Lasciarsi riabbracciare dai portici di Bologna è sempre una felicità incredibile. Non c'è nulla di straordinariamente bello da ammirare a Bologna, è l'insieme che cattura. Gli studenti, il divertimento notturno, il cibo delizioso della tradizione emiliana, i tetti rossi e le torri e le luci giallastre della sera, i colli vicini a spezzare il pianoro. Il sapore medievale e la freschezza degli universitari. Il sacro e il profano. Il portico duecentesco e il punkabestia con il cane. La lasagna e la canna. La cattolica e la comunista. Presidiata da una polizia annoiata ad osservare il rumore dei giovani. Ipocrita e sfacciata, così italiana e amabile. 4 notti a cantare con Guccini Bologna e non volere andarsene più.
La Storia sa regalare momenti di gloria inaspettati e riprenderseli con crudeltà. Sulle pareti delle chiese di Ravenna, mosaici dagli occhi tristi cercano una capitale imperiale e trovano un borgo avvilente. Il contrasto con il passato è un pugno allo stomaco. Accarezzare la tomba di Dante mi ha emozionato. Ma il resto è fatto di case basse e anonime, ristoranti che di venerdì sera chiudono alle dieci, ed è tutto un noioso deserto.
Un pranzo a Parma può essere mangiato anche con gli occhi. Tortelli e prosciutti restituiscono un orgoglio italico, generalmente frustrato. Le vie lastricate, i prati, le chiese e i palazzi medievali riempiono di meraviglia, per una città che sembra l'archetipo della città ideale. Le biciclette scorrono ovunque, il centro è silenzioso, non si vedono macchine. Non una cartaccia a terra. Fiori alle finestre dei balconcini liberty. Il tempo è poco per conoscere meglio. Ma è facile immaginare la noia di una cittadina benestante e raccolta, terribilmente perfetta.
Scoprire Torino per la prima volta è scoprire che le cose bisogna sempre vederle con i propri occhi. Smentendo ogni previsione, Torino mi appare un'Italia a parte, lontanissima dalle mie latitudini. Viali di grande città, architetture deliziose, popolazione cordialissima, efficienza straniera e notti mediterranee. Un incrocio tra Roma e Milano: fighetti alla milanese a camminare e bere fino a tardi per le vie del Quadrilatero Romano, una Trastevere torinese fatta di vicoli, sampietrini, ristorantini con i tavolini all'aperto. Non c'è nulla di grigio in questa città. La cultura delle mostre e delle iniziative comunali è palpabile. L'immigrazione è molto evidente ma Torino sa accogliere da decenni gli stranieri, siano del sud d'Italia o del mondo. L'impressione che vivere a Torino sia un'esperienza piacevole per i sensi e stimolante per la testa.
Dai finestrini dell'auto scorre la pianura padana, incomprensibile per chi è cresciuto tra mare e colline. Campi, capannoni, innaffiatoi automatici e fiumi in secca. Una distesa verde con il cielo bianco, solo allo zenit è un po' celeste. Il caldo stringe in una morsa e il vento si è fermato aldilà delle Alpi. L'Astigiano sono morbide colline verdeggianti, una Toscana minore. Assaporo mentalmente i suoi vigneti.
Io amo questo benedetto assurdo Bel Paese.
6 commenti:
Il verde c´è solo in Piemonte.In Lombardia e Veneto é solo cemento.
Al di sopra del Po infatti non sono passato.. a Piacenza ho sterzato sull'A21 ;)
Che poesia...! :-)
Sembri Proust :"Alla ricerca del Paese perduto"! Complimenti...t viene la voglia d farti le valige e partire per Torino...
Ma quanto ti sei fatto dare da Chiamparino?
Veramente tanto.. considerando anche che Torino è stata l'unica città in vita mia dove sono stato salatamente scippato :(
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