La
notizia che a Roma si rischia di veder naufragare anche il ben timido registro delle unioni civili è piuttosto d'impatto. La scusa al parlamento nazionale, a proposito dei DiCo, era più o meno la seguente: siamo sfortunati, il governo si regge grazie a un paio di senatori cattolici, se avessimo una maggioranza più netta, avremmo potuto applicare il programma elettorale.
Peccato che al Comune di Roma, Walter Veltroni goda di un'amplissima maggioranza, con la quale non deve temere né l'opposizione di destra, né fronde riottose della sua coalizione. Nonostante questo, il Walter si rivela ancora una volta per quello che è: un pavido. O forse, più maliziosamente, un opportunista. Un populista poco "careful" (ricordate il suo I Care?) ai bisogni dei cittadini, ma piuttosto abile a captare i desiderata dei poteri forti.
Già, chi saranno mai questi poteri forti? Più o meno tutti. Dall'onnipresente chiesa cattolica. Ai gruppi De Benedetti e Caltagirone. Ovviamente, la finanza rossa made in Siena. Talvolta, non c'è bisogno di essere tanto potenti per diventare babbau dei politici italiani. Anche i tassisti spaventano. Specialmente il Walter. Oggi sono i taxi, domani i piloti Alitalia. Ieri erano le lobby degli avvocati, dopodomani saranno i professori universitari.
In questo Paese di origine tribal-feudale, l'associazionismo famiglia-lavoro-orticello non accenna a morire. Non riesce a passare l'idea che la politica deve temere soltanto l'elettorato, inteso come unicum dei cittadini e non come insieme di veti incrociati.
E' vero che ovunque nel mondo occidentale le lobby sono una forza notevole (specialmente negli USA) e non sempre salutare. Ma in Italia mettono alla luce tutta la debolezza di una classe dirigente, incapace di essere forte, incapace di riformare, incapace di creare consenso trasversale.
E' amaro confessarlo, ma l'ultimo a capire come arginare, aggirare e raggirare le corporazioni italiane è stato Benito Mussolini.
Non è ora che ci riesca un leader democratico?