della produttività degli States, gli anni ’90 sono stati un decennio di ottimismo, di crescita globale. Il capitalismo all’anglosassone non era più uno, ma IL modello.
La portata di questi effetti una tantum è cominciata a scemare col tempo e in questi primi 10 anni del 2000 sono apparsi i chiari sintomi dell’altra faccia della medaglia.
La disuguaglianza ha raggiunto record storici, indebolendo le nostre democrazie. La globalizzazione incontrollata (ossia, senza una politica industriale, ma al massimo finanziaria) ha portato alla stagnazione dei salari reali dell’Occidente. E il risultato lo vediamo. Dalla perdita di prosperità di tanta classe media, nasce la frustrazione, la sfiducia nel futuro, la paura, l’intolleranza. Con la Destra che cavalca queste angosce e perpetua nelle sue politiche socioeconomiche questo circolo vizioso.
Agli Americani va riconosciuto il raro dono del pragmatismo. Noi Europei, invece, ci avvitiamo nell’autodistruzione, con delle Sinistre incapaci di immaginare un futuro alternativo, se non un pensiero di destra addolcito con la saccarina. E se nel culmine di una crisi storica, dove in ballo non sono soltanto i benefit dell’alta finanza ma milioni di posti di lavoro, gli Americani sceglieranno Obama, sceglieranno per tutti noi un futuro diverso.
Attenendoci al suo manifesto di governo, il senatore dell’Illinois opera una gigantesca frattura con il pensiero Clintoniano. In territorio nazionale, rompe due tabù di quarantennale durata: alzare le tasse per i ricchi e un sistema sanitario universale. Alla faccia di Veltroni (che, forse non parlando inglese, non ha capito niente del nuovo laboratorio politico dei Democrats), Obama intende fare l’interesse della classe media e non dell’alta borghesia. Uno studio del Tax Policy Center pubblicato questa settimana sull’Economist mostra come i piani fiscali obamiani favoriranno l’80% dei cittadini meno abbienti a discapito del 20% più ricco.
Riequilibrare l’economia spostando il focus dalla finanza all’industria, rianalizzare le dinamiche del libero commercio in chiave protezionista, suonano assai più radicali dei piani di una SPD tedesca, un Labour inglese o un PD italiano. Tutto ciò discende da 10 anni di riflessione sulla storia economica dell’Occidente nel Dopoguerra. Dal ricordo che i nostri 30 anni di sviluppo economico, culturale e sociale, si sono verificati su uno sfondo di politica industriale attiva, immobilità dei capitali internazionali, conquiste sindacali.
Non tutti questi ingredienti sono oggi replicabili, sia da un punto di vista economico (è difficile immaginare il ritorno ai tassi di cambio fissi di Bretton Woods) che sociale (l’immigrazione non c’era negli anni ’50-60). Ma la visione politica della Sinistra americana segna la ripresa di coscienza della funzione storica della socialdemocrazia: assicurare l’uguaglianza, favorire la classe media, creare una società più giusta nel rispetto dei diritti sociali e civili.
Chi come me crede in questi ideali non può che sperare che a.) Obama vinca il 4 novembre, b.) mantenga le sue promesse elettorali. Se queste due condizioni saranno soddisfatte, c’è da essere abbastanza fiduciosi che anche la Sinistra europea uscirà dal suo coma esistenziale.
martedì 30 settembre 2008
martedì 29 luglio 2008
La Sinistra oggi è Conservazione
Oggi si è tutto rovesciato e la crisi della Sinistra europea è in gran parte dovuta alla mancanza di una nuova visione. E’ una reazione, ossia una conservazione, di fronte ad una globalizzazione in gran parte (ma non esclusivamente) figlia del pensiero neoliberale di destra. Ed è così che la visione del futuro è stata lasciata in mano alla Neodestra. La Neodestra ha un’idea dicotomica della società. Politiche attraenti per chi ha già successo o censo, che alimentano la disuguaglianza, impoveriscono la classe medio bassa. Allo stesso tempo, la Neodestra risponde alle paure dei nuovi poveri con la demagogia, ripetendo sempre più una spirale viziosa, irresponsabile, in quanto assolutamente rivolta al breve termine, cioè alla rielezione politica, ma non alla risoluzione dei problemi.
Non so ancora quale dovrebbe essere la nuova forza propulsiva della Sinistra europea. Nei Paesi europei dove la socialdemocrazia ha avuto più successo (Germania, Olanda, Scandinavia, Francia), la Neodestra si è in parte appropriata delle conquiste sociali portate dalla Sinistra. Vuole riformarle, ma non stravolgerle. Sono entrate a far parte di un patrimonio comune che va oltre le divisioni politiche. Questo rende più arduo per la Sinistra la ricerca di un autentico messaggio, di un’identità chiara, alternativa e dirompente.
L’Italia, storica patria dei fascismi, è oggi all’avanguardia nella sperimentazione della Neodestra. Il berlusconismo incorpora poi l’anarchico e miope menefreghismo italico, ingrediente chiave per la comprensione di 15 anni buttati nel water della storia.
La Sinistra italiana, più sbandata che mai, da un lato soffre di tutti quei mali che affliggono le altre sinistre. Dall’altro, proprio per il fatto che l’Italia è un Paese anomalo, “dove c’è tanto da fare”, ha il vantaggio di poter essere ancora “nuova” senza affrontare un lungo e complesso viaggio alla ricerca di un nuovo scopo.
Sono tante le rivoluzioni che altri Paesi hanno già vissuto e che la nostra Sinistra deve ancora vincere. Sono rivoluzioni silenziose, concrete, proprio per questo attraenti per quel gran numero di cittadini, stanco di demagogia e “steccati del ‘900”.
In Italia, la giustizia non è rapida, il garantismo soffocante stritola la fiducia nelle istituzioni, alimenta la disillusione e getta benzina sul fuoco della demagogia di destra. In Italia, il 40% della popolazione vive in terre dominate dalla criminalità organizzata. In Italia, il mercato del lavoro è asfittico, crea precarietà ad alcuni, disincentiva la produttività per altri, specialmente nel settore pubblico. In Italia, le università non sono più al passo con il resto del mondo, la ricerca non è premiata, quella privata è disincentivata. In Italia, l’occupazione femminile è di fatto scoraggiata, così come la maternità. In Italia, i concetti di “energia alternativa” o “riscaldamento globale” hanno la stessa risonanza di “ornitorinco”. In Italia, etc etc.
La Sinistra italiana può essere ancora nuova, può ancora vincere, deve solo restare con i piedi per terra, parlare alla testa delle persone. I messaggi sono lì, devono solo essere colti. Servono soltanto dei nuovi uomini di Sinistra.
martedì 24 giugno 2008
Svizzera vs Italia/Il Contratto d'Affitto
Arrivano a chiedere 500 euro al mese per una microstanza dotata di letto singolo e nient'altro. Per la serie, mi alzo e mi sveglio dando una ginocchiata al muro. Il prezzo medio per una stanza accettabile è di 700 euro. Tuttavia, qualsiasi bolletta è inclusa nel prezzo.
La legge svizzera inoltre favorisce nettamente il locatario (l'inquilino), dunque il locatore cerca di tutelarsi come può. Chiedendo ad esempio un deposito di tre mesi, generalmente sui 2000 euro. Tuttavia, la somma non deve fare spavento. Tutte le banche svizzere offrono un deposito vincolato, garantie de loyer, che l'inquilino apre a nome suo. L'inquilino però non può prelevare dal deposito senza la firma del padrone di casa. Alla fine del contratto, se non ci sono stati danni, l'inquilino si riappropria del deposito. E' ovvio che le banche chiedono una copia del contratto all'apertura del conto.
Ma cosa succede se il padrone di casa fa il furbo e si rifiuta di firmare la fine del deposito? Ad esempio, potrebbe sostenere che ci sono stati dei danni. Niente paura. C'è la ASLOCA, l'associazione dei locatari svizzeri. Iscrivendosi a questo sindacato per soli 55CHF all'anno (poco meno di 40euro), si ha diritto ad assistenza giuridica gratuita. Ossia, se devi fare causa e hai ragione, ti offrono gli avvocati, pensano loro a cominciare la causa e chiedono i risarcimenti per le spese giuridiche quando vinci. Dunque, a costo zero.
Inoltre, il tribunale del lavoro cantonale di Ginevra impiega in media 90 giorni per una sentenza di primo grado e altri 3 mesi per il grado successivo.
Non avendo mai vissuto da solo in Italia, mi chiedo come sia la situazione media aldilà delle Alpi. O in altri Paesi europei e non. Quindi, se avete del tempo, sarebbe interessante confrontare la vostra esperienza con la mia nei vostri commenti. Il clima qui fa schifo, ma almeno un bel po' di incertezze si fermano alla porta di casa!
giovedì 19 giugno 2008
Tassi di Interesse
Si ritiene infatti, che alzare o abbassare i tassi (ossia, il tavolato su cui vivono) abbia delle ricadute positive o negative sul resto del mondo, in particolare sull'economia europea.
martedì 17 giugno 2008
La Costituzione del Kosovo
Vuoi vedere che, con una costituzione del genere, il Kosovo, Stato poverissimo e musulmano, legalizza il matrimonio gay prima dell'Italia?
lunedì 16 giugno 2008
Appeasement/ Dall'Economist del 14 giugno (un giornale sempre più bolscevico)
Walter Veltroni rischia di essere troppo gentile verso Silvio Berlusconi.
Eppure l'idea veltroniania di opposizione non è british affatto. Ha perso una serie di opportunità per imbarazzare l'esecutivo, contribuendo a spingere la popolarità di Mr Berlusconi, che è cresciuta dalle elezioni in poi. Una possibilità si era presentata quando un giornalista, Marco Travaglio, Renato Schifani, aveva ricordato agli spettatori televisivi che l'uomo scelto da Berlusconi come presidente del Senato, era stato un tempo socio in affari con persone più tardi condannate per legami con la mafia. Anziché esigere maggiori dettagli, la capogruppo PD del Senato, Anna Finocchiaro, ha definito l'intervento di Travaglio "inaccettabile".
E poi c'è Alitalia. Mr Berlusconi aveva promesso di trovare una cordata italiana per salvare la compagnia aerea. Oltre due mesi più tardi - e di 300mln € più povero dopo un prestito ad Alitalia - il Paese è ancora in attesa. Eppure, tutto ciò è stato a malapena menzionato dal PD. Il partito si è allo stesso modo contenuto nell'attaccare le dure misure varate dal governo a proposito di immigrazione e sicurezza. Misure che hanno sollevato più di un sopracciglio a Bruxelles (e in Vaticano). Nè il PD ha fatto storie sul piano di Mr Berlusconi per vietare la maggior parte delle intercettazioni telefoniche fatte dalla polizia.
Che sta succedendo? Mr Veltroni dice di essere "aperto al dialogo". I vantaggi per Mr Berlusconi sono chiari: può mutare la sua immagine di parte e riemergere come un uomo del consenso, forse un candidato per la Presidenza della Repubblica. Ma i benefici per la sinistra sono meno evidenti. Già prima delle elezioni, Mr Veltroni aveva detto di voler cooperare con Mr Berlusconi per fare delle riforme elettorali e costituzionali e rendere l'Italia più facile da governare. Un nobile obiettivo, peccato che era già stato provato in passato, con conseguenze disastrose.
Negli anni '90 all'insistenza di Massimo D'Alema, leader del maggiore partito di sinistra, il centrosinistra evitò di passare leggi che rompessero il monopolio virtuale di Berlusconi sulla televisione privata. Mr D'Alema sperava di ottenere il sostegno di Berlusconi per le riforme politiche. Ma Mr Berlusconi affondò il progetto - e tornò al potere nel 2001 con il suo impero mediatico intatto.
Eppure, l'appeasement (appacificazione) ha un forte fascino per Mr Veltroni, che si trova in una posizione vulnerabile. Una delle ragioni per cui il governo Prodi cominciò a traballare, fu che il leader del PD cercava di distanziarsi il più possibile da Prodi dopo aver vinto le primarie dello scorso autunno. La sua strategia elettorale ha ampiamente fallito: ha rifiutato un'alleanza con i partiti alla sua sinistra, insistendo che il PD corresse da solo. E la sua scelta del candidato sindaco di Roma si è rivelata deplorevolmente sbagliata. Francesco Rutelli, che aveva già amministrato la città due volte, è riuscito a ridurre il voto per il centrosinistra dal 62 al 46%.
Il dialogo, con il suo proposito di costruire una nuova Italia, preclude l'agonizzante post-mortem che un partito sconfitto di solito affronta. Eppure, ciò può essere proprio quel che serve alla sinistra. Radicati in un dubbio credo, l'Eurocomunismo, e un dubbio movimento, la Democrazia Cristiana, i leader del PD - Veltroni, D'Alema e Rutelli - sono stati sconfitti dagli elettori, superati in intelligenza da Berlusconi o entrambe le cose. Il rischio è che l'Italia non si ritrovi con un governo ombra, ma con un'opposizione fantasma.
venerdì 13 giugno 2008
Alemanno/ Il primo mese di un sindaco incompetente
Non sono mancate le occasioni in cui gli istinti conservatori di Alemanno si siano rivelati deprecabili (campi nomadi, gay pride-gay village, questione prostitute), ma questo me lo aspettavo. Quello che invece salta agli occhi è la totale ingenuità dell'amministratore Alemanno. Pensavo: sarà fascista, ma magari è un sindaco capace. I primi 30 giorni di governo suggeriscono il contrario, mostrano una persona incapace di avanzare delle proposte nuove, ma tutta intenta a demolire i progetti (o le opere) della giunta precedente.
Per cominciare, in una città intelligente e moderna, come in Europa, le decisioni prese dalle amministrazioni uscenti si rispettano. Non perché gli Europei sono più buoni o più coglioni, ma proprio perché distruggere non ha senso economico. Ogni opera pubblica richiede tempo e denaro. Progettazione, realizzazione, sono dei costi perduti se non si attende che l'investimento dia i suoi ricavi. Ma soprattutto, una capitale come Roma, che aspira(va) ad essere una città globale non può permettersi il lusso di indugiare nel passato, ma deve continuamente progettare il proprio futuro. Come una bicicletta che cade se non viene pedalata.
Alemanno non la pensa così. Il Museo dell'Ara Pacis di Richard Meier può non piacere e il progetto è stato assegnato in maniera dubbia, ma ormai è lì, ed è il terzo monumento più visitato di Roma. Alemanno lo vorrebbe demolire. La Festa del Cinema voluta da Veltroni può rappresentare un investimento intellettualistico ed elitista, ma è ormai un fatto che genera introiti, posti di lavoro e reputazione globale. Perchè rimetterla in dubbio?
Alemanno, infatti, si è rimangiato questi propositi distruttivi (forse ha qualche consigliere leggermente avveduto o si è fatto due conti in tasca), ma ha svelato un'inquietante miopia di fondo.
Ma Alemanno è l'incarnazione del romano che quando esce dall'Italia, visita un'altra città, vede le cose ma non capisce come gli stranieri vivono, anzi, li depreca e si ripete, come Pangloss del Candido di Voltaire, che "Roma è la migliore delle città possibili".
I cordoli delle corsie per gli autobus? Abroghiamoli, perché i motorini che fanno zigzag tra le auto (illegale di per sè) si potrebbero fare male. Un parcheggio sotterraneo da 700 posti al Pincio che permetterebbe la pedonalizzazione del Tridente? Non controlliamo la qualità del progetto, fermiamolo tout court. Le minicar (microauto dei figli della Roma bene di Parioli e Vigna Clara - feudi della destra) cacciate dalla Zona a Traffico Limitato? Ma no, che tornino nel centro storico, sono la soluzione al traffico! e chissenefrega se i loro standard di sicurezza sono peggiori di una falsa fiat made in China.
Ma la decisione più strampalata ha delle gravi ricadute economiche e diseducative. Il classico piccolo Romano di destra è convinto di due cose: A) che i parcheggi a pagamento (strisce blu) si devono fare solo quando il trasporto pubblico è efficace. Non capisce affatto che l'efficacia del TPL è direttamente proporzionale a quante meno auto circolano. In tutte le città del mondo sviluppato, i sindaci regolano duramente non solo la sosta, ma anche il possesso delle auto, per rendere il TPL profittevole, efficiente nelle frequenze e nei tempi. B) la società che gestisce le strisce blu, la STA, è presieduta dalla moglie di Rutelli (scelta orribile, condivido)..ma perciò, tutte le multe se le intasca la sig.ra Palombelli Rutelli! Il sillogismo del Romano de noantri mostra chiari segni di cedimento nel distinguere concetti come "management" e "appropriazione indebita di fondi pubblici".
Sullo sfondo, il nuovo governo Berlusconi abroga l'ICI sulle prime case. Ci guadagnano i cittadini, ma ci perdono i Comuni. E quello di Roma è il più colpito: -300 milioni di euro all'anno. Ma Alemanno il Naif non ci pensa. Appellandosi a una discutibile sentenza del TAR (tribunale amministrativo regionale), il sindaco SOSPENDE indefinitamente il pagamento della sosta sulle strisce blu! Ossia, -47 milioni di euro all'anno per il Comune (pardon, la moglie di Rutelli), oltre al taglio dell'ICI. Ma soprattutto, qual è il messaggio per la cittadinanza? Che in una città già assediata dal traffico, dai cantieri di due linee metropolitane, di una nuova stazione ferroviaria e una nuova tangenziale, si potrà continuare a usare impunemente l'automobile come prolungamento del proprio culo.. Evviva le esternalità negative!
In conclusione, può essere che Alemanno col tempo acquisti confidenza con il suo nuovo ruolo di amministratore, dove non c'è posto per le ripicche ideologiche né tempo per rivedere decisioni già avviate. Dopotutto, AN è un partito che a Roma non ha mai avuto esperienza di governo e deve imparare. Ma se i segnali sono questi, resta un forte scetticismo che i prossimi 5 anni per Roma non saranno un periodo di sviluppo.
mercoledì 11 giugno 2008
La Norvegia legalizza il Matrimonio Gay
Nonostante centinaia di persone dimostrassero contro il matrimonio gay all'esterno del parlamento norvegese (i retrogradi esistono anche tra i fiordi, evidentemente), oggi pomeriggio lo Storting ha reso la Norvegia il quarto paese d'Europa (sesto nel mondo) a equiparare l'unione omosessuale a quella eterosessuale.
lunedì 9 giugno 2008
Riflessioni/ Sui Gay Pride in Italia
Ma soprattutto, come Luxuria ha intelligentemente notato, dopo 14 anni di pride e rivendicazioni ci si strugge ancora nell'amletico quesito "pride sì, pride no". Trans sì, trans no. Cravatta sì, cravatta no. O forse. Tutto questo mi ricorda il Moretti indeciso se andare alla festa in Ecce Bombo.
Io vorrei che i nostri gay italiani aprissero gli occhi. Che capissero che per avere questi diritti, non basta andare in una piazza con i trans o un sit-in con i professionisti in giacca e cravatta (gli "insospettabili" delle chat). Cosa se ne fa un gay italiano del matrimonio omosessuale, se si vergogna di essere gay? Cosa fa? Si sposa in gran segreto e lo nasconde alla mamma e ai colleghi di lavoro? E poi? Adotta un bambino e lo nasconde in cantina? Questo forse lo farebbero in Austria.
Spero che con questi 5 anni di Berlusconi, i gay italiani non si lascino andare nella sfiducia ma prendano coraggio e forza in se stessi. Combattano quotidianamente. Facciano la politica di ogni giorno. Siano se stessi, non ostentino ma neanche nascondano la loro omosessualità ovunque si trovino: tra amici, in famiglia, al lavoro.
E, dall'altra parte, che le associazioni LGBT si concentrino su 3 obiettivi più realistici del matrimonio gay, ma che gettino le basi per la battaglia di domani:
1) aumentare la presenza dei circoli (e dei locali) sul territorio. Ce ne vorrebbe uno per ogni capoluogo.
Coraggio! Non arrendiamoci! Ma soprattutto, non vergognamoci!
domenica 8 giugno 2008
Incubo
Ero solo ed era buio. Ma poi appare Margherita la polacca, che all’epoca (quando davvero abitavo sopra nonna, veniva a fare le pulizie da noi, mentre ora siamo buoni amici) e mi aiuta perché voglio vedere cosa succede di sopra. Ho paura ma voglio scoprire che succede. Sfondiamo la porta e rivedo le tessere colorate che filtrano luce dalle finestre, i faretti sul soffitto. Percorro il corridoio vuoto e buio, mi accorgo che sono solo di nuovo, raggiungo la stanza dalla quale provenivano i passi. C’è un libro antico che non c’era quando ci eravamo trasferiti una settimana prima. È scritto in pergamena, con dei caratteri strani ma è italiano antico. Sul dorso c’è la firma di Leonardo da Vinci. Parla della morte di Cristo e di altre cose mistiche. Scappo, sento che il fantasma di Leonardo è lì. (Forse c’entra qualcosa che quel palazzo si chiama condomio Leonardo da Vinci e che nel giardino dove giocavo da bambino, c’era una statua di Leonardo). Salto temporale.
Mi ritrovo di notte a parlare con un vecchio professore che ricorda il personaggio con la barba bianca del cartone Siamo fatti così. Ci sono altre persone, forse un paio di miei amici, sul grande tavolo soltanto luce di candela. Ricordo che il Maestro diceva molte cose, tra cui che Leonardo parlava moltissime lingue e che il suo fantasma era uno spirito inquieto, portava con sé un bisogno di assoluzione divina perché era omosessuale. Per questo faceva delle ricerche sulla natura di Cristo.
Altro salto temporale. Non mi davo pace, avevo paura che nessuno mi credesse. Visito Silvio Berlusconi, perché penso che deve fare qualcosa e lui è il Primo Ministro. Interrompo un consiglio dei ministri, ma mostro a Berlusconi un articolo dell’Economist dove si parla dei libri perduti di Leonardo, affinché mi creda. Per ingraziarlo, gli sussurro all’orecchio che sempre sullo stesso numero dell’Economist raccontano di una nuova terapia staminale per far ricrescere i capelli per sempre. Mi crede.
Altro salto. Teo mi racconta che mentre dormiva sentiva un citofono suonare e una voce femminile che diceva “come stai? Dai mi apri?”. La cosa andava avanti per minuti e minuti finché lui non chiese chi fosse “sono Francesca e ho 30 anni, dai apri”. Lo spirito batteva sulle ante degli scuri alla finestra. Mi immagino di essere al posto suo e mi chiedo cosa farei se gli scuri fossero aperti e lo spirito entrasse.
Mi ritrovo al posto suo e lo spirito entra volando dalla finestra, è lungo e sottile, non ha un aspetto umano, è solo una lunga striscia bianca e consistente come l’acqua. Mi ripeto di non avere paura, è un morto e se io sono con Dio non mi farà nulla. Apro gli occhi e guardo lo spirito e grido con le mani giunte a croce che Dio mi protegge. Ma la difesa non funziona e lo spirito entra nella mia bocca. Ad ogni respiro che faccio, lo spirito entra un po’ più giù. Provo a tossire ma non esce dai miei polmoni, anzi si intrufola un po’ di più dentro me. Sono terrorizzato, ho paura di perdere di me stesso, di diventare posseduto. Non respiro, mi manca l’aria. Mi sveglio.
Sono molto scosso da questo complicato incubo senza senso.
martedì 27 maggio 2008
Ridursi Così
Non avevo mai sognato un cielo.
E' un segnale preoccupante che perfino il mio inconscio si è stufato del cielo perennemente grigio di Ginevra?
venerdì 23 maggio 2008
Sei Bellissimo
giovedì 15 maggio 2008
La California legalizza il Matrimonio Gay
lunedì 12 maggio 2008
Ancora sul Bavaglio a Travaglio/ Cosa accadrebbe in Europa
Immaginiamo di spostare la scena Oltralpe. Travaglio accusa il presidente del Senato, Schifani, di avere dei legami con la mafia, e sostiene che siano conclamati da precedenti sentenze e che per questo dovrebbero essere pubblicamente chiariti. Schifani replica negando il tutto. Qui parte la differenza con l'Italia.
Questo ancora non succede in Italia. E forse, se fosse mai successo, non solo non avremo Berlusconi tra i piedi, ma nemmeno l'intera classe dirigente, di destra o di sinistra che sia.
Riflessioni/ Il Potere di Google
domenica 11 maggio 2008
Travaglio e Schifani/ Ricominciano i tempi bui
Ritorna la censura in Italia, dopo due anni.
Salutate Travaglio, perché in tv non lo rivedrete più.
giovedì 8 maggio 2008
Un bridge, così mio
Discendente, negativo: senza di te.
Discendente, positivo: E io so. Di nuovo, un verbo della conoscenza.
Katie Melua - I Cried for you
..Without you
now I see
how fragile the world can be.
And I know you've gone away,
but in my heart you'll always stay..
lunedì 5 maggio 2008
Italia/ La violenza che diventa paradigma
lunedì 28 aprile 2008
I Romani: degli elettori maturi
Eppure..eppure, Rutelli ha perso contro un candidato che era stato sconfitto 60-40 da Veltroni due anni fa. Dell'uomo Rutelli, scrissi già piu di un anno fa. Il mio giudizio non cambia.
Aggiungo soltanto che consegnare Roma alla destra, dopo 15 anni di (buon)governo trova le sue ragioni non in una sfiducia contro il PD o Walter Veltroni (la sinistra ha vinto tutte le elezioni eccetto le comunali) ma in un semplice referendum pro o contro Rutelli. Se il PD voleva sbarazzarsi di Rutelli a tutti i costi, anche al prezzo di lasciare il Campidoglio, beh: ci sono riusciti.
Rutelli era stato un buon amministratore negli anni '90, ma come politico nazionale ha svelato tutta la sua mediocrità. Lo ha distrutto la sua assenza di coerenza ideologica ed etica. A Roma ci si ricorda bene delle sue campagne contro la laicità dello Stato, dalla fecondazione assistita ai DiCo. Inoltre, Rutelli rappresenta quella generazione di leader del centrosinistra, ormai odiata da tutti gli Italiani, perchè inamovibile dal potere. Perdono le elezioni, una, due, tre volte, ma non se ne vanno, anzi si spostano (provano a spostarsi) da una poltrona all'altra.
La lezione di maturità che Roma dà agli Italiani è che non si puo' votare un partito come si tifa una squadra di calcio, no matter what and who. Guidare e amministrare una capitale richiede candidature di peso, nonchè idee per progettare un futuro di sviluppo nell'era delle città globalizzate e interconnesse. Nè Rutelli nè Alemanno hanno mostrato di essere all'altezza del compito. Ma Rutelli, che è il vecchio che avanza, lo è stato ancor meno.
sabato 19 aprile 2008
martedì 15 aprile 2008
Pensieri sparsi di un profugo
Io: pensano che possa tirarci fuori dalla crisi economica e sociale degli ultimi 15 anni.
C: Ma è la terza volta che lui è primo ministro negli ultimi 15 anni!
Io: Lo so. Gli Italiani hanno una memoria come quella di un cd-rom: sola lettura. E la logica di un quadro di Escher.
- Se non lo fanno questa volta, un federalismo alla tedesca, non lo faranno più. Sarebbe l'unica cosa buona che può venire da questa coalizione.
- L'Italia è un Paese conservatore, al 60-65% di destra. Oggi più che mai. La discussione politica non sarà differente. Il PD più che continuare a vendere l'anima, dovrà proporre una vera alternativa culturale. Questa generazione, ormai, questo ciclo politico, è perduto.
- Idem, per i diritti gay. Le associazioni LGBT dovranno imparare a estendere il loro bacino e fare lobby anche con la destra. Aprire locali e circoli in ogni capoluogo italiano per agire sulle mentalità. In attesa di un 2020 (?).
- Nei prossimi 5 anni il Governo ha i voti per fare qualsiasi riforma: giustizia, istruzione, lavoro, pensioni, etc. Ma Berlusconi non ha mai mostrato di avere la visione né la volontà di cambiare l'Italia. Altri 5 anni di attesa, di nulla, di declino che seguirà ad aumentare, perché il resto del mondo continua ad andare avanti.
- Ma non c'è solo l'economia. Altri 5 anni, dove il paradigma resterà la furbizia, il clientelismo, il menefreghismo, l'indifferenza sociale, la distruzione delle istituzioni comuni, lo spoil system (l'assenza) dell'informazione. Tutti gli ingredienti che renderanno il Paese ancora più anormale.
Addio Italia.
lunedì 7 aprile 2008
Riflessioni/ Andare Fuori
martedì 1 aprile 2008
Riflessioni/ L'Italia era nel Comecon
Il Partito Socialista scomparirà dal Parlamento, non tanto per colpa dell’attuale legge elettorale, quanto perché paga ancora il prezzo della sciagurata corruzione morale dei suoi dirigenti di 25 anni fa, che lo ha ridotto al rango di nanetto da giardino della politica. Per chi ancora ravvisa in Bettino Craxi delle qualità da statista, queste qualità sono più che compensate dagli inquantificabili danni che quest’uomo ha imposto all’Italia e all’ideale che il PSI incarnava.
Dall’altra parte, per 12 anni (1996-2008) il PDS prima, i DS dopo, hanno rinunciato a rendere la socialdemocrazia un’autonoma forza di governo, relegati come erano nel ruolo di mediatori tra le forze cattoliche e comuniste del centro-sinistra inventato da Prodi. Formula, va ammesso, che si è rivelata fallimentare e suicida solo a posteriori, dato che siamo stati “tutti dell’Ulivo” per tanti anni.
Ma per quale motivo la dirigenza PDS-DS ha intrapreso quel percorso che si è concluso con la nascita del PD, con la fusione di un’idea socialista con il riformismo cattolico?
Se credevate che l’Italia abbia avuto 50 anni di governi cattolici con la DC, vi sbagliavate. L’Italia era un Paese del Comecon, il Patto di Varsavia, il blocco comunista. In nessun altro Paese occidentale, i post-comunisti hanno dovuto vergognarsi così tanto di quello che erano stati. Hanno creduto anche loro alla propaganda di Berlusconi e hanno creduto di essere eredi di Stalin, e non di Berlinguer. Dei gulag, e non degli asili di Reggio Emilia. In Repubblica Ceca e in Ungheria, in Estonia e in Romania, nessun partito socialista ex-comunista ha smesso di aspirare a governare e di chiamarsi PDS o PS. Nonostante i regimi dittatoriali da cui provengono, una volta reinventati non hanno più chiesto scusa. La socialdemocrazia è scomparsa solo in Polonia. E in Italia.
Noi ci siamo arrivati con la demonizzazione di Berlusconi (per il quale motivo, era necessario governare “a tutti i costi”, con i Mastella e i Bertinotti, motivando intere campagne elettorali per negativo, contro Berlusconi e non per un ideale di miglioramento sociale) e con lo scarso coraggio delle dirigenze D’Alema, Fassino e Veltroni a presentare la propria faccia alle elezioni per correre da soli (1996, 2001, 2006) e diventare l’unico referente maggioritario della sinistra di governo.
Nel frattempo, i nostri mostri reali, i Cattolici, non hanno mai abiurato alle bassezze etiche della lunga, cinquantennale, epoca democristiana: i fini machiavellici, l’ipocrisia morale, le alleanze con la criminalità organizzata, il clientelismo reso istituzionale. Nessuno, a sinistra, ha mai ritenuto opportuno insistere per tagliare i ponti con la Prima Repubblica. Nessuno ha mai chiesto a qualcuno di rendere conto di quella lunga stagione, dove sono germogliate tutte le odierne anomalie italiche. La parola d’ordine era corteggiare i voti moderati cattolici, essere “presentabili”, con chi presentabile non lo era mai stato. E mentre il centrosinistra rifioriva di galateo, la ricostruzione del nostro passato recente è stata lasciata nelle mani dei media di Berlusconi, con le sue chiacchiere, bugie (la sinistra che è miseria e morte) a diventare incontrastate verità storiche nell’immaginario collettivo di buona parte d’Italia.
Veltroni si è svegliato in ritardo e prova con il PD quel che il PDS doveva provare 12 anni fa. Ma il prezzo che l’Italia paga e pagherà per questi ritardi, queste scelte sbagliate, è altissimo.
Il mancato ricambio della classe dirigente (perché nelle megacoalizioni è facile nascondersi dietro a foglie di fico quando si perdono le elezioni, sono deresponsabilizzanti), la perdita della laicità come caposaldo dell’alternativa alla destra, lo smarrimento di un’etica forte e della giustizia sociale.
La scomparsa della socialdemocrazia.