Meno di 30 giorni ad un’elezione americana che, senza esagerare, deciderà le sorti del mondo almeno per un’altra generazione.
Se vincerà Obama, dobbiamo aspettarci una trasformazione del concetto di Sinistra, in modo molto più radicale rispetto alla Terza Via di Clinton (1993).
Se vincerà Obama, dobbiamo aspettarci una trasformazione del concetto di Sinistra, in modo molto più radicale rispetto alla Terza Via di Clinton (1993).
Sono passati quasi 30 anni dalle politiche economiche reaganiane. Negli anni ’90, Destre e Sinistre di tutto il mondo hanno creduto che quella che era una mera teoria economica fosse la descrizione paradigmatica della realtà. Complice la fine della Guerra Fredda (e della Storia, secondo Fukuyama) che ha permesso per 11 anni la Pax Americana, complice l’imprevedibile sviluppo dell’informatica che ha determinato un fortissimo balzo della produttività degli States, gli anni ’90 sono stati un decennio di ottimismo, di crescita globale. Il capitalismo all’anglosassone non era più uno, ma IL modello.
La portata di questi effetti una tantum è cominciata a scemare col tempo e in questi primi 10 anni del 2000 sono apparsi i chiari sintomi dell’altra faccia della medaglia.
La disuguaglianza ha raggiunto record storici, indebolendo le nostre democrazie. La globalizzazione incontrollata (ossia, senza una politica industriale, ma al massimo finanziaria) ha portato alla stagnazione dei salari reali dell’Occidente. E il risultato lo vediamo. Dalla perdita di prosperità di tanta classe media, nasce la frustrazione, la sfiducia nel futuro, la paura, l’intolleranza. Con la Destra che cavalca queste angosce e perpetua nelle sue politiche socioeconomiche questo circolo vizioso.
Agli Americani va riconosciuto il raro dono del pragmatismo. Noi Europei, invece, ci avvitiamo nell’autodistruzione, con delle Sinistre incapaci di immaginare un futuro alternativo, se non un pensiero di destra addolcito con la saccarina. E se nel culmine di una crisi storica, dove in ballo non sono soltanto i benefit dell’alta finanza ma milioni di posti di lavoro, gli Americani sceglieranno Obama, sceglieranno per tutti noi un futuro diverso.
Attenendoci al suo manifesto di governo, il senatore dell’Illinois opera una gigantesca frattura con il pensiero Clintoniano. In territorio nazionale, rompe due tabù di quarantennale durata: alzare le tasse per i ricchi e un sistema sanitario universale. Alla faccia di Veltroni (che, forse non parlando inglese, non ha capito niente del nuovo laboratorio politico dei Democrats), Obama intende fare l’interesse della classe media e non dell’alta borghesia. Uno studio del Tax Policy Center pubblicato questa settimana sull’Economist mostra come i piani fiscali obamiani favoriranno l’80% dei cittadini meno abbienti a discapito del 20% più ricco.
Riequilibrare l’economia spostando il focus dalla finanza all’industria, rianalizzare le dinamiche del libero commercio in chiave protezionista, suonano assai più radicali dei piani di una SPD tedesca, un Labour inglese o un PD italiano. Tutto ciò discende da 10 anni di riflessione sulla storia economica dell’Occidente nel Dopoguerra. Dal ricordo che i nostri 30 anni di sviluppo economico, culturale e sociale, si sono verificati su uno sfondo di politica industriale attiva, immobilità dei capitali internazionali, conquiste sindacali.
Non tutti questi ingredienti sono oggi replicabili, sia da un punto di vista economico (è difficile immaginare il ritorno ai tassi di cambio fissi di Bretton Woods) che sociale (l’immigrazione non c’era negli anni ’50-60). Ma la visione politica della Sinistra americana segna la ripresa di coscienza della funzione storica della socialdemocrazia: assicurare l’uguaglianza, favorire la classe media, creare una società più giusta nel rispetto dei diritti sociali e civili.
Chi come me crede in questi ideali non può che sperare che a.) Obama vinca il 4 novembre, b.) mantenga le sue promesse elettorali. Se queste due condizioni saranno soddisfatte, c’è da essere abbastanza fiduciosi che anche la Sinistra europea uscirà dal suo coma esistenziale.
7 commenti:
cebama può cambiare gli states. ma a mio modo di vedere per noi europei non è così rivoluzionario, e io vedo nelle politiche obamiane quelle delle sinistre moderate di governo europee. ovvio che per gli stati uniti è un grande cambiamento, considerando che obama da ora in poi non è piu obbligato a fare riferimento al liberismo. un momento difficile che può trasformare in occasione.
certo, vorrei vedere come andrebbe la politica se ci fosse il sistema proporzionale, con un po' di sana concorrenza tra partiti.
perdonami ma in tutta sincerità raramente ho visto scritte tante cazzate tutte insieme.
>Meno di 30 giorni ad un’elezione americana che, senza esagerare, deciderà le sorti del mondo almeno per un’altra generazione.
i programmi tra dem e rep non sono poi così diversi, quindi in palio c'è poco. poi gli usa ormai non decidono più nulla. nel 2030, anzi forse prima saranno sorpassati anche come Pil dalla Cina.
>Se vincerà Obama, dobbiamo aspettarci una trasformazione del concetto di Sinistra, in modo molto più radicale rispetto alla Terza Via di Clinton (1993).
cioè?
>Sono passati quasi 30 anni dalle politiche economiche reaganiane. Negli anni ’90, Destre e Sinistre di tutto il mondo hanno creduto che quella che era una mera teoria economica fosse la descrizione paradigmatica della realtà. Complice la fine della Guerra Fredda (e della Storia, secondo Fukuyama) che ha permesso per 11 anni la Pax Americana,
scusami quale Pax? le guerre dei balcani, per esempio, ti dicono nulla? le due guerre in iraq?
> La portata di questi effetti una tantum è cominciata a scemare col tempo e in questi primi 10 anni del 2000
facciamo 8 via...
>sono apparsi i chiari sintomi dell’altra faccia della medaglia.
La disuguaglianza ha raggiunto record storici, indebolendo le nostre democrazie. La globalizzazione incontrollata (ossia, senza una politica industriale, ma al massimo finanziaria) ha portato alla stagnazione dei salari reali dell’Occidente. E il risultato lo vediamo. Dalla perdita di prosperità di tanta classe media, nasce la frustrazione, la sfiducia nel futuro, la paura, l’intolleranza. Con la Destra che cavalca queste angosce e perpetua nelle sue politiche socioeconomiche questo circolo vizioso.
ok, qui va bene
>Agli Americani va riconosciuto il raro dono del pragmatismo. Noi Europei, invece, ci avvitiamo nell’autodistruzione, con delle Sinistre incapaci di immaginare un futuro alternativo, se non un pensiero di destra addolcito con la saccarina. E se nel culmine di una crisi storica, dove in ballo non sono soltanto i benefit dell’alta finanza ma milioni di posti di lavoro, gli Americani sceglieranno Obama, sceglieranno per tutti noi un futuro diverso.
vedi sopra. non sceglieranno per noi.
mmm quale sarebbe la differenza tra borghesia e classe media.
>Non tutti questi ingredienti sono oggi replicabili, sia da un punto di vista economico (è difficile immaginare il ritorno ai tassi di cambio fissi di Bretton Woods) che sociale (l’immigrazione non c’era negli anni ’50-60).
cazzatona. in italia forse. o meglio dall'estero verso l'italia.
>Chi come me crede in questi ideali non può che sperare che a.) Obama vinca il 4 novembre, b.) mantenga le sue promesse elettorali. Se queste due condizioni saranno soddisfatte, c’è da essere abbastanza fiduciosi che anche la Sinistra europea uscirà dal suo coma esistenziale.
speriamo...
Jean Lafitte
@Rigitans: Ho la sensazione che se vince, la rivoluzione per noi arriverà lo stesso. I cicli politici europei degli ultimi 20 anni mi sembra che seguano più o meno quello americano, con un certo lag.
Di sicuro, non credo che se la sinistra europea riprenderà a vincere, ciò accadrà per semplice osmosi con quella americana.
Forse perchè studio economia internazionale, ma sono abbastanza convinto che la crisi attuale della sinistra sia principalmente da imputare alla sua inabilità di rispondere ai cambiamenti portati dalla globalizzazione.
Se Obama cambia le regole del commercio e della finanza internazionale, ti assicuro che questo effetto sarà rivoluzionario ben oltre gli Stati Uniti..
Gli USA hanno il potere per cambiare la globalizzazione. Noi no.
@ Jean Lafitte: il vomito misto a bile, nel cesso in fondo al corridoio. Grazie, non qui.
una risposta leggermente scomposta, vedo.
Jean
Finalmente sei tornato! :)
bello bello, mi piace sto post. //sì, il mio commento è molto OT, spé impegnamoci.
Barack ha tutta la mia stima. Avessi il diritto di voto siglerei per lui. E credo anche io possa segnare qualcosa di importante per la sinistra della vecchia Europa. Ma. Son meno ottimista. Per non dir peggio, dato quel che abbiamo in Italia. Forse, più che Obama, alla nostra sinistra farà bene questo Berlusconi iv. L'essere annientata (politicamente, socialmente, culturalmente, individualmente) può solo che portare ad una rinascita. Dunque magari dietro l'angolo c'è qualcosa di buono, chissà.
Ma non ci potranno mai essere nuove strade con la vecchia dirigenza.
Lo dico da ex elettore di sinistra, eh.
Speriamo vadano a votare ´sti negri:-D
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