Populista retorica, montatura mediatica, tentacolo del suo compagno. L’accoglienza riservata a Ségolène Royal, per la sua candidatura alle elezioni presidenziali francesi del prossimo aprile, non è stata ovunque calorosa. Ma se è vero che l’infanzia costruisce una persona, la storia di questa bella donna di 54 anni è una grande testimonianza in favore della sua intelligenza e determinazione.
“Segò”, come la chiamano i media, è nata a Dakar in Senegal, figlia di un militare francese dei Vosgi. Un uomo che in nove anni ha fatto sfornare alla moglie “5 figli e 3 femmine”, tanto per dare l’idea. Conservatore e cattolico quanto solo un reazionario della Vandea potrebbe essere, era violento con la moglie e si opponeva a che le sue femmine studiassero. Segolene aveva altri piani però. Studia duro e riesce ad essere ammessa alla Sciences Po, una delle università più elitarie di Parigi. Fa causa al padre, perché non voleva concedere né il divorzio alla moglie né il mantenimento per gli studi dei figli. Uscita di casa, Segolene non avrebbe mai più rivisto la faccia del padre, morto di cancro nell’81.
Dopo scienze politiche, la giovane Segolene entra all’ENA, la scuola nazionale d’amministrazione che sforna politici francesi dai tempi di Napoleone. Là conosce il suo compagno, François Hollande, l’attuale presidente del Partito Socialista Francese. Nei circoli politici parigini si fa notare ben presto e nell’82, appena trentenne, diventa consigliere di Mitterrand, l’allora presidente della repubblica. Da allora il suo cursus honorum non si è più fermato e attualmente è la presidente della regione del Poitou-Charentes. Ma l’imprevedibile deve ancora arrivare.
Un anno fa, forte dei sondaggi che la acclamano tra i politici più popolari di Francia, Segolene scavalca il suo partito, va in tv e si candida alle presidenziali del 2007, prima donna a farlo. Hollande la aiuta nell’ombra, vince la ritrosia dell’ala dura e pura del PS e organizza le prime primarie della storia francese, che, ovviamente, Segolene stravince.
Amata nelle campagne della provincia profonda (le stesse che affossarono la Costituzione UE nel 2005), la Royal non è molto amata dai tecnocrati e soprattutto dalla frangia sinistra del suo partito. Da più parti le è stato chiesto gentilmente “di far posto”, ché “le donne hanno di meglio da fare”.
Effettivamente, le sue idee a volte sono un po’ confuse. Strizza l’occhio a Blair e al modello svedese, invoca i lavori forzati per i teppisti delle banlieues e giurie popolari che inquisiscano i parlamentari. In economia e politica estera la sua ambiguità è notevole. Si trova più a suo agio nel sociale, nelle politiche per le famiglie e per i diritti civili (vuole legalizzare il matrimonio gay con adozione inclusa). Incalzata e sopravanzata nei sondaggi dal peso massimo della destra, Nicolas Sarkozy, Segolene ha pubblicato qualche giorno fa il suo manifesto elettorale. Annuncia una rivoluzione nel welfare, riposizionandosi fortemente a sinistra, ma non chiarisce bene come intende pagare la pioggia di assegni e sussidi pubblici che promette. Un boomerang?
Non sappiamo. La Francia di oggi, è un paese stanco, voglioso di rinnovamento e di liberarsi dai suoi dinosauri dirigenti. Le idee di Segò a volte lasciano un po’ a desiderare e “Sarkò” ha lanciato una controcampagna molto furba e preparata. Ma come noi Italiani ben sappiamo, a volte la gente vota non in base alla sostanza e ai fatti. Sogni, sorrisi e novità hanno un grande fascino.
“Segò”, come la chiamano i media, è nata a Dakar in Senegal, figlia di un militare francese dei Vosgi. Un uomo che in nove anni ha fatto sfornare alla moglie “5 figli e 3 femmine”, tanto per dare l’idea. Conservatore e cattolico quanto solo un reazionario della Vandea potrebbe essere, era violento con la moglie e si opponeva a che le sue femmine studiassero. Segolene aveva altri piani però. Studia duro e riesce ad essere ammessa alla Sciences Po, una delle università più elitarie di Parigi. Fa causa al padre, perché non voleva concedere né il divorzio alla moglie né il mantenimento per gli studi dei figli. Uscita di casa, Segolene non avrebbe mai più rivisto la faccia del padre, morto di cancro nell’81.
Dopo scienze politiche, la giovane Segolene entra all’ENA, la scuola nazionale d’amministrazione che sforna politici francesi dai tempi di Napoleone. Là conosce il suo compagno, François Hollande, l’attuale presidente del Partito Socialista Francese. Nei circoli politici parigini si fa notare ben presto e nell’82, appena trentenne, diventa consigliere di Mitterrand, l’allora presidente della repubblica. Da allora il suo cursus honorum non si è più fermato e attualmente è la presidente della regione del Poitou-Charentes. Ma l’imprevedibile deve ancora arrivare.
Un anno fa, forte dei sondaggi che la acclamano tra i politici più popolari di Francia, Segolene scavalca il suo partito, va in tv e si candida alle presidenziali del 2007, prima donna a farlo. Hollande la aiuta nell’ombra, vince la ritrosia dell’ala dura e pura del PS e organizza le prime primarie della storia francese, che, ovviamente, Segolene stravince.
Amata nelle campagne della provincia profonda (le stesse che affossarono la Costituzione UE nel 2005), la Royal non è molto amata dai tecnocrati e soprattutto dalla frangia sinistra del suo partito. Da più parti le è stato chiesto gentilmente “di far posto”, ché “le donne hanno di meglio da fare”.
Effettivamente, le sue idee a volte sono un po’ confuse. Strizza l’occhio a Blair e al modello svedese, invoca i lavori forzati per i teppisti delle banlieues e giurie popolari che inquisiscano i parlamentari. In economia e politica estera la sua ambiguità è notevole. Si trova più a suo agio nel sociale, nelle politiche per le famiglie e per i diritti civili (vuole legalizzare il matrimonio gay con adozione inclusa). Incalzata e sopravanzata nei sondaggi dal peso massimo della destra, Nicolas Sarkozy, Segolene ha pubblicato qualche giorno fa il suo manifesto elettorale. Annuncia una rivoluzione nel welfare, riposizionandosi fortemente a sinistra, ma non chiarisce bene come intende pagare la pioggia di assegni e sussidi pubblici che promette. Un boomerang?
Non sappiamo. La Francia di oggi, è un paese stanco, voglioso di rinnovamento e di liberarsi dai suoi dinosauri dirigenti. Le idee di Segò a volte lasciano un po’ a desiderare e “Sarkò” ha lanciato una controcampagna molto furba e preparata. Ma come noi Italiani ben sappiamo, a volte la gente vota non in base alla sostanza e ai fatti. Sogni, sorrisi e novità hanno un grande fascino.
La revolution, quest’anno, corre in tailleur.
5 commenti:
Io credo che Sarkozy non avrà problemi a vincere. Io facevo il tifo per Jack Lang ... dopotutto Woody Allen diceva che con uno slogan come "Nichilismo, cinismo, sarcasmo e orgasmo" a Parigi si vincono le elezioni :-P
Questa non la sapevo!
Certo, ora è messa male nei sondaggi, ma chissà.. personalmente una chance gliela darei volentieri.. sarei proprio curioso
Hei, non vorrei essere stato frainteso. Jack Lang, popolarissimo ex-ministro della cultura di Mitterrand, si voleva candidare alle primarie, poi ha rinunciato per appoggiare DSK.
Lo slogan è tratto da un film di Woody Allen ... non c'entra nulla con Lang :-P
LOL.. fin qui ci arrivavo! ..ho capito che ho preso lo svarione sul tuo Ciampi, ma per chi mi hai preso?? :D scherzo..
Mi ero reso conto di non essere stato particolarmente chiaro. Ma avevo sottovalutato la tua intelligenza di economista :-P
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