Cercherò di essere imparziale e non comincerò ricordando che il Giornale è di proprietà della famiglia Berlusconi.
Detto questo, le lettere che il quotidiano pubblica con l'intento di accusare Vincenzo Visco, viceministro dell'Economia, non riesco a capire cosa stanno a significare.
Che ad ogni elezione il politico di turno rimpasti i vertici della burocrazia statale, è un fatto di per sé sgradevole, ma che in Italia è un'abitudine dura a morire. Ma che Visco abbia rimosso alcuni alti funzionari della Guardia di Finanza per insabbiare il caso Unipol è un'affermazione che non trova riscontro in queste lettere. Certo, il sospetto può essere legittimo, ricordando come Fassino non riuscisse a capire la distinzione tra operazioni di partito e operazioni di mercato, nell'estate dei furbetti. Se dovessero emergere nuovi particolari inquietanti, sarò il primo a chiedere a Visco di dimettersi, schifato e deluso. Ma appare pretenzioso e poco professionale da un punto di vista giornalistico, montare un caso sulla base di informazioni inconsistenti.
L'unica certezza che emerge da queste lettere è che la Guardia di Finanza ama scrivere in un italiano burocratese di ridicola lettura. E poi ci si chiede perché le istituzioni sono lontane dai cittadini... anche per questo!
2 commenti:
Condivido la tua analisi e credo anche che non bisogna insabbiare una persona fino a quando le prove della colpevolezza non siano certe!In Italia si gioca spesso sugli equivoci, soprattutto l'informazione!
Non entro nel merito delle (possibili) responsabilità di Visco. Noto però che la Margherita lo difende con scarso trasporto, che Mussi lo ha già scaricato e che Mstella lo attacca apertamente. A rimetterci ovviamente solo i DS, a dimostrazione che pure questa è una lotta partita fuori ma rapidamente endogeneizzata dall'Unione.
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