lunedì 28 aprile 2008

I Romani: degli elettori maturi

Il nuovo sindaco di Roma non è Francesco Rutelli. Pur augurando al nuovo sindaco Alemanno un buon lavoro (lo avrei votato se fossi stato a Roma), bisogna ammettere che la verità è un'altra e Roma resta una città di sinistra.
Roma non ha creduto alle sirene di Berlusconi alle politiche, alla Provincia ha eletto un candidato di Sinistra, Zingaretti, i municipi rinnovati al primo turno sono andati tutti a sinistra.
Eppure..eppure, Rutelli ha perso contro un candidato che era stato sconfitto 60-40 da Veltroni due anni fa. Dell'uomo Rutelli, scrissi già piu di un anno fa. Il mio giudizio non cambia.
Aggiungo soltanto che consegnare Roma alla destra, dopo 15 anni di (buon)governo trova le sue ragioni non in una sfiducia contro il PD o Walter Veltroni (la sinistra ha vinto tutte le elezioni eccetto le comunali) ma in un semplice referendum pro o contro Rutelli. Se il PD voleva sbarazzarsi di Rutelli a tutti i costi, anche al prezzo di lasciare il Campidoglio, beh: ci sono riusciti.

Rutelli era stato un buon amministratore negli anni '90, ma come politico nazionale ha svelato tutta la sua mediocrità. Lo ha distrutto la sua assenza di coerenza ideologica ed etica. A Roma ci si ricorda bene delle sue campagne contro la laicità dello Stato, dalla fecondazione assistita ai DiCo. Inoltre, Rutelli rappresenta quella generazione di leader del centrosinistra, ormai odiata da tutti gli Italiani, perchè inamovibile dal potere. Perdono le elezioni, una, due, tre volte, ma non se ne vanno, anzi si spostano (provano a spostarsi) da una poltrona all'altra.

La lezione di maturità che Roma dà agli Italiani è che non si puo' votare un partito come si tifa una squadra di calcio, no matter what and who. Guidare e amministrare una capitale richiede candidature di peso, nonchè idee per progettare un futuro di sviluppo nell'era delle città globalizzate e interconnesse. Nè Rutelli nè Alemanno hanno mostrato di essere all'altezza del compito. Ma Rutelli, che è il vecchio che avanza, lo è stato ancor meno.

sabato 19 aprile 2008

Blur - Me, White Noise

Being Italian isn't about hate. It's about disgust.

martedì 15 aprile 2008

Pensieri sparsi di un profugo

- Coinquilina: come mai gli Italiani hanno votato di nuovo per Berlusconi?
Io: pensano che possa tirarci fuori dalla crisi economica e sociale degli ultimi 15 anni.
C: Ma è la terza volta che lui è primo ministro negli ultimi 15 anni!
Io: Lo so. Gli Italiani hanno una memoria come quella di un cd-rom: sola lettura. E la logica di un quadro di Escher.

- Se non lo fanno questa volta, un federalismo alla tedesca, non lo faranno più. Sarebbe l'unica cosa buona che può venire da questa coalizione.

- L'Italia è un Paese conservatore, al 60-65% di destra. Oggi più che mai. La discussione politica non sarà differente. Il PD più che continuare a vendere l'anima, dovrà proporre una vera alternativa culturale. Questa generazione, ormai, questo ciclo politico, è perduto.

- Idem, per i diritti gay. Le associazioni LGBT dovranno imparare a estendere il loro bacino e fare lobby anche con la destra. Aprire locali e circoli in ogni capoluogo italiano per agire sulle mentalità. In attesa di un 2020 (?).

- Nei prossimi 5 anni il Governo ha i voti per fare qualsiasi riforma: giustizia, istruzione, lavoro, pensioni, etc. Ma Berlusconi non ha mai mostrato di avere la visione né la volontà di cambiare l'Italia. Altri 5 anni di attesa, di nulla, di declino che seguirà ad aumentare, perché il resto del mondo continua ad andare avanti.

- Ma non c'è solo l'economia. Altri 5 anni, dove il paradigma resterà la furbizia, il clientelismo, il menefreghismo, l'indifferenza sociale, la distruzione delle istituzioni comuni, lo spoil system (l'assenza) dell'informazione. Tutti gli ingredienti che renderanno il Paese ancora più anormale.

Addio Italia.

lunedì 7 aprile 2008

Riflessioni/ Andare Fuori

Le lingue nascondono più di una traduzione: i modi di pensare di un popolo, una visione della vita. Per i Tedeschi fuori si dice aussen, per gli Inglesi, outside. Il lato esterno. E' chiaro che è implicito un luogo chiuso, come una casa, che abbia un lato interno dove stare.
Per noi latini non è così. Fuori, afuera, au dehors vogliono dire altro. Andare fuori non significa soltanto uscire di casa, ma andare ad forum. Per i Latini, quando si esce, non si può che andare al foro, ossia in piazza. L'ambiente esterno è l'ambiente della socializzazione, della vita politica e commerciale. Il centro del pensiero è dunque la socialità.
L'outside degli Inglesi non è soltanto una parola pragmatica per indicare una dimensione spaziale. Mostra che la casa, ossia la proprietà privata, è il riferimento della vita quotidiana.
Per noi, dunque, andare fuori è un'esperienza che richiama la vitalità. Per loro, è mettere il naso fuori della porta, magari beccarsi un po' di pioggia e di freddo, e sperare di tornare il prima possibile all'intimo tepore di una casa.
Quello che possono fare le differenze climatiche sulle mentalità..

martedì 1 aprile 2008

Riflessioni/ L'Italia era nel Comecon

Le elezioni italiane del 2008 segnano una svolta epocale per la significativa riduzione dei partiti rappresentati in Parlamento. Tuttavia, testimoniano anche la scomparsa della socialdemocrazia dal nostro Paese. Il tempo dirà se sarà stato l’inizio di un lungo letargo o se il 13 aprile sarà proprio la data della sua morte. E questo dipenderà da come si evolverà la visione del PD.

Il Partito Socialista scomparirà dal Parlamento, non tanto per colpa dell’attuale legge elettorale, quanto perché paga ancora il prezzo della sciagurata corruzione morale dei suoi dirigenti di 25 anni fa, che lo ha ridotto al rango di nanetto da giardino della politica. Per chi ancora ravvisa in Bettino Craxi delle qualità da statista, queste qualità sono più che compensate dagli inquantificabili danni che quest’uomo ha imposto all’Italia e all’ideale che il PSI incarnava.
Dall’altra parte, per 12 anni (1996-2008) il PDS prima, i DS dopo, hanno rinunciato a rendere la socialdemocrazia un’autonoma forza di governo, relegati come erano nel ruolo di mediatori tra le forze cattoliche e comuniste del centro-sinistra inventato da Prodi. Formula, va ammesso, che si è rivelata fallimentare e suicida solo a posteriori, dato che siamo stati “tutti dell’Ulivo” per tanti anni.

Ma per quale motivo la dirigenza PDS-DS ha intrapreso quel percorso che si è concluso con la nascita del PD, con la fusione di un’idea socialista con il riformismo cattolico?

Se credevate che l’Italia abbia avuto 50 anni di governi cattolici con la DC, vi sbagliavate. L’Italia era un Paese del Comecon, il Patto di Varsavia, il blocco comunista. In nessun altro Paese occidentale, i post-comunisti hanno dovuto vergognarsi così tanto di quello che erano stati. Hanno creduto anche loro alla propaganda di Berlusconi e hanno creduto di essere eredi di Stalin, e non di Berlinguer. Dei gulag, e non degli asili di Reggio Emilia. In Repubblica Ceca e in Ungheria, in Estonia e in Romania, nessun partito socialista ex-comunista ha smesso di aspirare a governare e di chiamarsi PDS o PS. Nonostante i regimi dittatoriali da cui provengono, una volta reinventati non hanno più chiesto scusa. La socialdemocrazia è scomparsa solo in Polonia. E in Italia.

Noi ci siamo arrivati con la demonizzazione di Berlusconi (per il quale motivo, era necessario governare “a tutti i costi”, con i Mastella e i Bertinotti, motivando intere campagne elettorali per negativo, contro Berlusconi e non per un ideale di miglioramento sociale) e con lo scarso coraggio delle dirigenze D’Alema, Fassino e Veltroni a presentare la propria faccia alle elezioni per correre da soli (1996, 2001, 2006) e diventare l’unico referente maggioritario della sinistra di governo.
Nel frattempo, i nostri mostri reali, i Cattolici, non hanno mai abiurato alle bassezze etiche della lunga, cinquantennale, epoca democristiana: i fini machiavellici, l’ipocrisia morale, le alleanze con la criminalità organizzata, il clientelismo reso istituzionale. Nessuno, a sinistra, ha mai ritenuto opportuno insistere per tagliare i ponti con la Prima Repubblica. Nessuno ha mai chiesto a qualcuno di rendere conto di quella lunga stagione, dove sono germogliate tutte le odierne anomalie italiche. La parola d’ordine era corteggiare i voti moderati cattolici, essere “presentabili”, con chi presentabile non lo era mai stato. E mentre il centrosinistra rifioriva di galateo, la ricostruzione del nostro passato recente è stata lasciata nelle mani dei media di Berlusconi, con le sue chiacchiere, bugie (la sinistra che è miseria e morte) a diventare incontrastate verità storiche nell’immaginario collettivo di buona parte d’Italia.

Veltroni si è svegliato in ritardo e prova con il PD quel che il PDS doveva provare 12 anni fa. Ma il prezzo che l’Italia paga e pagherà per questi ritardi, queste scelte sbagliate, è altissimo.
Il mancato ricambio della classe dirigente (perché nelle megacoalizioni è facile nascondersi dietro a foglie di fico quando si perdono le elezioni, sono deresponsabilizzanti), la perdita della laicità come caposaldo dell’alternativa alla destra, lo smarrimento di un’etica forte e della giustizia sociale.

La scomparsa della socialdemocrazia.