L'11 febbraio il Portogallo vota per il terzo referendum della sua storia: Vuoi depenalizzare l'interruzione volontaria della gravidanza (IVG) nelle prime 10 settimane?
La stessa domanda era stata posta dieci anni fa agli elettori, ma aveva vinto il no per 51 a 49, per l'alta astensione (60%) e la mobilitazione del Nord cattolico. Oggi i sondaggi danno in testa il sì, ma ad una settimana dal voto il vantaggio si è eroso dal 65% di dicembre al 52% di 7 giorni fa.
Fa impressione ritrovare sulle pagine online dei giornali portoghesi (http://dn.sapo.pt) un Paese spaccato come forse era l'Italia del 1981 e del 1975, gli anni dei grandi referendum morali su aborto e divorzio.
In Portogallo le donne possono abortire solo se violentate o in pericolo di salute fisica e mentale se il feto è malformato. Chi è più ricca vola a Londra, chi più disperata prende l'auto e corre a Badajoz, in Spagna, la prima città dopo la frontiera, a soli 200km da Lisbona. In Spagna la legge sull'aborto è simile, ma interpretata molto liberamente: chiunque può chiedere l'aborto se è in pericolo la sua salute mentale, ossia tutte.
Credo che se lo stesso referendum si tenesse domenica in Italia vincerebbe il No. Mammane, ferri di calza, disuguaglianza tra donne ricche e povere, città e paesi, matrimoni riparatori, donne morte insieme al loro bambino abortito.....non sappiamo più nemmeno cosa siano. Rimane solo il pensiero dell'embrione, del cuoricino che batte, della vita "sopra ogni cosa". Spiegaglielo tu, poi, quando nasce, che schifo che è la vita a volte, quando nessuno ti ha voluto e sei il ricordo di una sofferenza.
Spero proprio che il Portogallo domenica voti Sì.
1 commento:
Bel post. Ottimi argomenti.
Però credo che in Italia vincerebbe il SI. Con l'80%. Almeno.
E poi la nostra 194 è davvero un'ottima legge.
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