lunedì 26 febbraio 2007

Ricordi/ Fine degli Esami

Raggiante sul motorino, come un re che si fa largo nel traffico. L’ultimo esame nella tasca. Rivivevo questi ultimi 4 anni e mezzo, e per poco non mi schiantavo contro una jeep. Altro che re.

Ricordo quel pomeriggio di dicembre, il mio primo esame. Studiavo fisica. Avevo paura ma Montefusco comprese la mia ansia davanti alle equazioni differenziali e sorridendo con le guance perennemente rosse, mi diede un 26 di incoraggiamento. Il primo voto. Poi l’inverno, la broncopolmonite e 3 settimane a letto che tagliarono le gambe al mio sogno da fisico. L’intervento provvidenziale del prof Bachelet. Senza il suo aiuto non mi sarei mai ripreso. Quando sentivo tutto precipitare, ha tirato fuori di me il coraggio di cambiare e passare ad economia. La primavera a lavorare, in attesa del nuovo inizio a settembre. L’estate più turbolenta della mia vita. Capelli biondi e nuovi sentimenti da esplorare. Autunno, economia politica. Solo tra 1600 persone, tentativi di amici che mi frustravano ancora di più, mi sentivo così solo. La burocrazia massacrante. I baroni dietro le cattedre. L’operazione ad aprile. Temevo di rivivere l’incubo dell’anno precedente, mentre i giorni scivolavano fuori dei vetri dell’ospedale. Non sapevo più se amavo l’economia. Non sapevo più che fare, avevo già lasciato la fisica a malincuore. Agosto, l’amore mi ha trascinato a Londra. Inaspettatamente mi ritrovo alla London School of Economics, a studiare di Europa circondato da sterline. Londra, spartiacque. Capisco che Sapienza non vuol dire economia. Che c’è altro. Fiducioso.
Secondo anno. Gli studenti si assottigliano, i corsi si fanno interessanti. Gli amici. Tanti, belli, finalmente un motivo per alzare il culo e andare a lezione. L’anno più bello della mia università. E poi il terzo, perdo il ritmo e non ricordo nemmeno perché. Scopro che molte persone sono meglio per una birra lontano dai banchi, piuttosto che per essere davvero compagni. Scivolo ancora, provo un senso di tradimento. I professori continuano a non voler mai sapere cosa penso, come reinterpreto. E’ recitare un copione senza il palco. Non sono capace, disgusto, nausea. Senso di inadeguatezza che sale, mentre vedo gli altri correre avanti. Quella che per me è merda che mi fa sanguinare, loro riescono a deglutirla senza sforzo. Mi trascino stancamente, ormai la mia vita e i miei sogni sono sempre più lontani dall’astronave (la mia facoltà, un mostro di cemento atterrato vicino al cimitero del Verano). Come chiazze di luce, alcuni esami mi ridanno piacere. Ma è più l’affastellamento di crediti, saltare gli ostacoli in uno stadio senza fine, il pubblico che sbadiglia. Bulimia di nozioni.
Alla fine del tunnel, la luce. La rincorsa è finita. Guardavo oggi la mano del professore, disegnare sul foglietto il mio ultimo lasciapassare. Un paio di mesi a scrivere la tesi e poi sarò davvero fuori. Non credevo! La Sapienza è stata un incubo per me. Ora posso finalmente usare il verbo al passato. Non so cosa mi aspetta il futuro, dove andrò, ma sono emozionato e sento quante opportunità ci sono, lì davanti a me. Tutte per me, aspettano solo di essere colte...

4 commenti:

F ha detto...

Se qualcuno ha consigli da darmi per la specialistica, dove e come..beh, mi farebbe piacere, davvero..

Anonimo ha detto...

Congratulations!!!!!! Mittiko F!!!!!!! (Come dite voi de Roma).

Ora rilassati, che è andata! E non pensare troppo al futuro. Il futuro si fa a piccoli passi, non lo sapevi? :-)

TEO

Anonimo ha detto...

Ora c vorebbe un pò di Mizzi e Bernadette! Bravo Frà!

Anonimo ha detto...

Complimenti!

A riguardo ti scrivo una breve mail il pvt. Spero che l'indirizzo del blog vada bene!

Buona giornata.