L'Irlanda è una terra strana. Passata dalla miseria rurale ai vertici mondiali della ricchezza in soli venti anni, è ragionevole che premi puntualmente il partito di governo alle elezioni. Più insolito il panorma politico, che vede il centrodestra raccogliere circa il 70% dei voti: difatti, la seconda forza dietro al Fianna Fàil (nello stesso eurogruppo, UEN, delle nostre AN e Lega, pur non essendo euroscettico) è il Fine Gael (famiglia irlandese), ossia i democristiani.
Il Partito Laburista, che si presentava in alleanza con il Fine Gael, ha raccolto soltanto il 10% dei voti. Il Sinn Féin (noi, socialdemocratici, un tempo vicini all'IRA) si è fermato al 6,5% mentre i Verdi arrivano al 4,7% e forse entreranno in coalizione con il Fianna Fàil, altrimenti costretto ad un governo di minoranza.
Nonostante le accuse di corruzione rivolte ad Ahern, gli Irlandesi hanno scelto la continuità e l'alleanza di centro-centrosinistra ha eroso voti non al Fianna Fàil, ma alle liste indipendenti e ai liberali. Si può concludere che per il momento le politiche sociali non sono una priorità per l'elettorato, in un contesto di crescita robusta e assenza di disoccupazione.
Per quanto riguarda i diritti civili, l'Irlanda resterà ancora a lungo sotto la media europea (e italiana). Il Fianna e il Fine sono contrari a qualsiasi revisione della situazione attuale, in materia di aborto, eutanasia e diritti LGBT. Anche se l'opinione pubblica si sta evolvendo in fretta (44% a favore del matrimonio gay, fonte: Eurobarometro), il 70% dei voti continua ad andare a partiti di centrodestra che bloccano ogni cambiamento.
L'insegnamento per l'Italia è piuttosto chiaro: se la sinistra laica subisce uno sbarramento al centro si riduce ad una forza che smuove troppi pochi voti per poter essere influente. Forse è da riconsiderare l'accortezza della scissione DS: si consegna la sinistra al centro.
Centrocentrodestra in Irlanda: tante riforme economiche ma zero civili.
2 commenti:
Ignorando per un momento il tema dei diritti civili, va detto che il sedicente "miracolo irlandese" è una delle più grandi fanfaluche raccontate dai mezzi di informazione. Si ripete fino alla noia che "bisogna fare come l'Irlanda" (bassa spesa sociale, bassa tassazione) per ottenere un successo assicurato. Ci si dimentica di un elemento non trascurabile: la struttura della popolazione.
L'Irlanda si trova in una situazione demografica ideale:
1) una quota di giovani di poco superiore alla media UE (26 contro 22%), quindi spese per educazione e child-care più o meno in linea con il resto d'Europa.
2) una quota di anziani che è meno della metà di quella della UE (11% contro il 23%), quindi poche spese sanitarie, per l'assistenza e per la pensione.
3) una quota di persone in età lavorativa (e quindi contributiva) decisamente più elevata del resto d'Europa (63% contro 55%).
Anche volendo, sarebbe impossibile (anzi, forse controproducente) seguire l'esempio irlandese.
Vero. E ultimo ingrediente irripetibile: una popolazione anglofona, che nell'età della globalizzazione vale oro (vedi alla voce Hong Kong e Singapore).
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