La risposta a tutto è: Calcestruzzi SpA, perché noi non valiamo.
giovedì 31 gennaio 2008
Mafia/ E volevano un ponte sullo stretto
Si spalanca il ponte su cui passa il tuo treno, anche se non è un ponte levatoio? Un soffitto del museo precipita sulla tua calotta cranica per conquistare nuovi spazi artistici? Una voragine in autostrada risucchia la tua auto e la proietta in un'altra dimensione?
giovedì 17 gennaio 2008
Personaggi/ Bye Bye Mastella
Il Ministro della Giustizia Clemente Mastella si è dimesso, indagato per sette capi di accusa. Insieme a lui, indagata è la moglia, presidente dell'assemblea regionale della Campania. E quasi l'intero vertice del suo partito, UDEUR, nella regione. Una sopresa? Un atto doveroso.
Che l'Udeur sia un partito che prende lo 0,6% a livello nazionale mentre veleggia sul 20% in Campania, mi è sempre puzzato molto. Qui non c'è una questione basca, ma un'evidente (e disgustosa) rete di stampo clientelare. Che Mastella sia un politico che ha fatto del ricatto la sua arma migliore mi ha sempre dato l'impressione che la sua mentalità sia analoga a quella di un camorrista che chiede il pizzo.
Non mi sorprende affatto, dunque, che ora sia indagato. Mi stupivo del contrario. Ma la colpa non è soltanto sua. E' un'intera classe dirigente, attaccata ad anacronistici cliché, che come permette a Mastella di diventare il peggiore ministro della giustizia della storia repubblicana, in altri casi non esita a stringere patti con la mafia in Sicilia per interessi elettorali.
Adesso, in Italia, si parlerà dell'opportunità, del tempismo, dei modi con i quali queste accuse sono state espresse. E' un paese, il nostro, che non ama perdersi nei giudizi di sostanza. Amiamo la forma, i capri espiatori, le ballerine seminude e le serate da Vespa. Perché mettersi ad analizzare il contenuto delle indagini? We love bella figura.
martedì 15 gennaio 2008
Cosa disse Ratzinger su Galileo
Ecco che cosa disse l'allora card. Ratzinger alla conferenza di Parma su Galileo, il 15 marzo del 1990, e oggetto di contestazione da parte dei professori della Sapienza. Di seguito uno stralcio dell'intervento, tratto dal volume 'Svolta per l'Europa? Chiesa e modernità nell'Europa dei rivolgimentì, edizioni Paoline, Roma 1992, p. 76-79. "Nell'ultimo decennio, la resistenza della creazione a farsi manipolare dall'uomo si è manifestata come elemento di novità nella situazione culturale complessiva. La domanda circa i limiti della scienza e i criteri cui essa deve attenersi si è fatta inevitabile.
Particolarmente significativo di tale cambiamento del clima intellettuale mi sembra il diverso modo con cui si giudica il caso Galileo. Questo fatto, ancora poco considerato nel XVII secolo, venne - già nel secolo successivo - elevato a mito dell'illuminismo. Galileo appare come vittima di quell'oscurantismo medievale che permane nella Chiesa. Bene e male sono separati con un taglio netto. Da una parte troviamo l'Inquisizione: il potere che incarna la superstizione, l'avversario della libertà e della conoscenza. Dall'altra la scienza della natura, rappresentata da Galileo; ecco la forza del progresso e della liberazione dell'uomo dalle catene dell'ignoranza che lo mantengono impotente di fronte alla natura. La stella della Modernità brilla nella notte buia dell'oscuro Medioevo. Secondo Bloch, il sistema eliocentrico - così come quello geocentrico - si fonda su presupposti indimostrabili.
Tra questi, rivestirebbe un ruolo di primo piano l'affermazione dell'esistenza di uno spazio assoluto; opzione che tuttavia è stata poi cancellata dalla teoria della relatività. Egli scrive testualmente: 'Dal momento che, con l'abolizione del presupposto di uno spazio vuoto e immobile, non si produce più alcun movimento verso di esso, ma soltanto un movimento relativo dei corpi tra loro, e poiché la misurazione di tale moto dipende dalla scelta del corpo assunto come punto di riferimento, così (qualora la complessità dei calcoli risultanti non rendesse impraticabile l'ipotesi) adesso come allora si potrebbe supporre la terra fissa e il sole mobilé. Curiosamente fu proprio Ernst Bloch, con il suo marxismo romantico, uno dei primi ad opporsi apertamente a tale mito, offrendo una nuova interpretazione dell'accaduto. Il vantaggio del sistema eliocentrico rispetto a quello geocentrico non consiste perciò in una maggior corrispondenza alla verità oggettiva, ma soltanto nel fatto che ci offre una maggiore facilità di calcolo. Fin qui, Bloch espone solo una concezione moderna della scienza naturale. Sorprendente è invece la valutazione che egli ne trae: 'Una volta data per certa la relativita' del movimento, un antico sistema di riferimento umano e cristiano non ha alcun diritto di interferire nei calcoli astronomici e nella loro semplificazione eliocentrica; tuttavia, esso ha il diritto di restar fedele al proprio metodo di preservare la terra in relazione alla dignità umana e di ordinare il mondo intorno a quanto accadrà e a quanto è accaduto nel mondò. Se qui entrambe le sfere di conoscenza vengono ancora chiaramente differenziate fra loro sotto il profilo metodologico, riconoscendone sia i limiti che i rispettivi diritti, molto più drastico appare invece un giudizio sintetico del filosofo agnostico-scettico P. Feyerabend.
Egli scrive: 'La Chiesa dell'epoca di Galileo si attenne alla ragione più che lo stesso Galileo, e prese in considerazione anche le conseguenze etiche e sociali della dottrina galileiana. La sua sentenza contro Galileo fu razionale e giusta, e solo per motivi di opportunità politica se ne può legittimare la revisioné. Dal punto di vista delle conseguenze concrete della svolta galileiana, infine, C. F. Von Weizsacker fa ancora un passo avanti, quando vede una 'via direttissima' che conduce da Galileo alla bomba atomica. Con mia grande sorpresa, in una recente intervista sul caso Galileo non mi è stata posta una domanda del tipo: Perché la Chiesa ha preteso di ostacolare lo sviluppo delle scienze naturali?, ma esattamente quella opposta, cioé: Perché la Chiesa non ha preso una posizione più chiara contro i disastri che dovevano necessariamente accadere, una volta che Galileo aprì il vaso di Pandora?. Sarebbe assurdo costruire sulla base di queste affermazioni una frettolosa apologetica. La fede non cresce a partire dal risentimento e dal rifiuto della razionalità, ma dalla sua fondamentale affermazione e dalla sua inscrizione in una ragionevolezza più grande. [...] Qui ho voluto ricordare un caso sintomatico che evidenzia fino a che punto il dubbio della modernità su se stessa abbia attinto oggi la scienza e la tecnica".
fonte Ansa.it
Facile capire come a un fisico possano girare le balle.. il vaso di Pandora..
Sapienza vs Papa/ Vince Sapienza
Politici e televisioni si strappano i capelli, mentre esprimono dolore e solidarietà per il "Santo Padre". Il giornalista del tg1, normalmente servo di ogni politico, si chiede "dove sta andando l'Italia?". Non so, di sicuro il Papa non sta andando in un'università pubblica.
Forse non è abbastanza per dire che l'Italia è ancora viva. Forse la contestazione a Ratzinger resterà a lungo una goccia nell'oceano. Nel frattempo, sono contento che la mia ex università continui a mostrare le palle come fece due anni fa con il tentativo di laurea honoris causa per Putin.
Per una analisi della giornata, ha già detto tutto lui.
lunedì 14 gennaio 2008
Rabbia/ Demenza Senile al Quirinale
Che differenza c'è tra queste due foto?
Nessuna. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha dimostrato di nuovo non essere all'altezza della sua funzione istituzionale. Forse sono gli 83 anni che compirà a giugno, ma il vecchio è piuttosto permaloso. A dicembre si è infastidito perché il New York Times parlò di depressione collettiva italiana. Oggi, se la prende con l'UE, colpevole di essere troppo severa sul problema dei rifiuti in Campania.
Napolitano se la prende dunque col bambino che grida "nudo" all'imperatore.
O i fasti del Quirinale gli hanno dato alla testa (e scambia le tonnellate di merda che affliggono la Campania con le brioches di Maria Antonietta) oppure incarna uno dei peggiori vizi italici: i panni sporchi si lavano in casa.
Ti scaricherei un po' di rifiuti nel giardino del Quirinale, sotto le tue belle finestre.
Nessuna. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha dimostrato di nuovo non essere all'altezza della sua funzione istituzionale. Forse sono gli 83 anni che compirà a giugno, ma il vecchio è piuttosto permaloso. A dicembre si è infastidito perché il New York Times parlò di depressione collettiva italiana. Oggi, se la prende con l'UE, colpevole di essere troppo severa sul problema dei rifiuti in Campania.
Napolitano se la prende dunque col bambino che grida "nudo" all'imperatore.
O i fasti del Quirinale gli hanno dato alla testa (e scambia le tonnellate di merda che affliggono la Campania con le brioches di Maria Antonietta) oppure incarna uno dei peggiori vizi italici: i panni sporchi si lavano in casa.
Ti scaricherei un po' di rifiuti nel giardino del Quirinale, sotto le tue belle finestre.
sabato 12 gennaio 2008
Lyrics/ Lina - Ange Déçu
Tous ces jours sans pouvoir encore dire
les peines à esperer la fin du temps,
les nuits à regarder les cieux jusqu'à ce que
l'eau du coeur me monte aux yeux.
A m'imaginer allonger sur un lit de roses flottant dans l'héter,
vivant des jours filés, narrés du soir au (fin élu ?) enfin heureuse.
J'ai beau inventer des souvenirs m'étourdir,
aucun jamais n'arrive à m'éblouir
et je reste à la porte du Shangri-La,
loin du Walhalla, du Nirvana.
L'impression d'étre un ange déçu.
J'aimerais tellement pouvoir trouver ce que j'aime
et le laisser m'achever
Avoir le vertige en regardant les nuages heureux,
voir un visage éffacé.
J'ai beau inventer des souvenirs m'étourdir,
aucun jamais n'arrive à m'éblouir
et je reste à la porte du Shangri-La,
loin du Walhalla, du Nirvana.
L'impression d'étre un ange déçu.
Quand j'espère encore un jour étre heureuse,
tel un ange déçu, voyant les cieux
l'eau du coeur me monte aux yeux.
...........................
paroles par FS; LL; V
venerdì 11 gennaio 2008
Wrestling/ Unicredit vs Banco di Sicilia
I media italiani, insolitamente, non stanno coprendo adeguatamente un evento di grandi conseguenze per il futuro della Sicilia (e dunque dell'Italia): la lotta di potere che si nasconde dietro il Banco di Sicilia.
La storia è questa: nella primavera 2007 Unicredit, la più grande banca italiana per capitalizzazione, compra Capitalia. Unicredit è una delle poche imprese italiane realmente globali: è fortemente attiva in Germania, in Polonia, nell'area balcanica; è la settima banca più grande del mondo. Il merito si deve in gran parte a un management dinamico e capace, abile a introdurre in Italia criteri di gestione di stampo internazionale. Come in ogni fusione, l'istituto guidato da Alessandro Profumo (nella foto) desidera implementare i propri parametri di gestione nei nuovi istituti controllati, per rendere coerente ed efficiente la propria mission aziendale. Questo si rivela impossibile nel Banco di Sicilia, una banca che faceva parte del gruppo Capitalia guidato da Cesare Geronzi e Matteo Arpe.
Il BdS è una banca controllata in parte dalla Regione Sicilia, dove si mescolano da decenni politica e affari (per non dire di peggio) e il credito è erogato alle imprese secondo criteri non strettamente finanziari. Tale mentalità, evidentemente, non era mai stata attaccata dal tanto acclamato giovane Matteo Arpe. Difatti, il recente tentativo da parte di Unicredit di rimuovere la dirigenza siciliana e sostituirla con manager provenienti da Milano sta provocando una vera e propria insubordinazione , ai limiti dell'illegalità, da parte di Salvatore Mancuso, l'ex leader del BdS.
Solidarietà per il vertice del BdS non si è fatta aspettare. Il presidente della Regione Sicilia, Totò Cuffaro dell'UDC (sotto processo per concorso esterno in associazione mafiosa) ha espresso il proprio sostegno, come anche molti parlamentari di FI di origine siciliana. Su La Repubblica di oggi, Micciché (FI) spiega come Profumo non può trattare 5mln di Siciliani con le logiche di mercato. Vuole applicare in Sicilia un modello accademico che può funzionare in Inghilterra, in Germania e a Milano, ma non al Banco di Sicilia.
Viene da chiedersi, e come mai On. Micciché? Mentre la Confindustria siciliana mostra incoraggianti segnali nella lotta contro la mafia e il suo racket, appare preoccupante il suo silenzio sulla vicenda. Eppure, sono proprio le imprese siciliane che avrebbero molto da guadagnare da un accesso al credito trasparente e moderno, attraverso un istituto proiettato a livello globale. Silenzio assordante anche dalla Banca d'Italia, che evidentemente non ritiene opportuno nemmeno emettere un comunicato stampa in cui si esprima della preoccupazione. Per non parlare del Governo o del PD, troppo impegnati in logiche di potere totalmente avulse dalla realtà del Paese. Proprio quando sarebbe importante che le istituzioni esprimessero sostegno ad Unicredit nel far valere la legalità e un possibile circolo virtuoso di sviluppo per la Sicilia.
Ma forse anche loro sono dell'idea, come Micciché, che la Sicilia debba per sempre rimanere ai tempi del Gattopardo.
giovedì 10 gennaio 2008
Francia/ Sarkozy e la pubblicità in TV
Nel discorso alla nazione di inizio anno, tra le varie proposte che Sarkozy ha presentato alla Francia ce n'è una che ha avuto la sua eco anche in Italia: abolire la pubblicità dalla tv pubblica e tassare gli spot in onda sui canali privati per finanziare la rete pubblica.
E' un'idea per niente nuova, sulla quale in Italia sono sempre stati tutti d'accordo a parole e nei fatti niente mai è stato portato avanti. Addirittura, nel lontano 1995, le interruzioni pubblicitarie erano state oggetto di un referendum vinto e mai applicato.
Ma come mai proprio Sarkozy vuole cancellare la pub, dato che in patria è sempre più considerato un emulo di Berlusconi e che tra i suoi migliori amici spiccano i più potenti boss della comunicazione francese?? Quale il razionale?
Un po' di microeconomia offre una spiegazione. Ancora una volta tornano in ballo la domanda e l'offerta. Qui consideriamo il mercato della pubblicità. L'offerta è data, immaginiamo, dagli spazi pubblicitari di 6 canali (3 pubblici e 3 privati). Domandano la pubblicità le imprese che vogliono mandare in onda uno spot. Per ipotesi, questo mercato è chiuso, regolamentato: nessun altro può entrarci e aprire un altro canale per fare concorrenza.
Ora Sarkozy chiude gli spazi-spot per i 3 canali pubblici: rimangono i 3 privati e dunque l'offerta complessiva si dimezza. La domanda è sempre la stessa e quindi il nuovo equilibrio di mercato è determinato da un prezzo più alto e una quantità di spot minore, data dagli spazi delle emittenti privati. Dunque, i canali privati, senza aumentare gli spazi, ottengono un prezzo e profitti maggiori per ogni singolo spot venduto.
Possiamo poi supporre che la domanda di spot sia abbastanza rigida in risposta a variazioni di prezzo, dato che lo spazio per gli spot è scarso ma la concorrenza tra gli inserzionisti è alta. In parole povere, questo significa che gli inserzionisti non badano tanto al prezzo, ma alla quantità di spot a loro disposizione. La loro "insensibilità" al prezzo fa sì che chi possiede gli spazi-spot ha un grande margine di manovra sui prezzi di questi spazi e può quindi avere profitti piuttosto facilmente.
Cosa succede se si introduce una tassa sugli spot? Questa tassa deve coprire i mancati entroiti della tv statale e modificherà (al rialzo) il prezzo di mercato, fino a che la quantità (tassa x quantità di spot) sarà uguale al fabbisogno finanziario della tv di Stato. In questo nuovo equilibrio la quantità di spot venduta dai canali privati è inferiore alla situazione precedente dove non c'era tassazione.
Il risultato? Per le finanze della tv di Stato non cambia niente; gli spettatori hanno zero spot sulla tv di Stato e meno spot sui privati, sia rispetto all'equilibrio senza tassazione sia rispetto al momento prima della regolamentazione; i canali privati godono di profitti molto superiori, anche se un po' meno con la tassazione. Tutto il peso del cambiamento ricade sugli inserzionisti, ossia sulle imprese. Le imprese più piccole, con meno soldi, rinunceranno a mettere degli spot sui grandi canali privati nazionali, perchè troppo costosi, mentre per le grandi imprese la variazione di prezzo degli spot sarà più facilmente assorbibile (e, in caso, trasmissibile ai consumatori via rincaro del prodotto pubblicizzato).
La riduzione degli spot, per finire, favorisce le TV private e il grande business (oltre che gli spettatori che non amano la pubblicità). Non resta che fare due conclusioni:
1) ancora una volta Sarkozy è furbo a mascherare da sociale quello che sociale non è
2) ancora una volta Berlusconi dimostra quanto non capisca un cacchio di economia di base
mercoledì 9 gennaio 2008
Catene/ 5 Blogs That Make Me Think
Non mi piacciono le catene. Ma fa molto piacere farne parte quando si parla di "blog che fanno pensare" e a sceglierti è uno dei blogger che più stimi.
Devo allora scegliere 5 blog che mi fanno (o danno da?) pensare. Se potessi, rinominerei immediatamente Totentanz, ma capisco che la catena deve andare avanti.
I miei nominati sono allora:
- Titollo. Per la sua ironia laterale e perché mi fa conoscere (e sembrare interessanti) aneddoti o situazioni in cui sono generalmente coinvolti vecchi socialisti e/o comunisti altrimenti dimenticati.
- Storia di Ieri Oggi e Domani. Perché, anche se spesso mi trovo in disaccordo, offre interessanti punti di vista sulla geopolitica.
- Elfobruno. Perché amo il modo pungente e allo stesso tempo lirico con cui scrive. E perché mi sono costruito un'immagine epica di questo blogger, paladino dei diritti civili in terre di frontiera.
- UnItalianoinAmerica. Perché il suo occhio spazia a 360 gradi, dalla politica ai problemi personali, e il suo stile è sempre pacato e morbido.
-Infine Perleaiporci, che non elargisce più pillole di acido caustico ma pillole di saggezza.
Mi raccomando: continuate la catena e citate il sito dove tutto iniziò.
2008/ Bene, buon anno
Se è rimasto qualcuno a leggere questo blog dalla periodicità più stravagante di una cometa di Oort, porgo le mie scuse. Negli ultimi mesi mi ero ridotto a parlare sempre e solo di Italia. Ma questo blog era nato con una visione più ampia (e anche meno dolorosa). L'unico modo per resistere alla tentazione di sfogare tutto il mio rancore su queste pagine è stato l'autoimbavagliamento, se così si può dire.
Non sono una persona disciplinata, quindi non so se il blog tornerà ad avere una cadenza regolare. Per lo meno, mi impegno a non dedicare eccessivo spazio a quello che accade tra la latitudine 45 e 35 di un certo mare, in un certo continente (Europa o Africa?). Dopotutto: anno nuovo, nuovi propositi, o no?
Proposito fatto, tocca ai desideri. Ecco quello che vorrei succedesse nel mondo.
1) vorrei che Hillary Clinton vincesse le elezioni USA. Una donna presidente è più rivoluzionaria di un meticcio presidente.
2) vorrei che il Trattato di Lisbona venisse ratificato da tutti i Paesi senza sbattimenti, in modo tale che l'Europa possa andare avanti e non pensare più soltanto alle proprie magagne istituzionali.
3) in Italia (ecco, ci risiamo) vorrei che i politici ci lasciassero votare il referendum sulla legge elettorale. E che poi ne rispettassero l'esito.
4) Vorrei che in Svezia e in Norvegia si introducessero i matrimoni gay, come pianificato.
5) Vorrei vedere più cielo azzurro a Ginevra.
6) Vorrei vedere un nuovo film di Almodòvar.
7) in Italia (aridaje) vorrei vedere un nuovo modo di fare giornalismo. Più aggressivo e libero. E vedere che incontra successo.
8) in Campania vorrei che tutto filasse liscio per una volta e che si costruissero questi benedetti termovalorizzatori per liberare le città dai rifiuti e non lasciare che la gente si rassegni e abitui a non reclamare un'esistenza dignitosa. Lo vorrei per loro e per me, perché mi vergogno anch'io, tanto.
9) vorrei che la fisica facesse grandi passi avanti quando quest'anno, a Ginevra, il nuovo "Grande Collisore di Adroni" sarà inaugurato.
10) vorrei vedere Cuba prima che Castro muoia.
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