Il richiamo della foresta italica.
Franco Frattini annuncia che lascerà l'incarico di Commissario UE alla Giustizia, nonché Vicepresidente della Commissione per degli orizzonti molto più prestigiosi: tornare in Italia nella prospettiva di salire a bordo di un governo Berlusconi III. Già nel 1972, il primo presidente italiano della Commissione CEE, Franco Maria Malfatti, lasciò l'incarico per tornare ad occuparsi di politica italiana.
Sembra paradossale, ma molti uomini che inviamo a Bruxelles (le donne no, sono su un altro livello, vedi la Bonino) trovano più interessante giocare un ruolo marginale in un Paese di medio interesse come l'Italia, piuttosto che gestire le sorti di 500.000.000 di europei. Il portafoglio di Frattini, la Giustizia, è tanto più importante nel momento in cui il nuovo Trattato di Lisbona la trasforma in un'area soggetta a decisioni prese a maggioranza qualificata ed elimina i veti nazionali. Proprio come per il mercato interno e l'economia.
Come mai, poi, ci stupiamo quando nessun Italiano è nominato per cariche internazionali? Forse anche perché affidare un organismo nelle mani di un Italiano contiene l'alto rischio che costui lo abbandoni a metà mandato per correre dietro a chissà quali mirabolanti incarichi elargiti dal potente di turno.
E' proprio vero che tira più un pelo di Silvio che un carro d'Europa.
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