giovedì 30 ottobre 2008

Scuola/ Li Chiamavano Fascisti

Leggo preoccupazione e sorpresa in molti giornali e blog italiani a proposito dell’ascesa del movimento studentesco di destra, il Blocco Studentesco. L’usuale accostamento al Ventennio, lo squadrismo e l’immancabile etichetta “sono tutti neo-fascisti”. A volte senza il “neo”.

Dieci anni fa Berlusconi cominciò a chiamare i propri avversari politici “comunisti”, label che non ci hanno più tolto. Negli ultimi due anni, anche buona parte della sinistra ha imparato lo stesso giochino. Ricordo alle elezioni comunali dello scorso aprile, che più di un parente mi chiese se avrei mai potuto votare “un fascista come Alemanno”.

Forse occorre un chiarimento. Sono nato nell’84 e come tutti i giovani under 25 sono cresciuto nell’era berlusconiana della tv. Un’età che sarebbe sbagliato definire ideologica, perché ne è l’esatto contrario. Sono gli anni del disinteresse, del ritorno al personalismo, della sfiducia nel futuro come conseguenza della sfiducia nella società. Sono anche anni in cui la memoria storica, nei giovani e giovanissimi, è diventata sempre più evanescente, se non assente. Sono anni semmai orwelliani, in cui non sapere, fregarsene e dire “fanno tutti schifo” non ha più lo stigma del qualunquismo, ma è pensiero se non comune, “figo”.

Certo, anche a me fa uno strano effetto scoprire che tantissime occupazioni nei licei romani le hanno fatte i ragazzi del Blocco. Alla fine dei ’90 le occupazioni di sinistra si fecero sempre più rare (e duole dirlo, velleitarie). Nella maggior parte delle scuole regnava l’apatia politica. Oggi c’è un ritorno all’azione, ma da destra.

In questo video, è racchiuso tutto lo scollamento della sinistra italiana dalla società a cui dovrebbe fare riferimento. Il Blocco grida “siamo tutti studenti”, la sinistra li attacca: “fascisti!”. In una situazione in cui la scuola pubblica è in pericolo, bisogna essere alleati e non avversari. E’ ovvio che il Blocco riscuote più consenso.

Se c’è una nota positiva nella generazione dei ’90 è che il qualunquismo cova in sé anche il pragmatismo. Il Blocco piace perché parla soprattutto di cose reali, come i pannelli solari sui tetti delle scuole, più ginnastica, maggiori fondi per i laboratori scolastici. Un sindacalismo concreto, ormai dimenticato dalla sinistra, che, quando occupa una scuola, nella migliore delle ipotesi organizza il laboratorio sul Kurdistan. E’ vero ci siamo tutti divertiti con le retrospettive collettive su Stanley Kubrick. Ma non si può vivere della rendita di un ’68 ormai lontano 40 anni.
Questi ragazzi del Blocco avevano anche dei manganelli, spesso fanno il saluto romano e ripescano nell’immaginario mussoliniano. Beh, direbbe un giovane cresciuto a pane ed MTV, le magliette del Che o di quel barbuto di Marx, la Bandiera Rossa e il pugno chiuso “non so’ la stessa cosa, cioè?”.

Se vogliamo evitare di consegnare ulteriori generazioni di giovani alla nuova destra, suggerisco di smettere di chiamarli acriticamente “fascisti” o “pericolo per la democrazia”. Cominciamo ad attaccarli sui problemi reali. Su quanti risultati portano a casa, se sono efficaci nelle loro lotte. Se siamo noi più efficaci. Nell’età non-ideologica contano i fatti, il passato è ormai “senza appeal”. Se sapremo essere più concreti di loro, il loro apparato di nostalgie, coretti e “ultraviolenza” sarà semplicemente ridicolizzato come “stupido fumo senza arrosto”.

Il problema è che i ridicoli che scandiscono messaggi invecchiati e senza sostanza, oggi siamo noi. Forse per capire e contrastare i nostri nuovi avversari, bisognerebbe riguardare “Arancia Meccanica”. Stavolta, durante la proiezione, senza fumarsi le canne o trescare.

mercoledì 29 ottobre 2008

Ognuno ha i suoi Tempi

E' bello che al suo settimo anno di Governo, forse l'ha capito anche lui:

13:48 Berlusconi, portare debito sotto 100%
"Sono d'accordo con il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, noi per essere veramente presentabili dobbiamo portare al più presto il debito sotto il 100%. Teniamo presente che negli altri paesi il rapporto debito/Pil è intorno al 60%" ha detto Berlusconi, intervenendo all'assemblea di Confcommercio. Il premier ha poi sottolineato che la situazione del debito pubblico italiano ha un impatto "non solo per quanto riguarda i tassi di interesse, ma anche per quanto riguarda la presentazione dell'Italia all'estero e questo vale anche per il made in Italy e i rapporti politici"

martedì 28 ottobre 2008

Scuola/ La Romania investe sul futuro

Il governo romeno investe sull'educazione.
Una nuova legge raddoppia gli stipendi degli insegnanti, tuttavia questi si collocano su livelli molto bassi (circa 200 euro al mese). La legge inoltre prevede che lo stipendio di un insegnante scolastico sia sempre più alto del PIL pro capite medio del 35%.
L'obiettivo è far risalire il Paese nelle classifiche internazionali PISA e portare almeno 3 università entro le prime 500 del mondo.

Un chiaro contrasto con quello che succede in Italia, dove PISA è soltanto una città con una torre, scritta in maiuscolo.

venerdì 24 ottobre 2008

Nella testa di un avvocato difensore

Non è la prima volta che mi pongo questa domanda. Poi leggo questo.

E mi chiedo, come è possibile che esistano delle persone che abbiano scelto di difendere assassini come mestiere di vita? Io, lo ammetto, non so nulla di diritto penale, processuale.. ma per me la funzione sociale di un avvocato difensore non è quella di cercare un modo per salvare un criminale dalle forche della giustizia. Ho sempre immaginato il difensore come ad una figura di garanzia. Qualcuno che mostra le incongruenze delle accuse, che difende il diritto che ognuno di noi ha ad un giusto processo. Ad essere dichiarato colpevole solo quando le accuse riescono ad essere schiaccianti.
Non credevo invece che il lavoro del difensore fosse quello di rilanciare controaccuse assurde, prive di ogni buon senso. Sono stati i ladri ad uccidere Meredith, dopo averla violentata e nascosta in un piumone nell'armadio. Erano stati i vicini di casa a pugnalare Samuele, a Cogne. Erano gli Albanesi, ad Erba, a bruciare la casa con 4 persone vive all'interno.
Non saranno gli alieni, forse, la causa di questa crisi finanziaria?
Sullo sfondo, questo strano intreccio tra politica, media e giustizia. La Bongiorno, avvocato difensore di questo evidentemente facoltoso studente fuorisede pugliese. La Bongiorno, parlamentare italiana PdL, difensore di Giulio Andreotti nel processo di mafia. Taormina, difensore della Franzoni di Cogne. Taormina, avvocato di Previti.
Sono sicuro che di tutto questo, in Italia, se ne parlerà, a giorni alterni, al circo di Vespa.
Ma, nel frattempo, continuo a chiedermi: come bisogna essere per diventare l'avvocato di un diavolo?

venerdì 17 ottobre 2008

Incredibili Storie dalla Svizzera/ (Questo Paese teneramente ingenuo e irreale)

Scrivere semiseriamente una lettera di protesta ai Transports Public Genevois, perché la linea 11 arriva sempre qualche minuto in anticipo.
La mattina dopo, ricevere una telefonata di chiarimenti e scuse, con promesse di un'inchiesta interna per punire gli autisti colpevoli.

Saviano/ Perché vorrei che l'Italia finisse a Cassino

La ragione è in questo video.

La frase più bella: "Casal di Principe non è solo camorra, è anche la Madonna".

mercoledì 8 ottobre 2008

Nobel Laureate Stiglitz lectures on the Financial Crisis / Summary

Université de Genève, October 6th 2008
According to Mr Stiglitz, today’s key problems are three: liquidity shortage, financial structure and the macroeconomic context.
Finance has historically three functions: mobilize savings, allocate capital and manage risk. Thus, increasing productivity in the real economy. As theory says, private rewards (wages) are set in conformity with the social returns. Today’s mess suggests ironically that the return we get from bankers is not exactly as great as their wages.
But coming to the original functions of finance, let’s make an overall assessment.
What about savings? US households’ savings have fallen to zero. If the Ricardian equivalence is correct, hard times are looming ahead. And public debt, which is already rising, is not including all the unfunded liabilities that the US will face in the future, such as terror-war veterans’ subsidies.
Financial institutions did not manage, but created risk. Innovation had the shape of mainly circumventing legislation. Think of all the subprime packaging, splitting and unpackaging of risk. Moreover, they resisted “good” innovation. Wall Street, he recalls, was opposed to inflation-indexed bonds the Clinton administration had proposed back in the ‘90s. Same with GDP-based bonds for Argentina’s default, which would have allowed the country to pay less interest when in recession and more when growing.
Also, capital allocation was far from good. Too much capital was devoted to the housing market, which ended in failure. And we cannot forget the role Western banks played as regards the financial crisis in Asia and South America.
Mr Stiglitz defines finance as “modern alchemy”. It is an opaque world with “no information”, rather than “asymmetric information”. It turns out that banks don’t even know their own balance sheets, let alone their counterpart’s.
The reason why the crisis spreads to the real sector has to do with the mechanism of “leverage”. The higher the leverage, the higher the expected return. Banks raise their assets by lending, but deposits are sticky. Firms borrow hoping they get a return from investment. They expect to repay when investment yields its fruits. But this is an amplifying circle, which brings us further from stability.
Banks lent too many mortgages because they were expecting prices to go up and up. They expected people to be able to pay back thanks to ever-rising prices. Unluckily, economics also tell us that no such free meal exists. The mechanism was intrinsically unstable: real wages have stagnated since 2000 (dot bubble bust) in the US. With housing prices rising and stable incomes, it was maybe surprising that the game could go on for so long.
Then, securitization played a role in this crisis. Risks were correlated across banks, which makes it difficult for portfolio diversification to hold as a defense against reversals. Add to this, a range of dubious predicting models, some of them excluding past variables before World War II (and the Great Depression..?). Others, like Merton and Scholes’s, two Nobel laureates whose derivative model for hedge funds famously lost 4.6 bn $ in 1998.
But the main problem with securitization is that it brings a new source of asymmetric information. The risk originator does not bear the risk anymore, so we get a “hot potato” with risk going around from hand to hand. In this respect, rating agencies are among those to blame. Furthermore, this new development of risk management was not followed by a wave of new strict legislation, unlike insurance companies.
But let’s come to the core issue: why did people want to buy houses for so long? We need to go back to 2001, when the dot bubble went bust and the war on terror began. Financing the war required a huge fiscal stimulus, but this was mainly flowing from the US to abroad (ie, contracts to reconstruct Iraq, keep the army going, etc) with few spillovers for the US domestic economy. Nevertheless, the domestic economy needed to recover, and the FED poured a huge amount of liquidity into the economy. Ex post, this was shortsighted. Also, this echoes the South American debt crises of the ‘70’s. There, expansionary policies to boost consumption relied on heavy indebtment but all ended in implosion. “Borrow borrow borrow…boom”.
When he speaks about the rescue plans, Mr Stiglitz is gloomy. He compares them to “curing a hemorrhage with blood transfusions only”. The Paulson plan does not address the mortgage-side problems, it only provides for the buyout of bank bonds. But what will happen when house prices will fall under the threshold level and people will be forced out of their homes by mortgage contract? On the other hand, even if the plan succeeds, recession will be inevitable.
In the meanwhile, the US exported their downturn to Europe, not necessarily through financial linkages but also simply because the dollar was weak for a long time, thus depressing European exports. Mr Stiglitz calls for European governments to stand united, as decision-making fragmentation is a major problem in times of panic. Europe should grant for deposit insurance and suspend the Stability Pact in order to stimulate the economy.
In conclusion, Mr Stiglitz leaves the audience with a glimmer of hope. At the question “do we have the knowledge to avoid a Great Depression”, the answer was yes.

domenica 5 ottobre 2008

Obama può risvegliare le Sinistre dal coma


Meno di 30 giorni ad un’elezione americana che, senza esagerare, deciderà le sorti del mondo almeno per un’altra generazione.
Se vincerà Obama, dobbiamo aspettarci una trasformazione del concetto di Sinistra, in modo molto più radicale rispetto alla Terza Via di Clinton (1993).


Sono passati quasi 30 anni dalle politiche economiche reaganiane. Negli anni ’90, Destre e Sinistre di tutto il mondo hanno creduto che quella che era una mera teoria economica fosse la descrizione paradigmatica della realtà. Complice la fine della Guerra Fredda (e della Storia, secondo Fukuyama) che ha permesso per 11 anni la Pax Americana, complice l’imprevedibile sviluppo dell’informatica che ha determinato un fortissimo balzo della produttività degli States, gli anni ’90 sono stati un decennio di ottimismo, di crescita globale. Il capitalismo all’anglosassone non era più uno, ma IL modello.


La portata di questi effetti una tantum è cominciata a scemare col tempo e in questi primi 10 anni del 2000 sono apparsi i chiari sintomi dell’altra faccia della medaglia.
La disuguaglianza ha raggiunto record storici, indebolendo le nostre democrazie. La globalizzazione incontrollata (ossia, senza una politica industriale, ma al massimo finanziaria) ha portato alla stagnazione dei salari reali dell’Occidente. E il risultato lo vediamo. Dalla perdita di prosperità di tanta classe media, nasce la frustrazione, la sfiducia nel futuro, la paura, l’intolleranza. Con la Destra che cavalca queste angosce e perpetua nelle sue politiche socioeconomiche questo circolo vizioso.


Agli Americani va riconosciuto il raro dono del pragmatismo. Noi Europei, invece, ci avvitiamo nell’autodistruzione, con delle Sinistre incapaci di immaginare un futuro alternativo, se non un pensiero di destra addolcito con la saccarina. E se nel culmine di una crisi storica, dove in ballo non sono soltanto i benefit dell’alta finanza ma milioni di posti di lavoro, gli Americani sceglieranno Obama, sceglieranno per tutti noi un futuro diverso.


Attenendoci al suo manifesto di governo, il senatore dell’Illinois opera una gigantesca frattura con il pensiero Clintoniano. In territorio nazionale, rompe due tabù di quarantennale durata: alzare le tasse per i ricchi e un sistema sanitario universale. Alla faccia di Veltroni (che, forse non parlando inglese, non ha capito niente del nuovo laboratorio politico dei Democrats), Obama intende fare l’interesse della classe media e non dell’alta borghesia. Uno studio del Tax Policy Center pubblicato questa settimana sull’Economist mostra come i piani fiscali obamiani favoriranno l’80% dei cittadini meno abbienti a discapito del 20% più ricco.


Riequilibrare l’economia spostando il focus dalla finanza all’industria, rianalizzare le dinamiche del libero commercio in chiave protezionista, suonano assai più radicali dei piani di una SPD tedesca, un Labour inglese o un PD italiano. Tutto ciò discende da 10 anni di riflessione sulla storia economica dell’Occidente nel Dopoguerra. Dal ricordo che i nostri 30 anni di sviluppo economico, culturale e sociale, si sono verificati su uno sfondo di politica industriale attiva, immobilità dei capitali internazionali, conquiste sindacali.


Non tutti questi ingredienti sono oggi replicabili, sia da un punto di vista economico (è difficile immaginare il ritorno ai tassi di cambio fissi di Bretton Woods) che sociale (l’immigrazione non c’era negli anni ’50-60). Ma la visione politica della Sinistra americana segna la ripresa di coscienza della funzione storica della socialdemocrazia: assicurare l’uguaglianza, favorire la classe media, creare una società più giusta nel rispetto dei diritti sociali e civili.


Chi come me crede in questi ideali non può che sperare che a.) Obama vinca il 4 novembre, b.) mantenga le sue promesse elettorali. Se queste due condizioni saranno soddisfatte, c’è da essere abbastanza fiduciosi che anche la Sinistra europea uscirà dal suo coma esistenziale.