Il Ministro della Giustizia Clemente Mastella si è dimesso, indagato per sette capi di accusa. Insieme a lui, indagata è la moglia, presidente dell'assemblea regionale della Campania. E quasi l'intero vertice del suo partito, UDEUR, nella regione. Una sopresa? Un atto doveroso.
Che l'Udeur sia un partito che prende lo 0,6% a livello nazionale mentre veleggia sul 20% in Campania, mi è sempre puzzato molto. Qui non c'è una questione basca, ma un'evidente (e disgustosa) rete di stampo clientelare. Che Mastella sia un politico che ha fatto del ricatto la sua arma migliore mi ha sempre dato l'impressione che la sua mentalità sia analoga a quella di un camorrista che chiede il pizzo.
Non mi sorprende affatto, dunque, che ora sia indagato. Mi stupivo del contrario. Ma la colpa non è soltanto sua. E' un'intera classe dirigente, attaccata ad anacronistici cliché, che come permette a Mastella di diventare il peggiore ministro della giustizia della storia repubblicana, in altri casi non esita a stringere patti con la mafia in Sicilia per interessi elettorali.
Adesso, in Italia, si parlerà dell'opportunità, del tempismo, dei modi con i quali queste accuse sono state espresse. E' un paese, il nostro, che non ama perdersi nei giudizi di sostanza. Amiamo la forma, i capri espiatori, le ballerine seminude e le serate da Vespa. Perché mettersi ad analizzare il contenuto delle indagini? We love bella figura.
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