Amici miei, chi sarei senza di voi? Mi fate sentire fortunato perché conosco il vostro valore, mi fate sentire orgoglioso di avervi coltivato, ma soprattutto mi fate sentire vivo. Grazie, perché sento che ho ritrovato la strada, con voi.
Grazie mamma. Mi piace quando sorridi con gli occhi, so tutto quello che hai fatto. Mi fai sentire le spalle coperte.
Un lungo arrivederci. Grazie perché mi hai regalato le emozioni più belle della mia vita e le custodirò per sempre gelosamente nel cuore. E sorriderò quando penserò a te. Non voglio più sporcare quei momenti di purezza con le mie lacrime. Non voglio più odiare ogni nuovo giorno senza di te. Sapremo una notte tornare a guardare insieme il fiume, mentre scivola verso il mare?
Ciao mia Roma, ciao mia città eternamente mia, ciao mio passato, eternamente mio presente.
lunedì 19 gennaio 2009
Un mese a Roma
mercoledì 17 dicembre 2008
Cambiare Idea su Alemanno (e Veltroni)
martedì 9 dicembre 2008
Imperialismi/ Risolvere il NIMBY all'Italiana
Abbiamo bisogno di fonti alternative di energia. Ma le centrali eoliche deturpano i paesaggi! E che se ne fa di tutte le ville in Toscana?
Abbiamo bisogno di nuovi gassificatori. Ma, per carità, lontano dalla mia spiaggia: Not In My BackYard!
Perché preoccuparsi? Facciamo tutto in Albania!
giovedì 4 dicembre 2008
Raphael - Les Petits Bateaux
Pourquoi le temps qui passe
nous dévisage et puis nous casse?
pourquoi tu restes pas avec moi?
pourquoi tu t'en vas?
pourquoi la vie et les bateaux
qui vont sur l'eau ont-ils des ailes?
pourquoi les avions s'envolent
bien plus haut que les oiseaux?
pourquoi que les étoiles
sont-elles là-haut suspendues?
pourquoi le ciel est-il si haut?
pourquoi alors?
Et un autre jour s'en va
tourne et tourne et ne s'arrête pas
et un autre jour s'en va
dans cette petite vie
je voudrais pas crever d'ennui
Regarde le vent emporte tout,
même ce qu'il y a de plus beau
et les sourires et les enfants
avec les petites bateaux
pourquoi même
les nuages veulent pas rester ici?
si j'étais eux je marcherais vite
je ferais pas d'économies
-------------------------
Perché il tempo che passa
ci fissa con insistenza e poi ci spezza?
Perché non resti con me?
Perché te ne vai?
Perché la vita e le barche
che vanno sull'acqua, hanno le ali?
Perché gli aerei spiccano il volo
molto più in alto che gli uccelli?
Perché le stelle
sono sospese lassù?
Perché il cielo è così alto?
Perché allora?
E un altro giorno se ne va
gira e gira e non si ferma
e un altro giorno se ne va,
in questa piccola vita
vorrei non morire di afflizione.
Guarda il vento porta via tutto,
anche quel che c'è di più bello
e i sorrisi e i bambini
con le barchette di carta
Perché perfino
le nuvole non vogliono restare qui?
Se fossi in loro, camminerei svelto
non farei economie.
lunedì 1 dicembre 2008
Momenti di Pericolo in Svizzera
La situazione precipita. La fiorista Coop non sa bene che fare, muovendo passi incerti verso l'uno e verso l'altro.
E mentre la direzione adotta non chiari provvedimenti di emergenza gridandoli all'altoparlante, ecco la strategia di difesa della neutrale Confederazione svizzera.
Le cassiere non battono più alla cassa, le mamme si bloccano e i bambini che piangono si azzittiscono dentro i carrelli. Tutti quanti si dispongono in cerchio intorno ai litiganti a osservare la scena, passanti curiosi sbirciano dalla porta scorrevole all'uscita, cautamente, senza entrare.
Tutto si congela ma non si tratta di un flash mob.
Due esseri umani svizzeri litigano e gli istinti primordiali di sopravvivenza, quelli tipici dei lemuri e di altri piccoli roditori, prendono il sopravvento. Tutti immobili, a guardare, senza agire, né parlare, studiando la situazione, come tanti coniglietti spaventati. La migliore tattica, di fronte agli orsi grizzly e altri predatori, è quella di fingersi morti.
Giorni fa, in tram, stessa scena. Due ragazzi ubriachi, urlano un po' tra di loro. Si crea il vuoto intorno. La folla su due ali, a 5 metri di raggio dall'epicentro, si dispone dentro il vagone come un tappo che argina la confusione. Curiosa, in allerta. Semplicemente incredula che la pace svizzera sia stata violata.
giovedì 20 novembre 2008
Mastella strikes back! (vel De Selectione Dirigentium Piddinorum)
Ha iniziato a fare politica nei Cristiani Democratici Uniti di Rocco Buttiglione; secondo quando raccontanto da Mastella fu l'ex ministro a convincerlo a trasferirsi nell'UDEUR, nominandolo segretario regionale del partito. Villari, dopo esser divenuto consigliere regionale, passò poi con i rutelliani e si propose come responsabile della Margherita in Campania ma venne sconfitto da Ciriaco De Mita che però, ben impressionato dal rivale, lo propose senza successo come candidato sindaco di Napoli.
Riccardo Villari fu eletto deputato alla Camera al termine delle elezioni politiche del 2001 nel collegio uninominale di Pomigliano D'Arco, confermò il suo seggio anche cinque anni dopo nella circoscrizione Campania 1 con le liste dell'Ulivo. Trasloca al Senato nel 2008, candidandosi con il Partito Democratico nella regione Campania.
martedì 18 novembre 2008
Obama & PD/ Almeno imparare qualcosa
Per chi per anni ha creduto nel partito leggero e virtuale, la vittoria dei Democratici dev’essere un brusco risveglio. Gli USA sono simili all’Italia per il fatto che in entrambi i Paesi, la sinistra è una minoranza strutturale. La crisi dell’economia e di Bush non sarebbe stata sufficiente a chiudere il gap di consensi. Obama non ha vinto soltanto nella sua Tosco-Emilia-Romagna, ma ha saputo conquistare anche territori ostili come Virginia, North Carolina, Indiana che sono conservatori all’incirca come i nostri Piemonte (non-Torino) e Veneto.
I Democrats sono, è vero, un partito leggero. Ma la campagna elettorale, per le primarie (vere) e le presidenziali, impone ai partiti di assumere una forte presenza sul territorio per circa due anni. La struttura degli Obamisti è stata formidabile e meticolosa, per partecipazione e strategia. Volontari dal Texas e dalla California venivano spediti regolarmente in Stati incerti come Ohio e Nevada.
Per capire questo, in realtà, bastava studiare i risultati della nostra Lega Nord, abile a farsi percepire presente nelle classi operaie del Nord. Adesso, dopo Obama, non ci sono più scuse per il PD.
Perché il tuo messaggio di novità sia credibile, non basta la retorica, capito Walter? In Italia non abbiamo una questione razziale, quindi tingersi la pelle di nero non ti aiuterà. Come neanche “avere più donne”, se queste tanto non contano nulla. Gli Italiani sono talmente disillusi con la politica che basterebbero due cose perché un partito sia credibile nel presentarsi come nuovo. Uno svecchiamento della classe dirigente e una linea chiara di azione, ossia niente litigiosità interna.
Il cambiamento di Obama, ovviamente, è più ampio del suo colore. E’ anche la promessa di una politica meno rissosa e meno dinastica, dopo venti anni di bushistas e clintonistas. In America ha soprattutto significato tornare a parlare del potere d’acquisto, sotto la forma del “ridiamo slancio al sogno americano”. Dunque, una componente emozionale, ma fortemente legata a problemi concreti vissuti ogni giorno dalle persone.
In Italia, il PD finora non ha promesso né una politica concreta, né la fine delle dinastie politiche. Ci è rimasto solo il sogno di Walter di volerci tutti più bene. Ma evidentemente, questo non basta a nessuno.
giovedì 13 novembre 2008
Annuario Istat/ Realtà e Speranza
giovedì 6 novembre 2008
Obama al test delle aspettative
giovedì 30 ottobre 2008
Scuola/ Li Chiamavano Fascisti
Dieci anni fa Berlusconi cominciò a chiamare i propri avversari politici “comunisti”, label che non ci hanno più tolto. Negli ultimi due anni, anche buona parte della sinistra ha imparato lo stesso giochino. Ricordo alle elezioni comunali dello scorso aprile, che più di un parente mi chiese se avrei mai potuto votare “un fascista come Alemanno”.
Forse occorre un chiarimento. Sono nato nell’84 e come tutti i giovani under 25 sono cresciuto nell’era berlusconiana della tv. Un’età che sarebbe sbagliato definire ideologica, perché ne è l’esatto contrario. Sono gli anni del disinteresse, del ritorno al personalismo, della sfiducia nel futuro come conseguenza della sfiducia nella società. Sono anche anni in cui la memoria storica, nei giovani e giovanissimi, è diventata sempre più evanescente, se non assente. Sono anni semmai orwelliani, in cui non sapere, fregarsene e dire “fanno tutti schifo” non ha più lo stigma del qualunquismo, ma è pensiero se non comune, “figo”.
Certo, anche a me fa uno strano effetto scoprire che tantissime occupazioni nei licei romani le hanno fatte i ragazzi del Blocco. Alla fine dei ’90 le occupazioni di sinistra si fecero sempre più rare (e duole dirlo, velleitarie). Nella maggior parte delle scuole regnava l’apatia politica. Oggi c’è un ritorno all’azione, ma da destra.
In questo video, è racchiuso tutto lo scollamento della sinistra italiana dalla società a cui dovrebbe fare riferimento. Il Blocco grida “siamo tutti studenti”, la sinistra li attacca: “fascisti!”. In una situazione in cui la scuola pubblica è in pericolo, bisogna essere alleati e non avversari. E’ ovvio che il Blocco riscuote più consenso.
Se c’è una nota positiva nella generazione dei ’90 è che il qualunquismo cova in sé anche il pragmatismo. Il Blocco piace perché parla soprattutto di cose reali, come i pannelli solari sui tetti delle scuole, più ginnastica, maggiori fondi per i laboratori scolastici. Un sindacalismo concreto, ormai dimenticato dalla sinistra, che, quando occupa una scuola, nella migliore delle ipotesi organizza il laboratorio sul Kurdistan. E’ vero ci siamo tutti divertiti con le retrospettive collettive su Stanley Kubrick. Ma non si può vivere della rendita di un ’68 ormai lontano 40 anni.
Questi ragazzi del Blocco avevano anche dei manganelli, spesso fanno il saluto romano e ripescano nell’immaginario mussoliniano. Beh, direbbe un giovane cresciuto a pane ed MTV, le magliette del Che o di quel barbuto di Marx, la Bandiera Rossa e il pugno chiuso “non so’ la stessa cosa, cioè?”.
Se vogliamo evitare di consegnare ulteriori generazioni di giovani alla nuova destra, suggerisco di smettere di chiamarli acriticamente “fascisti” o “pericolo per la democrazia”. Cominciamo ad attaccarli sui problemi reali. Su quanti risultati portano a casa, se sono efficaci nelle loro lotte. Se siamo noi più efficaci. Nell’età non-ideologica contano i fatti, il passato è ormai “senza appeal”. Se sapremo essere più concreti di loro, il loro apparato di nostalgie, coretti e “ultraviolenza” sarà semplicemente ridicolizzato come “stupido fumo senza arrosto”.
Il problema è che i ridicoli che scandiscono messaggi invecchiati e senza sostanza, oggi siamo noi. Forse per capire e contrastare i nostri nuovi avversari, bisognerebbe riguardare “Arancia Meccanica”. Stavolta, durante la proiezione, senza fumarsi le canne o trescare.