domenica 29 aprile 2007
giovedì 26 aprile 2007
Dimenticare Napoli
La terza città d'Italia per popolazione è agli ultimi posti in ogni altra classifica. Eppure, noi Italiani dimentichiamo di proposito la gravità della situazione di Napoli. L'indulgenza e la volontà di nascondere la polvere sotto il tappeto ci coinvolge tutti.
Come il resto dei media, noi blogger siamo colpevoli di non fare abbastanza per la sensibilizzazione dell'opinione pubblica su questa emergenza nazionale. Seguiamo il mainstream. Ci allineiamo ai partiti nel ritenere questioni di vitali importanza il partito democratico, telecom o autostrade, perfino i Dico. Nel frattempo Napoli muore, è in coma. Parte del paese agonizza.
Sono sicuro che se per magia Napoli si teletrasportasse sulla costa svedese dall'oggi al domani, risolvere il caso Napoli diventerebbe la priorità di qualsiasi governo svedese. I politici cercherebbero di affrontare in tutti modi quella che è un'anomalia nell'anomalia di un paese sulla carta civile come l'Italia. Portare sviluppo economico nelle periferie di Napoli. Riformare la giustizia. Legalizzare la droga e la prostituzione per arginare la camorra. Investire miliardi di euro per riqualificare l'intera città. Per rafforzare le scuole e sottrarle al degrado.
E invece qui no.
Nell'assoluta indifferenza collettiva, Napoli continua a soffocare nella sua puzza di immondizia. Si preferisce lasciare le discariche alla camorra per non costruire un termovalorizzatore che dà il voltastomaco a qualche verde (di bile). Meglio respirare quotidianamente aria infetta piuttosto che qualche povere sottile in più.
Nell'assoluta indifferenza collettiva, Napoli continua a soffocare nella sua puzza di immondizia. Si preferisce lasciare le discariche alla camorra per non costruire un termovalorizzatore che dà il voltastomaco a qualche verde (di bile). Meglio respirare quotidianamente aria infetta piuttosto che qualche povere sottile in più.
La camorra continua a dettar legge col racket e il controllo di droga e troie su interi quartieri, nell'inutilità della giustizia farraginosa e ascetica, per compiacere qualche ipergarantista di sinistra. In un capovolgimento totale dell'idea di Giustizia e Garanzia.
La maleducazione resta signora sovrana e fa sobbalzare sulla sedia soltanto con il morto ammazzato, mentre le scuole marciscono e i giovani non hanno futuro. Che futuro promettono le vele di Secondigliano? Cosa aspettiamo a demolirle e sviluppare un progetto urbanistico alternativo di gran respiro?
Si dice che la spinta per il rinnovamento deve provenire dai Napoletani, come se non ci riguardasse tutti, come elettori di uno stesso Stato. Ma le politiche che possono stimolare il cambiamento sono di competenza nazionale e ci riduciamo al solito italico scaricabarile.
E mentre il bradisismo naturale diventa anche sprofondamento sociale, tutti quanti diamo l'impressione di aspettare una soluzione non dallo Stato, ma in una colata di lava dalla bocca di un vulcano.
mercoledì 25 aprile 2007
Coincidenze
"Per cambiare per sempre la politica francese, François Bayrou ha annunciato oggi la creazione di un nuovo partito di centro, il Partito Democratico, questo partito, presenterà dei candidati a tutte le prossime elezioni, cominciando dalle legislative di maggio, per rappresentare quei Francesi che vogliono una politica nuova, indipendente, libera nella sua espressione e decisa a difendere i cittadini senza lasciarsi intimidire dalle minacce o le tentazioni legate al potere. Il partito democratico proporrà di rifondare le nostre istituzioni affinché la parola democrazia trovi il suo senso in Francia".
Déja vu, vero?
Déja vu, vero?
L'altra Terra/ Gliese 581 C
Il nome sembra venire dalle pagine del Piccolo Principe. Oggi è stato scoperto il pianeta più simile al nostro. Finora eravamo riusciti ad osservare soltanto pianeti giganti e gassosi, come Giove.
Questo significa che su Gliese ci potrebbe essere della vita. Non sarà facile.
Gliese è una volta e mezzo la nostra Terra, ma poiché è più massiccio, la gravità è più forte e un uomo di 70 kg su Gliese peserebbe circa 175 kg. Un culturista forse riuscirebbe a tenersi in piedi, io di certo no.
Il sole di Gliese è più debole del nostro e brilla nella costellazione della Bilancia, ma poiché Gliese orbita 13 volte più vicino alla sua stella, gli anni durano poco e la temperatura è simile alla nostra. Un anno dura 13 giorni e io io ho appena compiuto 634 anni glisiani.
Purtroppo la vicinanza del pianeta alla stella causa anche una rotazione sincronica, ovvero Gliese mostra sempre la stessa faccia al suo sole. Questo implica che su metà pianeta è sempre giorno e dall'altra parte è sempre notte; la parte buia soffre il gelo e la metà dove è giorno, è un vero e proprio forno. La sottile striscia tra il giorno e la notte, invece, ha una temperatura simile alla nostra e potrebbe ospitare la vita.
Per la nostra tecnologia, purtroppo, una gita a Gliese è improponibile. Il pianeta vola a 20 anni luce sopra le nostre teste. Ossia, 189.085.099.109.760 km, circa 190 mila miliardi di kilometri. Se spedissimo una sonda oggi, tra qualche secolo comincerebbe a mandarci delle foto di Gliese..foto che arriverebbero indietro alla velocità della luce, in 20 anni.
A presto, Gliese.
martedì 24 aprile 2007
Un Silvio dentro l'altro
Non soddisfatto delle dichiarazioni di una settimana fa a proposito del migliaio di Russi che voleva sgranchirsi un po' le gambe in piazza Pushkin, il Nostro Eroe ha voluto ribadire la sua posizione: Putin, uomo della Provvidenza.
Alcune considerazioni:
- Silvio è come una matrioska. Quando pensi non potrà dirla più grossa, ecco che lo sviti un po' ed esce una nuova bambolina, più terribile di prima.
- Quanti uomini ci manderà ancora la Provvidenza? Non era già stato inviato Silvio stesso? Qualcuno può gentilmente spiegare alla Provvidenza che viviamo bene anche senza? Grazie.
- Cos'altro deve dichiarare il Nano, affinché metà degli Italioti che ancora gli va appresso capisca che quest'uomo se ne sbatte di tutto quello che si chiama ABC della democrazia?
- In un altro paese si sarebbe sollevato un polverone. Possibile che da noi si parla soltanto di quante troie si porta in Sardegna? La sinistra perdona solo perché non è al potere? Illusi.
- La metà italiota, fino a quando crederà che qualsiasi informazione è solo una montatura della stampa comunista che domina il mondo?
Sono disgustato.
lunedì 23 aprile 2007
Personaggi/ Boris Eltsin
Uno dei miei primi ricordi della Storia, vista alla tv da bambino, è quell'agosto del 1991, quando un grande palazzo bianco-grigio con tante finestre nere era circondato da carriarmati e la mia famiglia si agitava a tavola durante il pranzo.
Era il golpe domato da Eltsin, che incorniciava la fine dell'URSS. Pochi mesi dopo sarebbe nata la CSI e poi la Federazione Russa tout court. Oggi Eltsin è morto.
Dieci anni fa visitai Mosca e San Pietroburgo, la sua Russia desolata in preda alla crisi. Tram sferraglianti su asfalti divelti. Uomini sdraiati sui marciapiedi davanti agli spacci, la bottiglia di vodka tra le braccia come cuscino. La Neva che scorreva triste sotto la fortezza e la stella rossa luminosa sulla cima del Cremlino.
La Russia di Eltsin non esiste più. La Russia era stracciona e ubriaca, bonaria e disillusa. Aveva la stessa personalità di Eltsin. Il babbau sovietico era stato abbattuto, per poi rivelarsi un gigante dai piedi d'argilla, povero e allo sbando.
E mentre l'Occidente si stringeva ad un'America clintoniana più forte che mai, allo stesso tempo sperava che il disordine di Eltsin fosse la culla della democrazia. Lo speravamo tutti. Una Russia non più arrogante, dal fianco scoperto, che accogliesse lezioni di libertà da ovest.
Sappiamo tutti come è andata. Eltsin ha permesso che la fine dell'URSS si trasformasse nella più grande compravendita della storia, con nuovi oligarchi a prendere il posto del politburo e i servizi segreti del Putin in erba a dirigere la manovra nell'ombra.
Una Russia naif che non esiste più o forse mai è esistita. Una Russia che ricordava tremendamente il suo presidente. Un passeggero ubriaco di una nave nella tempesta, la boccia di vodka nel pugno, a passi incerti sul ponte che rolla. Quando l'onda si alza più forte, il passeggero ubriaco cade in mare.
Storie di ordinaria burocrazia
Ero sicuro che la segreteria amministrativa della Sapienza toccasse il fondo, ma mi sbagliavo: avevo dimenticato il Mamiani, il mio ex liceo.
Gli svizzeri cagano il cazzo. Dato che sono stato ammesso ad un istituto che è soltanto collegato con l’Université de Genève, anche questa reclama la sua dose di scartoffie. Non si limita alle solite fotocopie del diploma, ma pretende delle copie certificate del diploma, e, udite udite, delle pagelle degli ultimi tre anni di superiori!
Gli armadi di casa inutilmente a soqquadro, col cuore in gola torno a scuola, sperando che almeno loro abbiano qualche traccia del mio passaggio sui banchi di scuola. Entro in segreteria.
Una grande sala dominata da una croce di legno. Armadi liberty straripanti di cartelle e fascicoli colorati. Odore di carta e di vecchio. Scettica regina del disordine è la Gina, la “responsabile”.
Espongo il mio problema. Ho ricevuto la richiesta del dossier venerdì, oggi è il primo giorno uitle per reperire i documenti, mi servono oggi, devo spedirli domani perché siano a Ginevra venerdì. Mi basta che faccia una fotocopia e ci metta un timbro con firma e data. Se no, non mi iscrivono. Semplice, no?
In una strepitosa dimostrazione empirica di come le parole possono attraversare il cranio della gente senza lo stop, la Gina borbotta in semisiciliano che “certe richieste non si possono fare all’ultimo minuto, dovevo pensarci prima. Riempi questo modulo e vediamo che si potrà fare”. Protesto, mi impunto, alzo la voce. La Gina di mala voglia cerca il mio nome su un grande registro, che immagino uguale a quello di Minosse.
Non mi trova. Con sufficienza sibila “guarda mbò tu”. Mi trovo immediatamente. E’ costretta a lavorare. Trova le mie pagelle. Continua a ripetere che è lei che è generosa. Dentro di me penso che è lei che deve fare il suo dovere.
Mi dico “è fatta”. Devo spiegare circa cinque volte che deve solo fare una fotocopia, mettere un timbro e scriverci sopra “la Gina”. La fotocopiatrice è guasta. “Vai a piazza Mazzini a farle, però non puoi portar via le pagelle senza permesso”. Faccio il provola, le ammicco “Vado e poi torno al mio appuntamento galante con lei, ok?” In uno slancio di buon senso capisce che non sono interessato a rubare le mie pagelle e che il mio scopo è un altro. Mi lascia andare, torno in cinque minuti. Non si trovano i timbri, poi si trovano tra una chiacchiera e l’altra con i bidelli.
Manca solo la firma del preside. Al mio toc-toc buongiorno il preside è chiaro “Oggi no!”. Grido “solo una firma! la prego..” come una tredicenne a caccia dell’ultimo autografo del divo.
Mentre aspettiamo che Gesù risorga dal suo ufficio, la Gina si ammorbidisce e mi chiede della Svizzera. Un sorriso raggrinzito tra i suoi capelli biondi tinti. “Ho visitato tutti i candoni” mi fa, tronfia d’orgoglio. “Effettivamente qua sei solo un nummero, io ce lo dico sempre al preside, preside siamo nummeri noialtri!” Ride, ignara di essere lei stessa vittima e carnefice. Il preside si concede. Esco, un po’ sudato.
In questo paese i doveri d’ufficio vengono scambiati per generosi favori. Gli studenti, questi fastidiosi seccatori.
Gli svizzeri cagano il cazzo. Dato che sono stato ammesso ad un istituto che è soltanto collegato con l’Université de Genève, anche questa reclama la sua dose di scartoffie. Non si limita alle solite fotocopie del diploma, ma pretende delle copie certificate del diploma, e, udite udite, delle pagelle degli ultimi tre anni di superiori!
Gli armadi di casa inutilmente a soqquadro, col cuore in gola torno a scuola, sperando che almeno loro abbiano qualche traccia del mio passaggio sui banchi di scuola. Entro in segreteria.
Una grande sala dominata da una croce di legno. Armadi liberty straripanti di cartelle e fascicoli colorati. Odore di carta e di vecchio. Scettica regina del disordine è la Gina, la “responsabile”.
Espongo il mio problema. Ho ricevuto la richiesta del dossier venerdì, oggi è il primo giorno uitle per reperire i documenti, mi servono oggi, devo spedirli domani perché siano a Ginevra venerdì. Mi basta che faccia una fotocopia e ci metta un timbro con firma e data. Se no, non mi iscrivono. Semplice, no?
In una strepitosa dimostrazione empirica di come le parole possono attraversare il cranio della gente senza lo stop, la Gina borbotta in semisiciliano che “certe richieste non si possono fare all’ultimo minuto, dovevo pensarci prima. Riempi questo modulo e vediamo che si potrà fare”. Protesto, mi impunto, alzo la voce. La Gina di mala voglia cerca il mio nome su un grande registro, che immagino uguale a quello di Minosse.
Non mi trova. Con sufficienza sibila “guarda mbò tu”. Mi trovo immediatamente. E’ costretta a lavorare. Trova le mie pagelle. Continua a ripetere che è lei che è generosa. Dentro di me penso che è lei che deve fare il suo dovere.
Mi dico “è fatta”. Devo spiegare circa cinque volte che deve solo fare una fotocopia, mettere un timbro e scriverci sopra “la Gina”. La fotocopiatrice è guasta. “Vai a piazza Mazzini a farle, però non puoi portar via le pagelle senza permesso”. Faccio il provola, le ammicco “Vado e poi torno al mio appuntamento galante con lei, ok?” In uno slancio di buon senso capisce che non sono interessato a rubare le mie pagelle e che il mio scopo è un altro. Mi lascia andare, torno in cinque minuti. Non si trovano i timbri, poi si trovano tra una chiacchiera e l’altra con i bidelli.
Manca solo la firma del preside. Al mio toc-toc buongiorno il preside è chiaro “Oggi no!”. Grido “solo una firma! la prego..” come una tredicenne a caccia dell’ultimo autografo del divo.
Mentre aspettiamo che Gesù risorga dal suo ufficio, la Gina si ammorbidisce e mi chiede della Svizzera. Un sorriso raggrinzito tra i suoi capelli biondi tinti. “Ho visitato tutti i candoni” mi fa, tronfia d’orgoglio. “Effettivamente qua sei solo un nummero, io ce lo dico sempre al preside, preside siamo nummeri noialtri!” Ride, ignara di essere lei stessa vittima e carnefice. Il preside si concede. Esco, un po’ sudato.
In questo paese i doveri d’ufficio vengono scambiati per generosi favori. Gli studenti, questi fastidiosi seccatori.
domenica 22 aprile 2007
Les Guignols de l'Info/ Le programme de Ségo
Arretez de dire que c'est pour les bebés, c'est pour les gens! C'est marqué: 18-78 ans. La politique c'est compliquée..les Français il faut leur parler avec des mots simples!
Les Guignols de l'Info/ Sarkozy dans Le Nouvelle Immigrant
Bonjour je m'appelle Abdullah..
Sarko "POUR MOI C'EST NON!"
..mais pour ceux de Copenhague, pour moi c'est oui ;)
Francia - Sondages sorties des urnes/ 19:15 / Exit Poll France (participation+tous les candidats)
Les tendances(19h15, sources: divers instituts de sondages)
Candidats
Voix (selon LeTemps.ch)
1.
Nicolas Sarkozy (UMP)
29,4 %
2.
Ségolène Royal (PS)
26,2 %
3.
François Bayrou (UDF)
18,6 %
4.
Jean-Marie Le Pen (FN)
10,8 %
5.
Olivier Besancenot (LCR)
4,7 %
6.
Marie-George Buffet (PC)
2,1 %
7.
Philippe de Villiers (MPF)
2,5 %
8.
Arlette Laguiller (LO)
1,5%
9.
José Bové (Alter)
1 %
10.
Dominique Voynet (Verts)
1,6 %
11.
Gérard Schivardi (PT)
0,4 %
12.
Frédéric Nihous (CPNT)
1,2 %
Participation: env. 86 %
Candidats
Voix (selon LeTemps.ch)
1.
Nicolas Sarkozy (UMP)
29,4 %
2.
Ségolène Royal (PS)
26,2 %
3.
François Bayrou (UDF)
18,6 %
4.
Jean-Marie Le Pen (FN)
10,8 %
5.
Olivier Besancenot (LCR)
4,7 %
6.
Marie-George Buffet (PC)
2,1 %
7.
Philippe de Villiers (MPF)
2,5 %
8.
Arlette Laguiller (LO)
1,5%
9.
José Bové (Alter)
1 %
10.
Dominique Voynet (Verts)
1,6 %
11.
Gérard Schivardi (PT)
0,4 %
12.
Frédéric Nihous (CPNT)
1,2 %
Participation: env. 86 %
sabato 21 aprile 2007
Il Volto Divino del Calcio
18 aprile 2007 - Barcellona-Getafe 5-2.
Messi scrive una pagina di storia del calcio.
lunedì 2 aprile 2007
Intervallo
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